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martedì 14 febbraio 2012

Pedemontana, il gigante di cemento che si mangerà i campi


Pedemontana - Da Mezzago a Cornate si scatena la rabbia dei contadini: devastano il territorio
di Marco Dozio da Il Giorno del 14/02/2012

MEZZAGO — L’AUTOSTRADA se li mangerà in un sol boccone i suoi terreni. Tutti. Quelli dove coltiva l’asparago rosa, uno dei simboli della Brianza a tavola. Ma già ora Enrico Solci è un «dannato» della Pedemontana, non serve attendere la posa della prima pietra. La spada di Damocle dell’esproprio pende sulla sua testa da cinque anni: significa che può solo lavorare a vista, non può programmare, non può nemmeno mettere in piedi un capanno per gli attrezzi, le regole non glielo consentono, la terra è sua ma non è sua. «Come posso lavorare in queste condizioni? Neanche dieci anni fa ho lasciato tutto, facevo tutt’altro mestiere, stampavo assegni in ditta, poi sono voluto tornare alla terra, coltivando un prodotto che è un pezzo della nostra tradizione». Aspetta l’arrivo dei camion con ansia. Avrà il risarcimento «obbligatorio», ma non sa ancora come potrà andare avanti nei prossimi anni, se sarà costretto a chiudere i battenti dell’azienda e a reinventarsi un nuovo lavoro: «Spero di trovare una sistemazione per continuare a fare il contadino, ma non è vero che un terreno vale l’altro, conta la qualità, la distanza dalle fonti di inquinamento». «La distanza dalle macchine e dai cavi dell’alta tensione», specifica Chiara Scarabelli, figlia del «pasionario» Giuseppe, stesso gusto per la resistenza culturale al cemento. Ha un progetto, Chiara, 28 anni: proseguire l’attività paterna con l’aiuto del marito. A Mezzago, non altrove: «Perché farlo qui è più difficile, non me ne voglio andare anche se le condizioni per fare agricoltura di qualità stanno diventando impossibili». Vuole tirar su una casa rurale, coltivare e vendere i prodotti allo spaccio. Una bambina piccola, un fratellino in arrivo: «Sto lottando per un modello di vita diverso, lo faccio per loro».

MA È TUTTO IN SOSPESO, tutto dipende dal gigante d’asfalto: «Mi chiedo che cosa succederà nei prossimi anni: i lavori per il cantiere stravolgeranno la nostra vita. Ma io davvero farò il possibile per resistere, la parola giusta è resistere». Anche se i segnali vanno nella direzione opposta: «Basta chiedere quanto costano i terreni agricoli intorno alla Pedemontana: i prezzi sono aumentati perché tutti sanno che ci sarà l’invasione dei capannoni, come succede nelle altre autostrade lombarde». Mezzago farà eccezione. L’Amministrazione ha vincolato le aree contigue al tracciato inserendole nel Parco Rio Vallone: «Purtroppo siamo gli unici ad averlo fatto finora - spiega Vittorio Pozzati, consigliere provinciale ed ex sindaco del paese -. Rumore, inquinamento, devastazione ambientale e paesaggistica: ho la sensazione che i brianzoli non si siano resi conto di quello che accadrà. Ci saranno solo enormi disagi e nessun vantaggio per il territorio. L’infrastruttura infatti non servirà nemmeno a risolvere il problema del traffico locale: non sono previsti tratti di libera circolazione, al contrario di quanto era stato promesso alle Amministrazioni comunali». C’è una previsione che ricorre. Ed è quella che vede i piccoli Comuni del Vimercatese sempre più somiglianti alle aree dell’hinterland milanese o della zona iperurbanizzata compresa tra Monza e Seregno. «La nostra specificità sarà distrutta: diventeremo una periferia dell’area metropolitana». Pochi chilometri più in là, a Cornate, un paese presto tagliato in due. E in più quel ponte che molti hanno ribattezzato «ecomostro»: «Abbiamo chiesto di modificare il progetto e l’estetica del ponte ma non siamo stati ascoltati - dice il sindaco Fabio Quadri -. L’opera è destinata a dividere la nostra comunità, un impatto pesantissimo: ma ormai è tutto nella legge-obiettivo, è solo questione di tempo».

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