testo e foto di A. Isnenghi
Un bosco antico, alle porte di Milano, è una sorpresa inaspettata. Fra autostrade, centri industriali e commerciali, si connette miracolosamente ad altre aree protette che formano il
Parco dei Mughetti.
22 ottobre 2017: ritrovo a Origgio. Smog e pioggia hanno ridotto i visitatori a una pattuglia di pochi coraggiosi.
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Il percorso della passeggiata |
Fra campi arati e boschetti privati, si oltrepassa il cartello del Parco. La guida Matteo inizia a descrivere le specie incontrate, fra cui la fitolacca, erbacea con proprietà tossiche, che produce grappoli penduli, scuri e fortemente tingenti, usati un tempo anche per colorare il vino: alla salute!
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Fitolacca |
Si giunge al
Bosco Borromeo. Si osserva una farnia: corteccia a piccole scaglie, foglie lobate prive di picciolo e munite di orecchiette. Nel bosco ne vedremo molte, alcune decisamente vetuste. Quelle segnate da una riga rossa sorreggono covatoi, alcuni per allocchi, e cassette per pipistrelli. Si ascolta ripetutamente la "risata" del picchio verde.
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Farnia.
A destra: covatoio per piccoli uccelli di bosco |
Si entra passando una sbarra, inopinatamente aperta, e si segue una sterrata consortile. Moltissimi e ovunque i noccioli, quasi una piantagione, secondo la guida presenti da sempre.
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Noccioli |
Una strana istallazione, costituita da tronchetti conficcati verticalmente e ravvicinati, detta "log pyramid", vuole mostrare come il legno morto favorisca la vita, anche di
insetti saproxilici come il cervo volante, protetti dalla direttiva "habitat". Una bacheca ne illustra le finalità. Incontreremo altro legno morto, lasciato nel bosco allo stesso fine.
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Log pyramid |
Il sottobosco è tappezzato a distesa da fogliame di pervinche, che fioriscono a fine inverno, sfruttando la luce prima della fogliazione degli alberi: sono tipiche piante nemorali, così come i mughetti, che danno nome al Parco. Vivono qui dove il terreno è ricco di humus, come solo un bosco secolare può avere. Dovrebbero esserci anche anemoni bianchi, campanellini, scille e altro, ma per verificarlo sarebbe meglio ripassare a tempo debito: una buona occasione per una bella passeggiata.
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Pervinche |
Lungo la strada si contano varie robinie, foglie imparipennate, rami spinosi, frutti a baccello e corteccia incisa a "losanghe". La guida ne ricorda l'origine nordamericana, la sua vasta diffusione, incoraggiata un tempo per utilità dei contadini, nonché gli svantaggi per la nostra flora. Annota che il baccello marrone da chiuso si mimetizza nel sottobosco, ma, una volta aperto, i suoi lati interni chiari e lucidi fanno risaltare i semi scuri, appetiti dagli uccelli, che se ne cibano e così li diffondono.
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Corteccia a losanghe delle robinia |
Fra qualche colpo di fucile lontano e fugaci avvistamenti di cani, si arriva al ponticello sul Bozzente, che avremmo attraversato se non fosse stato incendiato e distrutto il piano di calpestio in legno, pochi giorni fa. Ci si chiede la recondita ragione di questi atti di vandalismo, ma forse di vera criminalità (
qui la notizia).
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Il ponte bruciato sul Bozzente |
Oltre il torrente si ergono dei grandi pioppi. Non possiamo visitare lo stagno artificiale che è stato appena colmato d'acqua, creato per sostenere la vita selvatica delle zone umide, nell'ambito del
progetto RESTARE.
La guida ci indica degli avvallamenti nel bosco che si diramano dal Bozzente. Servivano a scaricare le acque in caso di piena. Il visitatore forestiero ed ignaro difficilmente può cogliere quanto queste tracce e l'origine del bosco stesso siano legate alla storia dei paesi limitrofi.
Se ne può avere un'idea
qui.
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Uno dei canaletti per disperdere nel bosco la acque di piena del Bozzente |
Si torna attraversando il bosco diagonalmente, alla ricerca di altre specie di alberi e curiosità varie.
Si notano individui di specie alloctone: ciliegi tardivi e querce rosse, entrambe invasive e indesiderabili e per questo incluse nella
lista nera della Regione Lombardia.
Fra le essenze nostrane si incontrano dei carpini bianchi, forse un antico roccolo, e poco dopo un gruppo di aceri campestri. Più rari gli aceri di monte e, fra gli arbusti, il biancospino e il sambuco. Forse sfuggite all'attenzione
altre specie.
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Farnia con covatoio per allocchi, circondata da aceri campestri |
La voglia di conoscere si allarga a funghi, muschi e licheni, che coabitano variamente con alberi vivi, deperenti e morti. Matteo non si stanca di fornire spiegazioni.
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Muschio sulla corteccia di un albero morto |
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Funghi fra le radici di una farnia schiantata |
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Funghi a mensola che colonizzano alberi deperenti o morti |
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A sinistra: licheni alla base di una farnia deperente
A destra: dettaglio dei licheni |
Il sole cala dietro alle nuvole all'orizzonte ed è l'ora di tornare sui propri passi… Ci si saluta con un arrivederci!
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Sullo sfondo, oltre il Bozzente, il Bosco Borromeo. A destra la parte visitata. |
Una prossima visita, guidata da Matteo, che ha avuto la competenza e la pazienza di rispondere alle più disparate domande, si dovrebbe svolgere domenica 3 dicembre 2017.
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Il logo del Parco |
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