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domenica 27 ottobre 2019
WWF e Parco Monte Barro: “Autunno a colori” riempie Villa Bertarelli
All’apertura dei cancelli di Villa Bertarelli si è presentata una piccola folla di mamme, papà, nonni… ad accompagnare una ventina di bambini, di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, “affidati” per un intero pomeriggio alle cure degli attivisti WWF Lecco, nella splendida cornice della sede del Parco Monte Barro, per apprendere segreti e curiosità e caratteristiche delle foglie.
Dopo i saluti iniziali, primo contato con i bambini con il “truccabimbi”, foglie colorate disegnate sulle guance o sulle mani per fare subito squadra.
Poi una serie di immagini presentate da Anna e Jessica del WWF Lecco, che hanno svelato ai bambini il fantastico mondo delle foglie, cercando di far loro comprendere le varietà di forme e margini e andando anche alla scoperta di alcune “stranezze”. La curiosità dei bambini si è concentrata in particolare sulla Mimosa sensitiva, la pianta timida capace di rispondere a un piccolo contatto richiudendo le foglie su se stesse, sul Nasturzio, dalle foglie su cui l’acqua scorre via senza bagnarle perché idrorepellenti, e poi le piante carnivore, dalla Venere acchiappamosche alla delicatissima Utricularia, presente anche come specie autoctona nello stagno di Prà Pozzetto sul Monte Barro. A seguire bambini sono stati divisi in squadre, ciascuna affidata a un volontario WWF, per il gioco della caccia alla foglia nel Parco della Villa. La vittoria è andata alla squadra dei “Panda trovafoglie” che hanno dato battaglia alle “Carote”, alle “Piante carnivore” e alle “Volpi”.
Altre due attiviste del WWF Lecco, Raffaella e Stefania, hanno invece curato il laboratorio di animal collage e lavoretti con le foglie, con i bimbi a cimentarsi nella riproduzione di sagome di animali fantastici, che hanno preso forma dalle mani dei bambini, ciascuno dei quali ha potuto portarsi a casa il lavoretto realizzato.
E’ stata poi la volta della merenda “salvambiente” con pane, marmellata, nocciolata e succo di mirtillo, offerti dall’Azienda Agricola La Traccia di Colle Brianza, tutto molto gradito vista la velocità con cui è scomparsa ogni traccia di cibo. Caraffe in vetro, tovaglioli di carta riciclata e bicchieri compostabili hanno permesso di cogliere l’occasione della merenda per lanciare ai bambini semplici messaggi sugli effetti negativi dell’utilizzo dei materiali di plastica e sulle possibili alternative.
Il tempo è volato via velocemente e al termine del pomeriggio tutti i partecipanti hanno ricevuto un doppio ricordo della giornata: il diploma di partecipazione all’evento e una splendida Pandazucca, una zucca decorata con la faccia del panda, appositamente realizzata per l’occasione da Cristina Tosi del Campo dei Fiori di Galbiate, realtà “amica del WWF” che ha contribuito alla realizzazione dell’evento.
“Anche quest’anno” -ha dichiarato Lello Bonelli, Presidente WWF Lecco- “abbiamo ritrovato Beatrice, che ha partecipato a tutte le edizioni dei nostri eventi per i bambini a partire dal 2015, ma anche Luca e Martina, Andrea e Federica e tanti altri che sono alla terza, quarta partecipazione, e che in questi anni hanno frequentato i nostri minicorsi di birdwatching, le cacce al tesoro, i pomeriggi alla scoperta degli animali selvatici e del mondo delle api. Nei loro volti abbiamo ritrovato ogni volta un entusiasmo e un interesse per la natura davvero contagiosi. Naturalmente li aspettiamo tutti per l’anno prossimo!“.
Festa d'autunno all'Oasi Lipu di Cesano Maderno
FESTA D’AUTUNNO - Domenica 10 Novembre 2019
Visite guidate, laboratori a tema, giochi all’aperto e altre attività per scoprire insieme i colori dell’autunno.
ore 10.30
Durante la mattinata i visitatori, insieme ai volontari Lipu, si recheranno in Oasi per piantare piccoli alberi e arbusti, prelevati da un “vivaio” presente in Oasi, per riqualificare una zona di bosco. (*)
dalle ore 14.30 alle 17.00
Visita guidata in Oasi (*)
Laboratori natural-artistici in Centro Visite (*)
(*) Per le attività è richiesta una Donazione di € 5.
Inoltre nel pomeriggio:
Spazio ludico a cura dell’associazione “Costruttori di ponti” di Bovisio Masciago
Spazio dimostrativo a cura degli istruttori Nordic Walking del “Team Triangolo Lariano Lago di Como A.S.D.”
Per la merenda: caldarroste e street food con “Dulcibus”
IN CASO DI MALTEMPO O PIOGGIA L’EVENTO VERRA’ RINVIATO A DOMENICA 17 NOVEMBRE.
sabato 19 ottobre 2019
Prossimi appuntamenti con la Brughiera
a cura del Comitato Parco Regionale Groane Brughiera
Non mancate a questi appuntamenti con la storia, le vie su ferro, la cultura rurale e l'ambiente autunnale magico della Brughiera.
SABATO 9 NOVEMBRE 2019 Escursione lungo il SENTIERO PEDEMONTE con ritrovo alla stazione di Cantù della linea RFI Como-Lecco ore 8:45 e, lungo i sentiero, arrivo alla stazione di Como San Giovanni e rientro a Cantù in treno. Possibilità di acquistare la mappa del sentiero durante l'escursione
DOMENICA 17 NOVEMBRE 2019 Escursione INCONTRI LARIANI con ritrovo la mattina a Carugo e poi lungo i sentieri della Brughiera visita guidata agli Oratori Romanici importantissimi di San Martino (Mariano Comense) e di Sant'Adriano (Brenna)
DOMENICA 1° DICEMBRE 2019 Escursione la mattina alla Riserva FONTANA DEL GUERCIO di Carugo (e non solo....) e per tutta la giornata, FESTA DELLA CASCINA SANT'AMBROGIO di Carugo - XX° anniversario dell'inaugurazione della cappella.
Annullata la passeggiata "4 passi in Brughiera"
a cura del Comitato per il Parco Regionale Groane Brughiera
Abbiamo sperato fino all'ultimo che le previsioni meteo fossero meno sfavorevoli... ma dopo aver fatto un sopralluogo questa mattina lungo il sentiero in Brughiera, abbiamo verificato che la situazione fango non è favorevole al passaggio di una comitiva di escursionisti.
Quindi, purtroppo, dobbiamo annullare l'escursione di domani.
Autunno a colori, con il WWF Lecco
Appuntamento per sabato 26 ottobre 2019, con il tradizionale incontro del WWF Lecco dedicato ai bambini.
Un appassionante pomeriggio di divertimento tra foglie… scienza… e fantasia!
Truccabimbi, caccia alle foglie, piante “strane”, laboratorio creativo e una splendida "pandazucca" per ogni bimbo.
Per il quinto anno consecutivo, visto il successo delle precedenti edizioni, l'Associazione WWF Lecco, in collaborazione con il Parco Monte Barro, e con il contributo de Il campo dei fiori (main-sponsor dell'evento), propone il tradizionale evento dedicato ai bambini, riservato quest’anno ai nati negli anni 2008/09/10/11/12.
Un pomeriggio immersi nella splendida cornice verde di Villa Bertarelli, sede del Parco Monte Barro, per avvicinare i bimbi alla natura con un'appassionante pomeriggio di divertimento, alla scoperta dei segreti delle foglie.
L’evento, animato dagli attivisti WWF Lecco, prevede truccabimbi, una caccia alle foglie nel parco di Villa Bertarelli, la scoperta di “piante strane”, animal collage e lavoretti con le foglie e la tradizionale gustosa merenda salvambiente, offerta dall’Azienda Agricola “La Traccia” di Colle Brianza.
Per iscrivere i bambini è stata predisposta un’apposita pagina sul sito web WWF: https://wwf.lecco.it/autunno-a-colori. Le iscrizioni sono a numero chiuso e verranno accettate in ordine di registrazione sul sito.
In chiusura di giornata, grazie alla collaborazione con “Il campo dei fiori” di Galbiate, ogni bimbo riceverà una splendida "pandazucca", da tenere accanto al letto la notte di Halloween e il diploma di partecipazione, naturalmente... in stile "foglioso".
“Anche quest’anno rinnoviamo con gioia questo impegno” dichiara Raffaella Mastalli del WWF Lecco “con il piacere spesso di ritrovare i bambini che hanno già partecipato alle nostre proposte degli scorsi anni. Il tutto esaurito che registriamo ogni volta ci stimola a proporre sempre qualcosa di nuovo. E i volti felici dei bambini alla fine della giornata sono la soddisfazione più grande e il vero obiettivo del nostro impegno”.
Iscrizioni aperte fino ad esaurimento posti sul sito WWF Lecco.
giovedì 17 ottobre 2019
Fontanile del Neno e Roggia Borromeo: la storia attraverso i documenti
Venerdì 25 ottobre 2019 alle 21.00 presso la sede dell'Associazione Museo nel 900 di Carugo - via Don Gnocchi, 1 - si terrà l’incontro:
Un viaggio attraverso documenti recentemente ritrovati, riguardanti il Fontanile del Neno, realizzato nel XVI secolo, le vicende della Famiglia Marliani e la Roggia Borromeo, il corso d’acqua artificiale che, partendo dai boschi di Carugo, arrivava ad irrigare la campagna cesanese.
Interverranno:
- Chiara Ballabio e Zeno Celotto dell'Associazione Culturale "Seregn de la memoria"
- Daniele Santambrogio dell'Associazione Culturale "Vivere il Palazzo ed il Giardino Arese Borromeo"
Durante la serata l’Associazione Museo nel 900 esporrà materiale documentale illustrante il percorso virtuoso che ha trasformato, negli anni ‘70, la zona delle risorgive da discarica a Riserva Naturale.
A cura: Museo nel '900 di Carugo, Associazione Vivere il Palazzo ed il Giardino Arese Borromeo. In collaborazione con il Comune di Carugo, Assessorato alla cultura.
Aggiornamento 11/03/2021
Segnaliamo l'uscita del libro "Acque, fontanili, nobili e banditi nella Brianza del XVI e XVII secolo" pubblicato in questi giorni dall'editore GWMAX di Erba.
Pochi
luoghi in Lombardia possono competere con la Riserva naturale della
Fontana del Guercio per l’ambiente idilliaco. L’acqua sgorga da diversi
fontanili, scorre dolcemente in vari ruscelli che si intrecciano,
convergono o si dividono all’interno di un bosco e di una valletta
appena incisa tra i primi rilievi collinari della Brianza comasca.
Quindi, riuniti infine in un unico, sempre modesto, corso d’acqua,
fuoriescono verso la pianura.
Se invece risaliamo verso monte,
aggirando il rilievo sulla destra dove sorge la cascina Guardia, ci
imbattiamo in un piccolo e profondo canale. Seguendo il sentiero che lo
costeggia più o meno da vicino, giungiamo ad un manufatto che a prima
vista ci lascia stupiti: un’ampia vasca di forma all’incirca
triangolare, scavata nel terreno e delimitata da alti muri in pietra. Si
tratta di un più ampio fontanile, attualmente conosciuto come Testa del
Nan.
La scoperta di un prezioso documento del XVI secolo,
conservato presso l’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Milano, ha
permesso di ricostruire la storia legata all’origine di questo fontanile
e delle lotte per il suo possesso tra i conti Manriquez e Marliani fino
alla sua cessione, nel XVII secolo, ai Borromeo Arese.
martedì 15 ottobre 2019
Traffico rifiuti: il Comune di Como, la Provincia e la Regione siano parti civili al processo!
Roberto Fumagalli: “Le Istituzioni devono schierarsi dalla parte della legalità e dell’ambiente!”
Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” parla anche del “rischio rogo” che ha sfiorato la città di Como.
“Il Comune di Como, la Provincia e la Regione si costituiscano parte civile nel processo per i traffici illeciti di rifiuti!”. È questa la richiesta che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” rivolge alle Istituzioni, a distanza di una settimana dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 11 persone per l’inchiesta sui depositi abusivi di rifiuti, che hanno riguardato in particolare il capoluogo lariano.
Il Circolo ambientalista parla anche del rischio, che avrebbe corso la città di Como, di diventare scenario di un rogo di rifiuti. Destano infatti molta preoccupazione i dati che emergono dall’inchiesta, denominata “Il Feudo”, condotta dalla DDA di Milano. Tra questi elementi viene a galla un pesante rischio che ha sfiorato il capoluogo lariano: l’essere sede di uno dei (purtroppo tanti) incendi di rifiuti. I dati più allarmanti emergono dal sequestro (da parte della Polizia Locale di Como), avvenuto in data 14 marzo 2018, dell’impianto della SMR Ecologia in località La Guzza. Impianto che nell’ordinanza viene definito come “luogo di snodo primario del traffico di rifiuti”. I verbali parlano di un capannone “stracolmo” con “rifiuti stoccati quasi fino al soffitto” e di piazzali esterni altrettanto riempiti abusivamente di rifiuti, per un totale di 11-12 mila tonnellate! Ma l’altro fatto grave è che, dopo il sequestro del marzo dello scorso anno, i gestori dell’impianto de La Guzza hanno pensato ad un sistema altrettanto illecito per organizzare lo “svuotamento” dei rifiuti attraverso lo “smaltimento illecito” presso impianti in Lombardia e Calabria. Si parla ad esempio di 1.000 tonnellate inviate alla IPB di via Chiasserini a Milano, deposito dove si è avuto il pauroso rogo il 14 ottobre 2018. E poi l’invio presso altri “depositi/capannoni abbandonati della Brianza e della Calabria”. Come si vede un traffico illecito che aveva come fulcro proprio l’impianto sito alla Guzza.
Ma anche l’impianto della Salcon di via del Lavoro, sequestrato il 17 maggio 2018, è stato sede di depositi abusivi di rifiuti, come si evince sempre dall’inchiesta condotta dalla DDA di Milano.
Questi gravi fatti hanno rappresentato un pesante rischio di danno ambientale, derivante appunto dalla movimentazione e dal deposito abusivi di rifiuti. Per questi motivi il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiede ora alle Istituzioni di presentarsi come parti civili, una volta che verranno avviate le udienze del processo. Secondo gli ambientalisti gli elementi per la costituzione degli enti pubblici vi sono tutte.
Dichiara in tal senso Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente: “Dai risultati dell’inchiesta condotta dalla DDA di Milano, emerge un quadro sconfortante rispetto ai traffici illeciti di rifiuti che hanno appunto visto come “fulcro” alcuni impianti siti a Como, in località La Guzza e in via del Lavoro. Depositi abusivi, trattamenti per quantitativi non autorizzati, trasporti da un sito all’altro, che hanno determinato un pesante pericolo di danno ambientale ed un rischio sfiorato ancor più elevato, quello della combustione dei rifiuti. Per tutti questi motivi chiediamo a Comune, Provincia, Regione ed anche al Ministero dell’Ambiente, di presentarsi come parti civili al processo.
Le Istituzioni devono schierarsi dalla parte della legalità e dell’ambiente!”.
Gli ambientalisti ricordano un precedente che ha riguardato sempre il territorio comasco: il processo per il traffico illecito di rifiuti da parte della Perego Strade che ha visto la condanna dei titolari dell’impresa brianzola, la quale aveva depositato illecitamente i propri rifiuti anche sotto le fondazioni del nuovo Ospedale S. Anna! In quel processo l’unico soggetto a presentarsi come parte civile fu proprio il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”. Il Tribunale riconobbe il Circolo ambientalista come “parte civile” ma, nella successiva sentenza di condanna degli imputati, il Giudice rimarcò quanto segue: "Si osserva che in questo processo non si è costituito il Ministero dell'Ambiente per il risarcimento del danno ambientale, né i singoli enti territoriali per i danni cagionati alle comunità locali in cui si è svolta la illecita attività di smaltimento."; così proseguiva il Giudice: "si ricorda che solo allo Stato è riconosciuto dalla giurisprudenza ... il diritto a costituirsi in giudizio per il risarcimento del danno ambientale...". Proprio sulla scorta di questa precedente esperienza, il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiede ora che siano le Istituzioni a presentarsi come parti civili al processo contro i responsabili dei traffici illeciti di rifiuti.
sabato 12 ottobre 2019
Le torri del Canatori di Briosco
Briosco - Scuole e Torcitura serica |
- Leopoldo Pozzi ( presidente del GRAL Biassono)
- Antonio Redaelli ( disegnatore tecnico)
Le torri sono ancora oggi ben visibili e in un discreto stato di conservazione.
Partendo dalla mostra "Lambro è energia" (*) -esposta da oggi fino a tutto il 2020 presso il Museo "Carlo Verri" di Biassono- verrà inoltre illustrato il rapporto tra il fiume e le prime attività industriali dell' Ottocento in Brianza.
Per info sulla mostra
www.museobiassono.it
Organizzano:
Associazione Culturale Brianze
Museo Civico di Biassono " Carlo Verri"
GRAL - Gruppo Ricerche Archeostoriche del Lambro
in collaborazione con Assessorato Cultura del Comune di Briosco
(*) Un estratto brioschese della mostra verrà esposto nelle vetrine del negozio di mobili F.lli Candiani, in via Trieste, nell'edificio che ospitava un secolo e mezzo fa gli uffici della Torcitura serica Meyer.
Incontri Lariani: Torno e la chiesa di S. Giovanni
In occasione della Giornata 2019 delle “Bandiere Arancioni” del Touring Club Italiano, proponiamo la possibilità di una visita guidata al borgo di Torno e alla suggestiva chiesa di S. Giovanni.
Una bella pagina di Herman Hesse descrive l’emozione suscitata nel visitatore da questo paese lariano, definendolo «l’amore a prima vista». Il fascino che aveva ammaliato il grande scrittore tedesco si respira ancora nei vicoli e nelle piazzette dell’antico centro storico, nel quale l’eccellenza dei monumenti è fedele specchio dell’importanza raggiunta nel Medioevo dall’ «insigne borgata», soprattutto nella lavorazione e nel commercio della lana. Un fascino, quello di Torno, accresciuto dalle numerose e prestigiose ville con i loro verdi parchi e alimentato anche dal mistero che circonda i “massi avelli”, particolari tombe a forma di vasca risalenti probabilmente al V-VI secolo d.C. scavate nei massi erratici.
L’appuntamento è per le ore 15.45 fuori dal Comune di Torno.
Per informazioni e iscrizioni (obbligatorie):
Fabio Cassinari cell. 339.4577995 (dopo le ore 20.00) fabio.cassinari@tiscali.it;
Lena Cavallo cell. 348.8837134 lenaestef@outlook.it
Le proposte della Federazione Nazionale Pro Natura per il Lambro Settentrionale
Proposte avanzate dalla Federazione Nazionale Pro Natura riguardanti l’adozione di misure che è necessario assumere nel bacino del fiume Lambro Settentrionale in ordine alla riduzione del rischio idraulico, alla difesa degli acquiferi profondi e per la riduzione del grado di inquinamento delle acque e dei suoli.
1 - PREMESSA
Le proposte avanzate da questa Federazione sono coerenti:
con i Temi e indirizzi strategici del Progetto di Sottobacino del Fiume Lambro Settentrionale:
• Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e continuità ecologica ambientale;
• Gestione sostenibile delle acque meteoriche.
con le minacce individuate nel “Documento di Piano” del “Piano Territoriale Regionale della Lombardia”: “Estesa impermeabilizzazione dei suoli, che diminuisce la capacità di assorbimento delle acque piovane e alimenta in tempi brevi i corsi d’acqua aumentando i pericoli di esondazioni e piene. Fenomeni di inquinamento ed erosione dei suoli legati ad attività industriali ed agricole intensive con uso eccessivo di fertilizzanti chimici e pesticidi, che contribuiscono anche all’inquinamento della rete idrica superficiale. Siti contaminati nelle grandi aree di dismissione …”.
Le proposte avanzate dai soggetti partecipanti al Contratto di Fiume appaiono a riguardo delle minacce sopra individuate coerenti e presentano certamente una efficacia puntuale che non può essere in alcun modo sminuita. Tuttavia si ritiene che in questa fase di definizione debbano essere evidenziati anche obiettivi più alti e condivisi in tutto il territorio che individuino alcune maggiori criticità e permettano l’adozione di misure adeguate a correggerle.
2 - LE PROPOSTE
2.1 – RISANARE IL DISSESTO IDROGEOLOGICO DEL NORD MILANO TARIFFAZIONE DELLE ACQUE DI PIOGGIA E SGRAVI PER LE UTENZE VIRTUOSE
2.1 / A - LA SITUAZIONE
Il territorio del Nord Milano, così come quello dell’alta Pianura Lombarda a valle delle cerchie moreniche, è privilegiato dalla natura rispetto al pericolo di inondazioni: l’acqua di pioggia, anche nel caso di piogge persistenti e intense, potrebbe agevolmente infiltrarsi nel sottosuolo, raggiungere le falde idriche sotterranee e fluire verso la bassa pianura. Eppure da decenni si registrano frequentemente allagamenti.
Il rimedio finora praticato è stato di tipo idraulico: trasferire l’onda di piena nei bacini idrografici contermini tramite canali con funzione di scolmatori (vedasi il CSNO del fiume Seveso).
Golene e aree di espansione non sono al momento praticabili se non in aree ristrette, a causa dell’edificazione tollerata fino entro le fasce di salvaguardia spondali.
Recentemente è in progetto, per il fiume Seveso, un sistema di bacini di laminazione delle piene. I bacini, oltre ad altre controindicazioni, aggravano tuttavia il problema che dovrebbero risolvere perché, impermeabilizzati sul fondo, riducono la superficie disponibile all’infiltrazione delle acque meteoriche.
Gli allagamenti che si registrano a Milano-Niguarda e dintorni, nel sottobacino del fiume Seveso, anche con precipitazioni relativamente modeste, sono in concomitanza con le piene del Seveso, il corso d’acqua che più direttamente coinvolge Milano, e sono causati dalla sezione obbligata dell’alveo del Seveso in città, ove è tombinato dal confine con Bresso fino a oltre San Donato Milanese (da via Melchiorre Gioia unisce le sue acque con quelle del Naviglio della Martesana e prende il nome di Redefossi); di qui si dirige verso il fiume Lambro, in cui confluisce presso Melegnano. Per questo si ritiene prioritario che le proposte qui contenute siano da estendere anche all’ambito del Seveso. A questo riguardo si rileva come uno degli interventi necessari per mitigare la situazione critica nel Nord Milano sia il ripristino della portata massima consentita del Redefossi in città: circa 1/3 dell’altezza della galleria è occupato da sedimenti compattati; della rimozione di
questi sedimenti, ovviamente non agevole, nessuno fa mai cenno.
La risoluzione del problema delle esondazioni viene indicata nell’evitare la formazione dell’onda di piena mediante il ripristino della capacità filtrante di più vaste e diffuse superfici possibili. Infatti su una superficie pianeggiante quale quella del Nord Milano (con esclusione delle aree interessate dai depositi ferrettizzati della glaciazione Mindel), anche piogge con carattere di rovescio (10-30 mm/h) sono interamente assorbite da un suolo naturale integro e non calpestato (prato, bosco). Il percorso naturale delle acque di pioggia che cadono sulla pianura non sono i torrenti che la solcano, ma la falda idrica sotterranea. Essa controlla le piene dei torrenti e da secoli fornisce ai Milanesi acqua a chilometro zero e costo irrisorio. L’ignoranza della falda idrica sotterranea ha creato grossi problemi negli ultimi decenni e ancor di più ne creerà nel futuro, come è di seguito illustrato (vedi punto 2.2).
2.1 / B - PROPOSTA 1
La Regione, con L.R. 15 marzo 2016, ha prescritto, per le aree di nuova urbanizzazione, i principi della invarianza idraulica e idrologica, che rispondono alle istanze di cui sopra (“…portate e volumi di deflusso meteorico scaricati dalle aree di nuova urbanizzazione… non possono essere maggiori di quelli preesistenti all’urbanizzazione…”): per gli anni a venire, in tali contesti, le acque meteoriche non saranno riversate in fognatura, ma impiegate sul posto o lasciate infiltrare nel sottosuolo.
Purtroppo la legge nulla dispone per le situazioni pregresse (in alcuni Comuni la superficie impermeabilizzata copre l’80% del territorio) ratificando in effetti una situazione tanto insostenibile da rendere impraticabili obiettivi di sostenibilità ambientale quali quelli contenuti nel Contratto di Sottobacino del Fiume Lambro Settentrionale e nel Piano Regionale Territoriale della Lombardia, sopra riportati.
Questa emergenza deve essere tuttavia inquadrata nel quadro dei vantaggi privati e dei disagi pubblici che la caratterizzano: l’acqua che piove sul tetto di una proprietà privata o su un piazzale cittadino e viene avviata in fognatura, e non al suolo, comporta un aggravio di spesa per la sua gestione.
Per quanto sopra, in continuità con la proposta già presentata dal Gruppo Naturalistico della Brianza (federata di “Pro Natura”) in data 22 agosto 2015, alla D.G. Difesa del Suolo della Regione Lombardia, questa Federazione Nazionale Pro Natura
PROPONE
sulla base di conseguenti esigenze di equità, derivanti dall’individuazione dei costi esternalizzati e non sostenuti da imprese e privati, derivanti dall’immissione -diretta o attraverso il sistema fognario- nel reticolo idrografico superficiale delle acque meteoriche, un riconoscimento da parte della pubblica Amministrazione, comportante:
- premio (alleggerimento di alcune tariffe di esazione comunale o consortile: acquedotto-rifiutidepurazione) per le proprietà fondiarie che consentano infiltrazione naturale delle acque di pioggia su una porzione di superficie superiore ad un minimo prefissato (ad esempio, 75% della superficie del lotto);
- tariffazione delle acque di pioggia riversate nei collettori comunali o consortili per le proprietà che consentano infiltrazione naturale delle acque di pioggia solo per una superficie inferiore a detto minimo (75%) e non siano dotate di vasche volano di raccolta e restituzione controllata o reimpiego delle acque di pioggia.
Sgravi e tariffe saranno rispettivamente proporzionate alle superfici filtranti ed impermeabilizzate dei singoli lotti e calcolate in modo da compensare i costi di costruzione e gestione delle strutture collettive di mitigazione delle piene (bacini e vasche superficiali e sotterranee, aree golenali...), i premi per le utenze virtuose, il risarcimento danni agli esondati, ecc., e non comportino aggravio per le casse pubbliche.
È opportuno rilevare come la presente proposta non possa essere configurata come una nuova tassazione, ma semplicemente come il riconoscimento dei costi, e del rischio, derivante dall’esercizio di una pratica oggettivamente inidonea al perseguimento dei comuni obiettivi alla base della convivenza civile su questo territorio, come tali riconosciuti dalla comunità scientifica e inclusi nella normativa vigente.
La rilevazione delle condizioni di applicazioni degli incentivi e delle tariffe dovrebbe essere gestita attraverso la collaborazione tra le Amministrazioni Comunali e gli enti gestori del sistema integrato delle acque. Nella vigente situazione, in attesa di una definizione normativa, è opportuno l’avvio di un sistema informativo che permetta di individuare da subito quali sono i soggetti a cui devono essere imputati i costi e quelli a cui deve essere riconosciuto un incentivo per il comportamento
virtuoso già adottato. È altresì evidente che questo schema di proposta non può essere inteso come mezzo di tassazione aggiuntiva, ma auspica una situazione nella quale ogni soggetto è, anche economicamente, responsabile dell’impatto sui beni altrui e comuni.
2.2 – CORRETTA GESTIONE DELL’ACQUIFERO PROFONDO
2.2 / A - LA SITUAZIONE
Le acque nel sottosuolo dell’area che dalle colline moreniche della Brianza degrada fino ai quartieri meridionali di Milano sono contenute in strati più o meno continui di ghiaia e sabbia alternati con livelli di limi e argille. Gli acquedotti della città metropolitana di Milano e della provincia di Monza
Brianza prelevavano, fino ad una ventina di anni fa, quasi esclusivamente da quello che alcuni definiscono Secondo Acquifero (o Gruppo Acquifero B), per distinguerlo dal Primo Acquifero (o Gruppo Acquifero A), più superficiale.
I due acquiferi costituiscono insieme l’Acquifero Tradizionale, e sono fra di loro in collegamento idraulico, malgrado l’interposizione di straterelli limoso-argillosi (lentiformi e discontinui) che determinano una differenziazione sia nella qualità delle acque, sia nei livelli piezometrici. Infatti ilPrimo Acquifero è maggiormente vulnerabile da eventuali sversamenti dalla superficie; utilizzatofino ai primi decenni del secolo scorso anche per uso potabile, ne è stato escluso successivamente, per presenza di sostanze tossiche e nocive in concentrazione superiore ai valori limite consentiti.
Anche il Secondo Acquifero, che si spinge fino a profondità dell’ordine dei 120 m dal pianocampagna, presenta inquinamento in atto, anche se non in misura tale da pregiudicarne lapotabilità.
L’Acquifero Profondo (o Gruppo Acquifero C) ad acqua dolce sta alla base del precedente: nel NordMilano non supera i 200 m di profondità; più a sud, nella bassa pianura, mostra un andamentogenerale legato, oltre che alle variazioni di livello del mare e all’ubicazione degli antichi scaricatori glaciali, anche ai movimenti tettonici del Pleistocene (Quaternario antico).
Fin dalla fine del secolo scorso i livelli permeabili facenti parte dell’Acquifero Profondo sono stati oggetto di studio. Particolarmente interessante ne risultava la elevata protezione rispetto all’inquinamento antropico dalla superficie: si tratta di falde che gli autori precedenti definivano “confinate”, in grado di fornire acqua di “ottima” qualità.
Gli stessi Autori però ammonivano che: “l’utilizzazione di falde sempre più profonde non può costituire la soluzione definitiva per tutti i problemi qualitativi dell’approvvigionamento idrico.
Infatti a lungo andare, approfondendo semplicemente le zone di captazione, si finirebbe con il richiamare gli inquinamenti in profondità, sia attraverso i pozzi difettosamente eseguiti, sia, attraverso i medesimi orizzonti argilloso-limosi che avrebbero pur sempre una certa permeabilità, seppure molto bassa”, soprattutto nell’estrema fascia nord della pianura.
Le acque dell’Acquifero Profondo attualmente estratte vi si sono infiltrate in condizioni geomorfologiche differenti dalle attuali (differente livello del mare, presenza di fenomeni glaciali anche nell’alta pianura, differente reticolo idrologico, ecc.) e in assenza di perturbazioni di origineantropica. Esse hanno cessato di fluire al venir meno, nel corso dei millenni, della spinta piezometrica originaria.
Si tratta di acque che non rappresentavano una risorsa (come le acque contenute in un comune “acquifero” attivo come l’Acquifero Tradizionale”, ove le acque, infiltratesi anni - e non secoli o millenni - prima, sono a mano a mano rimpiazzate da acque di composizione simile a quelle prelevate), ma una “riserva” perché l’acqua eventualmente estratta non è più ricaricabile con acquadella stessa qualità.
Ovviamente l’emungimento di acqua dal sottosuolo richiama necessariamente acqua dall’intorno.
Questo è stato verificato ad esempio a Cusano Milanino, in un pozzo perforato nel 1993 e dotato difiltri nel solo Acquifero Profondo: la concentrazione in nitrati è passata da circa 6 mg/l, nell’anno diperforazione, a circa 16 mg/l nel 2017 (vedi nota 1). Il lento, progressivo incremento nella concentrazione dei nitrati e della salinità induce l’autore testé citato a stimare che, proseguendo il prelievo ai ritmi attuali, entro il 2050 (o prima, incrementando, come sta accadendo, il numero dei pozzi) anche l’Acquifero Profondo sarà a “rischio nitrati”, né vi saranno ulteriori risorse alternative.
Se l’acqua dell’Acquifero Profondo s’è conservata integra per migliaia d’anni per motivi stratigrafici e fisici, essa ci garantisce rispetto a gravi contaminazioni che possano avvenire in futuro in superficie, e che determinerebbero invece immediate conseguenze sull’acqua dell’Acquifero Tradizionale.
Quest’ultima considerazione toglie ogni dubbio: si tratta di un riserva. Risulta pertanto singolare che non solo questa riserva, che a ragione può essere definita “strategica”, sia stata intaccata negli anni passati, ma lo sia con rinnovata intensità negli anni in corso, ed utilizzata nelle nostre abitazioni,
negli edifici pubblici e industriali, nei giardini pubblici e privati, prevalentemente (98-99%) per uso non alimentare.
Si dilapida in tal modo un patrimonio naturale non rinnovabile, per lasciare ai nostri figli una situazione definitivamente compromessa, dove solo grossi e costosi impianti consentiranno di produrre acqua con standard di qualità comunque inferiori rispetto a quella che attualmente stiamo
sperperando.
2.2 / B - PROPOSTA 2
Nell’ambito e nei limiti del Contratto di Fiume del sottobacino Lambro Settentrionale, si ritiene necessario attivare tutti gli sforzi a protezione della risorsa strategica rappresentata dall’Acquifero Profondo.
- In primo luogo si ritiene indispensabile e urgente evitare gli abusi e gli usi non espressamente ed esclusivamente a scopo alimentare di acqua di qualità particolarmente elevata quale è quella ancora immagazzinata nell’Acquifero Profondo;
- si deve segnalare l’assoluta carenza di attenzione relativa alla messa a disposizione degli utenti di risorse idriche alternative, di qualità meno pregiata e adatte a uso non alimentare;
- le Case dell’Acqua, ormai diffuse su tutto il territorio, alimentate esclusivamente dall’acqua dell’Acquifero Profondo, ed un Acquifero Profondo sfruttato solo per alimentazione delle Case dell’Acqua, sarebbero la risoluzione più agevole ed economica per un impiego razionale della risorsa, e garantirebbero la possibilità di rifornimento idropotabile alla popolazione in caso di superamento delle concentrazioni limite per la potabilità in qualsiasi circostanza;
- una rete parallela destinata a usi non alimentari è indispensabile in molti settori e quindi il Contratto di Fiume deve promuovere la mobilizzazione di studi e risorse in tal senso.
2.3 – RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO DA NITRATI E FOSFATI DI ORIGINE AGRO-ZOOTECNICA
2.3 / A - LA SITUAZIONE
Il comparto agro-zootecnico lombardo si configura come fortemente dipendente dall’importazione di mangimi, soprattutto proteici, provenienti da aree esterne al sistema. Ne consegue un apporto netto di nutrienti (particolarmente azoto e fosforo) superiore alle asportazioni; da questo dato di realtà consegue la sussistenza del problema dell’inquinamento idrico di origine agricola.
La questione è di interesse strategico per l’intero comparto agroalimentare italiano, per il quale le esportazioni dalla Lombardia di prodotti di origine animale (in particolare prodotti di carne suina e formaggi - in estrema sintesi prosciutto crudo “Parma” e formaggi tipo grana - costituiscono elemento fortemente attivo nella bilancia commerciale. Il problema si pone anche all’interno dell’area del sottobacino del Lambro, anche se non raggiunge il parossismo registrato nella bassa
pianura centro orientale (province di BG, CR, BS e MN). Tuttavia elementi di preoccupazione sono rilevati a carico dei valori di azoto e di fosforo, come segnalato in sede di assemblea del Contratto di Sottobacino Lambro settentrionale dal dottor Gianni Tartari.
In merito ai nitrati si ritiene opportuno definire il quadro normativo e procedurale che caratterizza l’attuale fase: il Programma d’Azione Regionale Nitrati per la tutela e il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in Zone Vulnerabili, prevede una procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Per il triennio 2016-2019 la prima Conferenza di Valutazione con presentazione del documento di “Scoping” si è tenuta il 19
giugno 2015. L’obiettivo dei criteri e delle norme tecniche per l’utilizzazione agronomica degli e.a. (effluenti agricoli) definiti dal PdA è quello di contribuire a realizzare la maggior protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati, attraverso una più attenta gestione del bilancio dell’azoto.
Nei documenti sottoposti alle osservazioni, oltre agli apporti naturali (legati al ciclo dell’azoto), sono stati presi in considerazione, come attuali ulteriori contributi alla quantità totale di azoto nell’ambiente: apporti zootecnici; apporti da fanghi di depurazione e compost; apporti da fertilizzanti chimici; apporti da fitofarmaci e diserbanti contenenti azoto o azo-composti; apporti puntiformi da insediamenti civili; apporti industriali.
Si rileva che tra le fonti significative di apporto di azoto nell’ambiente proposte non è quantificato l’apporto atmosferico sotto forma di precipitazioni umide e secche. Diversi indizi suggeriscono che tale apporto è tanto significativo da poter modificare la VAS.
I dati che seguono sono stati estrapolati da registrazioni effettuate alla stazione di Brugherio, interna all’area del sottobacino in questione (12 km a NE del centro di Milano).
Considerando, per comodità di calcolo, una piovosità indicativa di 1.000 mm/anno, avremo un volume annuo di precipitazione umida unitaria pari a 1.000 l/mq per anno. Come valore di riferimento è stato scelto il tuttora vigente limite di 170 kgN/ha per anno da e.a. distribuibili sui terreni agricoli in Zona Vulnerabile ai Nitrati. Questo parametro è infatti utilizzato come discriminante nell’Allegato n. 10 (marzo 2006) alla Relazione Generale del PTUA (Programma di Tutela e Uso delle Acque): Definizione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari. In sintesi risulta che:
a - l’Azoto Totale Inorganico (TIN) riscontrato nelle sole deposizioni umide a Brugherio è stato misurato in circa 173 μeqN/l (nota 2). Questo valore, considerando il peso atomico dell’azoto (14,0067 u = g/mol), equivale a circa 2.423 μgN/l; pertanto, in un anno, dalle sole precipitazioni umide, l’apporto di azoto all’ambiente corrisponde a 2,4 gN/mq (quindi 24 kgN/ha all'anno). Si tratta di un contributo non trascurabile, essendo pari a circa il 14,3% del limite di 170 kgN/ha per anno;
b - ripetendo il calcolo con dati ottenuti con altre due diverse, modalità di campionamento, che prendono in considerazione sia la precipitazione umida sia quella secca (nota 3), si giunge a valori pari a 157 μeqN/l e 285 μeq/l, corrispondenti rispettivamente a 35,6 kgN/ha per anno (pari al 20,9% del limite di riferimento) ed a 56 kgN/ha per anno (con ulteriore incremento al 32,9% del limite di riferimento);
c – i valori sopra citati non sono rigorosamente omogenei sul territorio, come confermato da altre stazioni di Lombardia e limitrofe;
d – l’influenza dell’apporto in azoto delle deposizioni umide e secche sulle acque sotterranee è confermata da un’indagine eseguita su sorgenti non interessate da contaminazione antropica in aree naturali di collina e media montagna (nota 4). Lo studio evidenzia la diminuzione della concentrazione in nitrati nell'acqua delle sorgenti allontanandosi dall'area origine della contaminazione: Milano e la sua conurbazione.
In sintesi possiamo dire che l'azoto contenuto nelle sole precipitazioni atmosferiche (secche ed umide) apporta al suolo un contributo compreso fra 24 e 56 kgN/ha per anno. E’ il caso di ricordare ancora una volta che il limite dettato dalla normativa è di 170 kgN/ha per anno, senza dimenticare che Regione Lombardia ha chiesto e ottenuto dalla Commissione Europea di poter derogare a questo limite.
Non si ritiene che alla luce della situazione attuale, in parte minima illustrata e descritta, tale deroga rappresenti un reale vantaggio per gli scopi del Contratto di Sottobacino Lambro Settentrionale e neppure per il settore agricolo che si intende favorire. Per quanto riguarda gli apporti nutritivi di azoto e fosforo si è spesso autorevolmente affermata la convinzione che una migliore gestione dei suoli per ottimizzare le risorse nutritive non può prescindere dalla riduzione dello spargimento di nutrienti oltre il limite di utilizzazione. A questo riguardo giova ricordare che il carico di nutrienti dei suoli lombardi è oggetto di una pubblicazione dell’Unione Europea: “Buone pratiche per ridurre la perdita di sostanze nutritive in Lombardia (https://ec.europa.eu/environment/water/waternitrates/
pdf/leaflets/Leaflet_Lombardy_IT.pdf).
Le indicazioni contenute in questa in pubblicazione sono in larga misura inapplicate e spesso neppure note agli imprenditori agricoli.
2.3 / B - PROPOSTA 3
Il Contratto di bacino del fiume Lambro Settentrionale deve contenere un impegno esplicito da parte dei contraenti a:
- integrare con gli apporti atmosferici quelli provenienti da effluenti di origine zootecnica, fanghi di depurazione, fertilizzanti, fitofarmaci, ecc., pur mantenendo la soglia limite di 170 kgN/ha per anno, con evidente necessità di operare una ulteriore riduzione dei quantitativi concessi agli apporti non
naturali;
- rigettare la proroga a derogare oltre il limite di 170 kg/ha di azoto concessa alla Regione Lombardia dalla UE e ratificata con Decreto N. 5403 Del 10/06/2016 della Direzione Generale Agricoltura.
Al contempo il Contratto di bacino s’impegni a sostenere le misure prefigurate dall’Unione Europea nel leaflet citato, in particolare promuovendo: il miglioramento delle misure di stoccaggio dei reflui zootecnici; lo sviluppo di piani di concimazione per tutti i terreni agricoli; promuovendo (e promuovendo i controlli) modalità di smaltimento appropriate; promuovendo l’utilizzo di colture intercalari di copertura.
Si ritiene inoltre che, come richiesto da alcune associazioni di categoria, la sostenibilità dei nostri sistemi agricoli non possa prescindere dalla reintroduzione nei sistemi colturali di colture proteiche ora abbandonate (pisello proteico, trifogli, …) che sottraggano la zootecnia dalla dipendenza di fonti alloctone, riequilibrando l’equilibrio tra i terreni coltivati e il carico zootecnico. Dette misure, da sole comunque inadeguate, potrebbero sollecitare una maggiore consapevolezza del problema.
Il presidente
(Mauro Furlani)
Note:
1) Guzzi U., 2019. L’Acquifero Profondo nel Nord Milano - Raccomandazioni per un uso responsabile. L’ACQUA, 1/2019, Roma, pp.56-62.
2) Tagliaferri A., Di Girolamo F., Tartari G., Elli M., 1995. New-type forestry damage and wet deposition in Lombardy. Agr. Med. Special Volume, pp.266-277.
3) Tartari G., Consuma A., Balestrini R., Valsecchi S., Camusso M., 1995. Total atmospheric deposition measurements using an innovative dry deposition sampler (Life Chemistry Reports, vol.3, Malaysia, pp. 159-175.
4) Guzzi U., 2003. Nitrati nell'acqua delle sorgenti del Triangolo Lariano (CO) e composti dell'azoto nelle deposizioni atmosferiche. Acque Sotterranee, 85, Segrate, MI. pp. 9-24.
venerdì 11 ottobre 2019
Due serate ed un'escursione per conoscere i funghi della Brughiera
Vi informiamo sui prossimi appuntamenti con la Brughiera e con gli amici del Museo Civico di Lentate sul Seveso, che vi invitiamo a visitarlo guidati anche dai volontari che lo gestiscono. Merita una visita dedicata durante gli orari di apertura.... anche (e sopratutto) con figli e nipoti.
Venerdì 11 ottobre e poi mercoledì 16 ottobre 2019
due serate al Museo Civico di Lentate sul Seveso in cui Angelo Bincoletto parlerà di funghi e di come mangiarli .... senza effetti spiacevoli. L'esperienza e la preparazione scientifica di Angelo permetterà a tutti di "imparare" qualcosa in più del mondo micologico di cui magari si conosce poco se non per alcuni funghi che troviamo o cuciniamo per le nostre tavole.
Oltre 200 alunni di Cantù in visita allo “Zoc del Peric”, alla scoperta della natura insieme al Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”
Più di 200 alunni dell’istituto Tibaldi di Cantù in visita allo “Zoc del Peric”, accompagnati dai membri del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”.
È quanto organizzato nei giorni scorsi, quando le classi quinte della scuola primaria e le classi prime della scuola secondaria di 1° grado dell'Istituto Comprensivo Cantù 1 - Tibaldi, nell'ambito del progetto accoglienza per il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria, hanno visitato la zona umida detta in dialetto “Zoc del Peric” (letteralmente "Fosso del Perego" - dal nome dei conti Perego), un’area importante per la biodiversità ambientale e faunistica. Infatti nella zona umida vivono molte specie di anfibi: rane, tritoni e la Rana di Lataste, che è un po’ il simbolo essendo endemica e presente solo nella fascia pedemontana dell'Italia settentrionale. È anche un vitale rifugio per parecchi uccelli (nell’area dello Zoc ne sono state censite più di cento specie), sia di passo sia stanziali, oltre ad essere uno degli ultimi polmoni verdi in un territorio particolarmente antropizzato.
A fare da guida Antonio Bertelè e altri attivisti del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, col supporto delle Guardie Ecologiche Volontarie. Gli alunni hanno anche “inaugurato” i pannelli informativi installati proprio nei giorni scorsi dal Circolo Ambiente, pannelli che hanno permesso agli studenti di approfondire la conoscenza degli aspetti naturalistici della zona.
L’area umida è di fatto il cuore del più esteso PLIS (Parco Locale) “Zoc del Peric”, compreso tra i comuni di Alzate Brianza, Lurago d'Erba e Inverigo; proprio quest’ultimo è da pochi mesi entrato a far parte ufficialmente del PLIS, raddoppiandone di fatto la superficie, che è così passata da 100 a 200 ettari complessivi. Durante la visita, gli studenti del Tibaldi hanno anche percorso i sentieri che attraversano le aree verdi del Parco.
Si ricorda che nel Parco “Zoc del Peric” proprio il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” nelle ultime sei estati ha organizzato il Campo di volontariato internazionale “Brianza hills”, grazie al quale decine di giovani, provenienti da tutto il Mondo, sono intervenuti per la sistemazione ambientale delle zone naturali del PLIS.
WWF Lecco al lavoro nel Parco Monte Barro
Nella mattinata di domenica 13 ottobre 2019 attivisti, volontari e simpatizzanti del WWF Lecco saranno impegnati in un intervento di pulizia e manutenzione naturalistica degli stagni di Costa Perla e Prà Pozzetto, all'interno del Parco Monte Barro. Si tratta di un'attività periodica concordata con la Direzione del Parco, che rientra in un più ampio progetto a favore della batracofauna presente nell’area protetta.
Tutti possono dare una mano: è sufficiente presentarsi sul posto con guanti da lavoro, stivali adeguatamente disinfettati con candeggina al 4%. Se possibile anche materiali quali picconi, vanghe, rastrelli, ecc. Nel corso dell’intervvento biologi e naturalisti dell’Associazione provvederanno anche all’identificazione degli invertebrati presenti negli stagni, in modo tale da avere un quadro aggiornato degli organismi che li popolano.
Appuntamento quindi per domenica alle 8.30 a Galbiate, presso il parcheggio antistante il monumento al Cappello dell’Alpino, poco sotto l’Eremo Monte Barro.
giovedì 10 ottobre 2019
Legambiente e Sinistra e Ambiente rendono pubblica l'indagine sul rischio da esposizione a diossina residua dell'incidente Icmesa
Dopo aver sollecitato la Fondazione Lombardia per l'Ambiente (FLA) a rendere noti i contenuti dell' "Indagine per la valutazione di rischio da esposizione a diossina TCDD residua dell’incidente ICMESA" a lei affidata da Regione Lombardia, dopo aver suggerito una restituzione trasparente e partecipata, abbiamo infine potuto leggere i documenti e i dati della ricerca grazie all’interessamento del Consigliere regionale dell'M5S Marco Fumagalli che li ha ottenuti da FLA tramite accesso agli atti.
Un Consigliere regionale ha fatto dunque quello che avrebbe dovuto fare la Fondazione insieme a Regione Lombardia: mettere a disposizione gli esiti della ricerca finanziata con denaro pubblico. Perché non lo han fatto le Istituzioni e gli altri Enti , visto che il rapporto risale ormai a quasi un anno fa?
SINISTRA E AMBIENTE di MEDA e il CIRCOLO "LAURA CONTI di LEGAMBIENTE SEVESO ne divulgano ora i contenuti, pubblicando integralmente il Rapporto finale, accompagnandolo con note di sintesi e con nostre considerazioni.
LE NOSTRE CONSIDERAZIONI
E' spiacevole dover evidenziare che, a cominciare Regione Lombardia che lo ha commissionato, gli enti, gli uffici e le istituzioni interessate non abbiano ancora dato alcuna evidenza pubblica approfondita di merito e di dettaglio di questa ricerca, esattamente come nel 2003 per la precedente indagine.
Giudicandone importante la diffusione, nello scrivere sull'indagine della FLA, espicitiamo la metodologia seguita, i risultati delle 30 analisi chimiche programmate sulla base di considerazioni operative ed economiche tra Regione Lombardia, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e ARPA Lombardia ed eseguite in un periodo temporale prolungatosi per i dinieghi ricevuti dai proprietari privati dei terreni dove erano previsti i campionamenti.
Pur essendo limitate al solo Top Soil (per FLA i primi 30 cm) anche con le analisi chimiche commissionate da FLA, si continua a trovare diossina oltre i limiti di legge in 14 punti su 25 localizzati in zona B.
Si tratta di valori di supero in zone ad uso verde pubblico e residenziale, comprendenti anche zone agricole coltivate e parchi pubblici.
E' proprio la presenza di diossina in questi luoghi a preoccupare per i rischi di contaminazione delle essenze coltivate e della possibilità di entrare in contatto diretto con il tossico nelle zone a verde pubblico.
Sarebbe stato auspicabile avere un numero maggiore di analisi chimiche per una copertura più estesa sul territorio, non limitandosi oltretutto a campionamenti del solo Top Soil.
Un poco carenti ci paiono poi le conclusioni finali che non aggiungono approfondimenti significativi alla relazione del 2003.
APPUNTI PER COMPRENDERE LA RICERCA DELLA FLA
Per capire o contenuti del documento della FLA, serve ricordare che:
- L'indagine, pur catalogando tutti i dati di caratterizazione del suolo esistenti nell'arco temporale dal 1995 al 2016 per tutte le zone (A,B,R) considera poi solo quelli delle aree della zona B (la zona A e la zona R non sono prese in considerazione perchè già lo studio del 2003 le escludeva)
- Lo storico dei dati, identifica l'utilizzo del suolo in zona B e R (es. terreno agricolo, terreno incolto, giardino, giardino coltivato etc)
- Il territorio indagato della zona B è stato suddiviso in 170 celle da 150x150 mt
- Le nuove analisi chimiche effettuate sono limitate al Top Soil (TS) poichè, per FLA, "la valutazione del rischio, non può che riguardare l’inquinamento superficiale in quanto le caratteristiche chimico-fisiche della diossina (composto lipofilo, non volatile e non lisciviabile) non la rendono sostanzialmente disponibile alla migrazione verso possibili obiettivi sensibili se non attraverso il contatto dermico, la risospensione delle polveri o l’ingresso nella catena alimentare".
- Sono state acquisite cartografie e si sono inseriti i dati creando un "multilayer" utile oltre che ad individuare esattamente la posizione dei "dati storici" nel recente contesto urbano (mappe DUSAF sul Consumo di Suolo e sulle previsioni dei PGT) anche per valutare dove effettuare nuove analisi chimiche nel Top Soil.
I dati analitici disponibili sono così distribuiti:
· 224 (45,25%) in zona B, 168 (33,94%) in zona R, 96 (19,39%) in zona A e 7 (1,41%) in zona esterna alla R;
· 177 (35,76%) a Seveso, 154 (31,11%) a Cesano Maderno, 77 (15,56%) a Meda, 61 (12,32%) a Desio, 24 (4,85%) a Bovisio Masciago e 2 (0,40%) a Barlassina.
si sono rilevati superamenti della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) della tabella “A” (10 ng/kg per siti ad uso verde pubblico/privato e residenziale ) in 241 campioni (48,69% dei campioni analizzati) con la seguente distribuzione:
· 175 (72,61%) in zona B, 49 (20,33%) in zona R, 16 (6,64%) in zona A e 1 (0,41%) in zona esterna alla R;
· 95 (39,42%) a Seveso, 87 (36,10%) a Cesano Maderno, 32 (13,28%) a Desio, 24 (9,96%) a Meda, 3 (1,24%) a Bovisio Masciago e 0 (0,00%) a Barlassina.
Per identificare quante e dove le analisi aggiuntive si rendevano necessarie nelle 170 celle, FLA ha prioritariamente deciso di localizzarle nell’ambito delle celle prive di analisi “storiche” e “recenti” che ricadono per il 100% della superficie in zona B (7 disponibili) e delle celle interessate solo da analisi “storiche” ma prive di analisi “recenti” (67 disponibili).
Ulteriori criteri di selezione che sono stati utilizzati per orientare la scelta, con riduzione dalle 74 celle preselezionate su base meramente statistica e degli 82 punti potenziali di campionamento ai 30 punti di campionamento finali sono i seguenti (in ordine di priorità):
· utilizzo di punti storici (per appurare, se possibile, il trend di contaminazione);
· presenza di aree a verde (a uso pubblico, privato o agricolo) di dimensione significativa;
· usi attuali pregiati del territorio (ad es. parchi pubblici, edilizia scolastica o sanitaria, ecc.) ovvero previsione di significative trasformazioni insediative.
LOCALIZZAZIONE DEFINITIVA DEI 31 PUNTI DI CAMPIONAMENTO
A seguito della localizzazione dei 30 nuovi punti di campionamento i Comuni hanno indicato quelli ricadenti in aree pubbliche dove è stato autorizzato l'accesso, attivando contatti con i proprietari delle aree private interessate dal piano di campionamento.
Proprio sulle aree private si sono registrate difficoltà e FLA non è riuscita ad eseguire l'intero piano di campionamento come previsto inizialmente a causa di mancate autorizzazioni all'accesso e ai campionamenti in 9 aree private.
FLA ha conseguentemente individuato nuovi punti di campionamento subito prossimi a quelli "non accessibili" e possibilmente in aree pubbliche, in modo da rendere più semplice l'ottenimento dell'autorizzazione all'accesso. Nell'ipotesi estrema in cui non erano identificabili aree pubbliche non coperte da punti "recenti" in zona B si sono individuate aree a verde pubblico in zona R.
La limitazione alle aree a verde pubblico si deve alla loro maggiore sensibilità in virtù della libera fruizione da parte della cittadinanza.
FLA ha quindi ritenuto giustificabile la "deroga" da zona B a zona R causata dall'impossibilità di individuare punti più "sensibili".
Sotto è allegata la localizzazione cartografica dei 31 punti di campionamento definitivi (25 in zona B e 6 in zona R).
In particolare, i 31 punti di campionamento, 25 in zona B e 6 in zona R, sono così suddivisi:
• 7 punti a Seveso (5 in zona B e 2 in zona R): dei 6 punti inizialmente previsti, 2 non sono stati autorizzati e sostituiti con 2 punti in zona R (32_2017 e 33_2017); a questi si è aggiunto un quinto punto in zona B (31_2017) su richiesta del Comune;
• 9 punti a Cesano Maderno (6 in zona B e 3 in zona R): dei 9 punti inizialmente previsti, 3 non
sono stati autorizzati e sostituiti con 3 punti in zona R (34_2017, 35_2017 e 36_2017);
• 15 punti a Desio (14 in zona B e 1 in zona R): dei 15 punti inizialmente previsti, 4 non sono stati
autorizzati e sostituiti con 3 punti in zona B (37_2017, 38_2017 e 39_2017) e 1 punto in zona R (40_2017).
I superamenti sono distribuiti nei comuni di Desio (10 punti su 14 in zona B, 71%), Seveso (3 punti su 5 in zona B, 60%) e Cesano Maderno (1 punto su 6 in zona B, 17%).
Ciò conferma una situazione di inquinamento diffuso sebbene a macchia di leopardo.
TIPOLOGIA DEI SUOLI DOVE SI SONO SUPERATI I VALORI DI SOGLIA
I 14 superamenti in zona B della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) per l'uso del suolo verde e residenziale fissata dalla norma in 10 ngI-TEQ/kgSS appartengono a suoli che sulla base dell'uso registrato all'atto del campionamento e della dettagliata analisi possono essere suddivisi come segue:
Il documento della FLA, del dicembre 2018, ancora non lo contempla ma ora per le aree agricole coltivate (cereali nell'area di interesse) si dovrà applicare quanto previsto dal nuovo decreto 47 del 1° marzo 2019 “Regolamento relativo agli interventi di bonifica, di ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d’emergenza, operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola e all’allevamento, ai sensi dell’articolo 241 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152".
Questo recente decreto, nel regolamento attuativo, introduce nuovi e più severi limiti - 6 ng/kg SS WHO-TEQ per la Sommatoria di PCDD, PCDF + PCB Dioxin-Like (PCB-DL - per le aree destinate alla produzione agricola e all’allevamento.
Sui terreni agricoli e sui parchi pubblici dove è stata rilevata contaminazione (nel Top Soil) sono state evidenziate alcune preoccupazioni:
- nel caso delle produzioni di fieno per l'alimentazione animale i timori sono associati alle particelle di suolo che aderiscono all'erba anche dopo lo sfalcio piuttosto che alla materia vegetale in sè;
- nel caso dei giardini pubblici, preoccupa il contatto dei bambini con il suolo contaminato e l'ingestione involontaria di particelle di terreno.
LA CORRELAZIONE DEL NUOVO ELABORATO (2016-2018) SUL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE RESIDUA DA DIOSSINA RISPETTO A QUELLO DEL 2003
Gli scenari da esposizione erano 3 (2 che consideravano soggetti residenti nella zona B e uno di riferimento):
• "Scenario centrale zona B": scenario con esposizione media della popolazione residente nella zona B e limitate attività a rischio (giardinaggio e coltivazione)
• "Scenario estremo zona B": scenario di esposizione riconducibile alla parte più a rischio della popolazione residente nella zona B con significative attività a rischio (coltivazione diretta di prodotti vegetali e allevamento di animali da cortile che entravano a far parte stabilmente della loro dieta);
• "Scenario centrale di riferimento": scenario con esposizione media della popolazione generale residente in aree comparabili con la zona B ma non coinvolte nella fuoriuscita del tossico.
Nell'analisi del rischio del 2003, le vie di esposizione considerate erano state molto più ampie di quelle oggi generalmente considerate nell'analisi di rischio sito-specifica di siti contaminati.
Allora le vie di esposizione esaminate erano:
• ingestione di particelle di suolo inquinato;
• contatto dermico con particelle di suolo inquinato;
• inalazione;
• ingestione d'acqua;
• ingestione di prodotti alimentari di provenienza esterna (carne, pesce, latte e prodotti derivati, uova, frutta e verdura, cereali e derivati;
• ingestione di prodotti alimentari provenienti direttamente dalla zona B vegetali, polli e uova, a seconda degli scenari).
• il primo di durata 30 anni, durante i quali si assumeva un'esposizione a livelli di diossine pari a quelli misurati nella zona B;
• il secondo di durata 40 anni, durante i quali si assumeva un'esposizione a livelli di diossine pari a quelli dello scenario centrale di riferimento (cioè a quelli che dovrebbero rappresentare i livelli di fondo).
I valori di esposizione risultati per i tre scenari erano stati i seguenti:
• "Scenario centrale zona B": 10 pgWHO-TEQ/kg peso corporeo/settimana;
• "Scenario estremo zona B" : 16-29 pgWHO-TEQ/kg peso corporeo/settimana;
• "Scenario centrale di riferimento": 9 pgWHO-TEQ/kg peso corporeo/settimana.
Nel 2003, il valore relativo allo "Scenario estremo zona B" risultava dunque superiore alla dose tollerabile settimanale (Tolerable Weekly Intake, TWI) stabilita dallo Scientific Committee on Food (SCF) della Commissione Europea nel maggio 2001 pari a 14 pgWHO- TEQ/kg peso corporeo/settimana.
La ricerca de 2003 evidenziava che "l'esposizione alle diossine dovuta alla dieta era di cruciale importanza e aveva una rilevanza tutt'altro che trascurabile anche nella popolazione generale, cioè esterna alla zona B e all'area di Seveso."
Si suggeriva pertanto l'adozione di cautele al consumo di prodotti alimentari provenienti direttamente dalla zona B, con particolare riguardo ai prodotti animali in generale considerata la caratteristica di bioaccumulo della diossina nei grassi animali.
Cautela anche rispetto ai prodotti vegetali appartenenti alla famiglia delle cucurbitacee - come cocomero, cetriolo, melone, zucca, zucchina che hanno dimostrato significative capacità di bioaccumulare diossina.
Nel finale dell'indagine FLA del 2016-2018, gli estensori riesaminando i punti conclusivi dell'analisi di rischio del 2003 esplicitano che : "l'adozione di opportune cautele sull'utilizzo dei terreni a scopo di allevamento, orticolo e agricolo è da confermarsi, con la raccomandazione che le eventuali restrizioni siano documentabili o, in assenza di documentazione certa, possano giustificarsi secondo il principio di precauzione.
Alla luce di quanto discusso nel presente paragrafo si ritiene di confermare gli esiti dell'analisi di rischio pubblicata nell'aprile 2003."
La relazione della FLA
mercoledì 9 ottobre 2019
Festa al Castello di Pomerio (Erba) con re Artù, i cavalieri della tavola rotonda ed il gruppo culturale "La Martesana"
Dopo la bella esperienza del primo festival delle favole che si è svolto lo scorso anno al Castello di Pomerio ad Erba anche quest’anno - domenica 13 ottobre 2019 - si svolgerà la seconda edizione del festival che avrà come tema “Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda”.
Sarà una giornata ricca di magica atmosfera con la presenza anche dei Falconieri del Feudo con i loro rapaci che verranno esposti per essere ammirati da grandi e piccini durante tutta la giornata.
I visitatori potranno così percorrere i diversi ambienti del Castello dove durante le visite guidate, curate dai nostri esperti della Martesana, potranno conoscere la storia misteriosa del maniero ed apprezzare le testimonianze storico artistiche in esso racchiuse. Per meglio diffondere la bellezza storica di questo castello quest’anno lo staff della Martesana ha voluto preparare anche un pieghevole con immagini e notizie del Castello che sarà distribuito a tutti i partecipanti.
Ci saranno due visite guidate al mattino, alle 9,30 e alle 10,30 ed un’ultima nel pomeriggio alle 17. Inoltre, alle 15,30, verrà proposta una visita guidata per bambini e genitori dove in alcuni punti precisi del castello verranno raccontate favole e leggende legate al castello e alla magia del medioevo. Nel salone d’onore si parlerà di Re Artù e i Cavalieri della tavola rotonda con racconti ed immagini dei famosi personaggi del castello di Camelot. Si racconterà della spada nella roccia, di Lancillotto e di Ginevra ma anche di Merlino e di Morgana. Tra le mura del castello si potranno vedere al mattino alcune dame danzare con passi lievi come nel Medioevo, mentre nel pomeriggio alcune coppie in abiti d’epoca presenteranno il “gran ballo principesco”. Per l’occasione della festa non poteva mancare Pomello, il folletto del Castello che, come lo scorso anno regalerà le favolose mele dell’Iperal a tutti i bambini presenti. Inoltre nel salone del camino le Dame della Martesana esporranno alcuni lavori manuali frutto della loro fantasia e creatività. Per chi vorrà, alla fine delle visite guidate a mezzogiorno e alla sera ci sarà la possibilità di un aperitivo in compagnia.
Per problemi organizzativi sia le visite guidate che gli aperitivi dovranno essere prenotati precedentemente onde evitare spiacevoli inconvenienti.
Per info e prenotazioni Antonello 3348754952 - Francesco 3355933505 .