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venerdì 17 luglio 2015
Brianz-exit da Pedemontana
Lo scorso martedi la Provincia di Monza e Brianza ha denunciato pubblicamente la crisi di Pedemontana chiedendo alla Regione di ripensare l’opera. Il timore è quello che i lavori si fermino al 30% del tracciato previsto e realizzato (ma per il quale è stato già speso l'80% del contributo pubblico dell'intera opera) scaricando il peso dell'incompiuta sulle spalle dei comuni: i cantieri della gigantesca infrastruttura sono infatti attestati alle porte della Brianza, salvo nuovi slittamenti a novembre è prevista l'inaugurazione di quella che è stata improvvidamente chiamata 'variante Expo', ovvero la tratta B1 che origina a Lomazzo e termina a Lentate sul Seveso. Un tratto che, collegando il traffico dell'area varesotta con la superstrada Milano-Meda, minaccia di paralizzare completamente questa infrastruttura già più che satura.
Gli amministratori brianzoli, per bocca del presidente della provincia Ponti, non hanno chiesto di fermare Pedemontana, un'infrastruttura che essi stessi a suo tempo avevano sostenuto a gran voce, ma di avere il coraggio di accontentarsi di “quello che serve”, che vuol dire un’autostrada meno lunga (eliminando la tratta finale da Vimercate a Osio di Sotto, parallela sia alla A4 che alla Brebemi), meno larga (due corsie invece di tre: bastano anche per il futuro e sono meglio di nessuna, che è il rischio vero) e quindi meno impattante e meno costosa per chi la deve costruire, per le casse pubbliche e anche per i cittadini.
Legambiente aveva presentato la stessa proposta al Presidente Maroni il giorno stesso del suo insediamento allora avevamo parlato di praticare una spending review su progetti autostradali troppo impattanti e costosi per l'ambiente; gli amministratori ora parlano di exit strategy, ma se non si interviene si inizierà a parlare di Briaz-exit da Pedemontana. Se l’idea di ridimensionare il progetto si concretizza, i risparmi potrebbero consentire di affrontare con successo molti ostacoli che ora appaioni insormontabili nel prosieguo dell'opera". Sono molti i problemi sui quali Pedemontana finora ha sorvolato: dai terreni contaminati dalla diossina di Seveso, lungo l'intera tratta da Meda a Desio, all'impatto sul Bosco delle Querce di Seveso, alla necessità di riqualificare la tratta sud della Milano-Meda, che nelle condizioni attuali non può farsi carico di aumenti di traffico indotti dalla Pedemontana, al ridimensionamento del gigantesco svincolo di Desio che non richiederebbe di essere quadruplicato come prevede il progetto a 3 corsie, allo svincolo di Agrate tra la est e la A4 che potrà essere finalmente completato “salvando” il territorio dall’assedio di migliaia di veicoli al giorno. Si eviterebbero poi del tutto gli impatti della tratta terminale sul vimercatese, sul Parco dell’Adda (con un ponte da 1300 metri!) e sull’Isola bergamasca, dove invece si potrebbe razionalizzare la viabilità già esistente.
I conseguenti minori costi andrebbero a garantire le compensazioni, finora mancate, per ridare all’opera la prospettiva che venga completata e che non diventi la palla al piede di Serravalle come dimostra il bilancio 2014 appena approvato: entrate che tornano a salire ma debiti che esplodono per colpa di Pedemontana. "Ora che l'opera è costruita al 30%, con grande sacrificio ambientale e di risorse, è assurdo che la Pedemontana resti incompiuta a danno di tutti o ancora peggio che venga realizzata in trent’anni devastando il territorio come per la Salerno-Reggio. Ma se deve essere completata deve essere, come per la prima volta anche la Regione ha riconosciuto, non “il progetto faraonico” ma “quella che può essere utile”, dopo aver discusso con la comunità del territorio”- dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia - .
Il Ministro Delrio ha rottamato le pretese faraoniche delle concessionarie autostradali a favore delle piccole opere necessarie avviando il passaggio 'dalla cultura del fare, alla cultura del fare quello che è utile'.
Se così fosse, ridimensionando il progetto, "Regione Lombardia, Provincia di Monza e società Pedemontana, non farebbero un passo indietro, ma un passo avanti, per una volta nella direzione giusta. Hanno dimostrato di non essere chiusi e bisogna dargliene atto. I tempi sono cambiati e l’esempio di quanto avvenuto per BreBeMi e TEM, costrette ad aprire la stagione dei saldi sulle tariffe autostradali per ripianare i loro debiti, sono un errore da non ripetere. Per quanto ci riguarda, Legambiente è disponibile a partecipare senza pregiudizi ad un tavolo che ridiscuta e ridimensioni l’opera" conclude Damiano Di SImine, presidente di Legambiente Lombardia.
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