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martedì 10 luglio 2012

Seveso 36 anni dopo: lo sfregio di Pedemontana sul Bosco delle Querce


La storia della 'nuvola' in Brianza è una storia esemplare.
Vi si intrecciano tutte le caratteristiche del nostro tradizionale malgoverno,
tutta la patologia delle istituzioni, del costume, della cultura, dell'economia.
Laura Conti

Pedemontana, a rischio il Bosco delle Querce
A 36 anni dall'esplosione dell'Icmesa

articolo di di Sonia Ronconi - tratto da Il Giorno

Meda, 10 luglio 2012 - A 36 anni dall'esplosione dell'Icmesa di Meda, gli abitanti di Seveso sono ancora vittime della diossina. Oggi, la città è toccata nuovamente dai bisogni dello sviluppo: fra poco più di un mese proprio a Seveso e Meda si apriranno i cantieri per la costruzione di un’autostrada violando un simbolo mondiale del risarcimento umano al danno ambientale. L’autostrada Pedemontana passerà sui confini e all’interno del Bosco delle Querce, nella ex zona B, che comprende il territorio di quattro comuni, e dove le bonifiche sono state molto superficiali, le concentrazioni di diossina superano abbondantemente i nuovi limiti del decreto Ronchi del `99.

“A Seveso - spiega Gemma Beretta, presidente di Legambiente Seveso - strade, svincoli e raccordi invaderanno proprio l’area più danneggiata per la presenza di diossina nel terreno mettendo a rischio di nuovo la salute dei cittadini. Quest’area, a oriente del Bosco delle Querce, dovrebbe essere inclusa e tutelata nei confini del Bosco. Ma le istituzioni italiane vanno nella direzione opposta: dove ci dovrebbe essere tutela e verde pubblico, sorgeranno strade e capannoni. Ancora da Seveso un grido di aiuto al mondo nel giorno della ricorrenza dell’incidente che per primo mosse le coscienze dei paesi in via di sviluppo ’sorvegliati speciali’ ”.

Erano le 12 e 37 del 10 luglio 1976. Era un sabato, il sabato che sconvolse la vita agli abitanti di undici comuni lombardi contaminati, a vari livelli, dai tremila chilogrammi di veleni, tra cui la diossina, sfuggiti allo stabilimento chimico di Meda. Quattro furono i centri maggiormente colpiti, ma Seveso, tra Desio, Cesano Maderno e la stessa Meda, è il paese che più di ogni altro ha pagato, e continua a pagare, le conseguenze di uno dei più gravi disastri ambientali provocati dalla chimica italiana. Anzi dalla chimica svizzera, visto che l'Icmesa era di proprietà della società elvetica Givaudan-Hoffman La Roche. La fabbrica, successivamente demolita e sepolta in una ‘discarica speciale’ a due passi dal luogo in cui era situata, oggi ‘il polmone verde Bosco delle Querce’ produceva intermedi per le industrie cosmetiche e farmaceutiche tra i quali il triclorofenolo, un composto tossico utilizzato come base per gli erbicidi.

La quantità di diossina che fuoriuscì dall'impianto - esplose per una reazione chimica tra le varie sostanze che fece aumentare la temperatura fino a far saltare la valvola di sicurezza del reattore - non è stata mai accertata con esattezza. E' stata variamente stimata in poche centinaia di grammi.Tanti ne sono però bastati a cambiare la storia di Seveso. Quasi tutti i sedicimila abitanti di allora la respirarono, e tutti ce l'hanno ancora nel sangue.Ufficialmente morti non ce ne sono stati, ma i danni e le malattie riscontrate negli anni tra i sevesini sono state notevoli, alcune prevedibili, altre meno. Solo la zona ‘A’ è stata bonificata e se arriverà Pedemontana e smuoverà il veleno che dorme da 36 anni, nessuno può sapere cosa accadrà. L’incubo infinito per chi vive nei quattro comuni maggiormente colpiti. Le associazioni ambientale chiedono a tutti gli Enti coinvolti di non toccare quel terreno”.

Proprio quando i sevesini erano convinti di togliere la tragedia di Seveso dall'album dei ricordi e appenderla al muro in bella vista, la stessa Regione si scorda delle conseguenze a lungo termine delle proprie azioni. Pur di fare cassa – conclude Paolo Conte, responsabile di Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile- lo si fa sulla pelle ancora di chi ha tanto sofferto. Si parla tanto di ‘spending review’, ebbene risparmiamo tagliando il progetto Pedemontana che non piace a nessuno e crea solo disagi e danni. E’ solo un ciclo chiuso di pedaggio, una sorta di giostra per fare soldi. Voglio vedere quanto danaro sarà speso per la bonifica per le aree inquinate. Siamo nella hit parade come zona più urbanizzata d’Italia e allora cosa fa la Regione? Le poche aree verdi come queste diventeranno fonte di guadagno per costruire. Pedemontana è il simbolo dell’autonomia del mezzo privato. Nessuno pensa alla vivibilità e alla salute delle persone. Sono passati 36 anni, ma la paura è la stessa. Cosa accadrà ancora una volta per colpa dell’esosità dell’uomo?”

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