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martedì 30 marzo 2021

WWF e Comitato Brianza Centrale: " A Macherio è necessario preservare e piantare nuovi alberi negli spazi stradali"

In merito alla proposta della Sindaca di Macherio di eseguire un taglio radicale degli alberi di alcuni viali cittadini ne avevamo già parlato qui. Della questione si è interessato anche il WWF Lombardia che, insieme al Comitato Brianza Centrale, ha inviato, lo scorso 15 marzo 2021, all'amministrazione comunale una lettera. Non avendo ricevuto fino ad ora una risposta la pubblichiamo in forma aperta.

 

Gentile Sindaca del Comune di Macherio,      

Abbiamo letto il suo articolo su "Il Paese di Macherio" e siamo rimasti particolarmente colpiti dalla sua proposta di voler eseguire un taglio radicale dei viali alberati della sua città anche se compensato dalla possibile sostituzione con altre essenze.
A sostegno vengono portati i seguenti argomenti:
  1. la chioma degli alberi oscura il paesaggio e le abitazioni prospicienti;
  2. numerose lamentele dei residenti per il disagio arrecato alle recinzioni e ai giardini;
  3. elevati costi di manutenzione.
Noi, invece, riteniamo fondamentale che tali alberature vengano preservate poichè contribuiscono a combattere in maniera fondamentale il surriscaldamento delle superfici stradali e pedonali.
Numerosi studi, tra i quali uno studio eseguito a Monaco di Baviera di cui alleghiamo alcuni dati e immagini, hanno calcolato che la presenza di alberi d'alto fusto possono generare una riduzione della temperatura ambiente sino a 7°C.

Efficacia degli alberi della città, simulazione con ASMUS: pomeriggio a Monaco di Baviera

 

Riportiamo di seguito un brano di tale studio: "L’effetto di raffreddamento è da ricondurre essenzialmente all’ombra, e viene intensificato dalla traspirazione giornaliera di centinaia di litri d’acqua da parte di ogni pianta. L’emissione notturna di calore dello spazio stradale viene anch’essa ridotta se, durante il giorno, queste aree non si surriscaldano grazie agli alberi. Un altro vantaggio risiede nella capacità degli alberi di filtrare gli inquinanti dall’aria. Tale effetto andrebbe sfruttato soprattutto nelle strade particolarmente trafficate. Solo i vecchi e grandi alberi con un elevato volume di chioma sono pienamente efficaci."
 
Per quanto sopra e per l'importanza che attribuiamo ad ogni singolo Albero, Le chiediamo pertanto di riconsiderare tale decisione.
 
Cordiali saluti.

Gianni  Del Pero, WWF Lombardia
Zeno Celotto, Comitato per l’ampliamento del Parco Brianza Centrale
 
Milano – Seregno 15 Marzo 2021

lunedì 29 marzo 2021

In ricordo di Pietro Villa, grande amico della Brughiera

di Gianni Del Pero, Presidente WWF Lombardia 

 

Un altro grande Amico della Brughiera, Pietro Villa, ci ha lasciati. 

 

E' stato tra i promotori del Parco della Brughiera Briantea, un amante della natura e dell'ambiente, un esperto micologo, una persona gentile e disponibile che ha fatto molto per Meda, per la Brughiera, per tutti noi. Attivo nel Gruppo Ecologico e nel Comitato Parco Regionale della Brughiera dalla fondazione e nei primi anni, ha partecipato nel 1983 all'organizzazione della Mostra Itinerante per la Brughiera Briantea che ha dato il via alla costituzione del Parco della Brughiera Briantea, collaborando volontariamente con scuole e Comuni. 

Ciao Pietro.

sabato 27 marzo 2021

DE NATURAE HARMONIA: musica, danza, immagini e parole

 

La Filarmonica Ettore Pozzoli di Seregno e il WWF Lombardia vi invitano all'EarthHour2021 il 27 Marzo alle ore 20.30. 

Uno spettacolo! musica, danza, immagini e parole.

L'antimafia in Brianza (Monza, Como e Lecco)

Fonte: WikiMafia

 

Antimafia in Brianza, a che punto siamo? In questa vasta area lombarda che si divide tra le province di Como, Lecco, Monza e Brianza e, in piccola parte,  Milano, insiste la metà delle locali di ‘ndrangheta dell’intera Regione. Qual è il livello di consapevolezza di istituzioni, mondo imprenditoriale e società civile?

Se ne parlerà lunedì 29 marzo 2021, alle 18:30, in diretta sui canali Facebook (bit.ly/AntimafiaBrianzaFB) e YouTube (bit.ly/AntimafiaBrianzaYT) di WikiMafia, presentando i risultati del rapporto dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano "Monitoraggio sull’Antimafia in Lombardia", relativamente alle province di Monza e Brianza, Como e Lecco. Parteciperanno:

  • Monica Forte, presidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia;
  • Nando dalla Chiesa, sociologo, direttore dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata (CROSS);
  • Laura Calabria, Mariateresa Marchetti e Caterina Paone, ricercatrici dell’Osservatorio, che presenteranno la ricerca.


Introduce l’incontro Valerio D’Ippolito, referente di Libera Monza e Brianza; modera Pierpaolo Farina, ideatore e direttore di WikiMafia – Libera Enciclopedia sulle Mafie.
 

Organizzatori e adesioni

L’evento è promosso dai Coordinamenti provinciali di Libera di Monza e Brianza, Como e Lecco, in collaborazione con WikiMafia Libera Enciclopedia sulle Mafie. Hanno dato la loro adesione le seguenti realtà delle province coinvolte:

  • CGIL Monza-Brianza
  • SPI-CGIL Monza Brianza
  • Cisl Monza-Brianza-Lecco
  • CGIL Lecco
  • Diritti insieme
  • Senza confini
  • Brianza SiCura
  • Controluce Seregno
  • Legambiente Seregno
  • AgitaMente Seregno
  • Arci Scuotivento
  • Alisei
  • Acli di Vimercate
  • Rete Seregnese della Legalità

venerdì 26 marzo 2021

Circolo Ambiente: "A Barni stanno cancellando la memoria di un progetto sociale e ambientale, coprendo con l’asfalto un orto e una storia"


 

a cura del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"

 

Sono purtroppo iniziati in questi giorni i lavori per la realizzazione del nuovo parcheggio in via Andreoletti a Barni, dove prima sorgeva l'orto creato da don Emilio!
 

Come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” esprimiamo indignazione e forte rammarico per la scelta dell’Amministrazione Comunale di Barni che ha insistito per un’opera inutile, che sta cancellando un’esperienza dal forte valore sociale e ambientale. 


Con il parcheggio, di fatto viene asfaltata una porzione di terreno che non solo aveva una valenza ambientale, ma che rappresentava il lavoro dell’associazione, fondata dal compianto don Emilio Lorvetti, “Tutela dell’ambiente: un dovere comune universale(nota 1). Un’associazione che aveva per finalità il rispetto della natura, la diffusione della cultura dell'ambiente, la coltivazione di ortaggi e la loro distribuzione gratuita a chi ne aveva bisogno. Un progetto quindi dal forte valore ambientale e sociale che, soprattutto in questo periodo di grande disagio collettivo, avrebbe potuto continuare, aiutando le persone in difficoltà.
 

Invece il Comune di Barni ha preferito andare avanti con un progetto che creerà nuovi inutili posti auto, in un paese di poco più di 500 persone!
 

L'orto sta per essere cancellato da una inutile distesa di asfalto!




A nulla sono servite le molte proteste organizzate dal nostro Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” insieme ad altre associazioni. Il Sindaco non ha nemmeno aspettato l’esito del ricorso al TAR presentato dalla Parrocchia (proprietaria del terreno espropriato), ed ha preferito andare avanti, senza sentire ragioni; il tutto per un progetto inutile, che sta coprendo con l'asfalto un bellissimo orto e un’importante esperienza sociale.

Nota 1:
L’associazione fondata da don Emilio Lorvetti si intitola “Tutela dell’ambiente: un dovere comune universale” (http://www.tuteladellambienteundoverecomuneuniversale.it) e si basa sull’utilizzo dell’orto di via Andreoletti a Barni, di proprietà della Parrocchia, per usi didattici e sociali.

In mezzo scorre il Lambro. Il fiume come simbolo di continuità e rigenerazione ai tempi del Covid


 

L’Associazione BRIANZE e l’Associazione ALISEI, con la collaborazione del Parco Valle Lambro, presentano il progetto: “In mezzo scorre il Lambro”.
In particolare l’Associazione BRIANZE, si avvarrà della collaborazione attiva dei soci e collaboratori di ALISEI per realizzare i corsi e iseminari previsti nel progetto, compresa la parte relativa alla comunicazione degli eventi in programma.
Il progetto è realizzato contributo della Fondazione Monza Brianza, bando Cultura 2020.4.

L’importanza del corso d’acqua nella storia di un territorio, il legame naturale con la gente e le attività, con i territori a monte e a valle -le Brianze-, la valenza simbolica. Conservazione e sviluppo/ Continuità e cambiamento. Lo scorrere degli eventi, che avvengono comunque come l’acqua che scorre in continuità: eterno divenire. La forza di rigenerazione, di fronte alla attuale situazione di emergenza sanitaria e di forte impatto sulla comunità e la natura.
Ciò che formerà il programma è la proposta di attività culturali pensate in modo innovativo e in osservanza delle restrizioni covid, realizzate presso beni di interesse storico. In particolare:

  • Valorizzazione del Mulino come bene storico: recupero della memoria e della storia del luogo
  • Corsi/seminari per l'approfondimento della "questione ambientale"  in Brianza rivolti soprattutto a giovani dai 16 ai 25 anni
  • Uscite guidate nei luoghi interessati dai disastri ambientali oggetto del corso
  • Mostre interattive e creative coi ragazzi delle scuole
  • Camminate nei sentieri accompagnati da botanici, naturalisti ed esperti
  • Laboratori pratici sul cibo e trasformazione dello stesso, in particolare le farine
  • Prospettiva sul riciclo e riuso,esperienze di sostenibilità
  • Realizzazione di un video finale per documentare e diffondere

Primo appuntamento:

LA  BRIANZA E I  PARCHI - Un rapporto difficile
Martedì 30 Marzo, dalle ore 17 alle ore 18
In diretta streaming sulle pagine Facebook di:

ALISEI al seguente link
IL MULINO DEL PUO’ al seguente link
PRIMA MONZA al seguente link

Il segno politico di Laura Conti


 

A 100 anni dalla nascita di Laura Conti, il Circolo Legambiente di Seveso che porta il suo nome, in collaborazione con NATUR&, Musicamorfosi e Sinistra e Ambiente di Meda, si trova a ricordarla.

Un passato molto attuale quello di Laura Conti, ci permette di pensare alla transizione ecologica oggi. Angela Alioli ne parla con Valeria Fieramonte, autrice del libro La via di Laura Conti, Enciclopedia delle donne 2021 e con Luana Zanella, Damiano Di Simine, Carlo Monguzzi, Enzo Ferrara, Laura Centemeri. Modera Stefano Carbone.

 

Appuntamento il 31 marzo 2021 ore 18.00 in diretta dalla pagina Facebook del Circolo Legambiente "Laura Conti" di Seveso (https://www.facebook.com/legambienteseveso)

mercoledì 24 marzo 2021

Piano vaccini della Lombardia: una Regione senza Letizia


 

Riceviamo e pubblichiamo.

di Carlo Borghetti, consigliere regionale PD 

 

In Lombardia il piano vaccinale di ARIA fa ACQUA da ogni parte. La Regione è col sedere per TERRA, Fontana mette a ferro e FUOCO i vertici aziendali. Ci sono tutti gli ELEMENTI perché il flop perduri ancora a lungo... Altro che Letizia: non ci resta che piangere...

Medici e operatori sanitari, Direttori Generali di ATS e ASST, Protezione Civile, Sindaci, Associazioni e cittadini si stanno tutti dando un gran da fare perché la campagna vaccinale in Lombardia decolli, ma persino il consulente Bertolaso lamenta di non avere poteri: chi vuole può firmare qui http://chng.it/GFCZdXhL

È la richiesta al Governo perché mandi un commissario vero per gestire le vaccinazioni in Lombardia, che dia una mano innanzitutto alle ATS, alle ASST e ai Sindaci.

Stanno arrivando in consegna milioni di dosi di vaccino, bisogna essere pronti: solo vaccinando di più e più velocemente potremo uscirne, salvaguardando la salute e l’economia, a partire dai settori più colpiti, e riaprendo tutte le scuole.

Possiamo, anzi, dobbiamo farcela.

martedì 23 marzo 2021

Il Circolo Ambiente: "Basta rifiuti nella discarica di Mariano Comense. L’impianto deve essere chiuso subito!"


di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"


Apprendiamo con preoccupazione che la Giunta di Mariano Comense ha recentemente approvato una delibera con cui concede al gestore della discarica "la possibilità di conferire ulteriori quantità di rifiuto, pari a circa 4.500 tonnellate". Come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” siamo totalmente contrari ad ulteriori conferimenti di rifiuti, ribadendo la nostra richiesta che la discarica chiuda al più presto!

Sono fin troppe le proroghe concesse ai conferimenti di rifiuti, la discarica andava chiusa già anni fa. Invece si è intrapresa la strada delle continue proroghe e, nel frattempo, abbiamo assistito anche ai pericolosi incendi che più volte hanno interessato i depositi di rifiuti!
Si ricorda infatti che la discarica di Mariano è stata protagonista di numerosi incendi, nel 2014, nel 2018 (per ben due volte) e, ultimo in ordine di tempo, a marzo 2019, con un rogo che ha interessato una vasta porzione della discarica.

La discarica è un metodo obsoleto e pericoloso per lo smaltimento dei rifiuti, perché crea un pesante impatto ambientale (percolato, emissioni in atmosfera, odori, rischio incendi, ecc.). Per questo motivo l’impianto di Cascina Settuzzi deve essere chiuso al più presto. Chiediamo alla Giunta di Mariano di ritirare la recente delibera e di dare lo stop ai conferimenti di rifiuti, da subito!

Oltre a chiederne l’immediata chiusura, come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiediamo un serio programma di monitoraggio che metta al sicuro il sito, anche per il futuro. Infatti la discarica, anche una volta chiusa, può costituire un pericolo per l'ambiente, sia per eventuali incendi che dovessero svilupparsi, sia per la tenuta dei fronti, sia per il percolato che dovesse fuoriuscire dal fondo della discarica. Ricordiamo che l’impianto è attivo dal 1982 e in tutti questi anni sono state interrate diverse tipologie di rifiuti, anche in grado di sviluppare un percolato potenzialmente pericoloso per il terreno e per le falde sottostanti. È necessario pertanto avviare un piano di monitoraggio e di messa in sicurezza, proprio per scongiurare ogni e qualsiasi ripercussioni sull'ambiente. In particolare, come specificato nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) emessa dalla Provincia, il monitoraggio deve essere fatto sulle acque sotterranee e sul percolato.

In definitiva, a giudizio del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, la discarica va chiusa immediatamente e va attuato con precisione il piano di monitoraggio che scongiuri ogni ripercussione sull’ambiente e sulla salute delle persone.

lunedì 22 marzo 2021

Non possiamo stare a guardare! L'ambiente e la scuola non possono più essere dimenticati!


 

Venerdì 19 marzo 2021, nel pomeriggio, si è svolto a Como un sit-in organizzato da Fridays For Future e dall'Unione degli Studenti di Como. Pubblichiamo di seguito il comunicato delle due associazioni mentre, cliccando qui, potete leggere l'articolo con il resoconto dell'iniziativa pubblicato su Ecoinformazioni.
 
BASTA FALSE PROMESSE!

 


di Fridays For Future e Unione degli Studenti di Como

Nell'ultimo anno abbiamo assistito in tanti a l'irresponsabilità della classe dirigente a dover fronteggiare la pandemia da covid19. Politici che dovevano rivoluzionare i trasporti pubblici per far fronte al problema degli affollamenti sui mezzi e che hanno lasciato i trasporti così com'erano. Politici che, a parole, dovevano rivoluzionare il sistema scolastico e sono riusciti a distanza di un anno a chiudere in casa di nuovo le studentesse e gli studenti, negando ai più il diritto all'istruzione (che non è solo fare lezioni in DAD).

Ora, come cittadini ci domandiamo se ha senso continuare a subire i danni di chi per anni ha investito nel trasporto privato, facendo terra bruciata del trasporto pubblico. Ci domandiamo se dobbiamo continuare a subire i danni di chi ha distrutto la scuola in tutte le sue forme. Ci domandiamo se ha senso che una parte politica creda ancora che il futuro dell'Italia sia appeso alle grandi opere, al cemento, al petrolio, alle fonti di energia non rinnovabili e ovviamente agli interessi finanziari che ne derivano.

E’ ora di cambiare rotta! Che nelle scuole venga portata una vera educazione alla sostenibilità ambientale e che si parli di ecologia non solo marginalmente, ma che questa sia inserita anche all’interno dei programmi didattici. Che le Istituzioni scolastiche incentivino e sostengano iniziative a favore dell'ambiente e che si impegnino a collaborare con gli Enti competenti affinché vengano finanziate opere che mirino all'efficientamento energetico degli edifici scolastici.

 



Non possiamo stare a guardare! L'ambiente e la scuola non possono più essere dimenticati!

Sempre più studi scientifici hanno concordato sull'esistenza di una correlazione tra la letalità legata al Covid-19 e l'inquinamento atmosferico (per esempio gli studi condotti in Pianura Padana e altre aree del Nord Italia). Le ricerche dimostrano infatti come sia sufficiente anche un leggero aumento delle concentrazioni di polveri sottili (Pm 2.5) per aumentare il rischio di mortalità per Covid-19 anche dell'11%. A fronte di questo, dobbiamo stare ancora a sentire chi non ha intenzione di considerare il problema della qualità dell'aria nella nostra regione?

Per questo ci appelliamo affinchè i fondi del Next Generation Eu vengano investiti in politiche per azzerare le emissioni di gas serra e l'inquinamento. Le risorse economiche dell'Unione Europea non possono finire nella mani di chi ha speculato sull'ambiente in tutti questi anni. Servono ingenti investimenti per la conversione ecologica dell'economia, altrimenti non ci sarà futuro per nessuno.

E infine vi parliamo anche di GreenWashing. Ovvero dell'ipocrisia messa in atto da numerosi partiti che nonostante sostengono delle scelte politiche completamente opposte rispetto ai buoni principi di sostenibilità, continuano a sbandierare il “verde” in casa propria.

 

 

Questo è un fatto grave. E' grave che un tema come l'ambiente venga banalizzato a puro slogan per consensi elettorali. La sostenibilità di una scelta politica non può essere valutata solo dal motto: “è sostenibile”. Ne è un esempio la campagna messa in atto dal centrosinistra sul nostro territorio, che associa a una nuova colata di cemento (la Canturina Bis), la parola “sostenibilità” che però rimane vuota e priva di senso. L'approccio usato in tal caso dal PD è l'esempio perfetto di ipocrisia ambientale. Serve parlare di mobilità sostenibile, non di nuove opere stradali!

FNM e Pedemontana: si tolgono risorse ai pendolari per salvare dal fallimento l'autostrada

di Dario Balotta, presidente Osservatorio Nazionale Infrastrutture e Trasporti (ONLIT)


Il gruppo Fnm ha chiuso l’esercizio 2020, anno in cui la pandemia ha impattato sul trasporto pubblico, con ricavi pari a 281,3 milioni (-6,4% rispetto al 2019) e un utile netto rettificato di 22,7 milioni (-0,9%). Praticamente niente dividendi per gli azionisti (0,022 euro per azione). Ma è la posizione finanziaria negativa, per 43,7 milioni rispetto a un dato positivo di 39,9 milioni di fine 2019, a preoccupare. Ciò che ha fatto deragliare il bilancio non è stato il Covid, ma l’inspiegabile acquisto della partecipazione del 13,6% di Milano Serravalle dal gruppo Gavio per un costo di 86 milioni di euro. Mentre la controllata Trenord che gestisce il trasporto ferroviario lombardo, chiude con un pesante rosso di 7 milioni di euro.

Pur continuando lo stato di collasso del sistema ferroviario regionale (ritardi,soppressioni di treni, chiusure biglietterie e disagi per i pendolari), la capogruppo FNM controllata dalla Regione Lombardia, fa il salto di specied passando dalla gestione dei  treni alle Autostrade. Per completare l’acquisizione di Milano Serravalle, le FNM hanno sottoscritto con la regione l’accordo di acquisizione dell’82,4%  per altri 519,2 milioni di euro.

Il patto prevede anche che la regione sottoscriva l’aumento di capitale da 350 milioni di Pedemontana. L’operazione nasconde un’altra enorme erogazione di risorse pubbliche della Regione alla gestione fallimentare di Pedemontana. L’obiettivo  di FNM  non è quello roboante di costituire il primo polo integrato autostrada-ferro-gomma in Italia, ma quello di salvare la Pedemontana dal fallimento. Pedemontana (il suo progetto vecchio di 50 anni) entro il 2021 deve mettere in cassa 500 milioni previsti dalla convenzione firmata con il Ministero dei Trasporti e questi verranno tolti al trasporto pendolari. Ciò nel tentativo estremo (più volte fallito perché il mercato finanziario non crede più in questa opera) di farsi finanziare  2 miliardi necessari per proseguire nell’investimento fermo da 10 anni.

Gli ambientalisti denunciano: "La Regione butta altro denaro pubblico per completare l'insostenibile Pedemontana"

Cartellone fotografato ad Arcore in questi giorni

 

a cura di Sinistra e Ambiente Meda e Circolo "Laura Conti" Legambiente Seveso

In questi giorni la maggioranza di Regione Lombardia ha varato un emendamento nell’ambito del progetto di legge denominato ‘Interventi a sostegno del tessuto economico lombardo’. L'emendamento consente l’acquisto delle azioni di Pedemontana prima detenute da Banca Intesa con un esborso di 62 milioni di euro.
La notizia ci raggiunge portata da Marco Fumagalli, Consigliere Regionale dell'M5S.
La società Autostrada Pedemontana Lombarda (APL), con un'operazione pagata con risorse pubbliche, sgrava dalla partecipazione diretta in Pedemontana Banca Intesa che prima deteneva l’8,03% del capitale sociale.
 

Con le azioni acquistate da Banca Intesa e con il controllo al 96% da parte di FNM (al 57,7 % di Regione Lombardia) della società Milano Serravalle (MISE), la società Autostrada Pedemontana Lombarda, dunque, è oggi quasi interamente a capitale pubblico.
Va da sé che con questa configurazioner, il rischio impresa grava esclusivamente sull'ente regionale.
Questa operazione, come le precedenti, è attuata per cercare di rendere appetibile ai privati un finanziamento per il completamento dell'autostrada, cui mancano le tratte B2, C e D.
Altro denaro pubblico che, sempre con lo stesso scopo, si va a sommare:

  • ai 512 mln stanziati a febbraio 2021 a mezzo FNM per acquisire l’82,4% del capitale sociale di Milano Serravalle (MISE) presente come socia in Pedemontana;
  • all'aumento di capitale sociale di APL pari a 350 mln versato ad inizio 2021;
  • al fondo di garanzia ventennale dal 2025 da 450 mln di euro per coprire i debiti di Pedemontana con le banche dovute ai mancati introiti. Ogni anno 22,5 milioni di euro;
  • alla gratuità concessa sulle tratte A e B1 in occasione di EXPO con un versamento ad APL di 32 mln nel 2015;
  • alla DEFISCALIZZAZIONE governativa (sugli utili futuri) pari a 349 MLN di euro introdotta nel 2014.

L'ostinazione con cui si persegue l'obiettivo di realizzare il completamento è forte. Gli attuali amministratori di Regione Lombardia e in particolare dalla Lega continuano a considerare questa autostrada come strategica e cercano un rilancio dell’opera anche in vista dell'arrivo di grandi finanziamenti per le infrastrutture dal Recovery Fund a cui  - in perfetto stile commedia dell’arte italiana - agganciare anche l'evento olimpico del 2026.
È una visione miope, che vuole privilegiare il trasporto su gomma, in un territorio dove la viabilità è problematica, applicando una ricetta vecchia, quella della costruzione di pesanti e impattanti arterie autostradali.
 

Una ricetta che comunque non può risolvere i problemi viabilistici ma che servirà solo ad attirare traffico veicolare aggiuntivo, rendendo più invivibile il territorio.
Addirittura sulle tratte A e B1 in esercizio, le percorrenze sono ben lontane da quelle inizialmente previste.
 

I transiti attuali (pre Covid) sono infatti attestati attorno ai 22.000 veicoli/giorno, un numero lontanissimo dalle 60.000 e più percorrenze stimate inizialmente dallo studio di fattibilità che giustificava necessità e redditività della Pedemontana.
Il completamento porterebbe a intercettare il traffico sull'attuale superstrada Milano-Lentate S.S (futura tratta B2) che attualmente supera i 100.000 veicoli/giorno. Un flusso veicolare che però non è a lunga percorrenza est-ovest ma in buona parte la somma di brevi percorrenze, un movimento cioè fatto di spostamenti locali.
 

Oltretutto, con l'esigenza di trasferimenti meramente territoriali, la realizzazione della tratta B2 (a pedaggio) sul sedime dell'attuale superstrada, provocherà una "fuga" alla ricerca di percorsi alternativi sulla viabilità comunale con incrementi di circolazione insostenibili. Questi numeri e questa situazione erano già evidenziati nello studio sul traffico, commissionato dalla provincia di MB e realizzato dalla soc. META e dall'Ing Debernardi nel 2016.
 

Già solo le considerazioni sull'analisi di viabilità e sulle percorrenze mostrano che non serviva (e non serve) una nuova autostrada di tale impatto e costo nel collegamento est/ovest. È folle fare un'autostrada solo per soddisfare spostamenti prevalentemente locali.
Se poi lo sguardo e l'analisi si amplia all'aspetto ambientale, le criticità e le ricadute, alcune delle quali già concretizzate, sono pesantissime e il "cahier des doléance" è corposo.

Con la realizzazione delle tratte A e B1 che perlopiù si è limitata al solo nastro d'asfalto con limitata viabilità complementare, si sono spazzate via intere aree verdi e agricole, il grande Bosco della Moronera a Lomazzo è stato sventrato, dimezzato quello della Battù a Lazzate. Poche le compensazioni ambientali realizzate, alcune completamente snaturate rispetto a un progetto di ricucitura del territorio.
Per la tratta B2 c'è l'invasività nel Bosco delle Querce, incombe il rischio della movimentazione del terreno ancora contaminato dalla Diossina TCDD del disastro Icmesa del 1976 con un Progetto Operativo di Bonifica "al risparmio" e insufficiente sotto molti aspetti.
 

Sulla tratta C e D l'asfalto e le opere di viabilità complementare e accessoria occuperebbero e sventrerebbero aree agricole, boscate e di pregio, alcune ricomprese in ambiti di tutela.
In un territorio già fortemente urbanizzato, con traffico caotico, trasporto pubblico insufficiente, pessima qualità dell'aria, naturalità deturpata e assediata non serve un'autostrada, serve il potenziamento e l'efficientamento delle linee ferroviarie sia per i pendolari sia per le merci, spostando la priorità del trasporto su gomma al ferro, serve il ripristino e la realizzazione di tranvie e di nuove tratte di metropolitana, serve attenzione e salvaguardia del territorio.
 

Chi si ostina a volere il completamento di questa impattante autostrada che ha un bilancio economico e ambientale disastroso, ci inganna perpetuando un modello di sviluppo sconsiderato e insostenibile e certo non vuole una vera transizione ecologica.

domenica 21 marzo 2021

Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" e Arci Como: “E’ fondamentale l’azione dei cittadini per combattere le mafie nei territori”




Centinaia di contatti e più di un migliaio di visualizzazioni per i quattro videoincontri, che avevano per oggetto “Come agiscono le mafie nei territori: ambiente, economia e società”.  

Nel corso degli eventi sono emersi più volte i fatti che testimoniano la presenza della ‘ndrangheta nella nostra Regione, con un focus particolare sulle province di Como e di Lecco, territori nei quali proprio le più recenti inchieste della Magistratura (DDA di Milano) hanno confermato il radicamento, ormai pluridecennale, di alcune locali della criminalità di origine calabrese.

I quattro incontri della Rassegna “4 colpi alla ‘ndrangheta”

Durante il primo incontro della Rassegna si è fatto un parallelo tra la presenza della ‘ndrangheta in Calabria e Lombardia, con il racconto dei giornalisti e scrittori Antonio Talia e Gianni Barbacetto, che ci hanno appunto ricordato come si muove la mafia calabrese nei diversi territori.

Nel secondo videoincontro si è trattato il tema delle ecomafie e dei traffici illeciti di rifiuti, con la presenza della PM Silvia Bonardi e della presidente della Commissione regionale antimafia, Monica Forte. Sono decine i roghi di rifiuti che hanno interessato la Lombardia, in particolare nel periodo 2017-2018; alcuni traffici di rifiuti hanno coinvolto anche la città di Como (diventata il crocevia dei trasferimenti di rifiuti tra il Sud e il Nord Italia, cfr. operazione “Il Feudo”), così come la Brianza lecchese (operazione “Metal Money”).

Nel terzo evento si è approfondito il tema delle agromafie e del caporalato in agricoltura, con la preziosa testimonianza del sociologo Marco Omizzolo, che ci ha riportato la sua personale esperienza, con cui ha potuto testimoniare lo sfruttamento (a livello di schiavitù) dei migranti nei campi agricoli.

Nel quarto ed ultimo videoincontro si è trattato il tema delle donne che fanno tremare la ‘ndrangheta, con la presenza della giornalista e scrittrice Dina Lauricella e della PM Alessandra Cerreti, le quali ci hanno ricordato le vicende di alcune figure femminili che hanno cercato di riscattarsi dai vincoli familiari con la mafia calabrese.

Cos’è emerso: serve più cultura della legalità

Quello che è emerso nel corso dei quattro incontri è stato un unanime appello alla cittadinanza, affinché vi sia più impegno personale e collettivo per combattere le mafie sui territori. Serve quindi diffondere la cultura della legalità, a tutti i livelli e in tutti i settori, da quelli pubblici a quelli privati.
Non a caso l’obiettivo principale della Rassegna è proprio quello di informare e sensibilizzare i cittadini sulla presenza mafiosa, cercando di creare un moto di orgoglio contro l’omertà e diffondendo la cultura della legalità. L’intenzione degli organizzatori è quindi quello di proseguire con ulteriori iniziative di informazione, di denuncia e di educazione.

Si ricorda che la Rassegna è stata organizzata dal Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" e dall’Arci Como, col patrocinio di 6 Comuni: Alzate Brianza, Cabiate, Carugo, Inverigo, Lurago d'Erba e Mariano Comense. Gli incontri del 25 febbraio e del 4 marzo risultavano inoltre inseriti anche nell’ambito del progetto dal titolo “Como futuribile”, di Arci Como, Auser Como, Legambiente Como e L’isola che c’è (con il contributo di cui agli artt. 72 e 73 del D.Lgs. 117/2017 finanziato con le risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e di Regione Lombardia), a cui hanno aderito altri sodalizi, tra cui il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”. Il progetto persegue il tema della ‘sostenibilità’, che si articola anche attraverso giustizia e legalità.

Tutti i videoincontri sono visualizzabili sulle seguenti piattaforme:
-    pagine Facebook del Circolo ambiente “Ilaria Alpi” e di Arci Como;
-    canale YouTube di Ecoinformazioni.

Per scaricare la locandina della rassegna cliccare qui.

WWF Lombardia: La funzione principale dei Parchi Regionali dev'essere quella di favorire la biodiversità!


Il WWF Italia, che in Lombardia gestisce numerose aree protette fin dalla fine degli anni ’70, esprime tutte le sue perplessità e preoccupazioni di fronte alle proposte presentate dai Parchi regionali lombardi “come applicazione concreta della transizione ecologica” come affermato dall’Assessore regionale Rolfi.  
Queste proposte, al di là di alcune lodevoli eccezioni, mancano di ambizione, di coraggio e di visione: si tratta di una “lista della spesa” di progetti, che forse erano già nei cassetti dei Parchi Regionali che con l’arrivo dei Fondi Europei si vorrebbero realizzare.   
Dal loro esame non emerge nessuna attenta e accurata programmazione che consenta davvero di avviare, al di là di facili slogan, la transizione ecologica, ne sembrano coerenti con i piani di gestione, in particolare per le aree a Parco naturale sulla cui centralità  sembrano esserci poche idee progettuali.
 
Nel dicembre scorso Regione Lombardia aveva chiesto di segnalare progetti riguardo al ripristino degli ecosistemi e per favorire l’accessibilità e la fruizione sostenibile anche alle Riserve Naturali in riferimento agli investimenti per favorire la ripresa economica.
Dalla progettualità dei Parchi sono richiesti 109 milioni di Euro per 179 progetti, oltre il 50% è destinato alla fruizione (in particolare per piste ciclabili), circa il 25% alla ristrutturazione o realizzazioni di sedi e il restante 25% circa ad interventi di tipo naturalistico: quindi solo un quarto dei progetti è specificatamente rivolto alla conservazione  del  patrimonio naturale  nei Parchi.  
 
“Nessun pregiudizio sul potenziamento di piste ciclabili o centri visita nei Parchi regionali, ma sfugge il nesso di tali infrastrutture con la priorità di tutela di habitat e specie o di cambiamento dei  processi produttivi  dannosi all’ambiente” dichiara il Delegato WWF Italia per la Lombardia dott. Gianni Del Pero e aggiunge “ E’ proprio dalle aree protette che dovrebbe  venire tale impulso,  considerato che coloro che le frequentano lo fanno innanzitutto per il loro valore naturalistico”.
 
Fermo restando che tra gli obiettivi del Piano Europeo vi sono quelli della inversione della curva della perdita della biodiversità e che una quota del 37% dei fondi devono essere dedicate al clima, all’adattamento al cambiamento climatico e specificamente alla tutela dell’ambiente, si sottolinea che questi progetti devono comunque rispettare il principio di “non arrecare un danno significativo” per i sei obiettivi ambientali comunicati dalla Commissione Europea (2021/C 58/01). Ci si chiede: i progetti presentati dai Parchi sono coerenti con questo principio di valutazione?
Dagli Enti gestori dei Parchi lombardi ci saremmo aspettati, per esempio, progetti e proposte sul miglioramento della qualità dei corsi d’acqua in linea con quanto prevede la Direttiva Quadro 2000/60/CE (i principali fiumi lombardi sono tutti interessati dalla presenza di Parchi regionali), oppure progetti per la riduzione degli impatti dell’attività agricola intensiva e zootecnica tra le prime cause di  impatto sulla biodiversità  e il clima in Italia, o ancora la realizzazione di corridoi ecologici fra le aree protette anche attraverso una graduale quanto concreta conversione all’agricoltura biologica.
 
Il WWF Lombardia e i cittadini che ogni giorno usufruiscono dei servizi ecosistemici  derivanti delle nostre aree protette chiedono all’Amministrazione regionale ed agli Enti Parco, di  riconsiderare  radicalmente i contenuti delle proposte presentate  affinchè la "transizione ecologica" sia effettivamente attuata nel rispetto degli Obiettivi del Piano di Finanziamento Europeo  e nel  principio di non arrecare danno all'ambiente.
 
E’ evidente che per garantire tale risultato occorre maggiore coinvolgimento nella governance e nelle scelte anche da parte delle Associazioni ambientaliste, che oggi in Lombardia, diversamente da quanto prevede la normativa regionale, sono esclusi da ogni partecipazione al procedimento decisionale: la normativa di Regione Lombardia prevede infatti, con una discriminazione inspiegabile, che i loro rappresentanti facciano parte delle Comunità dei  Parchi, ma con la sola facoltà di essere auditi, senza alcun peso nelle decisioni.  
 
La disponibilità a far parte di una cabina di regia regionale questa Associazione la assicura sin d’ora.

martedì 16 marzo 2021

Coordinamento lecchese rifiuti zero: "Silea (Valmadrera) abbia il coraggio di abbandonare questo progetto di teleriscaldamento"

Fonte immagine: https://www.sileaspa.it/

 

L’appalto predisposto da Silea per il progetto del Teleriscaldamento lascia sempre maggiori dubbi, in particolare sulla sostenibilità sia ambientale che economica dello stesso.
Dalle indiscrezioni e notizie girate sulla stampa locale dopo l’assemblea di coordinamento del 4 marzo, appare che la proposta fatta da Varese Risorse per la rete di Teleriscaldamento/centrali di integrazione non sia per niente soddisfacente. Da quello che si deduce sembra che nel loro progetto sia previsto l’utilizzo solo parziale del calore del forno: ciò non rispetterebbe appieno la prescrizione dell’AIA. Inoltre non ci sarebbero soluzioni alternative non fossili alle fonti da utilizzare nelle caldaie di integrazione. Non pare siano stati fatti ribassi della durata della concessione, fissata come base a gara in 35 anni, e quindi anche dal punto di vista economico la proposta non risulterebbe vantaggiosa.
Ricordiamo che “l’alimentazione da fonti non fossili” (alla scadenza dell’AIA del forno) era una richiesta vincolante nata dalle convenzioni fatte nel 2018 con i 3 comuni di Lecco, Valmadrera e Malgrate.


Introdurre ora condizioni aggiuntive per Varese Risorse, a gara chiusa, sembra una procedura scorretta nei confronti delle due società invitate alla gara e di qualsiasi altro potenziale concorrente. Chiediamo se non sia meglio, a questo punto, revocare la procedura d’appalto evitando soluzioni pasticciate come quella che Silea entri in società con quote significative con Varese Risorse.
A proposito di quest’ultima proposta, Silea si caricherebbe di quota-parte degli investimenti (il totale previsto per il progetto è di 80 milioni di €, bisognerebbe pertanto investirne diversi), del rischio di impresa, utilizzando inoltre, secondo noi, una tecnologia superata e non in linea con sistemi a bassa temperatura e senza combustione. Con questa partecipazione societaria si sottrarrebbero così risorse economiche ed energie da quella che dovrebbe essere la mission primaria di Silea, e cioè una gestione efficiente del ciclo dei rifiuti sempre più orientato verso il recupero e riciclo della materia.
Le ipotesi ventilate di avere soldi dai finanziamenti EU “Next generation” sono oggi tutte da verificare, anche alla luce di richieste fatte a Bruxelles da alcuni gruppi parlamentari, di escludere l’incenerimento per un possibile effetto “lock-in” (cioè in sostanza di dichiararlo tecnologia trappola che bloccherebbe le alternative migliori per l’ambiente).
Se Lecco, Malgrate e Valmadrera vogliono dotarsi di una rete di teleriscaldamento, lo facciano in modo autonomo senza coinvolgere nei propri interessi una società che dovrebbe essere al servizio di tutti gli 87 comuni.
Il precedente CdA di Silea aveva promesso un teleriscaldamento a costo zero per i cittadini ed ora invece si ipotizza di investire risorse economiche pubbliche. Ancora una volta invitiamo gli attuali amministratori a non bruciare anche i nostri soldi!
Sulla questione richiamata più volte delle conseguenze penali per il non rispetto dell’AIA, ricordiamo che è dal 2007 che ciò accade e cioè ormai da 15 anni. Va osservato che nel 2015 (legge 68/2015) il d.lgs. 152 del 2006 ha subito modifiche per le conseguenze relative al non rispetto dell’AIA. In base alle interpretazioni più attendibili, i rischi per il mancato adempimento delle prescrizioni dell’AIA non comportano sanzioni penali ma semmai sanzioni amministrative che possono andare da poche migliaia ad un massimo di ventiseimila euro. In realtà si tratta di una questione prettamente politica: bisognerebbe intavolare una trattativa con la Regione per arrivare ad una moratoria. Facciamo notare che quando la rete di teleriscaldamento sarà completata, cosa che avverrebbe probabilmente verso la fine del decennio, e cioè a pochi anni dalla promessa dismissione del forno (2032), solo allora si completerebbe l’adempimento della prescrizione. Suona un po’ come presa in giro.
Per tutto questo chiediamo ai sindaci di non assegnare l’appalto, come consentito dalla legge. E’ il caso di prendersi un opportuno periodo per valutare la situazione, coinvolgendo i portatori di interessi come le associazioni ed i cittadini. Ci aspettiamo buon senso!

Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero
L’altra Via
Circolo Ambiente Ilaria Alpi
Gruppo Difesa Natura Suello

Comune di Meda: il preoccupante silenzio su PGT e l'Ambiente


di Impulsi-Sostenibilità e Solidarietà, Meda

 

Il 7/01/2021 Impulsi-Sostenibilità e Solidarietà - ha scritto una lettera al Sindaco di Meda, Luca Santambrogio e all'Assessore ai Lavori Pubblici - Programmazione del Territorio, Andrea Bonacina, chiedendo  delucidazioni sulla variante al PGT vigente deliberata dalla Giunta Comunale (cfr. nr 74 del 17/06/2020) e per un aggiornamento sulla nostra proposta di adesione al PLIS GRUBRIA con il conferimento delle aree agricole di Meda Sud

Nessuna risposta è pervenuta, neppure dopo un’ulteriore sollecitazione.

Mentre c’è evidenza che una parte della variante al PGT vigente riguarderà l’adeguamento alla L.R n 18 del 26/11/2019  (peraltro recentemente rimandata all’esame della massima Corte per una valutazione di costituzionalità) e la stesura del nuovo Regolamento Edilizio, non risulta al momento definito e noto cosa comporti nel dettaglio la parte richiamata in delibera relativa alle "zone ricadenti all’interno della perimetrazione del Parco Regionale Groane".
Ci risulta solo un flebile e sommario pronunciamento del dirigente dell’Ufficio Infrastrutture e Territorio che in sede di Commissione Territorio e Ambiente del 24/02/2021, su richiesta di delucidazioni da parte del Consigliere Paolo Tagliabue, ha esplicitato una necessità dell’amministrazione di rivedere le specifiche del piano delle Regole sulle destinazioni d’uso per rafforzare la tutela del Parco.
Un pronunciamento che non è comunque venuto dal livello politico-amministrativo che in merito continua ad essere silente.

C’è però un aspetto che servirebbe chiarire definitivamente se sia o meno compreso nella variante al PGT.
Agli inizi di dicembre del 2020 abbiamo appreso, a seguito della richiesta di chiarimenti d'Impulsi e di Sinistra e Ambiente riguardo l'inesattezza dei confini del Parco Regionale delle Groane nel comune di Meda, non solo come l'Ente Parco intenda procedere nel corso del 2021 alla loro correzione mediante la variante al Piano Territoriale di Coordinamento ma pure che, nella primavera 2017, l’Ufficio Tecnico del Parco con l’allora Assessorato alle Attività Produttive e Ambiente del Comune di Meda, guidato da Claudio Salimbeni, aveva predisposto una proposta di ridefinizione del perimetro del parco che levava l’area urbanizzata di Via Santa Maria ed inseriva ulteriori aree verdi. La modifica non venne concretizzata stante la prossimità della scadenza del mandato amministrativo (maggio 2017).
Uno stralcio con riduzione della superficie per quanto antropizzata, sarebbe grave e preoccupante, priverebbe il parco di un’area filtro con il rischio che venga sottoposta a pressioni insediative per un residenziale di qualità data la prossimità con il polmone verde che in questo caso diverrebbe un benessere esclusivo per pochi.
Sarebbe sicuramente positivo un rafforzamento delle norme e delle regole per una maggiore salvaguardia e conservazione delle aree inserite nel Parco e ad esso prossime così come positiva sarebbe l’inclusione di nuove superfici nel perimetro del Parco Regionale. Assolutamente da evitare che alcune zone del territorio medese, attualmente comprese, ne vengano escluse.

Serve attenzione vera per gli spazi liberi e naturali e per il verde comunale a proposito del quale non v’è notizia del Regolamento del verde Urbano.
Servono atti per rinforzare le tutele sia per tutte le aree interne e limitrofe della Brughiera sia per ciò che resta dei campi quali l’area libera di Meda Sud da conferire nel PLIS GRUBRIA così come suggerito da Impulsi nel corso dell’incontro tenutosi con l’amministrazione nel lontano 29/04/2019. In quell’incontro ci pareva di aver colto nelle parole del sindaco e degli assessori presenti (Bonacina e Mariani) la volontà di accogliere l’invito di Impulsi per l'inserimento con l’impegno per avviarne l'iter. Purtroppo ancora oggi nessun atto s’è concretizzato.


E’ necessario che l’amministrazione chiarisca le sue intenzioni  e quelli che sono gli obiettivi della Variante al PGT vigente. 


Con essa c’è anche l’occasione per procedere con l’inclusione dello spazio libero a Meda Sud nel PLIS Grubria. Sarebbe un’azione tangibile, utile a valorizzarlo e a proteggerlo da minacce di urbanizzazione ed usi impropri, rendendolo effettivamente uno luogo collettivo per la cittadinanza.
Questa amministrazione dimostri di essere all'altezza del ruolo che la strategia dell'Unione Europea riserva agli enti locali. Un ruolo di soggetto fondamentale per la creazione di un futuro sostenibile, che sarà più prossimo nel momento in cui, anche attraverso la formazione e l'educazione ambientale, si possa comprendere il valore aggiunto allo sviluppo del territorio, al pari delle attività produttive e di servizio compatibili, apportato dalle aree tutelate.

venerdì 12 marzo 2021

Fridays For Future Como: "La mobilità ciclabile non è un'utopia!"


 

di Fridays For Future, Como

Nel corso del 2020, anche a causa della pandemia da Covid-19, in Italia la mobilità' in bicicletta ha registrato un incremento notevole. A fronte di questo, però, sono mancati spesso investimenti volti alla realizzazione di infrastrutture ciclabili per consentire alla popolazione di muoversi in bicicletta in tutta sicurezza.

Tra i benefici che porterebbero più piste ciclabili ricordiamo innanzitutto il decongestionamento del traffico motorizzato, la diminuzione dell'inquinamento atmosferico causato dalle auto e la maggior tutela degli utenti della strada come ciclisti e pedoni. Allo stesso tempo con la realizzazione di nuove piste ciclabili, si può anche migliorare la fruibilità del territorio e valorizzare il verde esistente.

Dette queste premesse, nonostante sia ancora insufficiente l'estensione delle piste ciclabili in provincia per una transizione ecologica della mobilità, un piccolo cambiamento si sta cominciando a percepire!

Ecco - foto sotto il titolo - tre piste ciclabili realizzate sul nostro territorio:

  1. Senna Comasco - Via Rovelli. Collegamento ciclabile tra il centro di Navedano e Senna Comasco, paese.
  2. Cantù - Via Mentana. Collegamento ciclabile tra il centro della frazione di Fecchio e Vighizzolo. (A breve verrà ultimato).
  3. Cucciago - Via Stazione. Collegamento ciclabile che a breve verrà inaugurato tra la stazione di Cucciago, posta sulla ferrovia Milano-Chiasso, e il centro del paese.

Laghetto di San Carlo: rospi ed aironi riusciranno ad evitare lo sfratto?


 

Nei giorni scorsi su diversi siti, compreso il nostro, sono comparsi articoli e commenti critici verso la decisione di realizzare un'area giochi in prossimità del laghetto di San Carlo, una piccola oasi naturale ove trovano riparo diverse specie protette. Sarebbe bastato localizzare l'area bimbi a qualche metro di distanza per evitare ogni problema.


Ora ci sono giunti segnali che l'amministrazione comunale di Seregno abbia recepito le nostre osservazioni e stia valutando come procedere per correggere i problemi segnalati. Insomma qualcosa si sta muovendo per evitare lo sfratto a rospi e aironi. Vi terremo aggiornati.

mercoledì 10 marzo 2021

Rospi e aironi di plastica nel futuro di Seregno


 

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un intervento di Legambiente Seregno riguardante l'inopportunità di realizzare dei giochi per bambini in prossimità del laghetto di San Carlo, una piccola oasi naturale frequentata da specie animali protette. Per chi volesse conoscere meglio il laghetto segnaliamo un bellissimo blog che raccoglie le quasi settimanali osservazioni di appassionati naturalisti. Esiste anche una pagina Facebook aperta al contributo di tutti i visitatori.

 


Il timore che giostre e giostrine installate a pochi metri dall'area naturale possano disturbare gli animali che vi si rifugiano è fondato. Aree giochi per bimbi e aree naturali non sono incompatibili fra di loro; in questo caso bastava tenerle poco più distanti.

Questa vicenda mette comunque in luce diverse criticità:

  1. Questo lavoro coinvolge almeno tre assessorati: quello all'Ambiente, quello al PLIS e quello ai Lavori Pubblici che evidentemente non parlano fra di loro o se lo fanno non hanno al loro interno le sensibilità necessarie.
  2. Il mancato coinvolgimento delle associazioni di volontariato a cui il comune ha affidato, con una convenzione, la cura del laghetto (che avviene in maniera completamente gratuita). L'eventuale coinvolgimento - dov'è finita la tanto sbandierata partecipazione? - sarebbe stato utile per trovare soluzioni alternative compatibili.
  3. Il mancato coinvolgimento del Parco GruBrìa che ha sicuramente le competenze necessarie per affrontare questi problemi.

Come finirà questa vicenda?
Difficile dirlo. In questa vicenda usciremo tutti perdenti. L'Amministrazione Comunale non ammetterà mai l'errore fatto. Ammetterlo vorrebbe dire accogliere la richiesta avanzata da Legambiente: spostare in altro luogo i giochi dei bimbi e ripristinare l'area com'era prima. Un danno erariale non indifferente che qualcuno dovrebbe risarcire di tasca propria.
Mantenere i giochi in prossimità dell'area naturale porterebbe, nel tempo, ad un allontanemento delle specie animali presenti nel laghetto.

Vorrà dire che in un prossimo appalto verrà prevista la posa di rospi e aironi di plastica: che triste futuro!

 

Aggiornamento 12/3/2021

Come potrebbe finire questa vicenda?

Qualche volta dobbiamo correggere il tiro e, questa volta, lo facciamo volentieri. Ci sono giunti segnali che l'Amministrazione Comunale abbia recepito le nostre osservazioni e stia valutando come procedere per correggere i problemi segnalati. Insomma qualcosa si sta muovendo per evitare lo sfratto a rospi e aironi. Vi terremo aggiornati.

martedì 9 marzo 2021

Seregno: quando l'insensibilità gioca con la natura (e la distrugge)


 

a cura di Legambiente Seregno

Non sappiamo se sia peggio l'incompetenza o la mancanza di sensibilità di una Pubblica Amministrazione. Ma secondo voi era il caso di realizzare a pochi metri dall'unica area naturalistica di pregio di Seregno (luogo visitato frequentemente da specie protette come l'airone e la gallinella d'acqua, il rospo smeraldino e diverse specie di insetti e libellule) alcuni indispensabili GIOCHI INCLUSIVI  posati peraltro su piastre di cemento tanto invasive quanto impermeabili? 

 


 

Secondo voi gli animali che fino ad ora hanno goduto di una pace, difficile da trovare  in un contesto urbano, saranno sereni nell'udire le gioiose grida di infanti giocosi? Da anni collaboriamo nella conservazione di questo luogo che in passato è stato salvato da un progetto di interramento, un'oasi dal valore naturalistico riconosciuto...possibile che il Sindaco Alberto Rossi ne fosse all'oscuro? Chiediamo lo spostamento dei giochi in un'altra area del grande Parco Falcone Borsellino, lontana dal laghetto, ed il ripristino dello stato dei luoghi come se nulla fosse accaduto. Il rispetto del Creato e di tutti gli esseri che lo popolano è un sentimento ecumenico e la preservazione delle diverse sensibilità è alla base di un sano ordinamento democratico!



Meda: il monitoraggio delle vasche della diossina non sarà più fatto dal Comune. La denuncia di Sinistra e Ambiente.


 
a cura si Sinistra e Ambiente, Meda
 
Il 4 marzo 2021 s'è tenuto a Meda il Consiglio Comunale dove si è discusso della Convenzione tra Regione Lombardia, i Comuni di Seveso e Meda e l'ERSAF per la gestione del Parco Naturale Regionale del Bosco delle Querce.
Avevamo già trattato e denunciato in precedenza (qui e qui) l'assenza nella convenzione dell'assegnazione di risorse per il monitoraggio delle due vasche di Seveso e Meda (contenenti i materiali contaminati dalla diossina TCDD del disastro ICMESA del 1976) con analisi chimiche sulla falda e sul percolato.

Una assenza di fondi conseguente alla rinuncia dell'amministrazione sevesina nello svolgere questa preziosa attività e parte d'una azione costante di smantellamento dei presidi ambientali necessari ad un corretto utilizzo di quest'area, con un ufficio ecologia sevesino ormai presidiato da una sola persona, la mancanza di un direttore del Parco, la difficoltà nel gestire attività di educazione ambientale.
A Meda, il Consigliere di opposizione Paolo Tagliabue, ha accolto le nostre preoccupazioni, unendole alle sue e riportandole nell'assise.

Un'assise, con la maggioranza di Lega e F.I (assente FdI) purtroppo sorda e volutamente cieca rispetto alla realtà che prima ha respinto la richiesta di Paolo Tagliabue e dei consiglieri del PD di un rinvio del punto all'odg affinchè venisse definito con certezza chi si occuperà del monitoraggio delle vasche e del deposito di Cesano Maderno (dove furono sepolti gli animali abbattuti) e poi ha approvato la convenzione (10 favorevoli e 5 contrari) senza alcuna preoccupazione di merito rispetto all'azione di disinvestimento dal Bosco delle Querce come luogo della comunità.
Sull'argomento discusso nel CC di Meda, silenzio totale e nessun intervento da parte del sindaco Luca Santambrogio, evidentemente allineato alle infelici e discutibili scelte sevesine.
Con ogni probabilità, ha pesato la necessità di non creare una situazione critica per il sindaco di Seveso Allievi, già alle prese con un dissenso, esplicitato anche sulla stampa locale, di parte della sua maggioranza.

 

L'intervento del Consigliere Paolo Tagliabue


 
Va altremodo evidenziato che nel verbale dell'ultimo Comitato Scientifico (tenutosi il 21/12/2020 e sotto pubblicato), appare chiara la volontà di rinuncia da parte dei rappresentanti sevesini, mentre non è certo che l'attribuzione di competenze gestionali sia in carico a Regione Lombardia o alla Provincia di Monza e Brianza.
 



lunedì 8 marzo 2021

Macherio: un Paese che non ama gli alberi


 

Alcuni lettori di questo blog ci hanno segnalato un intervento (leggi qui) di Mariarosa Radaelli, sindaca di Macherio che propone di effettuare un taglio radicale "degli alberi che delimitano alcuni percorsi stradali" del suo Paese quali via Milano, via Grandi, via Fratelli Cervi e viale Rimembranze. 

 

Secondo la sindaca "con il tempo gli alberi sono diventati veri e propri giganti che allungano le braccia in cerca di luce e con la chioma oscurano il paesaggio e le abitazioni prospicienti, recando il solo e non irrilevante vantaggio di una gradevole frescura apprezzata nei mesi più caldi".

 

Chi abita a Macherio, come in qualsiasi altra cittadina della Brianza, sa benissimo che durante i mesi estivi i nostri centri urbani si trasformano in "isole di calore". La funzione degli alberi in città per contrastare tale fenomeno è essenziale: basta pensare che solo un albero ci può regalare il refrigerio prodotto da cinque condizionatori. Ma gli alberi non hanno solo questa funzione: riducono infatti gli inquinanti atmosferici, immagazzinano il CO2, conservano l'acqua piovana e favoriscono la biodiversità. 

 

Per argomentare il taglio la sindaca porta le seguenti argomentazioni: "Questo verde, vetusto e cresciuto a dismisura, ha perso la sua funzione di arredo urbano. Non abbellisce, non apporta benefici. Crea problemi. Di manutenzione che grava sulle casse comunali, di disagio non indifferente per le recinzioni e i giardini dei residenti che periodicamente reiterano le loro lamentele."

 

Ma non è tutto, si lamenta anche del fatto che la Sovrintendenza abbia vietato l'abbattimento degli alberi di via Milano e che abbia posto "una serie di prescrizioni e richiesto una serie di relazioni tecniche per quelli di viale Rimembranze".

 

Insomma Macherio è sulla buona strada per diventare un Paese sempre più caloroso.  

Le donne che fanno paura alla ‘ndrangheta: se ne parla giovedì 11 marzo 2021 nel quarto video-incontro della Rassegna antimafia "4 colpi alla 'ndrangheta"


 

Il quarto ed ultimo video-incontro della Rassegna "4 colpi alla 'ndrangheta" si terrà  giovedì 11 marzo alle ore 17.30, sulla piattaforma Zoom (cliccare qui), ed avrà per titolo "Le donne che fanno tremare la 'ndrangheta". Durante l’incontro si discuterà del ruolo femminile nella mafia calabrese, tra testimoni di giustizia e omicidi efferati a carico delle donne di famiglie ‘ndranghetiste.

Interverranno all’evento pubblico due relatrici:

  • Dina Lauricella, giornalista RAI e autrice del libro “Il codice del disonore - Donne che fanno tremare la 'ndrangheta”;
  • Alessandra Cerreti, magistrata della DDA di Milano, che ha seguito alcune testimonianze di donne perseguitate dalla ‘ndrangheta.

L’incontro è moderato da Giorgia Venturini, giornalista presso la redazione di Milano Fanpage, nonché direttrice di www.stampoantimafioso.it giornale online sui temi della lotta alle mafie.

Nelle numerose inchieste della magistratura che hanno colpito la ‘ndrangheta, emergono spesso aspetti che sembrano secondari ma che invece devono essere attentamente indagati ed approfonditi, come ad esempio il ruolo delle donne nella vita dell’organizzazione mafiosa calabrese.
Il più delle volte le figure femminili sono vittime della ‘ndrangheta, a volte invece le donne hanno un ruolo attivo, diventando protagoniste delle azioni criminali. Succede ad esempio che le ragazze, discendenti di famiglie ‘ndranghetiste trasferitesi in Lombardia, debbano fare presto i conti con i doveri imposti dalle rispettive famiglie. Quindi anche le nuove generazioni rischiano di essere risucchiate dagli affari delittuosi delle proprie famiglie. Più difficile, se non quasi impossibile, lo “staccarsi” dalle attività delittuose delle famiglie di origine.

 

Di queste figure femminili parla il libro “Il Codice del disonore” di Dina Lauricella, che indaga su un fatto, relativamente recente, di grande importanza: per la prima volta nella storia della 'ndrangheta, figlie e mogli dei boss collaborano con la giustizia, denunciando le loro famiglie. Donne che fanno tremare la 'ndrangheta, come le definisce la giornalista. Donne che hanno preso consapevolezza di vivere in famiglie dove il controllo dei maschi è assoluto e che hanno subito fin da piccole privazioni, botte, umiliazioni, stupri e isolamento. Prigioniere in casa, a loro viene negata anche la vita scolastica. Crescono sotto il dominio di un padre padrone e di una madre anaffettiva che non ama le figlie, ma venera il figlio maschio, al quale, secondo le norme 'ndranghetiste instilla il senso della vendetta, dello spargimento del sangue anche se è il proprio sangue, di chi ha tradito il codice d'onore mafioso. L'autrice racconta la storia di alcune donne che hanno fornito, con la loro testimonianza informazioni utili a colpire i traffici criminali delle famiglie di ‘ndrangheta. Sono donne coraggio che sfidano la morte, soprattutto madri che vogliono salvare i figli da un destino di criminalità e di morte. Sono pagine ricche di informazioni sulle indagini e sugli atti processuali, ma anche pagine intense, dolorose, capaci di suscitare nel lettore emozioni, quando l'autrice indaga sulla condizione femminile nella mafia calabrese e sul sistema criminale che regola gli affari delle 'ndrine con il loro efferato codice tribale.

Durante l’incontro dell’11 marzo si discuterà quindi delle donne vittime di ‘ndrangheta, ma anche del ruolo di alcune figure femminili che hanno cercato di riscattarsi da una situazione familiare intrinsecamente legata alla criminalità organizzata calabrese.

Si ricorda che la Rassegna "4 colpi alla 'ndrangheta" è organizzata dal Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" e dall’Arci Como, col patrocinio dei Comuni di Alzate Brianza, Cabiate, Carugo, Inverigo, Lurago d'Erba e Mariano Comense.  

L’incontro si terrà sulla piattaforma Zoom (cliccare qui) -  ID riunione: 81784367199  - Passcode: 635391) e sarà trasmesso in diretta sulle pagine Facebook delle associazioni.
Il link di accesso è pubblicato anche sulle pagine web:
www.arcicomo.it
www.circoloambiente.org
www.ecoinformazioni.com

domenica 7 marzo 2021

Appello degli ambientalisti della Brianza: "Le mancate nomine del Parco Regionale mettono a rischio il futuro della Valle del Lambro"


 

Da più di otto mesi il Parco Regionale della Valle del Lambro è commissariato. Le forze politiche non sono ancora riuscite, dopo l’uscita di scena di Eleonora Frigerio, a nominare il nuovo presidente e i 4 componenti del Consiglio di gestione, che amministra gli 8.200 ettari di aree verdi tra le province di Monza, Lecco e Como.

L’impasse sulla scelta dei nuovi rappresentanti dei 35 Comuni è la dimostrazione del disinteresse dei partiti (in modo particolare quelli della provincia di Monza, cui spetta di indicare il presidente) nei confronti del proprio territorio. In una fase storica, in cui si riafferma non solo a livello locale ma addirittura nazionale e internazionale la centralità delle politiche ambientali, il vuoto istituzionale che riguarda la gestione del Parco regionale della Valle del Lambro non può che creare perplessità e preoccupazione. Infatti il Parco Valle Lambro è, per sua natura, l’unico soggetto che può fare da volano e da coordinatore degli interventi sovraccomunali che riguardano la tutela e la valorizzazione dello straordinario, quanto maltrattato, patrimonio ambientale tra la valle del fiume Lambro e i laghi briantei. La mancanza di una guida rischia, oltretutto, di estromettere il nostro Parco dai possibili finanziamenti previsti dal Recovery plan. Un’opportunità che la Brianza che ha a cuore il verde non può assolutamente perdere.

Per questo chiediamo alle forze politiche di non perdere altro tempo, di mettere da parte divisioni e logiche di basso profilo politico, peraltro incomprensibili alla stragrande maggioranza dei brianzoli, e di nominare al più presto i componenti del nuovo Consiglio di gestione.

Aspettare  ulteriormente vorrebbe dire compromettere il già precario equilibrio ambientale del nostro territorio.

Legambiente Lombardia, Lipu Lombardia, Pro Natura Lombardia, WWF Lombardia


AdN - Amici della Natura di Triuggio, Associazione Orrido Inverigo, Circolo Legambiente "Roberto Giussani" di Desio, Circolo Legambiente Alexander Langer-Monza, Comitato per l’ampliamento del Parco Brianza Centrale, Comitato per la difesa delle Bevere, Comitato per il Parco di Monza "Antonio Cederna", Fridays For Future Como, Fridays For Future Desio, Gruppo Naturalistico della Brianza, La Nostra Tera Briosco, Le Contrade Inverigo, Legambiente Seregno APS, L
ipu Monza e Brianza,  WWF Insubria


Meda. Ancora chiuso il Bosco delle Querce


 

Riceviamo e pubblichiamo

di Vermondo Busnelli

Il Bosco delle Querce rimane ancora chiuso. Non accolta la richiesta di apertura al pubblico. Non è stata accolta la proposta del POLO CIVICO di MEDA di maggiore fruizione della parte medese del parco naturale regionale Bosco delle Querce. Rimane incomprensibile la posizione di chiusura di sindaco, assessore e maggioranza alla richiesta, condivisa anche dai gruppi di opposizione, di aprire al pubblico la parte medese del Bosco delle Querce, in modo sicuro e sostenibile. La discussione biennale della convenzione è un momento utile, per questo consiglio, per verificare i progressi verso la maggiore valorizzazione e fruizione di questo parco, in collegamento con le altre aree verdi e con la rete ecologica comunale e sovracomunale, a beneficio dei cittadini e nel rispetto dell’ambiente. Ma, la proposta rimane ancora congelata, senza convincenti motivazioni. Peccato, per i Medesi!

mercoledì 3 marzo 2021

Pedemontana. Onlit: "Appalto miliardario senza avere la copertura economica. Violata la norma sugli appalti"


 

di Dario Balotta, presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti)

A quasi dieci anni di distanza  Pedemontana riaffida la gara per il completamento (parziale) dell'autostrada, senza avere i soldi per pagare l'appalto (regola base per ogni appalto pubblico e Pedemontana è un appaltatore pubblico).

10 anni fa a vincere la gara fu Strabag e Impregilo arrivò seconda, ma l'impossibilità di avviare i lavori per mancanza di soldi si trasformò in una causa miliardaria tanto complessa da far scappare perfino Antonio Di Pietro ex presidente di Pedemontana.

Oggi ripete l'azzardo, Il gruppo Webuild (Salini-Impregilo) e l’Impresa Pizzarotti & Co. si sono aggiudicate l’appalto del valore di 1,8 miliardi di euro  per la progettazione e la costruzione delle tratte B2 (di 12,7 chilometri da Lentate sul Seveso e Cesano Maderno) e C (di 20 chilometri da Cesano Maderno alla tangenziale est di Milano A51) della Pedemontana. I lavori vengono assegnati ma senza le risorse economiche per pagarli.

Eppure anche Pedemontana deve rispettare le regole pubbliche che impongono che prima anche di indire una gara si debba avere la copertura finanziaria, figuriamoci aggiudicarla e con ciò accendere la responsabilità del contratto. Ma che le regole che valgono per tutti ma non valgano per Pedemontana è cosa nota, ne sa qualcosa perfino la Procura di Milano che non riuscì a decretarne il fallimento.

Ma oggi alla guida di Pedemontana non c'è presidente qualsiasi ma addirittura un ex viceministro alle infrastrutture ed ex ministro della giustizia, Roberto Castelli, che deve avere avuto ragioni forti per una scelta tanto azzardata.

Quali posso essere queste ragioni? probabilmente l'urgenza di scongiurare i pericoli che incombono sulla Salerno-Reggio della Padania:

  • la scadenza molto prossima del termine di ottenimento dei 2 miliardi di finanziamento privato necessari a pagare il contratto, da qui a poche settimane;
  • il rischio che Regione Lombardia non riesca in quel suicidio istituzionale che è far comprare un'autostrada (Serravalle che ha in pancia la Pedemontana) da una ferrovia (FNM, che già non riesce a fare  il proprio lavoro) per avere in cambio 350 milioni di capitale sociale che da 10 anni i soci "dimenticano" di versare in contrasto con quanto previsto dal contratto con lo Stato;
  • la scadenza degli espropri, che si starebbe cercando di rinnovare con atti illegittimiti e che se scaduti farebbero saltare il progetto;
  • il rischio che emerga che la "tratta D", l’ultimo lotto che collega Bergamo che si da per morta  e che invece non può essere eliminata a rischio decadenza della concessione;
  • soprattutto, il timore per le decisioni che sarà chiamato a prendere il nuovo Ministro, noto per il suo rigore e la sua posizione a favore delle sole opere utili e sostenibili sia economicamente che ambientalmente, e quindi l'esigenza di farlo trovare di fronte ad un fatto compiuto. Sarà anche per tutto questo che si rischia grosso  pur di aggiudicare non a un soggetto qualsiasi ma al deus ex machina delle infrastrutture, quella Impregilo oggi Webuild che è riuscita nel miracolo del ponte di Genova e a cui nessuno può dire di no, forse nemmeno un Ministro. 



Le mafie nel piatto: se ne parla giovedì 4 marzo 2021 nel terzo video-incontro della Rassegna antimafia "4 colpi alla 'ndrangheta"


 

Dopo i primi due eventi, alla Rassegna "4 colpi alla 'ndrangheta" si discuterà di agromafie e di caporalato in agricoltura.
Il terzo video-incontro si terrà  giovedì 4 marzo 2021 alle ore 21, sulla piattaforma Zoom (cliccare qui), ed avrà per titolo "Le mafie nel piatto: agromafie e caporalato". Durante l’incontro si discuterà appunto di agromafie, ovvero di illegalità criminale nella produzione agricola, accanto al tema del caporalato, sempre nel settore agricolo.


Interverrà all’evento pubblico il relatore:

  • Marco Omizzolo, sociologo, autore del libro “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell'agromafia italiana”.

L’incontro è moderato da Giuseppe Muti, ricercatore in Geografia all’Università dell’Insubria e redattore di www.stampoantimafioso.it .




Marco Omizzolo è responsabile scientifico di “In Migrazione”, presidente del centro studi Tempi Moderni e ricercatore Eurispes. Collabora con il master “Immigrazione. Fenomeni migratori e trasformazioni sociali” della Ca’ Foscari di Venezia, con il corso “Tutela dei diritti dei migranti” dell’Università di Pisa e, come giornalista, con varie redazioni italiane (Il Manifesto, L’Eurispes, Articolo 21, L’Espresso). Nel 2019 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua coraggiosa opera in difesa della legalità attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato. Ha vissuto sotto vigilanza da parte delle forze dell’ordine per via delle numerose minacce subite per la sua attività di ricerca e mobilitazione.
 

Ha pubblicato “La Quinta Mafia” (RadiciFuture editore) e “Sotto padrone. uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana” (Feltrinelli).


Il libro “Sotto padrone. Uomini, donne e caporali nell’agromafia italiana” è un viaggio nel cuore delle agromafie, tra caporali che lucrano sul lavoro di donne e uomini, spesso stranieri, sfruttati nelle serre italiane. Braccianti indotti ad assumere sostanze dopanti per lavorare come schiavi. Ragazzi che muoiono – letteralmente – di fatica. Donne che ogni giorno subiscono ricatti e violenze sessuali. Un sistema pervasivo e predatorio che spinge alcuni lavoratori a suicidarsi, mentre padroni e padrini si spartiscono un bottino di circa 25 miliardi di euro l’anno. Un viaggio, quello di Omizzolo, condotto da infiltrato tra i braccianti indiani nell’Agro Pontino e proseguito fino alla regione indiana del Punjab, sulle tracce di un trafficante di esseri umani. Un viaggio che parte dall’osservazione per arrivare alla mobilitazione: scioperi, manifestazioni, denunce per rovesciare un sistema che si può sconfiggere.
Durante l’incontro del 4 marzo si discuterà quindi delle varie inchieste relative al caporalato in agricoltura, che non interessano solo il Centro e Sud Italia, ma anche la Lombardia, come è emerso anche in due recenti inchieste che hanno riguardato in particolare l’hinterland milanese.

Si ricorda che la Rassegna "4 colpi alla 'ndrangheta" è organizzata dal Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" e dall’Arci Como, col patrocinio dei Comuni di Alzate Brianza, Cabiate, Carugo, Inverigo, Lurago d'Erba e Mariano Comense.  

L’incontro del 4 marzo è inserito anche nell’ambito del progetto “Como futuribile”, di Arci Como, Auser Como, Legambiente Como e L’isola che c’è (con il contributo di cui agli artt. 72 e 73 del D.Lgs. 117/2017 finanziato con le risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e di Regione Lombardia), a cui hanno aderito altri sodalizi, tra cui il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”. Il progetto ha per tema la ‘sostenibilità’, che si articola anche attraverso giustizia e legalità.

L’incontro si terrà sulla piattaforma Zoom (cliccare qui) -  ID riunione: 83788753405 - Passcode: 141039), e sarà trasmesso in diretta sulle pagine Facebook delle associazioni.
Il link di accesso è pubblicato anche sulle pagine web:
www.arcicomo.it
www.circoloambiente.org
www.ecoinformazioni.com