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lunedì 24 maggio 2010

L’acqua della provincia di Milano deve restare pubblica

“Il destino dell’acqua pubblica della provincia di Milano è in mano ai sindaci e al presidente della Provincia, Podestà”. È quanto afferma il Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, a seguito della seduta della conferenza dell’ATO (che riunisce i comuni della provincia, capoluogo escluso) tenutasi martedì 18 maggio, durante la quale i sindaci, all’unanimità, hanno deciso di prendere tempo, spostando dal 30 giugno al 31 dicembre 2010 il termine entro cui mettere sul mercato il 40% del pacchetto azionario di Amiacque, la società attualmente a totale capitale pubblico, che già eroga il servizio idrico a ben 2,4 milioni di milanesi (capoluogo escluso). La decisione di privatizzare la società risale al 2004, ma la scadenza è stata di volta in volta procrastinata, fino alla decisione dello scorso martedì che ha spostato la data a fine anno.

Il presidente dell’ATO (nonché presidente della Provincia) Podestà, ha fatto alcune aperture affermando di voler valutare, entro fine giugno, la possibilità di riconfigurare l’affidamento del servizio idrico, scongiurando la cessione parziale ai privati. In tal senso il presidente Podestà ha accolto la proposta, lanciata dal Comune di Cologno Monzese, di valutare la possibilità di mantenere proprietà, gestione ed erogazione in mani totalmente pubbliche, ovvero ‘in house’, possibilità reintrodotta con la Legge Regionale n. 1/2009 a seguito dell’azione dei 144 Comuni referendari della Lombardia. In tal senso il Comitato italiano Contratto Mondiale Acqua auspica che, a breve, l’ATO si faccia promotore di un momento di approfondimento seminariale per analizzare il modello di gestione che scongiuri la privatizzazione dei servizi legati all’acqua.

L’affidamento pubblico della provincia si metterebbe in linea con quanto deciso lo scorso aprile dal Consiglio Comunale di Milano, che ha votato all’unanimità un OdG (allegato al Bilancio di previsione 2010) di impegno a “garantire, entro i termini previsti dal citato D.L. 135/2009, l’affidamento del servizio idrico secondo la modalità ‘in house’ mantenendolo in capo al Servizio Idrico Integrato del Comune di Milano”. In pratica una riconferma dell’affidamento, avvenuto nel 2006 e scadente nel 2026, alla società pubblica MM (Metropolitana Milanese), che gestisce l’acquedotto del capoluogo.
A livello regionale resta in ogni caso resta da definire, a seguito della sentenza del 2009 della Corte Costituzionale, il destino delle società patrimoniali che nel frattempo sono state costituite in provincia di Milano. Come affermato dal consulente dell’ATO provinciale di Milano, Avv. Staiano, la competenza per la soluzione dell’impasse determinato dal pronunciamento della Consulta, spetta al Parlamento, che dovrà legiferare specificatamente sul “caso Lombardia”, legittimando (con la creazione di una sorta di salvacondotto) il principio della separazione tra gestione ed erogazione o, al contrario, chiedendo di fatto la revisione del Piano d’Ambito provinciale.

Nel frattempo in Lombardia, così come in tutta Italia, prosegue senza sosta e con grande successo, la campagna a sostegno del Referendum contro la privatizzazione dell’acqua (www.acquabenecomune.org), la cui raccolta firme, iniziata lo scorso 24 aprile, sta riscuotendo un incredibile successo e una grande partecipazione, avendo superato a meno di 4 settimane, la ragguardevole cifra di più di 500 mila firme raccolte, delle quali più di 50 mila nella sola Lombardia.

Rosario Lembo e Roberto Fumagalli
Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua

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