L'area prima... |
.... e dopo l’intervento (con la gru da 8 tonnellate) |
L’asportazione del canneto, delle zolle e la rimozione del sedimento hanno provocato la irreversibile perdita di preziosa vegetazione di ripa, con compromissione della stabilità delle porzioni rimaste. È risaputo che il canneto è in grado di resistere alla disgregazione provocata dal moto ondoso quanto più compatta e continua è la matassa dell’apparato radicale. A seguito dell’asportazione delle zolle di cannuccia le parti immediatamente confinanti saranno soggette a ulteriore disfacimento, accelerato poi dalla mancanza del substrato limaccioso, anch’esso asportato per tutta la lunghezza del fronte di cantiere.
L’eventuale creazione di nuovo canneto in sostituzione di quello rimosso, prevista come misura compensativa a carico degli esecutori dell’opera, non dà assolutamente certezza di buona riuscita dell’attecchimento, essendo la vegetazione residuale esistente sul lago di Garlate la sola ad essere sopravvissuta nel tempo a tutti i fattori, ambientali e artificiali, che ne hanno condizionato l’insediamento e la crescita nei pochi tratti rimasti. Siamo convinti che non basti spostare delle zolle da una parte all’altra, poiché certamente vi sono circostanze ambientali non prevedibili che rischiano di rendere vana ed inutile l’operazione di rimpiazzo della porzione asportata. Il bilancio sarà quindi assolutamente in perdita nei prossimi anni in termini di superficie a canneto, con conseguenti pesanti ripercussioni sulle possibilità di riproduzione della ittiofauna e della avifauna del lago.
Grave, e non secondario, sarà l’effetto di incremento del traffico dei natanti su uno specchio di acqua che è già interessato da un massiccio e stagionale passaggio di imbarcazioni. Difficile giustificare il tutto ponendo la condizione che le strutture non debbano “essere utilizzate per barche o natanti a motore alimentato con idrocarburi”, utopistico in quanto sul lago non si è mai affermata la navigazione a vela per ragioni ovvie legate alla dinamica dei venti ed oggettive per la presenza dei ponti carrabili che attraversano il tratto di fiume Adda a Lecco. Viste le problematiche già conclamate di convivenza della navigazione privata con gli altri sport acquatici che avremmo invece voluto vedere incentivati come il canottaggio, la canoa e la navigazione collettiva a scopo turistico, siamo certi che aumenteranno in futuro le conflittualità di queste con il diporto privato.
Difficile non considerare poi l’impatto visivo e paesaggistico dei lavori, in quanto lasciano quanto meno perplessi le indicazioni della Commissione per il Paesaggio Provinciale tra cui spicca la richiesta che “la gru dovrà essere di colore grigio in modo da richiamare il cromatismo del corpo di fabbrica immediatamente retrostante”, come se una gru da 8 tonnellate (8 tonnellate!) sulla sponda del lago fosse meno brutta solo perché dello stesso grigio del capannone che gli fa da sfondo!
Ancora una volta rimaniamo sconcertati dal fatto che il Parco Adda Nord, Ente preposto alla salvaguardia del patrimonio naturale e paesaggistico, dopo avere inizialmente (2011) espresso parere negativo al progetto, abbia a distanza di pochi mesi cambiato idea e concesso l’autorizzazione alla realizzazione del cantiere in un’area soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale. Non comprendiamo come sia possibile ancora oggi non essersi resi conto che la capacità portante di questo specchio di acqua sta raggiungendo valori critici per ciò che riguarda la navigazione privata.
Ci si chiede infine, stante la prossimità al SIC Lago di Olginate (Sito di Importanza Comunitaria), se sia stata effettuata la doverosa Valutazione di Incidenza ex DPR 357/97 sugli effetti dell'intervento, del cantiere e dell'opera sul sito di interesse comunitario, contiguo all’area dell’intervento, già pesantemente devastato da interventi antropici. Ricordiamo che anche se esterno al sito, ogni intervento suscettibile di arrecarvi impatti deve essere sottoposto a valutazione di incidenza, che analizzi anche il contesto di riferimento. Il DPR definisce infatti aree di collegamento ecologico funzionale “le aree che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d'acqua con le relative sponde, o i sistemi tradizionali di delimitazione dei campi) o il loro ruolo di collegamento (come le zone umide e le aree forestali) sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche”. Serve ricordare che il Lago di Garlate e quello di Olginate sono un continuus ininterrotto?
In caso di carenza di tale Valutazione di Incidenza si potrebbe, nel caso di realizzazione dell'intervento, configurare addirittura l'integrazione del reato di distruzione o il deterioramento di habitat in sito naturale protetto, di nuovo inserimento nel Codice Penale all'art.733 bis .
Se così fosse sarebbe opportuna la sospensione di ogni attività e l'attivazione in autotutela della procedura di valutazione di incidenza eventualmente omessa.
L’Associazione WWF Lecco ha informato di quanto sopra il Servizio navale dei Carabinieri di Lecco, reparto specializzato anche in materia ambientale, per l’accertamento di eventuali violazioni alle normative vigenti.
Valuteremo con molta attenzione tutte le possibili azioni da intraprendere per restituire alla comunità, all’ambiente e al lago quanto è andato distrutto.
Associazione WWF Lecco
Sito: wwf.lecco.it
Email: sezione@wwf.lecco.it
Per iscriversi alla mailing-list del WWF Lecco, cliccare qui.
Nessun commento:
Posta un commento
Invitiamo gentilmente chi utilizza questo spazio per i commenti a rimanere in tema con il contenuto del post e a mantenere un linguaggio rispettoso, anche quando le opinioni sono diverse. Si informa che non verranno pubblicati commenti contenenti promozioni commerciali.