Dai rutilanti road-show di Terragni ai grigi silenzi di Perrone
Al di là della condivisione o meno (e noi ne faremmo volentieri a meno…) dell’opera, bisogna dare atto alla gestione dell’ex-presidente Fabio Terragni, di non aver cercato di “nascondere” l’opera facendo finta che non esistesse. Anche iniziative discutibili ed a senso unico come i “road show” (e che hanno avuto come reazione i nostri “road shock” organizzati alcuni mesi fa), rappresentavano comunque l’occasione per manifestare almeno pubblicamente il proprio dissenso.
Ora però la musica è cambiata, dopo l’approvazione sotto condizione (ovvero al netto delle correzioni – che sono ancora un nodo aperto e da risolvere – richieste nelle prescrizioni) del CIPE del progetto definitivo, ma soprattutto dopo il cambio del CdA e del presidente, che ha visto salire al vertice di Pedemontana Vincenzo Perrone, al posto di Fabio Terragni. Ora, se si richiedono incontri, l’unica risposta è il silenzio o il rimando sine die.
Proviamo a trarne una morale: nella fase più delicata di Autostrada Pedemontana, che con i propri cantieri paralizzerà la Brianza e la Lombardia del nord – per giunta nel bel mezzo di una grave crisi economica – per alcuni anni (e speriamo non siano decenni e che il risultato non sia una nuova Salerno-Reggio Calabria, ovvero, l’autostrada spezzatino, fatta un po’ qui ed un po’ là…), l’unica risposta alle legittime preoccupazioni e domande poste dalla cittadinanza attiva che abita questi territori, è il silenzio. Un silenzio agghiacciante. Pare che l’Autostrada non esista più, come quando molti affermavano: “Pedemontana? Non la faranno mai…”. Invece no, i lavori stanno iniziando nell’indifferenza generale e presto le scavatrici arriveranno anche sotto le nostre finestre…
Dirà qualcuno: Quali domande? Quali preoccupazioni? Ma molte, a cominciare dalle risoluzioni che la società intende adottare – e che noi vorremmo vedere e commentare “prima” dell’approvazione finale e non “dopo”, a cose fatte – per risolvere i molti problemi irrisolti del progetto definitivo e rilevati dalle prescrizioni che il CIPE ha emesso. Ed i nodi irrisolti sono molti: le discariche e le cave di Mozzate, lo svincolo di Lomazzo (passa interrato o in rilevato?), il rischio sbancamenti nel Bosco delle Querce e nelle zone A e B ancora contaminate dalla diossina dell’incidente ICMESA del 1976, la tratta B2 e lo stravolgimento del progetto preliminare all’insegna del risparmio (a proposito, cosa si sta facendo dei 60 milioni di euro risparmiati in questa tratta? A parer nostro devono essere utilizzati per migliorare la vita di migliaia di polmoni che respireranno l’aria che verrà inquinata da questa nuova arteria, non per altre sciocchezze.
Chi sta decidendo? I cittadini sono stati coinvolti?), il secondo svincolo più grande d’Europa a Desio (che passa a qualche metro dalle finestre di cittadini inermi), la nuova sede di Pedemontana, le bonifiche dei terreni attraversati, le colline di Bernate, l’interferenza con il polo chimico nella tratta D, gli espropri pagati dalla Società poche decine di euro al metro quadro, quando un terreno a finalità produttiva posto nei pressi del tracciato vale un centinaio di euro abbondante al metro quadro… ecc. ecc. e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Da ultimi, ma non ultimi, lasciamo due problemi: l’impatto dell’opera e la rassicurazione che tanto le mitigazioni quanto, e soprattutto, le compensazioni ambientali vengano fatte, e fatte anche prima dell’opera stessa, dove è possibile e come prescritto dal CIPE (ma non si era parlato di “concertazione” delle scelte con il territorio?); il consumo di suolo (i dati recentemente pubblicati dalla stampa sono allarmanti), e questo è un problema politico, perché bisogna impedire con tutti i mezzi – in primis con il piano regionale d’area – che la Pedemontana si trasformi in una sequenza infinita di capannoni a destra e a sinistra del tracciato; e di legalità, perché è la criminalità organizzata che qui, come sull’Expo, vuole metterci le mani, ultime inchieste sulla ‘ndrangheta docet. Qualche politico, come il presidente della Provincia di Monza e Brianza, ha già espresso questa preoccupazione. Molto bene: ma alle parole devono seguire – al più presto – i fatti che noi, come cittadinanza attiva, siamo pronti a discutere e a sostenere. Benissimo il blocco da parte della provincia di alcune realizzazioni commerciali pianificate a livello comunale, ma la difesa e la valorizzazione del territorio deve passare da interventi sporadici ad azioni strutturali per prevenire e non curare questa dilagante malattia…
Personalmente, come abitanti che vogliono essere protagonisti delle scelte che si fanno sui propri territori, siamo stufi delle soluzioni preconfezionate che qualcun altro prepara per noi “prendere o lasciare”. Siamo stufi di sapere le cose dai giornali o dalla Gazzetta Ufficiale. Siamo stufi che anche i comuni interessati dall’opera sappiano poco o nulla di quanto sta succedendo. Siamo stufi di non capire. Diciamo basta. Diciamo che vogliamo partecipare e che gli amministratori si prendano le proprie responsabilità senza tentennamenti. Non è più il tempo di rimandare, la Pedemontana è ora, l’Expo è ora, la ‘ndrangheta è ora, il futuro è ora, il tempo di cambiare è ora. Noi ci siamo.
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