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mercoledì 22 dicembre 2010

Fermare la sciagurata via della privatizzazione del ciclo idrico integrato in Brianza

di Biagio Catena Cardillo
Componente del Comitato provinciale Acqua bene comune
Componente RSU Filctem di Brianzacque


L’acqua è un bene comune, e, in quanto tale, va trattato e affrontato evitando colpi di mano e forzature di natura istituzionale.
Tutti i soggetti che hanno a cuore i beni comuni, devono bloccare la folle corsa alla privatizzazione strisciante che trova favorevole anche il governo provinciale di MB, tale scelta è da ritenersi nefasta e lesiva al principio di salvaguardia dei beni comuni.

Ciò che si è appreso a mezzo stampa è allarmante e unilaterale poiché non tiene conto delle migliaia di firme raccolte in Brianza e delle 1.400.000 a livello nazionale, che dicono un no sonoro alla privatizzazione del ciclo idrico integrato.

Le posizioni espresse nelle dichiarazioni della Provincia di MB, e di un solo presidente di una sola azienda delle quattro che operano in Brianza (Brianzacque, Amiacque, Agam, Metano Arcore e Arcalgas), non tengono conto di questa anomalia tutta brianzola in cui si vorrà affrontare la questione del Ciclo Idrico Integrato.

La prospettiva di far entrare il privato al 40%, costituisce un escamotage, o meglio dire un colpo di mano, passando sopra la testa di tutti i soggetti di cui sopra richiamati, ma anche nei confronti dei lavoratori e del sindacato del settore , i quali da tempo hanno avanzato proposte serie di cui vi alleghiamo file, mai preso in considerazione anche dalla stampa dal momento che i poteri forti agiscono e si muovono come se si stesse ragionando di un fatto privato.
La trovata della cosiddetta gara esplorativa, è da ritenersi una forzatura sia sul piano legislativo che su quello gestionale, in quanto se non si risolve a monte la questione del gestore Unico, è da ritenersi una bufala.

E’ da ritenersi una forzatura anche rispetto alla non ottemperanza della sentenza della corte costituzionale, la quale ha sancito che la divisione tra erogatore e gestore è illegittima.

Perché mai la provincia di MB non ha tenuto conto della legge?

Donare ai privati il 40% della governance, vorrà dire mettere in subordine gli interessi collettivi , in quanto il privato con il suo peso del 40% comanderà e imporrà le proprie scelte di ricavare il massimo profitto da questo regalo che gli viene concesso dal cielo cupo e fosco della politica politicante; il privato imporrà le sue tariffe, non farà un euro di investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria e sul mantenimento dei livelli occupazionali.

Le scelte scellerate di privatizzazioni avvenute negli anni scorsi nel Lazio, in Sicilia e in Toscana non hanno insegnato nulla ai profeti della vendita dei beni comuni?

Basta alle mistificazioni e alle bugie secondo le quali le proprietà delle reti rimarrebbero in mano pubblica, e quindi la privatizzazione interesserebbe soltanto l’erogazione; tale falso ideologico è confutabile attraverso una analisi elementare.
Con l’entrata del privato il ruolo delle patrimoniali andrebbe a essere svilito e svuotato di ruolo, di contenuti, di gestione ,di programmazione e di controllo sugli investimenti massicci che nei prossimi anni sono da realizzarsi, si assisterebbe all’ennesimo paradosso che pur essendo proprietari del patrimonio, la chiave di casa la terrà l’erogatore guidato e condizionato dal privato.

No a ogni mistificazione; poiché allo stato attuale Brianzacque non è l’unico erogatore che opera in Brianza, dal momento che Brianzacque gestisce 23 comuni, Amiacque 28, l’Agam di Monza gestisce tutto il ciclo del capoluogo di provincia, la quale ha venduto l’azienda compreso il ramo idrico alla A2A (ex AEM di Milano).

Insomma, ma è questo il modo di essere riformisti, questo è il modo di razionalizzare i servizi, questo è il modo di stare vicino al territorio e di salvaguardare i beni pubblici e comuni?

Dunque tale posizione assunta dalla conferenza dei sindaci, maldestramente guidati dall’ente provincia, è da ritenersi illegittima in quanto non può stabilire a priori scelte importanti e quindi emanare norme all’interno delle quali stabilire un unico soggetto erogatore senza prima mettere in essere un regolamento che imponga la creazione di un unico soggetto, scaturito attraverso la fusione di Brianzacque, Amiacque, Agam, Metano Arcore e Arcalgas; con una peculiarità specifica per Agam, la quale ha venduto ad A2A, di riacquistare il settore idrico e riportarlo all’interno dell’ambito del Ciclo Idrico Integrato Brianzolo.
  1. Ci chiediamo e domandiamo: come mai si vogliono bruciare le tappe e accelerare il processo di privatizzazione in Brianza?
  2. Ma sono stati consultati tutti gli organi regionali (quali l’autorità d’ambito, il Cap, gli altri soggetti in campo)?
  3. E’ urgente che l’ente Provincia convochi le parti interessate, le parti sociali comitato dell’acqua, rappresentanze dei lavoratori, sindacati di categoria e confederali.
  4. Dichiarare la moratoria fino alla celebrazione del referendum abrogativo.
  5. Creazione di un unico soggetto aggregando le aziende che operano sul territorio brianzolo.
  6. Applicazione immediata della sentenza della corte costituzionale che prevede l’abolizione della divisione tra erogatore e gestore.
  7. Elaborazione di un piano industriale, come da nostri suggerimenti.
  8. Che le organizzazioni sindacali (FILCTEM e FEMCA) organizzino confronti assembleari in tutte le aziende del settore, indicendo anche lo stato di agitazione, al fine di evitare la sciagurata ipotesi di privatizzazione dei beni comuni.
Per scaricare il documento in formato pdf cliccare qui.

Vignetta regalata da Sergio Staino al Forum italiano dei movimenti per l'acqua

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