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venerdì 5 dicembre 2014

Befana 2015 sul fiume Lambro: assalti dal cielo...

Disegno di Enrico Mason
Le piogge delle scorse settimane ha allagato il laboratorio dove diversi volontari, sotto la direzione artistica di Enrico Mason, stavano lavorando per la teatralizzazione della Befana sul Lambro 2015.
Sull'argomento abbiamo ricevuto il seguente contributo culturale che volentieri pubblichiamo.

FANGO E CIELO
di Aldo Sangalli 

Di nuovo inondato, due volte in cinque giorni. Hai voglia a fare e rifare, la fate facile, voi! Prima l'acqua, poi il fango e fai  e rifai.... e poi, quando finalmente l'acqua se n'è andata, ancora a buttar acqua per pulire. Per pulire dall'invasione dell'acqua ci vuole ancora acqua. Già. Acqua-vita, acqua-morte. Ancora una volta il fiume ha insegnato che ci sono cammini sbagliati, che sarebbe meglio farci i conti con l'acqua. Il fango assassino, la piena distruttrice, la pioggia che violenta...la colpa è sempre di qualcos'altro. E' un modo di guardare degli uomini, guardano solo gli effetti e con i loro occhi. Io vedo la distruzione, e basta.  Come si fa con gli anniversari delle guerre. Si vedono solo le proprie sorti, nefaste o vittoriose, e i morti e i vivi. Come dire.....come darsi una martellata su un dito e lamentarsi che si gonfi e diventi blu, che pulsi e faccia male. L'uomo è presuntuoso! 

Ma siamo ancora qui, nel capannone, e le scope e i tira acqua vanno che sembrano avere vita propria e io me ne sto in un angolo, quasi nascosto a guardare. Guardo i pulitori, come senza sonoro e vedo solo corpi che si muovono a riparare l'irreparabile. Forse sarebbe meglio  adeguarsi.....ma l'uomo questo non lo sa fare.  “ Il fiume ha invaso le strade e le case!”  Ecco uno splendido esempio di inversione tra soggetto e oggetto. A me sembra che le case e le strade abbiano invaso il fiume.

Mi capita spesso di guardare il cielo, magari la notte, e di vedere una via d'uscita. Mi sono quasi stancato di questo fare continuamente, di sopravvivere ai veleni e alle trappole, di difendermi dai predatori, di assecondare gli avvenimenti e mi piacerebbe possedere lo slancio, il salto per raggiungere quella scala che a volte immagino e che mi possa riscattare dalla condizione che mi hanno affibbiato. La condizione è quella di tutti, è quella di un sogno imprigionato, ognuno nella sua gabbia, grande, piccola, dorata, a due o tre piani, ma sempre gabbia. Di regole, obblighi, morali e moralismi...gabbie, gabbiette, voliere, case, capanne, ville, caverne o tane...
….ma la scala...ah, la scala è la porta aperta della gabbia, è la speranza, é quel formaggio che a volte sogno la notte...
Ah già, non ve l'ho detto ancora: io sono solo un topo, un topo che scappa dall'acqua del Lambrone.

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