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venerdì 23 dicembre 2011

In Lombardia il suolo è un bene comune


In Lombardia il suolo è un bene comune: approvata la prima legge che lo stabilisce. "Ora si voti la proposta di legge popolare contro il consumo di suolo"

E' una legge di modifica alla 31/2008, il testo Unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, approvata ieri sera dal Consiglio Regionale, quella che segna, per la prima volta in Italia, un principio fondamentale: il suolo è un bene comune. Comincia proprio così l'articolo 4-quater della norma: “la Regione riconosce il suolo quale bene comune” per poi procedere elencando alcune funzioni del suolo, dalla produzione di alimenti, alla biodiversità, alla produzione di vere e proprie funzioni ambientali connesse alla qualità dell'acqua e dell'aria. Insomma, una legge di sani principi, su cui però il legislatore lombardo non ha avuto il coraggio di appostare norme di tutela e prevenzione del consumo di suolo, la grande “piaga ambientale” di una regione in cui ogni giorno, nonostante la crisi, spariscono 13 ettari di suolo agricolo su cui vengono spalmate strade e capannoni.

“Anche se nascosto nelle pieghe di un testo unico, affermare che il suolo è un bene comune rappresenta un grande cambiamento di prospettiva”, lo afferma Legambiente Lombardia, l'associazione che da anni si batte perchè questo riconoscimento avvenga ma, soprattutto, produca risultati in termini di riduzione dei consumi di suolo. In Lombardia sono scomparsi fino ad oggi 330.000 ettari di campi, oltre un quarto di tutte le aree agricole, e nell'ultimo cinquantennio il suolo urbanizzato è cresciuto del 350% rispetto a quanto avvenuto nel corso dei 2000 anni precedenti. A scomparire sono i terreni più fertili e produttivi, con perdita permanente di un prezioso potenziale produttivo e aumento vertiginoso dei rischi connessi al dissesto idrogeologico, per effetto dell'impermeabilizzazione dei terreni e per la realizzazione di edifici e abitazioni a ridosso di corsi d'acqua e in terreni esposti a frane e smottamenti. Purtroppo, però, la legge approvata ieri si ferma alla dichiarazione di principio, senza prevedere norme che incidano sulle vere cause del problema: gli enormi profitti che vengono conseguiti dalla speculazione immobiliare sui terreni agricoli. Legambiente non nasconde la propria forte delusione per la soppressione dell'unica parte di legge che prevedeva uno strumento efficace, ovvero l'obbligo per le province di redigere un piano di tutela delle aree agricole. La speranza, adesso, è che il principio del “suolo bene comune” venga immediatamente recepito a livello tecnico nei comuni che ancora sono in fase di redazione del PGT e a livello valutativo da coloro (ARPA in primis) che sono coinvolti nelle valutazioni ambientali strategiche. Se il suolo è un bene comune, il suo peso ambientale aumenta non di poco e ogni trasformazione deve di conseguenza essere rivalutata e produrre compensazioni ancor maggiori di quelle previste. La cosa migliore è, di nuovo, evitare consumi di suolo.

“Ora non c'è più nessuna scusa per ritardare l'approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare da noi sottoposta ormai due anni fa al Consiglio Regionale con 13.000 firme di cittadini lombardi se davvero vogliamo tutelare il suolo e il paesaggio lombardo dai morsi della speculazione immobiliare e finanziaria, occorre introdurre misure vincolanti per rendere la cementificazione delle aree agricole molto meno vantaggiosa rispetto al recupero delle aree e degli immobili dismessi e sottoutilizzati presenti con grande abbondanza nelle nostre città; ma occorre anche rivedere il programma di grandi infrastrutture stradali previste dalla stessa Regione Lombardia: la sola BreBeMi, per esempio, sigillerà per sempre oltre 600 ettari di campi agricoli: un bene comune distrutto per farci un'opera inutile oltre che tossica”.

La proposta di legge popolare contro il consumo di suolo elaborata da Legambiente prevede, tra le altre misure, oneri compensativi obbligatori per ogni nuova urbanizzazione su aree verdi, agricole o naturali, con l'intento da un lato di spingere gli operatori edilizi a privilegiare l'edilizia del recupero e della ristrutturazione, che sarebbe esente da queste misure, e dall'altro di imporre una compensazione, in termini di aree verdi fruibili, per ogni perdita di suolo che risulti realmente indispensabile. (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 22 dicembre 2011)

Cosa dice la norma: oltre al riconoscimento del suolo come bene comune, e alla definizione di 'cosa è' un'area agricola allo stato di fatto (importante perchè nella legge urbanistica della Lombardia si prevede che le urbanizzazioni di aree agricole siano soggette ad una maggiorazione degli oneri di urbanizzazione: una maggiorazione troppo piccola per essere davvero incisiva, ma è qualcosa), un comma della legge chiarisce che 'la sospensione temporanea o continuata dell'attività agricola non determina in modo automatico la perdita dello stato di fatto di suolo agricolo'. Anche se mal scritto, questo comma potrebbe diventare importante se ad esso seguiranno più chiari orientamenti giurisprudenziali: infatti in Lombardia le edificazioni sono vietate in zona agricola, ma con una eccezione che diventa regola e che riguarda le aree agricole dismesse da almeno 3 anni. E' facile comprendere come chiunque sia proprietario di aree agricole su cui edificare non deve fare altro che dismettervi l'attività e ottenere una certificazione in tal senso dalla Provincia, per poter subito dopo costruire. Infine la norma prevede l'obbligo per la Regione (anche se non viene indicata una scadenza!) di individuare un metodo condiviso per la valutazione del consumo di suolo, tenendo conto anche del significato produttivo del suolo perso. Complessivamente si tratta di una norma di buoni propositi, non incisiva di per sè, ma passibile di generare una produzione normativa utile a frenare il consumo di suolo.

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