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sabato 20 aprile 2013

Desio: il Comitato Beni Comuni interviene per ribadire che l'acqua deve rimanere pubblica

Intervento del Comitato Beni Comuni Monza e Brianza
 
La risposta del Sindaco di Desio: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Vista la risposta del sindaco di Desio all’interpellanza riguardante il servizio idrico presentata dal Consigliere Comunale Paolo Di Carlo, risulta doveroso fare alcune puntualizzazioni.

Partiamo da un dato che appare inconfutabile: l’affidamento a Brianzacque è illegittimo e non potrà essere regolarizzato. A riguardo, infatti, l’AGCM si è già espressa in maniera inequivocabile: “l’affidamento in house a Brianzacque è avvenuto in assenza dei necessari requisiti per tale forma di affidamento”, “questi ultimi, infatti, devono logicamente essere integrati dalla società a ciò individuata, al momento stesso in cui le viene conferito l’affidamento del servizio senza che il possesso integrale degli stessi possa essere rimandato ad un momento successivo nel tempo”.

Viene quindi naturale chiedersi perché si è scelto di riorganizzare il servizio idrico brianzolo seguendo una via non rispettosa delle regole. Il Sindaco di Desio difende questa scelta sostenendo quanto “sia fondamentale che l’effettivo erogatore del servizio sia una società di primo livello, ovvero controllata direttamente dai Comuni. Soluzioni che affidano il servizio a Società pubbliche, che poi affidano lo stesso con gara ad altre società pubbliche o private….genera un decadimento e poco efficiente servizio soprattutto per i passaggi (anche solamente comunicativi) tra l’utente e l’effettivo esecutore dei lavori”. Ma supportare una scelta illegittima, oltre che illogica, come quella di Brianzacque soggetto gestore indica come le “affermazioni e continue dichiarazioni del Comitato Beni Comuni MB”, come le definisce l’ing. Roberto Corti, non sono state, evidentemente, ancora recepite.

Alla luce di tale rovello che pervade la mente del sindaco di Desio, riteniamo legittimo pensare che da parte del sindaco ci sia un pregiudizio di natura ideologica e autoreferenziale.

Eppure sembrerebbe chiaro quanto proposto a più riprese dal Comitato Beni Comuni: affidamento del servizio idrico integrato a un soggetto in possesso dei necessari requisiti (la grande patrimoniale brianzola che nascerebbe a seguito delle varie operazioni di incorporazione tra quelle storicamente esistenti sul territorio) che lo gestirebbe (realizzazione degli investimenti) direttamente e lo erogherebbe tramite la controllata Brianzacque. Nessuna gara è prevista per l’affidamento dell’erogazione del servizio, allo stesso modo in cui non è ipotizzata alcuna pluralità di interlocutori con l’utente (l’affidamento è unico); la grande differenza tra la nostra proposta e quella della Provincia, sostenuta anche dal PD, consiste nel fatto che la prima, a differenza della seconda, è perfettamente legittima (è la stessa che sta realizzando la Provincia di Milano e che è portata ad esempio dagli addetti ai lavori). Se poi si affidasse alla stessa patrimoniale anche la gestione del ciclo dei rifiuti,(finalità strategia rifiuti zero) ecco, che si realizzerebbero anche le famose economie di scala, la duplice tutela di beni comuni e la Brianza si potrebbe dotare di una importante azienda pubblica al servizio del territorio. Il rischio è infatti che il fallimentare approccio all'affidamento a Brianzacque determini l'annessione del patrimonio brianzolo a Cap Holding come avvenuto con IANOMI e a breve con Idra Patrimonio.

Apparirebbe altrettanto sbagliato voler sostenere l’affidamento a Brianzacque con l’aspirazione a creare una sola società del servizio idrico; alla luce della Sentenza della Corte Costituzionale n. 320/2011, infatti, non potendo Brianzacque detenere la proprietà di reti e impianti, la società patrimoniale appare insopprimibile. Casomai, al termine di tutto il processo, si potrebbe procedere alla fusione di Brianzacque nella patrimoniale.

Qualcuno rappresenta la violazione della normativa regolante gli affidamenti in house come innocenti stratagemmi utili per una efficiente riorganizzazione del servizio. Non è così! Innanzitutto perché l’illegalità si fonda proprio sul mancato rispetto delle regole. Poi, perché questi “innocui espedienti” provocano effetti distorsivi del sistema.

Tra le molte, risulta emblematica questa anomalia: l’istanza di accesso agli atti di Brianzacque, regolarmente avanzata da un Consigliere del Comune di Monza, è stata reiteratamente respinta con la motivazione che Brianzacque è solo indirettamente partecipata dal Comune di Monza. Il diniego, a stretto rigore di legge, risulta legittimo ma, oltre ad attestare che la trasparenza non è certo una virtù di cui possano vantarsi i rappresentanti di Brianzacque, oltre a certificare l’illegittimità dell’affidamento da questa ottenuto (violazione dell’art. 150, comma 3, del D.Lgs. n. 152/2006), impone di riflettere su come l’inottemperanza alla normativa sugli affidamenti in house e la conseguente assenza del controllo che gli Enti locali possono esercitare sulla società “affidataria”, abbia consentito che quest’ultima potesse gestire il servizio idrico, a partire da maggio del 2011 (Delibera n. 85/2011), svincolata da qualsiasi controllo dei soggetti a favore dei quali dovrebbe svolgere il servizio. Si è addirittura arrivati alla paradossale situazione per la quale un Consigliere Comunale non può visionare i documenti di una Società a cui si vorrebbe consegnare definitivamente il servizio idrico!

Corre infine l’obbligo di evidenziare come non corrisponda al vero che la questione dell’acquisto della quote di Brianzacque non debba necessariamente essere affrontata in Consiglio comunale. Tale materia, infatti, ai sensi dell’art. 42 del TUEL risulta proprio riservata alla competenza esclusiva del Consiglio Comunale.

Infine, chiediamo al Signor Sindaco e al Consiglio Comunale di programmare un Consiglio Comunale aperto, all’interno del quale  sia prevista una nostra audizione e se preferite anche un contradditorio con i vertici dell’Ato e di Brianzacque.

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