Ci ha scritto Claudio Consonni (consiliere comunale di Monza) per segnalarci che con il nuovo PGT di Monza il Lambro rischia la cementificazione anche all'interno del Parco.
Sull'argomento abbiamo interpellato Luciano Erba, studioso degli ecosistemi fluviali e probabilmente il massimo conoscitore del Lambro, che ci ha inviato il seguente contributo:
"Non entro nel contesto specifico, per ragioni di tempo ed in quanto ritengo la regimentazione artificiale del fiume, rigettabile in toto come filosofia di gestione. La sicurezza idraulica si ottiene lasciando una fascia di rispetto assoluto e recuperando ovunque le piane alluvionali. Difese estemporanee sono tollerabili in ambiti strettamente insediati fino all'ottenimento di un equilibrio idrologico naturale.
Sarebbe importante, ne intuisco le difficoltà, se l'Osservatorio (coordinamento di associazioni ambientaliste della Brianza che si sta occupando dei Piani di Governo del Territorio) riuscisse ad ottenere il rispetto dei principi ex-Legge Galasso. A 150 m dalle rive deve cessare qualunque forma di ingerenza antropica. A 30 m dalle sponde poi dovrebbe istituirsi un vincolo ambientale assoluto, per tutela della fascia di mobilità funzionale e salvaguardia e/o ripristimo della copertura arborea autoctona (parte integrante del sistema lotico e dell'ecotono ripario). La lettura esclusivamente idraulica del fiume porterà alla distruzione dello stesso, prima come realtà biologica, ecologica ed infine idrologica. La materia va normata diversamente. Queste opere, salvo rare eccezioni di sostenibilità, ricalcano un obiettivo perlomeno aleatorio in termini di risultato, usano nomenclature subdole o sedicenti, (difesa dei suoli, mitigazione del rischio idraulico, riprofilatura dell'alveo, pulizia dell'alveo e addirittura "riqualificazione fluviale" ecc...) dovrebbero invece interessare il codice penale nel caso di manifesta devastazione della risorsa ambientale. Ancora oggi passano sopra a tutto con provvedimenti d'urgenza per l'aspetto di sicurezza civile, con facile sconfinamento demagogico, senza escludere la latenza del business illegale o comunque la semplice appetibilità della commessa pubblica per l'entità del corrispettivo finanziario connesso, a prescindere dalla reale utilità e/o sostenibilità.
Le direttive comunitarie sono recepite in modo blando e a mio avviso, non saranno evase, manca una precisa volontà politica al riguardo. Salvo un ristretto ambito di studiosi appassionati o sensibili alla realtà ambientale, come il messaggio ricevuto, la materia purtroppo, nel variegato contingente della problematica sociale, passa quasi inosservata. La prima denuncia a questo riguardo la inoltrai circa vent'anni fa alla Procura di Como, con il pieno consenso del Magistrato, cui seguirono gli avvisi di garanzia, ma sempre nell'indirizzo dell'illecito finanziario, invece serve l'avvio di un codice normativo, di interdizione alla banalizzazione ambientale che è un processo degenerativo, "diabolico" perchè strisciante, devastante e scarsamente percepibile dall'opinione pubblica."
Leggi anche: Lambro, il fiume cementificato
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