Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile, coordinamento che raggruppa una ventina di associazioni ambientaliste, toglie il sorriso a Giorgio Bardaglio, direttore de Il Cittadino.
Il motivo è stato causato dal comunicato stampa di adesione alla manifestazione NO PEDEMONTANA, prevista per il prossimo 30/9/2012 a Desio.
Riportiamo di seguito l'editoriale di Bardaglio e la risposta di Paolo Conte, coordinatore di "Insieme in rete".
Gent.le Direttore,
Abbiamo letto con attenzione il suo editoriale di Sabato 15 Settembre e desideriamo esprimere alcune nostre considerazioni. Grazie alla sensibilità dei cittadini e dei media (o almeno di parte di essi), al lavoro di associazioni e comitati, finalmente il termine "eccesso di consumo di suolo", inteso nella sua accezione negativa, è diventato di uso comune. Per questo è importante l'attenzione che la sua testata riserva ed ha riservato al tema. Del resto "il caso Brianza" è davvero emblematico. Come noto recenti dati hanno confermato quello che molti osservatori temevano: la nostra provincia ha sorpassato quella di Napoli per percentuale di suolo urbanizzato, un fenomeno grave che, comunque la si pensi sull'utilità e sui costi dell'opera, non potrà che aggravarsi con l'arrivo di Pedemontana: lapalissiano.
Nel suo editoriale Lei sostiene la tesi secondo cui, malgrado la crisi economica sia un dato di fatto incontrovertibile, bisognerebbe comunque rischiare ed investire miliardi di Euro, di soldi pubblici in opere come Pedemontana cogliendo l'occasione di sviluppo che essa porterebbe con sè (il condizionale l'abbiamo aggiunto noi). Ecco, crediamo che la parola chiave del ragionamento sia proprio questa: "sviluppo". Cosa intendiamo noi oggi per "sviluppo"? I dati dicono che non esiste più una Brianza immersa nel verde e fatta da paesi "da connettere" tra loro, le foto aeree mostrano una realtà diversa. Basta dare uno sguardo al tracciato dell'autostrada: per evitare le case (che in qualche caso vengono anche abbattute), nella Brianza Centro-Occidentale, il nastro d'asfalto assomiglia ad una linea spezzata, fatta di "spigoli" e rettilinei improbabili sulla Milano Meda (per tacere sul silenzio assordante su come si intende affrontare nel merito il problema della bonifica della diossina - vedere i dati dei prelievi effettuati dalla stessa società - e dello sfregio vergognoso che regione Lombardia sta permettendo grazie ad una legge deroga su un proprio provvedimento di inedificabilità assoluta su un monumento ambientale mondiale come il Bosco delle Querce), e questo solo perché lo spazio semplicemente non c'è più.
La rete delle piccole medie imprese, ossatura dell'economia brianzola, oggi soffre e non certo perché manca l'ennesima autostrada. Non saranno 10 o 20 minuti risparmiati nel tragitto tra Vimercate e Malpensa a far recuperare questa produttività. Anzi, il nuovo onere - non dobbiamo dimenticare che su questa infrastruttura si pagherà uno dei pedaggi più cari d'Italia - ricadrà ancora una volta su tutti noi, imprese comprese. Siamo davvero sicuri che sia una Autostrada la risoluzione di tutti i problemi di viabilità? O sarà l'opera stessa ad alimentare il solito "sviluppo" di chi partecipa agli appalti dell'opera o di chi come d'incanto vede moltiplicarsi il valore fondiario di un terreno di proprietà situato nei pressi della bretella stradale? Si noti che Pedemontana costerà (senza contare la immancabile lievitazione dei costi d'opera) circa 5 miliardi di Euro e di questi ben 1,2 miliardi di soldi pubblici. La questione che ci poniamo è quindi: in un momento come questo non varrebbe la pena di indirizzare i fondi pubblici su interventi meno costosi, interventi mirati allo sviluppo della rete stradale esistente ed al miglioramento del trasporto pubblico locale? Non sarebbe anche questo "sviluppo"?
Le cosiddette "grandi opere" come la Pedemontana certamente portano con loro nuova (ma temporanea) occupazione, ma è dimostrato che si tratta di opere "Capital Intensive" (cioè a forte intensità di capitale) mentre invece, con gli stessi soldi, si potrebbero realizzare molte piccole e medie opere " Work intensive" (che sono, giustamente, molto evocate da chi ha responsabilità politica decisionale, ma che rimangono - purtroppo - solo evocate...), cioè a forte intensità di lavoro e, quindi produrre molta più occupazione, a parità di investimento pubblico e, aggiungiamo noi, lavoro più facilmente assegnabile alle imprese locali senza l'intermediazione del general contractor di turno. Facciamo finta per un attimo che del nostro territorio non ci importi nulla (mica si può esser tutti ambientalisti ovviamente); bene, chiediamoci quindi: l'opera conviene economicamente?
La risposta ce la danno i mercati stessi, in Europa gli investimenti su questo tipo di infrastrutture sono in netto calo. Notizia recentissima, infatti, è quella delle dimissioni dell'Amministratore delegato di Pedemontana Soresina, uscito di scena, sembra, a causa dell'estrema difficoltà nel reperire finanziamenti dai privati per finanziare TEM e appunto Pedemontana. Una tesi giornalistica, certo, alla quale però non facciamo fatica a credere. Tradotto in altri termini significa che quelli che prima avrebbero investito ad occhi chiusi sul nastro d'asfalto contando sugli introiti dei futuri pedaggi, oggi si tirano indietro; infatti è un po' difficile immaginare flussi di traffico in crescita con le industrie che chiudono, la benzina che aumenta, i capannoni sfitti, le case invendute ed i giovani che emigrano all'estero in cerca di lavoro.
Certo la politica può sempre metterci del suo e cercare di peggiorare ancora la situazione. Recente la proposta dell'ass. Raffaele Cattaneo di Regione Lombardia (è la terza volta che ci prova) che, invece di farsi latore di un serio piano d'area per Pedemontana per impedire che la Brianza venga intasata da urbanizzazioni selvagge lungo il nastro autostradale, va esattamente in direzione opposta, ovvero cerca di consentire ai privati la realizzazione di opere "lato autostrade" e questo per cercare di "invogliare" i privati "improvvisamente dileguatisi" ad investire nelle infrastrutture pesanti. E in questo quadro di penuria finanziaria anche le (sacrosante, ma comunque insufficienti, data la situazione territoriale di partenza) compensazioni ambientali rischiano di restare solo sulla carta.
Diciamo subito che la sola idea di vedere un'altra Milano-Venezia, costellata di capannoni al posto dei boschi della Moronera, del Bosco delle Querce di Seveso, delle colline di Arcore o dei campi di asparagi di Mezzago ci fa rabbrividire.
Esiste un problema di mobilità nel Nord Milano? Certamente sì, e si risolverebbe con i soldi pubblici risparmiati su Pedemontana (anche qui non farebbe male una bella "spendig review" che qualcuno ha già invocato) che potrebbero essere investiti in soluzioni meno impattanti, più economiche e veloci da realizzare. I progetti ci sono già, basterebbe riaprire qualche cassetto impolverato in Regione Lombardia. Il reale sviluppo che abbiamo in mente, infatti, dovrebbe ripartire da quello che c'è, puntando sulla riqualificazione e sull'efficientamento della rete stradale esistente e del trasporto pubblico, per diminuire il traffico su gomma, potenziando al contempo le reti ferroviarie, in primis quelle mantenute in una situazione di quasi abbandono, per convogliare il traffico merci su ferrovia invece che su gomma. Ne guadagneremmo certamente anche in salute, dato che anche i dati relativi all'inquinamento non sono certo confortanti.
Alla fine del XVIII secolo Watt inventò la macchina a vapore, una scoperta che avrebbe dato il via alla Rivoluzione industriale. Il carbone gli inglesi lo conoscevano già ovviamente, il merito dello scienziato fu quindi quello di "pensare" in modo diverso a qualcosa che era sotto i loro occhi da sempre. Anche il nostro territorio c'è già (ed in parte c'è ancora se preferisce) vorremmo che ci si pensasse in modo diverso, con occhi nuovi, creando reali e durature opportunità di sviluppo sostenibile e di lavoro (e poniamo l'accento su questa parola) perché qui nessuno vuole ritornare all'età della pietra. Anzi. Ringraziando Lei ed il Cittadino per l'attenzione dimostrata anche in passato ai nostri temi, auspichiamo che la vostra testata possa creare altri momenti di confronto aperto e costruttivo (come questo). Certamente si tratta di temi di grande importanza per la Brianza ed i Brianzoli del prossimo futuro.
Cordialità
Paolo Conte, portavoce di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
Abbiamo letto con attenzione il suo editoriale di Sabato 15 Settembre e desideriamo esprimere alcune nostre considerazioni. Grazie alla sensibilità dei cittadini e dei media (o almeno di parte di essi), al lavoro di associazioni e comitati, finalmente il termine "eccesso di consumo di suolo", inteso nella sua accezione negativa, è diventato di uso comune. Per questo è importante l'attenzione che la sua testata riserva ed ha riservato al tema. Del resto "il caso Brianza" è davvero emblematico. Come noto recenti dati hanno confermato quello che molti osservatori temevano: la nostra provincia ha sorpassato quella di Napoli per percentuale di suolo urbanizzato, un fenomeno grave che, comunque la si pensi sull'utilità e sui costi dell'opera, non potrà che aggravarsi con l'arrivo di Pedemontana: lapalissiano.
Nel suo editoriale Lei sostiene la tesi secondo cui, malgrado la crisi economica sia un dato di fatto incontrovertibile, bisognerebbe comunque rischiare ed investire miliardi di Euro, di soldi pubblici in opere come Pedemontana cogliendo l'occasione di sviluppo che essa porterebbe con sè (il condizionale l'abbiamo aggiunto noi). Ecco, crediamo che la parola chiave del ragionamento sia proprio questa: "sviluppo". Cosa intendiamo noi oggi per "sviluppo"? I dati dicono che non esiste più una Brianza immersa nel verde e fatta da paesi "da connettere" tra loro, le foto aeree mostrano una realtà diversa. Basta dare uno sguardo al tracciato dell'autostrada: per evitare le case (che in qualche caso vengono anche abbattute), nella Brianza Centro-Occidentale, il nastro d'asfalto assomiglia ad una linea spezzata, fatta di "spigoli" e rettilinei improbabili sulla Milano Meda (per tacere sul silenzio assordante su come si intende affrontare nel merito il problema della bonifica della diossina - vedere i dati dei prelievi effettuati dalla stessa società - e dello sfregio vergognoso che regione Lombardia sta permettendo grazie ad una legge deroga su un proprio provvedimento di inedificabilità assoluta su un monumento ambientale mondiale come il Bosco delle Querce), e questo solo perché lo spazio semplicemente non c'è più.
La rete delle piccole medie imprese, ossatura dell'economia brianzola, oggi soffre e non certo perché manca l'ennesima autostrada. Non saranno 10 o 20 minuti risparmiati nel tragitto tra Vimercate e Malpensa a far recuperare questa produttività. Anzi, il nuovo onere - non dobbiamo dimenticare che su questa infrastruttura si pagherà uno dei pedaggi più cari d'Italia - ricadrà ancora una volta su tutti noi, imprese comprese. Siamo davvero sicuri che sia una Autostrada la risoluzione di tutti i problemi di viabilità? O sarà l'opera stessa ad alimentare il solito "sviluppo" di chi partecipa agli appalti dell'opera o di chi come d'incanto vede moltiplicarsi il valore fondiario di un terreno di proprietà situato nei pressi della bretella stradale? Si noti che Pedemontana costerà (senza contare la immancabile lievitazione dei costi d'opera) circa 5 miliardi di Euro e di questi ben 1,2 miliardi di soldi pubblici. La questione che ci poniamo è quindi: in un momento come questo non varrebbe la pena di indirizzare i fondi pubblici su interventi meno costosi, interventi mirati allo sviluppo della rete stradale esistente ed al miglioramento del trasporto pubblico locale? Non sarebbe anche questo "sviluppo"?
Le cosiddette "grandi opere" come la Pedemontana certamente portano con loro nuova (ma temporanea) occupazione, ma è dimostrato che si tratta di opere "Capital Intensive" (cioè a forte intensità di capitale) mentre invece, con gli stessi soldi, si potrebbero realizzare molte piccole e medie opere " Work intensive" (che sono, giustamente, molto evocate da chi ha responsabilità politica decisionale, ma che rimangono - purtroppo - solo evocate...), cioè a forte intensità di lavoro e, quindi produrre molta più occupazione, a parità di investimento pubblico e, aggiungiamo noi, lavoro più facilmente assegnabile alle imprese locali senza l'intermediazione del general contractor di turno. Facciamo finta per un attimo che del nostro territorio non ci importi nulla (mica si può esser tutti ambientalisti ovviamente); bene, chiediamoci quindi: l'opera conviene economicamente?
La risposta ce la danno i mercati stessi, in Europa gli investimenti su questo tipo di infrastrutture sono in netto calo. Notizia recentissima, infatti, è quella delle dimissioni dell'Amministratore delegato di Pedemontana Soresina, uscito di scena, sembra, a causa dell'estrema difficoltà nel reperire finanziamenti dai privati per finanziare TEM e appunto Pedemontana. Una tesi giornalistica, certo, alla quale però non facciamo fatica a credere. Tradotto in altri termini significa che quelli che prima avrebbero investito ad occhi chiusi sul nastro d'asfalto contando sugli introiti dei futuri pedaggi, oggi si tirano indietro; infatti è un po' difficile immaginare flussi di traffico in crescita con le industrie che chiudono, la benzina che aumenta, i capannoni sfitti, le case invendute ed i giovani che emigrano all'estero in cerca di lavoro.
Certo la politica può sempre metterci del suo e cercare di peggiorare ancora la situazione. Recente la proposta dell'ass. Raffaele Cattaneo di Regione Lombardia (è la terza volta che ci prova) che, invece di farsi latore di un serio piano d'area per Pedemontana per impedire che la Brianza venga intasata da urbanizzazioni selvagge lungo il nastro autostradale, va esattamente in direzione opposta, ovvero cerca di consentire ai privati la realizzazione di opere "lato autostrade" e questo per cercare di "invogliare" i privati "improvvisamente dileguatisi" ad investire nelle infrastrutture pesanti. E in questo quadro di penuria finanziaria anche le (sacrosante, ma comunque insufficienti, data la situazione territoriale di partenza) compensazioni ambientali rischiano di restare solo sulla carta.
Diciamo subito che la sola idea di vedere un'altra Milano-Venezia, costellata di capannoni al posto dei boschi della Moronera, del Bosco delle Querce di Seveso, delle colline di Arcore o dei campi di asparagi di Mezzago ci fa rabbrividire.
Esiste un problema di mobilità nel Nord Milano? Certamente sì, e si risolverebbe con i soldi pubblici risparmiati su Pedemontana (anche qui non farebbe male una bella "spendig review" che qualcuno ha già invocato) che potrebbero essere investiti in soluzioni meno impattanti, più economiche e veloci da realizzare. I progetti ci sono già, basterebbe riaprire qualche cassetto impolverato in Regione Lombardia. Il reale sviluppo che abbiamo in mente, infatti, dovrebbe ripartire da quello che c'è, puntando sulla riqualificazione e sull'efficientamento della rete stradale esistente e del trasporto pubblico, per diminuire il traffico su gomma, potenziando al contempo le reti ferroviarie, in primis quelle mantenute in una situazione di quasi abbandono, per convogliare il traffico merci su ferrovia invece che su gomma. Ne guadagneremmo certamente anche in salute, dato che anche i dati relativi all'inquinamento non sono certo confortanti.
Alla fine del XVIII secolo Watt inventò la macchina a vapore, una scoperta che avrebbe dato il via alla Rivoluzione industriale. Il carbone gli inglesi lo conoscevano già ovviamente, il merito dello scienziato fu quindi quello di "pensare" in modo diverso a qualcosa che era sotto i loro occhi da sempre. Anche il nostro territorio c'è già (ed in parte c'è ancora se preferisce) vorremmo che ci si pensasse in modo diverso, con occhi nuovi, creando reali e durature opportunità di sviluppo sostenibile e di lavoro (e poniamo l'accento su questa parola) perché qui nessuno vuole ritornare all'età della pietra. Anzi. Ringraziando Lei ed il Cittadino per l'attenzione dimostrata anche in passato ai nostri temi, auspichiamo che la vostra testata possa creare altri momenti di confronto aperto e costruttivo (come questo). Certamente si tratta di temi di grande importanza per la Brianza ed i Brianzoli del prossimo futuro.
Cordialità
Paolo Conte, portavoce di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
All'intervento, pubblicato su "Il Cittadino" del 22/9/2012, il direttore Bardaglio ha dedicato il seguente commento:
RispondiElimina"Caro Conte,
grazie a lei, perché con pacatezza, senza issare il vessillo dell'ideologia ma appellandosi al buon senso ha posto obiezioni e offerto pure soluzioni alternative.
Non so se siamo ancora in tempo, ma riflettere e decidere insieme il futuro migliore per il nostro territorio è una battaglia sacrosanta."