Sabato scorso si è svolto a Monticelli (PC) il convegno "Salviamo il Po" dove amministratori locali e confinanti del cremonese, lodigiano e parmense hanno discusso su come salvare il Po dai problemi dell'inquinamento, della navigabilità e dello spettro di un ritorno al nucleare.
Tra gli intervenuti il presidente di Legambiente Lombardia che ha parlato delle drammatiche conseguenze degli sversamenti del Lambro dello scorso marzo, quando 600mila litri di petrolio sono fuoriusciti da una raffineria nei pressi di Milano a causa di un’azione di sabotaggio e hanno pervaso il Po fino alla provincia di Parma.
“L'indagine sulle cause e le responsabilità è ancora in corso - ha dichiarato Damiano Di Simine -, ma il fatto oltremodo allarmante è che non si sa ancora oggi cosa contenevano veramente i serbatoi della Lombarda Petroli. Di sicuro idrocarburi di caratteristiche fisiche corrispondenti a gasolio e olio combustibile ma non si sa se si trattava di prodotti per la commercializzazione o di scarti e residui da riprocessare. Nel secondo caso, si sarebbero quindi riversati in Po componenti chimici altamente pericolosi, metalli pesanti e prodotti cancerogeni. Sappiamo – informalmente – che sarebbero state disposte da Regione Lombardia nuove analisi sui campioni di residui prelevati dai serbatoi. Il 3 settembre Arpa Lombardia ha presentato un ultimo rapporto dove emergono dati inquietanti, che occorre sottolineare sia sulla presenza di PCB sia di idrocarburi. Per quanto riguarda i PCB le analisi dei sedimenti effettuate a valle della Lombarda Petroli a marzo e aprile mostrano valori compresi tra 0,033 e 0,535 mg/Kg. Valori altissimi. L'8 luglio sono stati effettuati prelievi nel Po a monte e a valle della confluenza del Lambro. Per i PCB i valori riscontrati sono compresi tra 0,000455 e 0,01953, ad eccezione dei punti in prossimità della foce del Lambro dove, in un caso, si è riscontrato un valore pari a 0,67 mg/Kg”. Dei campioni di sedimenti prelevati a luglio in Lambro non sono ancora disponibili. In ogni caso, quell’acqua è servita ad irrigare i campi. Sono invece disponibili i dati sui campioni di sedimenti effettuati in prossimità di foce Lambro, che presentano concentrazioni rispettivamente di 453 e 615 mg/kg. “Dai dati presenti – conclude Di Simine - è possibile ipotizzare verosimilmente che lo sversamento di febbraio si è aggiunto con i suoi carichi di idrocarburi e PCB ed altro ancora ad una situazione di inquinanti pesante già presente, pur mancando le analisi dei sedimenti precedenti ed il tutto si riversa nel Po ed è soprattutto il tratto Piacentino ad esserne coinvolto. Ancora oggi mancano le analisi degli idrocarburi e PBC dei sedimenti fino ad Isola Serafini e questo è un fatto grave, come grave è il ritardo nella bonifica e la mancanza di fondi destinati a ciò”.
Fonte: Piacenza Sera
L'immagine sotto il titolo è tratta dal programma del convegno.
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