portavoce Comitato Promotore 
MilanoSiMuove
Una brutta notizia per il popolo inquinato milanese. 
L’ordinanza azzera temporaneamente l’unica misura efficace antitraffico e 
antismog messa in atto grazie ai referendum, e ribalta la prospettiva: anzichè 
ragionare sull’ampliamento del provvedimento che sta dando positivi risultati, 
ora si è costretti a giocare sulla difensiva.
Nulla è perduto: sarà il TAR Lombardia a decidere nel 
merito. E il TAR Lombardia ha già mostrato in passato di considerare prevalente 
la tutela della salute pubblica ai pur legittimi interessi privati.
Il 
messaggio prevalente rilanciato dai media è: gli 
interessi economici di un garage bloccano le politiche antitraffico di Milano. 
Siamo sicuri che le cose stiano davvero così? Anche all’epoca di 
Ecopass erano stati presentati vari ricorsi da parte di privati, ma nessuno era 
riuscito ad arrivare al Consiglio di Stato. Ricordo che Ecopass fu anticipato 
dall’aggiornamento del PUM 2006 e dall’approvazione del Piano per la Mobilità 
Sostenibile 2006-2011. Cosa è successo? E’ davvero solo tutta colpa del “garagista egoista”?
Una delle cose che maggiormente fanno male a Milano, 
oltre allo smog, è l’esercito di opposte tifoserie urlanti pronte a scattare a 
comando. Lo spirito gregario può agevolare carriere, ma non fa del bene alla 
città. Il segnale di allarme che arriva da Roma è serio e faremmo bene a 
ragionarci sopra.
Ho letto l’ordinanza che 
blocca Area C (la allego in calce). Il cuore del provvedimento sta in questo 
concetto: il presupposto di legittimità sul quale il 
Comune fonda il potere esercitato con il provvedimento impugnato (Area C) appare 
carente, dato che le previsioni pianificatorie generali appaiono da tempo 
scadute, e questo può avere conseguenze di illegittimità e/o di nullità di Area 
C.
Detto in altre parole: il Comune di Milano deve 
adeguare i suoi strumenti di pianificazione del settore (Piani del Traffico e 
Piano della Mobilità) secondo le normali procedure di legge. Sono scaduti da 
anni. Va portato subito in Consiglio Comunale un aggiornamento del P.U.T., e 
vanno portate con urgenza in Giunta delle nuove Linee Guida per il 
P.U.M.
Occorre avere una strategia complessiva, e tradurla in 
un piano aggiornato di misure integrate (Area C ed altro). Se così non avviene, 
se cioè si continua a procedere a pezzi, con iniziative anche pienamente 
condivisibili ma non supportate dall’adozione di strumenti sui quali il Comune 
fonda il potere di assumere tali misure, il castello rischia di 
crollare.
Possiamo cavarcela dando la colpa al “garagista 
egoista”. Ma il segnale di allarme che arriva dal Consiglio di Stato andrebbe 
preso sul serio, secondo me: perché se domani, in queste medesime condizioni, 
decidessimo di pedonalizzare una strada potrebbe saltare fuori il ricorso del 
“fruttivendolo egoista”; e una nuova pista ciclabile al posto dello spazio per 
la sosta veicolare scatenerebbe il ricorso del “panettiere egoista”.
Non è una cosa complicata. E’ da oltre un anno che 
chiedo, insieme agli amici referendari, la traduzione dei contenuti dei cinque 
referendum cittadini in piani operativi dell’Amministrazione. 
Intanto: che facciamo da qui al 14 novembre? Danza 
della pioggia, o distribuzione di mascherine antismog?
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