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venerdì 12 ottobre 2012

Pedemontana a Seregno tra espropri e consumo di suolo

I punti rossi indicano il confine comunale tra Seregno (a nord) e Desio (a sud)

da "Il Cittadino - ed. Brianza Nord" del 29.9.2012
Articoli di P. Col.La Pedemontana sfratta le case

Ben 15 famiglie devono lasciare S. Giuseppe, la ditta Marta non sa dove andare. Un sovrappasso minaccia il parco del Meredo, ma Meda dice no a modifiche.

Ci vorrà tempo per comprendere se Pedemontana, il nuovo tracciato autostradale destinato a collegare attraverso la Brianza il varesotto e il bergamasco, costituirà per Seregno ed il territorio circostante un'opportunità o meno di sviluppo, acclarata la possibilità di una facile intercomiessione con altre infrastrutture (il nodo ferroviario che gravita sulla stazione di piazzale 25 Aprile, specie alla luce dell'imminente riattivazione della Seregno-Saronno, è una delle intersezioni più importanti a livello regionale, mentre tra le previsioni vi è quella della realizzazione della metrotramvia Milano-Desio-Seregno). Di certo al momento c’è che i problemi, affrontati e risolti oppure ancora sul tavolo, appaiono di non poco conto e meritano pertanto un'attenzione approfondita.

CASE DA ABBATTERE, DITTA DA SPOSTARE
L'autostrada transiterà in città per poche centinaia di metri, interessando la frazione di San Giuseppe, dove una quindicina di famiglie tra le vie Salgari e De Sanctis e la ditta Marta Fernando sono destinate a traslocare altrove. Un trasferimento che la gran parte degli interessati ha scelto di monetizzare, incamerando un corrispettivo economico con il quale acquistare altrove una nuova abitazione, mentre tre nuclei si sono avvalsi dell’opzione di ricostruire in una diversa parte del territorio comunale le volumetrie di loro proprietà.
Più complicato sembra dare una risposta alle necessità della Marta Femando, realtà imprenditoriale nata nell'ormai lontano 1968, che conta su una cinquantina di automezzi e garantisce un posto di lavoro ad una ventina di persone. La ricerca di una sede altemativa attualmente è in fase di stallo mentre Pedemontana Spa ancora deve comunicare ai titolari l’ammontare dell’indennizzo loro spettante: un passaggio fondamentale, se si considera che l’attività occupa un totale di 10mila metri quadrati, suddivisi in due diversi lotti lungo la via Machiavelli.

LA VlABlLlTÀ COMPLEMENTARE
Differente è il discorso inerente la viabilità complementare. Il Circolo seregnese del Partito Democratico ha annunciato in estate la presentazione in Consiglio comunale di una mozione per chiedere l'eliminazione di un sovrappasso al confine con Seveso e Meda, pensato per consentire un facile scavalco della ferrovia che corre in zona Meredo.
L'opera, che rientra nell’insieme della viabilità complementare al tracciato principale, è stata bollata come inutile ed è vista come un possibile ostacolo alla fruizione dell’ampia area verde intomo, di cui si teme possa favorire un’edificazione. Al di là di quale sarà il futuro dell' amministrazione comunale seregnese, a forte rischio di terminare in netto anticipo sul previsto la legislatura  iniziata appena due anni e mezzo fa, c’è da registrare in proposito il no della vicina Meda; il tratto in esame è stato classificato come indispensabile dal vicesindaco Simona Buraschi, esponente proprio del Pd, convinta che altrimenti il flusso di traffico indirizzato sul quartiere del Polo si incrementerebbe a dismisura. Le probabilità che la richiesta venga accettata appaiono ridotte.

Marta «Ancora da definire indennizzo e tempistica»


«Siamo in attesa. Non c’è molto altro da aggiungere». Marco Marta, figlio di Fernando, fondatore e titolare della realtà imprenditoriale che lavora nel settore degli autotrasporti e delle spedizioni ferroviarie, con sede a Seregno in via Machiavelli 82, al confine con Desio, delinea così il suo scoramento, dovuto all'enorme punto interrogativo che caratterizza oggi il futuro del gruppo.
«L'unica certezza che abbiamo riguardal’esigenza di lasciare il sito che occupiamo, dove Pedemontana abbandonerà la galleria prevista in precedenza e ricomincerà a correre in superficie».
Il ragionamento entra quindi nel dettaglio: «L'ipotesi di un trasferimento in zona San Carlo, su un terreno non edificato, è decaduta per volontà dell'amministrazione comunale. Evidentemente ora è di moda fare gli ambientalisti sulla pelle degli altri: a me piacerebbe capire come si possa sostenere che il nostro insediamento avrebbe compromesso il contesto, considerato che ci saremmo inseriti tra il camposanto della frazione, un rottamaio ed il deposito della metrotramvia  Milano-Desio-Seregno, ancora da realizzare».
Rimane in piedi la soluzione alternativa: «L'unica opzione concreta è il trasloco sull’area di via Pacini che, fino a tre anni fa, accoglieva la Ceramiche industriali Fer. Tuttavia, in questo caso, oltre alle spese dellacquisto, dovremmo sostenere anche quelle della demolizione dell’esistente e della costruzione dell’occorrente. Si tratta di comprendere a quanto ammonterà l'indennizzo economico che Pedemontana Spa è disposta a riconoscerci, che non conosciamo. Come non sappiamo nulla sulla tempistica».

In via Ancona ecco le nuove case degli "strattati"

Chiunque transiti anche in modo occasionale in via alla Porada, arteria molto trafficata che consente di raggiungere il frequentatissimo centro sportivo della Porada, nonché il territorio della vicina Cabiate, può accorgersi con facilità di come siano ormai alle battute conclusive i lavori di realizzazione delle villette destinate ad accogliere la famiglia di Franco Florio ed Ester Bombelli, quella di Vito Cecconello e Gabriella Nicoli e quella di Marianna Centamore, Nicola Lo Russo e Daniela Zagami, che hanno scelto di avvalersi della possibilità di ricostruire altrove le volumetrie delle loro abitazioni (che nei primi due casi si trovano in via Salgari, nel terzo in via De Sanctis), soggette ad esproprio a causa del passaggio di Pedemontana al conline con Desio.

UN ITER POLEMICO
l tre nuclei familiari si sono giovati di una delle opzioni previste dalla legge in casi come quello che li ha visti protagonisti (comunque loro malgrado, verrebbe da dire, perché a nessuno crediamo piaccia essere costretti a lasciare le case dove si risiede per una causa di forza maggiore). Sotto accusa è finita l’amministrazione comunale, che dopo una trattativa articolata ha definito con la controparte una soluzione contestata dagli ambientalisti. L'accordo, ratificato dal Consiglio comunale con una delibera approvata il 7 giugno dello scorso anno, con i voti favorevoli della maggioranza di centrodestra, quelli contrari degli Apoti e le astensioni di Partito Democratico, Italia dei Valori ed Amare Seregno, ha contemplato una permuta. Gli espropriati hanno ceduto al Comune una superficie inedificata in via alla Porada, di fronte al palasport Palaporada, per complessivi 3180 metri quadrati, ricevendo in cambio un altro lotto di proprietà comunale di 2546 metri quadrati in via Ancona, sul quale appunto le tre villette sono state costruite. Per compensare la differente estensione dei due appezzamenti, le famiglie si sono impegnate a cedere la frazione eccedente di cui erano titolari gratuitamente, escludendola cosi dalla pennuta, avvenuta pertanto alla pari.
La polemica ha investito l’ubicazione del sito di via Ancona, ricadente nel perimetro del parco locale di interesse sovracomunale Brianza Centrale. La rilocalizzazione è stata possibile sulla scorta di quanto stabilisce la legge regionale 12/2005, che permette la ricostruzione di un nuovo edificio in deroga agli strumenti di pianificazione comunale.

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