Illustrazione e descrizione tratte da "Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano", v.66, fasc.3-4, (1927), pp. 322-323 |
di Lissander Ligiu
Per puro caso, vagabondando tra le pieghe recondite della rete, mi sono imbattuto in un vetusto articolo di Giovanni Sallusti su Libero, risalente ormai a più di un anno or sono, un articolo che, con enfasi accigliata e fervore da cronista d’altri tempi, elevava un grido d’allarme contro le derive della cosiddetta cancel culture, rei quei custodi del sapere naturalistico di voler “sacrificare” l’onore zoologico di alcuni insetti battezzati con appellativi che richiamano celebri gerarchi del passato. Di fronte a tale sferzante afflato, nonostante il tempo trascorso, mi pare doveroso schiudere una riflessione – o, se vogliamo, una risposta, resa senza indugio e con quel piglio parimenti gravido di ironia e solennità che l’argomento reclama.
Ci si strappa le vesti, dunque, per la sorte del povero Anophthalmus hitleri, scarabeo delle caverne dedito al suo oscuro dimorare, e della farfalla Hypopta mussolinii, libica per sorte e fascista per nome, come se codesti invertebrati rappresentassero, nei loro esili corpi d’insetti, qualche eterna vestigia ideologica da difendere. Ma è forse necessario ricordare, con benevola condiscendenza, che i miasmi della storia raramente trovano miglior simbolo che in simili creature, piccole, sfuggenti e senza orizzonte? Proprio quegli insettini dall’esistenza priva di gloria alcuna, rintanati negli anfratti dimenticati, sembrano quasi offrire un ritratto allegorico di ideologie che, con tanto trasporto, Sallusti parrebbe voler preservare almeno nei loro appellativi.
È proprio qui, dunque, che si accende il paradosso della sua crociata! Lungi dal voler cancellare la storia, il gesto di certi tassonomi (bollati come “scienziati woke” dall’autore) è mosso dalla volontà di epurare, di purificare persino, il catalogo naturale da nomi che, lungi dall’essere simboli di tradizione, non sono altro che pietre d’inciampo, omaggi sciocchi e ormai anacronistici. Anzi, mi si perdoni il pensiero: che l’anonima vita di uno scarabeo nascosto nelle caverne slovene, o l’impercettibile fluttuare di una falena libica nel buio delle notti desertiche, siano in realtà l’unico, vero tributo adatto a personaggi tanto legati alle ombre quanto ai capricci della loro epoca.
Riteniamoci dunque compiaciuti di questo decorso: nel mondo naturale, nomi come Hitleri e Mussolinii continueranno a spargersi nella polvere come gli insetti che li portano, onorando in modo piuttosto appropriato quella memoria "minima" che forse è il miglior retaggio cui possano aspirare.
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