di *Michela Kuan, biologa, responsabile LAV settore Vivisezione
L’opinione pubblica conferma, ancora una volta, l’interesse e la contrarietà verso la sperimentazione animale. I fari sono puntati sulla Harlan, uno stabulario che alleva e fornisce animali da vivisezione. Il carico, per questa tristemente famosa struttura, è di ben 900 macachi, primati che arrivano direttamente dalla Cina anche se l'origine di molti esemplari, pare, sia da ricondurre alle isole Seychelles e Mauritius, dove sono stati prelevati in natura e costretti in anguste scatole per voli interminabili, al termine dei quali arrivano in fin di vita e sotto shock continuando il viaggio verso la loro destinazione finale dalla quale usciranno solo come carcasse e catalogati come rifiuti speciali.
Un commercio noto per l’Italia e l’Europa che da sempre utilizzano, purtroppo, scimmie nei laboratori. In Italia il ricorso ai primati è anzi addirittura in aumento (come segnalano le statistiche del Ministero della Salute per il biennio 2008-2009).
La LAV da anni denuncia questo inaccettabile traffico di vite, dove centinaia di migliaia di scimmie vengono prelevate e caricate in piccole scatole nelle stive di aerei e spedite ai laboratori di tutto il mondo. Un traffico ignobile che impoverisce la fauna già fortemente a rischio di Stati economicamente deboli e sovvenziona spesso fenomeni di caccia illegale e cruenta. Le madri vengono catturate per diventare fattrici di cuccioli prodotti “in serie” e i piccoli spediti direttamente ai laboratori, soprattutto in Europa e negli U.S.A. La sperimentazione su queste specie, di cui è stata riconosciuta la stretta vicinanza genetica e comportamentale con l’uomo, è particolarmente invasiva, vengono spesso usate per investigazioni neurologiche, procedure sul dolore e studi di malattie come l’AIDS, nonostante non ci siano evidenze scientifiche che ne dimostrino l’utilità.
Ciò che lascia amaramente stupiti è la portata del carico, 900 animali in viaggio verso la Harlan. Un numero che andrebbe letto prendendo in considerazione anche il cambiamento legislativo che stiamo vivendo: infatti l’articolo 14 del Disegno di Legge Comunitaria 2011, a un passo dalla sua totale approvazione, prevede anche il divieto di allevamento di cani, gatti e primati su suolo nazionale. Un articolo che colpisce duramente gli interessi di stabilimenti come Green Hill e la Harlan, che potrebbero aver anticipato “gli ordini” per paura dei vincoli legali che stanno per essere introdotti.
Un segnale importante che sottolinea come questo articolo mini fortemente la lobby vivisettoria, un’azione che sta proseguendo parallelamente al progetto di legge della Lombardia che condivide le stesse finalità dell’art.14 e la cui approvazione è calendarizzata nei prossimi giorni in Consiglio regionale.
A prendere una posizione anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi che "ha disposto una verifica immediata del rispetto delle procedure previste dalla vigente normativa per quanto riguarda l'ingresso in Italia di primati destinati alla sperimentazione scientifica. Ciò in relazione sia alle condizioni di viaggio sia al trattamento degli animali in Italia". Una volontà importante, quella espressa dal Ministro, che auspichiamo venga ribadita durante recepimento della Direttiva europea 2010/63UE sulla vivisezione, al fine di ottenere un nuovo testo di legge nazionale che limiti e vincoli il più possibile il ricorso ai primati non umani e agli animali in generale. Posizione già presente nel decreto legiferante, ma purtroppo totalmente inascoltata.
LAV, Enpa, LEIDAA,LNDC, OIPA (leggi qui il comunicato con giunto di tutte le associazioni) si sono schierate contro Harlan e hanno indetto una raccolta di firme on-line (http://www.firmiamo.it/) per chiedere la rapida approvazione della legge che fermerà le attività di Green Hill e di Harlan.
Per aderire all'iniziativa:
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