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martedì 26 aprile 2011
Seveso: quale futuro per il Bosco delle Querce?
Seveso: dalla diossina del 1976 al Bosco delle Querce di oggi.
Quale futuro per questo giovane “monumento intenzionale”?
Giovedi’ 5 maggio 2011 - dalle 11.00 alle 14.00
Luogo:
Politecnico di Milano - Sede di Piacenza
Urban Center - Padiglione Manfredi
via Scalabrini 113 - Piacenza
Il parco regionale del Bosco delle Querce di Seveso, è un parco speciale per varie ragioni. Naturale, per definizione legislativa, ma quanto mai artificiale per costituzione. Inoltre è un “monumento intenzionale”, per citare una definizione di Alois Riegle, in quanto esso è stato voluto dall’amministrazione pubblica per “valorizzare l’origine storico-ambientale dell’area a seguito della bonifica effettuata dopo la fuoriuscita della nube tossica di diossina”.
Il perimetro del parco, infatti, ricalca esattamente il territorio della cosiddetta “zona A”, l’area maggiormente colpita dalla nube di diossina diffusasi nell’atmosfera a causa dell’esplosione del reattore dell’industria chimica ICMESA nel 1976. Tutti gli edifici inclusi nella zona A, comprensivi di tutti gli oggetti in essi contenuti, furono abbattuti ed il primo strato di terreno venne rimosso. Successivamente, all’interno dell’area vennero realizzate due enormi vasche di contenimento, ancora oggi monitorate, destinate a custodire: tutto il materiale derivato dalle demolizioni effettuate nella zona A; il terreno rimosso; i macchinari utilizzati per le demolizioni e gli scavi. Sulle ceneri di questo territorio bonificato sorse anni dopo il Bosco delle Querce.
E’ dunque palese l’intenzionalità, in quanto, se non ci fosse stato il disastro del 1976, oggi il parco non esisterebbe. Una interessante ricerca antropologica recentemente condotta (che verrà presentata durante il seminario) ha inoltre evidenziato un interessante plurima scissione percettiva dell’utenza derivante tanto dal suo aspetto attuale, quanto dalla sua valenza simbolica intenzionale. C’è chi vorrebbe dimenticare l’incidente del 1976 e chi no, c’è chi conosce la “storia” del parco e chi no, c’è chi ci va per svago e chi ci va con timore reverenziale come nei parchi della rimembranza. Tuttavia, è proprio da queste innumerevoli percezioni, che emergono i punti focali per una pianificazione che potrebbe proiettare, attraverso una sintesi progettuale condivisa, il Bosco delle Querce nel futuro. Esso, infatti, è per sua natura, un “monumento vivente”, impossibile da arrestare nel suo sviluppo, per il quale è immaginabile solamente una oculata regolamentazione.
Il parco dunque possiede “un valore intenzionale in quanto memoria” che però non è materialmente intramontabile, né potrà essere eternamente presente, se non solamente nel suo perimetro “intenzionale”. Ed è proprio qui però, nell’unico suo carattere che potrebbe /dovrebbe essere realmente “intramontabile” ed “eternamente presente”, in quanto proprio su di esso si basa la sua intenzionalità, che nascono i problemi legati alla sua conservazione. Il Bosco delle Querce, infatti, nonostante tutto questo, non è abbastanza “antico” per essere difeso, nel suo essere “valore contemporaneo”, dalle leggi di tutela. E’ su questa, per certi versi, alterata percezione simbolica del parco e sulla mancata tutela che si innestano gli attuali grossi problemi del parco – che ruotano attorno alla realizzazione di Autostrada Pedemontana – che verranno affrontati durante il seminario.
Relatori:
Paolo Conte – Politecnico di Milano, Dipartimento di architettura e pianificazione;
Massimiliano Fratter – Direttore del Parco Regionale Bosco delle Querce di Seveso (Mb);
Oriana Oliva – Legambiente Lombardia;
Stefano Pontiggia – Antropologo e dottorando di ricerca dell’Università Statale di Milano Bicocca
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