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mercoledì 26 ottobre 2011
WWF Lecco: "Area Beretta, possiamo dire la nostra?"
a cura dell' Associazione WWF Lecco
Infuria la polemica riguardo alla questione relativa alla cosiddetta area Beretta in comune di Rovagnate (LC). Già nel dicembre dello scorso anno si era assistito ad un’offensiva mediatica, durata alcune settimane, contro l’Amministrazione comunale e il Sindaco di Rovagnate, colpevoli di non cogliere l’occasione di un grosso investimento sul territorio, con conseguenti ricadute occupazionali (per altro senza chiare garanzie da parte dell’azienda riguardo a qualità e quantità dei posti di lavoro).
Come è noto il progetto è stato bocciato dall’Amministrazione comunale con motivazioni di natura puramente economica.
L’aspetto ambientale e paesaggistico è stato solamente sfiorato dalla discussione e considerato come problema marginale. Una dimenticanza? In tempi di crisi non bisogna andare troppo per il sottile? Cosa importa se il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) prevede nell’area del progettato intervento un corridoio ecologico di connessione tra il Parco del Curone e il Parco del Monte Barro, attraversando il San Genesio? Una variante, una delibera e tutto è sistemato...
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è “lo strumento con il quale la collettività provinciale si impegna a perseguire lo sviluppo del proprio territorio in forme ambientalmente responsabili e socialmente eque”. Solo belle parole per le brochure in carta patinata dell’Amministrazione Provinciale?
Le località Zerbine e Francolino, frazioni del comune di Rovagnate, sono state sede di allevamenti suinicoli per diversi anni, con relativi problemi legati agli scarichi nel torrente Bevera ed emissioni maleodoranti. L’area, attualmente in stato di abbandono, costituisce un raccordo tra un rilievo boscato (su cui corre la SR 342) ed una vasta zona pianeggiante percorsa dal torrente Bevera.
L’abbandono, se da una parte ha creato problemi per la degradazione dell’Eternit delle coperture, dall’altro ha dato luogo ad una rinaturalizzazione spontanea del luogo. L’assenza quasi totale di traffico veicolare, di illuminazione artificiale, e in generale di attività antropica ha favorito la riconquista da parte di flora e fauna di tutta l’area. Sono presenti diverse tipologie di ambiente naturale, con una biopermeabilità elevata: zone umide e canneti, ambiti boscati di diversa composizione, prati stabili destinati a foraggicoltura. Nelle zone in abbandono sono presenti incolti e coperture arbustive, cespugliose ed arboree, in evoluzione.
Oltre ai due rami del torrente Bevera, sono presenti diversi corsi d’acqua secondari, che raccolgono le acque provenienti dalle risorgive del versante collinare in territorio di Perego.
Questo polmone verde è ora minacciato da un progetto che prevede, tanto per cominciare, l’adeguamento della strada di accesso al comparto produttivo che attualmente corre lungo un pendio boscato, sviluppandosi per circa 800 metri per 3 metri di larghezza con fondo sterrato; dovrebbe essere dimensionata per permettere il transito contemporaneo dei mezzi pesanti in entrambi i sensi di marcia. Naturalmente l’allargamento della carreggiata su terreno in pendenza comporta il taglio di una notevole superficie boscata, l’escavazione a monte o la creazione di terrapieni a valle.
Ulteriori criticità viabilistiche sarebbero introdotte dal collegamento tra la SR 342 e la SP51, che dovrebbe svilupparsi dal comparto produttivo delle Zerbine fino alla zona industriale di Castello Brianza per innestarsi nella SP51 all’altezza di via Valmara, con scavalcamento del torrente Bevera in uno o più punti e attraversamento di zone umide di grande pregio.
I volumi di traffico della SR 342, relativi a Rovagnate, sono già oggi tra i più elevati della Brianza Meratese, con 19.500 veicoli al giorno di cui il 20% commerciali (tabella 11 Relazione illustrativa PTCP- dati anno 2000).
Il tratto da Bevera a Rovagnate della SR 342 non presenta alternative di tracciato che evitino il centro abitato. Tramite il collegamento previsto, il traffico relativo alle zone industriali verrebbe incrementato dal traffico della SP51, bypassando l’incrocio di Bevera. Inoltre il traffico veicolare generato dal previsto insediamento di oltre 50 unità abitative in via del Pascolo a Castello Brianza, avrà come sbocco preferenziale il suddetto collegamento.
Oltre a tutti questi problemi viabilistici non è chiaro quale dovrebbe essere il tipo di attività produttiva che si dovrebbe insediare e quale il suo impatto ambientale dovuto a rumore, scarichi liquidi ed in atmosfera, inquinamento luminoso e consumi idrici.
Il già citato Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale classifica la SR 342 da Bevera a Rovagnate come “tratto in cui gli insediamenti sono in contrasto con gli interessi paesaggistici ed ecologici”. Sempre della serie “belle parole”...
La stessa classificazione comprende la SP 52 da Castello Brianza a Rovagnate: nonostante il disturbo visivo rappresentato dalla zona industriale di Castello, attualmente quest’area è ancora pregevole dal punto di vista paesaggistico. I vecchi allevamenti suinicoli situati a Zerbine e Francolino, tutto sommato, non arrecano un eccessivo disturbo visivo e si inseriscono discretamente nel paesaggio agricolo. Le porcilaie sono costruzioni basse: gli unici manufatti di una certa altezza sono i silos. Aspettano ancora un soluzione le migliaia di metri quadri di eternit che costituivano le coperture dell’allevamento.
Una superficie industriale di 80 mila metri quadri metri, con annessi parcheggi e strada di accesso, rappresenterebbe un dissennato consumo di suolo, un ennesimo ecomostro sul nostro territorio con prevedibili effetti devastanti sull’ambiente e sul paesaggio.
L’attuale crisi economica può rappresentare un alibi per passare sopra a regole e diritti. In nome del lavoro (o più probabilmente del profitto ad ogni costo...) si vorrebbe avere carta bianca e non avere intralci, soprattutto in campo ambientale e paesaggistico. Questo è il metodo che va per la maggiore ed il dibattito di questi mesi rischia di fare scuola e creare un pericoloso precedente.
I problemi dell’industria italiana non sono sempre da attribuire alla burocrazia ed alle regole troppo restrittive oppure alla mancanza di infrastrutture ed insediamenti. Fanno pensare alcuni casi che interessano il nostro territorio: Candy, Beton Villa, Perego Strade… I problemi, a volte, sembrerebbero ben altri.
A livello politico è vincente la scuola di pensiero per cui l’ambiente è solo un entità da sfruttare e gli ambientalisti un intralcio al progresso ed alla creazione di posti di lavoro.
Ma il tempo è galantuomo ed ha dato ragione a chi da sempre porta avanti certe idee. Il recente risultato dei referendum su acqua e nucleare cono una delle prove del cambio di mentalità e di una nuova sensibilità dell’opinione pubblica. Di questo qualcuno dovrà tenerne conto.
E-mail: sezione@wwf.lecco.it
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