Parte 5 di 12
A cura di Andrea Agapito Ludovici, WWF Italia
Nonostante l’escavazione selvaggia nei nostri fiumi sia stata una prerogativa fino agli anni ’70, quando sono entrate in vigore opportuni divieti e regolamentazioni, si assiste ancor oggi a una diffusa presenza di attività di estrazione e/o lavorazione di inerti (sabbie e ghiaie) vicino ai corsi d’acqua; per quanto vi siano divieti di escavazione nel “letto” non sempre sono rispettati.
Inoltre, i mezzi di informazione sottolineano spesso i danni delle alluvioni come connessi alla mancanza di manutenzione e di escavazioni in alveo. Sovente tali informazioni, che fanno leva su equivoci e luoghi comuni, sono del tutto false ed infondate. Occorre innanzitutto chiarire che esiste una enorme differenza tra manutenzione in alveo e attività estrattiva; le escavazioni in alveo, infatti, sono ormai vietate da anni nel senso commerciale del termine, sebbene la legge consenta spostamenti di materiale litoide per garantire la funzionalità idraulica fluviale. Il problema rimane, quindi, prettamente tecnico e riguarda il reale ruolo che i depositi derivanti dal trasporto solido giocano nell'aumentare il rischio alluvioni; in realtà, a meno di situazioni particolari, non si può quasi mai parlare di fenomeni di sovralluvionamento nel bacino del Po: l’affioramento di ghiaioni è in generale connesso con lo sprofondamento dell’alveo di magra o di morbida, e pertanto l'eliminazione di questi depositi comporta in generale effetti negativi di notevole importanza, in particolare per quanto riguarda l’aumento di profondità e pendenza del fiume, che determinano un aumento della velocità di corrente e delle capacità erosive, e l’abbassamento dell'alveo rispetto alle golene o alle fasce fluviali; questi effetti concorrono ad incrementare il rischio alluvioni poiché fanno sì che l'acqua, invece di occupare le golene e laminare le piene, scorra più velocemente aumentando i rischi nei tratti di valle. L'abbassamento degli alvei è una realtà nota e quantificata in numerosi corsi d'acqua (4-5 metri nel tratto di pianura del Po); in generale, occorreranno periodi lunghi per invertire questa tendenza. Nella maggior parte dei casi, i sovralluvionamenti degli alvei non sono da eliminare dovrebbero comunque essere motivati da accertati aumenti del rischio nei tratti interessati.
Purtroppo anche il 2 maggio dal censimento WWF sono emerse numerose attività che interessano le aree di esondazioni e spesso si spingono fin dentro l’alveo. Lungo l’ADDA ben 15 tra cave e attività di lavorazione di inerti sono state rilevate; il fiume tra l’altro stato è interessato, nonostante la presenza dei parchi regionali “naturali”, da escavazioni nell’alveo per consentire la navigazione fluviale per scopi turistici! Le Associazioni di pescatori, Spinning Club e Centro Adda, insieme al WWF, si stanno adoperando per imporre il ripristino dell’ambiente.
A dx: Parco Adda Sud movimentazione materiale inerte in alveo per favorire la navigazione (30.1.2007)
Parte 6° - Occupazione di sponde e fasce fluviali
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