venerdì 13 gennaio 2012

Il giorno della memoria nelle opere di Antonio Galbiati


Per la commemorazione del giorno della memoria il 27 gennaio 2012 il comune di Macherio e A.N.P.I. sez. Elisa Sala di Macherio-Sovico, organizzano una mostra dal titolo IL SEGNO E LA MEMORIA

Inaugurazione: sabato 21 gennaio - ore 18
Presentazione
di Luigi Consonni

La mostra che si inaugura sabato 21 gennaio 2012 presso la sala mostre della “Corte del Cagnat” organizzata in collaborazione con l’A.N.P.I. Sezione Elisa Sala di Macherio-Sovico ci permette di soffermarsi e riflettere sulle atrocità che hanno caratterizzato quei terribili anni. Una memoria che si svela anche attraverso le opere, gentilmente concesse dalla famiglia dello scomparso artista brianzolo Antonio Galbiati opere realizzate nel periodo degli anni ‘40. Nel titolo “Il segno e la memoria” troviamo il connubio fra l’espressionismo verista delle grafiche e la collocazione temporale della mostra che comprende venerdì 27 gennaio “giorno della memoria”.

La pittura e la grafica di Antonio Galbiati si riferisce ad una pittura figurativa-verista, in cui il segno è il cardine del linguaggio espressivo. La forza espressiva e la durezza del segno richiamano alla mente per affinità agli espressionisti George Grosz e Otto Dix, i quali con le loro opere di satira e di denuncia, negli anni che precedono l’avvento del nazismo, esasperano dell’espressionismo, il realismo drammatico. Un richiamo, epurato dal sarcasmo della satira, che in Galbiati ritrovo in particolar modo nella durezza del linguaggio e della cromia dove il nero del segno predomina sul colore.

Come possiamo notare le opere di questo periodo sono in prevalenza su supporti cartaceo, le difficoltà imposte dalla guerra non permettevano certo un grande uso di tele ed il foglio di carta diventa il primo mezzo disponibile per raccontare, esprimere le proprie emozioni.

In mostra troviamo prevalentemente chine più o meno colorate, dove emerge con forza il tratto, forte, sicuro. Segni dai diversi spessori che affiancati a decisi punti di luce - il bianco della carta -conferiscono ai lavori ritmo e profondità. Tutti elementi che rendono le opere di Galbiati profonde, dinamiche e donano alle opere un senso di movimento e plasticità nonostante le sue figure siano tendenzialmente scultoree, ma soprattutto rimarcano la drammaticità della rappresentazione. Un forte e dirompente forza espressiva che alterna crudità del segno all’armonia della composizione e con inusuali tagli scenici. In queste opere di Antonio Galbiati vi trovo espresso anche un desiderio da cronista di quel sofferto periodo storico.

Biografia

Antonio Galbiati nasce a Triuggio il 18 maggio 1922. Cresce nella ‘curt di barun’, un cortile che avrà un posto di rilievo nella sua produzione artistica. Adolescente aiuta a dipingere gli affreschi della chiesa parrocchiale di Triuggio, cosi’ in paese viene chiamato il ‘pittore’.
Dopo aver frequentato la scuola d’arte di Monza presso la Villa Reale sotto gli insegnamenti dei maestri DeGrada e Semeghini diventa presto un giovane allievo del pittore Gino Meloni, con il quale instaura un rapporto di amicizia oltre che di collaborazione fino a quando si stacca dal maestro per intraprendere una evoluzione artistica propria e autonoma.

Nel 1941 inizia il servizio militare e la sua passione per il disegno continua, lasciando opere a testimonianza delle drammatiche vicende del conflitto della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1954 sposa Chiara Elli, dal matrimonio nascono cinque figli. Per poter mantenere la famiglia intraprende l’attività di artigiano, prima come decoratore e poi come lucidatore di mobili. Ma la sua attività artistica non si interrompe mai, dipinge nel tempo libero, nelle pause di lavoro e la sera a casa con i propri figli. Nel 1970 e’ costretto a trasferire prima il suo laboratorio ed in seguito anche la famiglia a Birone di Giussano. Questo sradicamento non e’ indolore e il suo attaccamento al paese nativo ed alla ‘curt di barun’ emerge spesso nei suoi racconti e nei suoi dipinti. A 73 anni abbandona le tele e i colori ad olio, ma continua incessantemente a dipingere su fogli utilizzando tecniche a pastello e a tempera con la particolare aggiunta di brillantini. All’eta’ di 76 anni smette definitivamente di disegnare, trascorre il suo tempo alla creazione di collages.

Il 20 aprile 2003 si spegne e i figli lo restituiscono alle sue radici riportandolo a Triuggio.

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