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giovedì 10 novembre 2011

Legambiente Desio: "1.400.000 mq di terreno sottratti all'urbanizzazione. Verso il nuovo Parco della Pieve"


Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa del circolo Legambiente di Desio, aggiungendo che ieri sera, nella seduta di consiglio, la maggioranza con 4 emendamenti ha cancellato la PAM e le urbanizzazioni sulle cascine S. Giuseppe e americana facendo schizzare da 1.000.000 a 1.400.000 i mq sottratti all'urbanizzazione, e che ora tornano ad essere agricoli.
 

Fermare il consumo di suolo e far quadrare il bilancio comunale si può e nessun amministratore ora lo potrà mettere in dubbio o negare.
 

E' solo l'inizio, ma come inizio non è davvero niente male.


Adottata una variante al PGT di Desio coraggiosa: tolti 1.400.000 mq al consumo di suolo. Prossima tappa: un nuovo PGT veramente sostenibile e la creazione di un nuovo parco locale di interesse sovra comunale (PLIS)

Ieri sera in consiglio comunale è stata adottata una variante urbanistica senza precedenti che vede la nostra piena approvazione, perché:
1) sottrae 1.400.000 mq al consumo di suolo e li restituisce alla collettività, al paesaggio, agli spazi liberi ed aperti (complessivamente sono state incrementate: le aree agricole di 573.713 mq; le aree per servizio – verde pubblico – di 342.117 mq; oltre ad aggiungere Aree non soggette a trasformazione per 149.885 mq. In aggiunta, alle aree agricole, si devono inoltre sommare ulteriori 400.000 mq circa, che questa variante fa tornare agricoli, e che appartenevano ai 4 ambiti di trasformazione che il vecchio PGT avrebbe urbanizzato);
2) cancella, azzerandone la cementificazione e riportandoli alla destinazione agricola, i grandi ambiti di trasformazione (l’area del centro commerciale PAM e le aree di cascina San Giuseppe e di cascina americana dove erano state previste grosse lottizzazioni a tessuto misto residenziale-commerciale-terziario) che con tutto il vecchio PGT sono attualmente oggetto di indagini da parte della magistratura inquirente anche nell’ambito della criminalità organizzata e per presunti episodi di corruzione;
3) introduce il concetto di compensazione ambientale a difesa del suolo che, infatti, è un bene non rinnovabile;
4) conferma la bontà di 10 anni di battaglie fatte dal Circolo Legambiente “Roberto Giussani” (su cascina San Giuseppe, sulla PAM, sulla sconsiderata “variante industriale” al PRG del 2004, sulla richiesta di un nuovo parco locale di interesse sovracomunale, e sino al PGT), tese a difendere il consumo del territorio comunale da un’edilizia che garantisce profitti per pochi, sottrae suolo e paesaggio a tutti e restituisce solo immobili di dubbia qualità, costosi, sfitti o invenduti. In una parola: inutili. Un’edilizia che va ripensata e che sinora è servita solo a sostenere se stessa; un’edilizia ormai priva di legami con un programma collettivo che dovrebbe invece caratterizzare l’esistenza di una comunità.

Questa, invece, è una variante basata sulla realtà; una realtà scientifica che, attraverso precisi dati statistici racconta di un’inspiegabile offerta in esubero di immobili a fronte di una quasi inesistente domanda. Una realtà che non spiega questa corsa al mattone che, ormai troppo spesso, è utile solamente alle grandi manovre di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza o a rimpinguare le esangui casse comunali di amministratori poco attenti.

Questa è una variante coraggiosa, che pone al centro il bene comune, che alle parole fa seguire dei fatti, che appoggiamo e che dovrebbe essere presa ad esempio da molte amministrazioni, anche sovralocali – indipendentemente dal colore – perché il partito del mattone inutile non ha appartenenza politica.

Una variante che però è solo un primo passo. Perché se restituire suolo libero alla comunità rappresenta in sé uno straordinario risultato, da solo non basta. Va infatti ora pianificato il futuro di questa città. E questo futuro non può che prevedere il varo di un nuovo PGT davvero sostenibile, che possa conservare e rendere fruibile il tessuto urbano di qualità, che possa concentrare il necessario riuso virtuoso degli immobili laddove oggi si è creato uno spreco edilizio, che punti sulla green economy, ma che soprattutto, possa finalmente dotare  Desio di un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) oggi non più rimandabile.

Perché Desio è un nodo ambientale chiave, riconosciuto anche da Regione Lombardia, della rete ecologica della Brianza Centrale.

Perché un PLIS a Desio può unire fra loro il PLIS Brianza Centrale di Seregno a nord ed il PLIS del Grugnotorto-Villoresi a sud, con l’aspirazione di poter diventare un grande parco regionale. Perché un PLIS impedirebbe definitivamente che terreni agricoli vengano sacrificati per fare posto ad inutili nuovi centri commerciali. Perché un PLIS rivitalizzerebbe in maniera armonica la località di San Giuseppe e di villa Buttafava, che non ha bisogno di nuove costruzioni, ma solo di conservare in maniera compatibile quello che esiste già.

Perché questo PLIS contribuirà ad aumentare la biodiversità, ma anche un fondamentale rapporto di permeabilità del suolo, che certamente migliorerà l’assetto idrogeologico cittadino e mitigherà l’invasivo impatto di inutili infrastrutture come Pedemontana evitando che a Desio si produca l’effetto distesadicapannoni (vuoti) come sulla Milano-Bergamo primo avamposto della megalopoli padana.

Perché la creazione di questo PLIS, non solo sarebbe a costo zero per le casse comunali ma potrebbe concorrere ad ottenere specifici bandi di finanziamento dedicati. Perché il PLIS avrebbe una valenza “antimafia”, poiché in questo nuovo regime di tutela, grazie ad una rinnovata fruizione pubblica, sarebbe in grado di togliere alla criminalità organizzata occasioni di sfruttamento doloso di aree libere come già successo per i tristi e noti casi di abuso edilizio e discariche illecite di rifiuti.

Per diversi secoli Desio, con la sua Pieve (come ben documentato dal testo Desio e la sua Pieve di Alberto Cappellini) ha ricoperto un ruolo di riferimento e guida per le città circostanti, da Seregno a Paderno Dugnano, ruolo che è chiamata a ricoprire coraggiosamente ancora oggi dal punto di vista etico ed ambientale.

Per tale ragione sarebbe auspicabile che il nuovo PLIS venisse chiamato PLIS della Pieve, perché il territorio di questo parco, riunirebbe nuovamente fra loro – dal punto di vista ambientale ed ecologico – questi comuni. Chiediamo quindi che si cominci subito, già da domani, un processo di vera partecipazione cittadina alle scelte di pianificazione locale e che si passi da questa necessaria ed improrogabile variante, ad un nuovo, sostenibile, moderno ed utile Piano di Governo del Territorio, che faccia dimenticare e che risolva gli errori ed i problemi mai affrontati che il passato ci ha lasciato e che eviti, per quanto possibile, di compierne di nuovi, mettendo in comunione il futuro di intere comunità.

Leggi anche:
- Intervista all'assessore Cassanmagnago sulla variante al Piano di Governo del Territorio
- Desio verso l'adozione della variante urbanistica: intervista a Paolo Conte

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