di Fridays For Future, Como
In questi giorni a Erba torna Agrinatura, “la fiera dedicata all’agricoltura, al territorio, alla natura e alla sostenibilità” come si legge sul loro sito. Eppure, nonostante le intenzioni sembrino le più nobili, la realtà di questa fiera ci lascia indignate.
Nei suoi 14.500 metri di superficie espositiva il Lariofiere ospita piccoli agricoltori e produttori locali ma una buona parte dell’esposizione sarà dedicata all’industria zootecnica, non solo attraverso la vendita dei prodotti, già di per sé discutibile da un punto di vista ambientale, ma anche con la presenza di animali considerati da “reddito”. Questi ultimi, costretti in piccoli recinti, sono oggetto dello sguardo di visitatori che li considerano poco più di prodotti e passeranno questi giorni in un luogo stressante per poi tornare ai loro allevamenti o finire al macello.
Gli aspetti problematici della presenza di animali non umani e di prodotti di origine animale sono molteplici.
Dal punto di vista della sostenibilità è ormai noto che la produzione di carne e di derivati animali è una delle pratiche più inquinanti che ci siano; l’80% delle emissioni delle attività agricole sono dovute direttamente o indirettamente ad attività zootecniche. Se invece consideriamo l’aspetto diseducativo dell’esposizione, possiamo affermare che mostrare a bambine e a persone di ogni età animali non umani in gabbia, come se fosse il posto a cui appartengono - e non quello in cui sono imprigionati - fondi una visione sbagliata (priva di giustificazione etiche e scientifiche) del rapporto tra specie diverse, rafforzando una concezione antropocentrica del mondo. L’esposizione di Agrinatura sembra anche l’apice della dissonanza cognitiva, gli animali vivi e i prodotti risultanti dai loro corpi macellati si trovano nello stesso luogo, a distanza di pochi metri. Così un bambino dopo aver accarezzato un vitellino berrà il latte della mamma di quest’ultimo o mangerà la carne di un suo simile.
Chiediamo ad Agrinatura e al Presidente di Lariofiere, Fabio Dadati, di cessare la violenza sugli animali e di iniziare ad applicare davvero la sostenibilità ambientale, che non potrà mai voler dire mangiare carne o cavalcare pony chiusi in piccoli recinti, circondati da rumore costante. Basta greenwashing e basta specismo!
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