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venerdì 28 gennaio 2022

Stop al consumo di suolo. Il 4 febbraio, ad Erba (CO) parte la raccolta firme per salvare il territorio dalla cementificazione


Una petizione rivolta al Consiglio Comunale di Erba per chiedere l'immediato stop al consumo di suolo.
A lanciare la proposta il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” e l’associazione ‘Testa di Rapa’, che hanno predisposto una proposta di mozione da sottoporre all’assemblea consiliare di Erba.
Nella petizione, dal titolo “PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO - MORATORIA INTERVENTI SU AREE VERDI E AGRICOLE”, si chiede di fatto di azzerare nuove edificazioni su terreni vergini. Questo per evitare appunto nuovo consumo di suolo in una città che nel 2020 ha avuto il record negativo di cementificazione con ben 7 ettari, ovvero una superficie pari a  circa 10 campi di calcio di serie A. Unito al fatto che, sempre a Erba, sono disponibili numerose aree dismesse, che potrebbero essere oggetto di riqualificazione urbana, per recuperare il patrimonio edilizio senza consumare nuovo suolo verde.

La petizione verrà presentata ufficialmente venerdì 4 febbraio - ore 20,45 (presso NoiVoiLoro in via del Lavoro n. 7), nell’ambito di un incontro pubblico organizzato da Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, ‘Testa di Rapa’ e da ‘Lo Snodo’. All’evento interverrà Marco Peverini, dottorando in urbanistica presso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (Dastu). Vi sarà inoltre la presentazione della mostra digitale fotografica del fotografo naturalista Luca Eberle, realizzata in collaborazione con 'Re Soil Foundation'. L’incontro rientra anche nel progetto ‘Il Futuro è oggi’, che vede come capofila l’Arci di Como.
Per partecipare all’evento si chiede la prenotazione tramite mail all’indirizzo info@circoloambiente.org o infotestadirapa@gmail.com

Si ricorda che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” e l’associazione ‘Testa di Rapa’ stanno portando avanti, da alcuni mesi, una campagna per azzerare il consumo di suolo. La campagna si articola in una serie di azioni ed eventi, sia in presenza che sui social, che hanno l’obiettivo di far conoscere ai cittadini questa problematica, partendo appunto dal territorio di Erba. 

 



APPROFONDIMENTO:

 

Il comune di Erba, se escludiamo la parte di territorio montagnoso, risulta già una delle città più cementificate in Lombardia. Il dato del consumo di ulteriori 7 ettari, relativo al 2020 (vedasi il Rapporto nazionale Ispra sul consumo di suolo in Italia - https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/eventi/2021/07/presentazione-del-rapporto-consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2021), attesta che il trend è fortemente negativo. Questo se pensiamo che nel 2021 si è avviato anche il cantiere sul suolo verde di via Galilei (che coinvolge una superficie di 12 mila mq) e, sulla base delle previsioni del PGT, potrebbe partire anche l'edificazione sull'area verde di via Monti (che ha una superficie di circa 20 mila mq). Vi sono poi altre aree edificabili, previste nel PGT vigente, come quella di via San Maurizio e di via Valassina. In pratica Erba si sta comportando da pessimo comune cementificatore!

E questo avviene, paradossalmente, in un comune che dispone di molte aree dismesse, ubicate quasi tutte in centro città. Aree industriali abbandonate ormai da decenni, che potrebbero essere recuperate, senza consumare altro suolo. Stiamo parlando ad esempio delle aree dismesse della ex Meroni, ex Gasfire, ex Molino Mottana, così come altre.
Per questo con la campagna ‘Stop al consumo di suolo a Erba’ le associazioni Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” e ‘Testa di Rapa’ ribadiscono la richiesta all'Amministrazione Comunale per azzerare l'edificazione sulle aree verdi! Come chiede appunto la petizione che verrà presentata il 4 febbraio 2022.

Seregno. Una pietra d'inciampo per Luigi Camisasca

 


Sabato 29 gennaio 2022, ore 16.00

Piazza Liberazione, Seregno

Posa della pietra d'inciampo dedicata a Luigi Camisasca

 

Luigi Camisasca (uno dei 9 IMI seregnesi finora individuati) nato a Seregno il 14 /9/ 1915, di mestiere calzolaio, abitava al Lazzaretto in via Macallè, 25.   Apparteneva alla 1^ Compagnia di Sanità, nel giugno del 1940 viene assegnato al 197° Ospedale da Campo in Grecia, catturato in una località imprecisata dopo l'8 settembre 1943 viene internato in uno Stalag del Terzo Reich non ancora individuato muore all'età di 29 anni il 30/3/1945 nell’ospedale di Osnabruck (Germania). Sepolto nel Cimitero Militare Italiano d'Onore di Amburgo (Germania). Riquadro 4-Fila G- Tomba 30.

 

Scheda curata da Francesco Mandarano

Associazioni e gruppi ambientalisti scrivono ai Sindaci della Brianza: "Salviamo il territorio dalla Pedemontana!"

 

Comunicato firmato da 12 associazioni e gruppi della Brianza

 
Dopo l'incontro di Arcore del 9/12/2021 promosso con l'amministrazione della città, le associazioni, i gruppi e le liste civiche ambientaliste tornano sull’argomento del completamento dell’autostrada Pedemontana Lombarda. Questa volta lo fanno con una lettera inviata ai sindaci delle tratte B2, C e pur se stralciata dal progetto e dal finanziamento, anche della D.
Una lettera che sollecita le amministrazioni e la Provincia di MB a svolgere un ruolo attivo, coordinato e collettivo di pressione nei confronti della Regione e dei ministeri.
Il loro ruolo è importante. In quanto rappresentanti istituzionali delle comunità, tocca a loro, pur nelle differenze delle visioni e degli obiettivi, la responsabilità primaria di cercare di riaprire comunque la discussione sull'infrastruttura, prima che la partenza dei lavori renda quasi impossibile qualsiasi ripensamento e evitando che il territorio subisca passivamente gli effetti impattanti e negativi che deriveranno dal completamento autostradale. 
 
 
 
Nel nostro documento vengono riprese sia le nostre riflessioni esposte nell'incontro di Arcore che quelle contenute nei contributi di molti lì intervenuti.
La lettera contiene analisi e spunti affinché la Pedemontana non continui erroneamente ad essere approcciata come un'opera a sé stante collocata al di fuori del contesto progettuale che riguarda mobilità, trasporti e modello di sviluppo in Brianza.

Pur proseguendo nel manifestare la propria contrarietà al completamento dell’autostrada, gli ambientalisti hanno intenzione di dialogare con le amministrazioni, anche laddove esse intendano farsi carico di proposte di modifiche progettuali tese a preservare aree naturali che altrimenti verrebbero irrimediabilmente compromesse, all’irrobustimento e ampliamento dei fondi e degli interventi di compensazione ambientale.
E' necessario rimediare il più possibile a carenze progettuali e ricadute negative su viabilità e territorio in termini di traffico e di ulteriore antropizzazione ed urbanizzazione.
S’è purtroppo rilevata la ridotta conoscenza del progetto da parte delle amministrazioni locali e lo scarso coinvolgimento dei cittadini. Sono limiti che vanno superati affinché il livello di consapevolezza cresca e sia utile anche nell’azione coordinata che chiediamo di esercitare alle Istituzioni locali presso Regione e Ministeri.

Associazioni e gruppi firmatari:

Associazione Colli Briantei, Alternativa Verde Desio, Legambiente circolo Laura Conti Seveso, Legambiente Seregno aps, Seveso Futura, Sinistra e Ambiente Meda, Impulsi Sostenibilità e Solidarietà Meda, ImmaginArcore, Un Parco per Bernareggio, Gruppo Acquisti Solidali GAS Vitale Arcore, Passione Civica per Cesano Maderno, Lista Civica Altra Bovisio Masciago.

La lettera inviata ai Sindaci delle tratte B2, C e D e alla Provincia di MB

mercoledì 26 gennaio 2022

Circolo Ambiente: "Il nuovo inceneritore di Como è inutile e dannoso"

Lo scorso 24/01/2022 si è tenuta a Como una seduta della Commissione speciale per l'esame del progetto della terza linea del termovalorizzatore. Riportiamo di seguito una sintesi delle considerazioni/osservazioni del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”.

 


 


di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”


Come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” ribadiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di realizzazione della 3^ linea dell’inceneritore di Como in loc. La Guzza, per la combustione di fanghi da depurazione. L’abbiamo detto unitamente ad altre associazioni ambientaliste del territorio, tra cui WWF Insubria, Legambiente Como, Medicina Democratica e Associazione Medici per l’Ambiente - ISDE (leggi qui).

In questa fase preliminare, si sta parlando (mediaticamente) di ‘3^ linea di incenerimento’, quando sarebbe più corretto parlare di un ‘raddoppio della capacità di incenerimento’. Infatti l’inceneritore di Como, dalla potenzialità attuale delle due linee pari a 85.000 tonnellate/anno, passerebbe a circa 170.000 tonnellate/anno, facendo diventare l'impianto di ‘La Guzza’ all’incirca il 4° (a pari merito con altri) in Lombardia per capacità di incenerimento, dopo quelli di Brescia, Milano Silla e Parona (PV).  Questo in una regione dove, coi 13 impianti esistenti, abbiamo già una sovra-capacità di incenerimento! Già questa considerazione dovrebbe portare a respingere al proponente il progetto in esame.

Con le presenti note vogliamo in ogni caso concentrare l’attenzione su due elementi:

  1. Perché non serve un (nuovo) inceneritore per i fanghi di depurazione;
  2. Perché il sito di La Guzza non è idoneo ad ospitare un nuovo inceneritore.

1. Perché non serve un (nuovo) inceneritore per i fanghi di depurazione

In fase di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale, che dovrà essere condotta successivamente), la prima verifica da compiere non è la valutazione degli effetti sulle matrici ambientali (effetti combinati sulla salute e sull’ambiente; inquinamento dell'aria, conseguente alle emissioni da combustione e al traffico indotto; ecc.), quanto la preliminare valutazione sulla necessità del progetto stesso, rispondendo alle seguenti domande: “Il progetto serve?” , “Ci sono alternative percorribili rispetto al progetto stesso?”. La risposta a queste domande è, di fatto, già stata data dalle associazioni ambientaliste. A nostro giudizio l’impianto non serve poiché ci sono altre possibilità, più idonee e meno impattanti, per la gestione dei fanghi di depurazione.
Lo ribadiamo: la destinazione ‘naturale’ dei fanghi da depurazione è in agricoltura, tant’è che attualmente in Lombardia circa il 80% dei fanghi da depurazione prodotti in ambito regionale vengono impiegati in ambito agricolo.
Con questo non vogliamo negare le problematiche che potrebbero innescarsi (e che, in alcuni casi, si sono verificate nella nostra regione) in conseguenza dalla tipologia dei fanghi trattati. Occorre quindi mantenere alta l’attenzione sulla qualità dei fanghi da destinare ai campi agricoli, verificando la presenza e la concentrazione di contaminanti nei fanghi stessi, soprattutto metalli e altre tipologie di sostanze inquinanti.

Un’ultima considerazione, sempre in relazione all’utilizzo dei fanghi in agricoltura, è legata alla necessità di non disperdere (ovvero recuperare) sostanze preziose (fertilizzanti), anche in relazione al problema della ‘desertificazione del suolo’.


2. Perché il sito di ‘La Guzza’ non è idoneo ad ospitare un nuovo inceneritore

Questo secondo focus è dedicato al sito in località ‘La Guzza’ di Como, sia per la parte su cui sorgono le due linee esistenti dell’inceneritore, sia per quella destinata ad ospitare il nuovo impianto di incenerimento fanghi.
In particolare rispetto a quest'ultimo comparto, ovvero l'area ex Econord, in base a quanto affermato nel corso dell'audizione della Provincia di Como, sembrerebbe non esservi la necessità di una Bonifica del sito, relativamente alle note vicende connesse ai depositi abusivi di rifiuti da parte della ‘SMR Ecologia’ (vicenda legata alle ecomafie). Nelle more di uno specifico accesso agli atti presso la Provincia di Como, occorre conoscere quali verifiche sono state condotte in relazione ai carotaggi e alla localizzazione degli stessi.

L'altro elemento riguarda la prossimità del comparto con il sito che ospita la ‘Palude di Albate’ che, come noto, è un SIC, ovvero un Sito di Importanza Comunitaria. Pertanto occorre, per verificare l'impatto del nuovo inceneritore, fare riferimento anche alle Direttive Habitat e Uccelli, che riguardano essenzialmente la tutela faunistica e ambientale dell’area naturalistica. Da solo, questo elemento potrebbe far considerare che quello di ‘La Guzza’ rappresenta uno dei siti meno idonei ad ospitare un nuovo impianto di trattamento rifiuti.

L'ultimo elemento riguarda l'inceneritore esistente che, sulla base della risultanza documentale, non è esente da problematiche in ordine alla gestione e alle conseguenti ricadute sull’ambiente. Si intende fare riferimento, in particolare, alla verifica ispettiva di ARPA eseguita a primavera 2021, che ha attestato, per quanto concerne il forno di combustione rifiuti, la seguente ‘inottemperanza’: “Mancato rispetto della temperatura di postcombustione di almeno 850 °C, …, a seguito di blackout elettrico avvenuto il giorno 14/02/2021 e 24/02/2021 in presenza di rifiuti in camera di combustione”. Si ricorda che, in caso di abbassamento della temperatura del forno al di sotto degli 850°C ed in presenza di rifiuti nella camera di combustione, si potrebbe potenzialmente sviluppare la dispersione in atmosfera di sostanze nocive, come le famigerate diossine ed altri inquinanti.

Anche in ordine agli elementi sopracitati, ribadiamo la nostra contrarietà all’ipotesi di realizzazione della 3^ linea dell’inceneritore di Como in loc. La Guzza, per la combustione di fanghi da depurazione.

Inceneritore di Como. Ipotesi terza linea. Aspetti sanitari con un doveroso sguardo al passato


A cura di Enzo Tiso, presidente Circolo Legambiente "A. Vassallo" APS - Como

Premetto che il direttivo del circolo Legambiente, sulla base delle informazioni raccolte, esprime contrarietà alla realizzazione di una terza linea sulla base di diverse motivazioni, non solo di carattere ambientale, rese pubbliche in un documento sottoscritto con altre associazioni e inviato agli enti interessati e alla stampa (leggi qui). La contrarietà riguarda la prassi della monocombustione generalizzata dei fanghi, indipendentemente dalla localizzazione degli impianti.

In queste brevi righe si vogliono però portare all'attenzione motivazioni di carattere sanitario riguardanti in modo specifico il sito comasco.

La nuova linea dedicata all'incenerimento dei fanghi avrà le caratteristiche di un nuovo inceneritore che porterebbe a raddoppiare i quantitativi di rifiuti trattati (RSU, rifiuti speciali ed ospedalieri nelle prime due linee più i fanghi della terza). Come noto tutti gli inceneritori emettono fumi contenenti sia inquinanti tipici della combustione, sia derivanti dal materiale trattato, sia dalla reazione tra le diverse sostanze (CO, COT, HCl, NOx, SOx, Polveri sottili di varie dimensioni, Ammoniaca, Diossine, furani, PCB, mercurio, cadmio, cromo). Sostanze dotate di varia tossicità e alcune sono considerate "cancerogeni certi".

Gli inquinanti ricadono sui terreni circostanti e può esserci esposizione da parte dei residenti e dei lavoratori e possono interessare tutto l'ecosistema. Alcune di esse ricadendo su terreni coltivati possono entrare nella catena alimentare. Per la prospettata nuova linea sono previsti sistemi di abbattimento e controllo degli inquinanti, analogamente a quanto avviene per l'esistente, volti a minimizzare le concentrazioni per cercare di mantenerle rispettose dei limiti imposti dalla normativa e facendo riferimento alle migliori tecniche disponibili (BAT).

È indubbio però che le emissioni della nuova linea si aggiungeranno alle esistenti, vanificando la adesione alle migliori tecniche di abbattimento sopra richiamate. Va inoltre ricordato che per valutare gli effetti sulla popolazione, oltre alla quantità e concentrazione nell'aria di una sostanza, va presa in considerazione anche la durata dell'esposizione e questo vale in particolar modo per i cancerogeni e per le sostanze che hanno la capacità di accumularsi nell'organismo.

Il primo inceneritore in località La Guzza (Como) si e insediato nel 1969 ed il secondo nel 1997. Autorizzati per RSU e per rifiuti speciali pericolosi e non e per rifiuti ospedalieri. La normativa dei primi anni era notoriamente molto meno restrittiva, le tecniche di costruzione molto meno efficaci e i controlli molto meno frequenti. I valori considerati "accettabili" dei vari inquinanti sono cambiati nel tempo sulla base di nuove conoscenze scientifiche ed in genere sono stati tutti ampiamente abbassati. Si pensi solo alla diversa valutazione della pericolosità delle polveri man mano che si analizzavano gli effetti nocivi delle diverse componenti (PM10, PM2,5 ...).

Leggiamo dal sito di ACSM AGAM che solo nel 1986 vi e stato un adeguamento dell'impianto trattamento acque e della linea di trattamento fumi, i cui lavori però si concludono solo nel 2004. Solo nel 2005 è adottato un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni. Solo nel 2009 è attivato un portale per il controllo della radioattività. Non si è mai pensato di eseguire una indagine epidemiologica nella zona ma secondo una revisione di vari studi fatta da OMS si conclude che: "i documenti che trattano degli effetti sulla salute degli inceneritori attivi nel periodo 1969-1996 riportano cosfantemente un rischio rílevabile di alcuni tumori stomaco, colon, fegato e polmoni) nelle popolazioni che vivono nelle vicinanze". (WHO Meeting Report , 2015: Waste and human health: Evidence and needs", World Healt Organization, Regional Office for Europe).
 

Più incerti i risultati di studi epidemiologici svolti in anni recenti su popolazioni esposte alle emissioni di inceneritori di più moderna concezione ma che comunque non escludono danni alle persone e all'ambiente. Cito tra i tanti solo uno studio su otto inceneritori in Emilia Romagna per gli anni 2003-2006 che mostra un aumento significativo nella popolazione di nascite premature e un'associazione con l'abortività spontanea. (Regione Emilia Romagna, quaderni di Moniter, 6/12).


Nel valutare pertanto le possibili conseguenze legate alle emissioni inquinanti in questa zona, occorre prendere in seria considerazione il fatto che siamo di fronte ad una esposizione a sostanze, anche ad azione cancerogena, da oltre 50 anni. Anche basse concentrazioni, che perdureranno quindi ancora per decine di anni, accresceranno il rischio di contrarre patologie soprattutto a carico di chi da più tempo risiede o lavora nelle zone di ricaduta, oltre ad inquinare l'ambiente e l'ecosistema. Queste emissioni si sommano alle altre fonti di inquinamento atmosferico presenti ed in particolare a quelle dovute al traffico veicolare a servizio del termovalarizzatare o comunque presente nella zona.

martedì 25 gennaio 2022

Inceneritore di Como. Il WWF: non serve bruciare i fanghi di depurazione

Lo scorso 20/01/2022 si è tenuta a Como una seduta della Commissione speciale per l'esame del progetto della terza linea del termovalorizzatore. Riportiamo di seguito una sintesi della comunicazione/contributo del WWF Insubria.

 

Il progetto della terza linea dell'inceneritore Agam Acsm di Como

di Gianni Del Pero, Geologo, Presidente WWF Insubria e WWF Lombardia


Riteniamo opportuno sottolineare la mancanza di una reale esigenza di bruciare fanghi di depurazione in quanto, quantomeno per l’intera Lombardia, la produzione annuale viene interamente smaltita nel territorio regionale prevalentemente con utilizzo in agricoltura anche in co-combustione come additivo alla termovalorizzazione per migliorarne il rendimento energetico abbassando il potere calorifico dei rifiuti conferiti. Parte di questa aliquota viene avviata alla termodistruzione anche perché i fanghi non raggiungono una qualità adeguata per il loro utilizzo in agricoltura in quanto contaminati oltre le soglie di legge.

Il 20/01/2022 Regione Lombardia ha presentato l’Aggiornamento del Programma regionale in materia di gestione rifiuti e bonifiche siti contaminati fornendo dati molto interessanti anche, e in particolare, relativi al mercato dei fanghi di depurazione, sui quantitativi e sulle modalità di trattamento in essere, all’interno di politiche tese alla Economia Circolare.

Gli obiettivi regionali di autosufficienza e di prossimità di gestione sono in evidente contrasto con quelli della proposta della terza linea dell’inceneritore di Como Agam-Acsm che preve di creare un bacino sovraprovinciale di collettamento dei fanghi sottraendoli alla gestione territoriale ed al loro attuale utilizzo in agricoltura.
Percentuali dell’ordine dell’80% del prodotto stabilizzato/trattato con verifica di qualità per gli usi alternativi al “trattamento termico” (come detto prioritamente all’utilizzo in agricoltura e nel rispetto dell’economia circola) sono già oggi raggiunte. Evidente, quindi, che nella nostra Regione non serva nessun nuovo impianto e nessuna nuova tecnologia rivoluzionaria (come sarebbe quella di bruciare fanghi bagnati) per la gestione dei fanghi prodotti.

Resta la necessità di migliorare il monitoraggio degli afflussi agli impianti di depurazione e di migliorare la gestione dei processi per migliorare la qualità degli scarichi e dei fanghi e aumentare quindi la quantità di fanghi idonei al loro utilizzo in agricoltura.

Economia circolare, economia reale, autosufficienza territoriale, gestione di prossimità sono gli elementi mancanti nelle previsioni progettuali della terza linea dell’inceneritore di Como che ci portano a esprimere una valutazione fortemete critica e contraria all’ipotesi.

La provincia di Como gestisce bene i propri fanghi, non ha alcun bisogno di importare fanghi dalle province limitrofe o addirittura provenienti da altre regione per alimentare il fabbisogno di svariate decine di migliaia di tonnellate che Agam-Acsm vorrebbero incenerire e di cui non c’è disponibilità ne offerta nel territorio provinciale.

Comitato Pendolari: "Fontana non prenda la scusa della pandemia per giustificare il decadimento del servizio ferroviario regionale"

Dopo la lettera inviata la settimana scorsa (leggi qui) i Comitati dei Pendolari scrivono nuovamente al Presidente Fontana.

 


 

Al Presidente della Regione Lombardia

Oggetto: Decadimento del Servizio Ferroviario Regionale

Egregio Presidente Fontana,

a una settimana dall’invio della lettera dei comitati non ci è giunta alcuna risposta da parte Sua in merito al quesito che ponevamo sul costante degrado del SFR lombardo a partire dal 2018.

Registriamo però da più parti diversi tentativi per giustificare il disastro del servizio di Trenord nascondendosi dietro la pandemia.

Chiudiamo subito la questione osservando che, per giustificare le difficoltà di Trenord, vengono dichiarate percentuali di assenze per positività e quarantene che sono diverse volte superiori sia a quelle medie della popolazione italiana sia a quelle medie registrate nelle aziende italiane di qualsiasi settore merceologico.

Qualcosa sicuramente non va in questi dati, comunque non ufficiali, oltre che nella stessa Trenord.

Presidente, chiediamo a Lei di conoscere quale sia l’effettivo stato dell’organico di Trenord rispetto al fabbisogno per il ripristino pieno del servizio ai livelli del 2018.

Ribadiamo e sottolineiamo però che non contestiamo gli effetti, comunque transitori ed evidentemente sovrastimati, della pandemia, ma il progressivo smantellamento del servizio in atto dal 2018, ben due anni prima che si manifestasse la pandemia, e su questo richiamiamo l’Assessore alle Sue Responsabilità.

I Rappresentanti dei Viaggiatori e dei Comitati dei Pendolari Lombardi

Associazione MI.MO.AL., Associazione Pendolari Novesi (APN), Comitato Pendolari Bergamaschi, Comitato Pendolari Como – Lecco, Comitato Pendolari Cremaschi, Comitato Pendolari della Bassa Bergamasca, Comitato Pendolari del Meratese, Comitato Pendolari di San Zenone al Lambro e comuni limitrofi, Comitato Pendolari Gallarate – Milano, Comitato Pendolari Lecco-Milano, Comitato Pendolari linea S6 Milano – Novara, Comitato Pendolari Romano, Comitato Pendolari Busto Nord, Comitato Trasporti Lecchese, Comitato Viaggiatori e Pendolari della Milano – Asso, Comitato Viaggiatori S9/S11, Comitato Viaggiatori TPL Nodo di Saronno, Coordinamento Provinciale Pendolari Pavesi, InOrario: Comitato Pendolari linea Mantova Cremona Milano, PendolariComo, Pendolino della Brianza – S7 Besanino, Rappresentanti della linea Domodossola – Arona – Milano, #sbiancalafreccia, UTP – Utenti del Trasporto Pubblico Regione Lombardia, Rappresentanti Regionali dei Viaggiatori: Franco Aggio - Giorgio Dahò - Stefano Lorenzi - Francesco Ninno - Sara Salmoiraghi

 

lunedì 24 gennaio 2022

In ricordo di Franca Alessio


 

a cura del Direttivo e dei soci del Comitato per la difesa delle Bevere e del Lambro

Si è spenta a Lecco Franca Alessio, avvocato noto per la sua battaglia per i diritti civili, e membro dal 2000 del Comitato per la difesa delle Bevere e del Lambro ed anche presidente dello stesso dal 2014 al 2017. Ha sempre supportato il nostro Comitato nelle battaglie legali nei confronti degli inquinatori delle acque di superficie.
A lei va il nostro ringraziamento ed il rimpianto per una perdita così prematura.

giovedì 20 gennaio 2022

Il decadimento del servizio ferroviario regionale. I Comitati dei pendolari chiedono le dimissioni dell'assessore Terzi

Murales di Cristian Sonda. Seregno, sottopasso tra via Magenta e via Bottego

Al Presidente della Regione Lombardia

Oggetto: Decadimento del Servizio Ferroviario Regionale

Egregio Presidente Fontana,

il Trasporto Pubblico Lombardo ed in particolare quello su ferro, di cui la programmazione e funzionamento ricadono nella piena competenza e responsabilità dell’Esecutivo Regionale, sta conoscendo uno dei suoi più cupi periodi, degradando continuativamente ed in maniera ormai non più sostenibile.

Anche se la presente pandemia costituisce un ulteriore motivo di peggioramento, non ne costituisce affatto la causa esclusiva e nemmeno la principale. Il Covid c’è per tutti ma nessuna altra azienda, ferro o gomma che sia, è nelle stesse disastrate condizioni di Trenord, ed ovunque (anche per la “vicina” Trenitalia) le cancellazioni dei treni rimangono ad un livello molto più basso. In particolare, il peggioramento della qualità e della quantità del servizio è in atto da anni e la pandemia costituisce quindi solo una causa di accelerazione e giustificazione del degrado.

Anno dopo anno, le corse sono state ridotte, passando dalle 2347 corse giornaliere del 2018, alle attuali (orario in vigore dal 10 gennaio 2022) meno di 1800 corse, senza contare la riduzione della lunghezza del percorso di molte altre.

A tale riduzione, vanno sommate le cancellazioni delle corse che, nei giorni scorsi, è arrivata a punte del 25%. Larga parte di queste criticità dipendono dal fallimento del programma di assunzioni di personale, nonché dallo smantellamento dell’Unità Operativa dell’Assessorato Trasporti appositamente dedicata all’SFR.

Converrà con noi che, in queste condizioni, è impossibile usare il treno, infondendo nella cittadinanza la convinzione dell’esistenza di un consapevole processo di progressivo smantellamento del Servizio Ferroviario Regionale.

Il degrado della situazione ai danni dei cittadini lombardi è ormai tale da rendere necessaria una decisa correzione alla rotta che ha portato a tale disastro e a tale punizione del Popolo Lombardo, che non merita.

Poiché una tale correzione, per essere credibile, non può prescindere da un cambio della guardia nella gestione del Sistema Ferroviario Regionale, chiediamo esplicitamente le dimissioni dell’Assessore Terzi, che riteniamo largamente responsabile del disastro, attuando scelte politiche e gestionali inadeguate e sottraendosi sistematicamente al confronto con i Rappresentanti degli Utenti.

I problemi del trasporto pubblico non si limitano alla parte ferroviaria. Anche nella gomma, ugualmente di competenza regionale ma demandata alle province e comuni capoluogo tramite le Agenzie del TPL, c’è una situazione diffusa di difficoltà che richiede un impegno specifico sul quale l’Assessorato è stato assente.

Ci limitiamo a segnalare la carenza di risorse soprattutto nell’area urbana del Capoluogo regionale, aggravate da uno storico squilibrio a svantaggio delle aree confinanti con l’area metropolitana milanese.

Siamo certi di poter confidare nella Sua autorità di Presidente della Giunta perché affidi la delega ai Trasporti a persona più motivata e competente perché la Lombardia abbia i servizi ferroviari che merita.

I Rappresentanti dei Viaggiatori e dei Comitati dei Pendolari Lombardi

Firme:


Associazione MI.MO.AL., Associazione Pendolari Novesi (APN), Comitato Pendolari Bergamaschi, Comitato Pendolari Como – Lecco, Comitato Pendolari Cremaschi, Comitato Pendolari della Bassa Bergamasca, Comitato Pendolari del Meratese, Comitato Pendolari di San Zenone al Lambro e comuni limitrofi, Comitato Pendolari Gallarate – Milano, Comitato Pendolari Lecco-Milano, Comitato Pendolari linea S6 Milano – Novara, Comitato Pendolari Romano, Comitato Pendolari Busto Nord, Comitato Trasporti Lecchese, Comitato Viaggiatori e Pendolari della Milano – Asso, Comitato Viaggiatori S9/S11, Comitato Viaggiatori TPL Nodo di Saronno, Coordinamento Provinciale Pendolari Pavesi, InOrario: Comitato Pendolari linea Mantova Cremona Milano, PendolariComo, Pendolino della Brianza – S7 Besanino, Rappresentanti della linea Domodossola – Arona – Milano, #sbiancalafreccia, UTP – Utenti del Trasporto Pubblico Regione Lombardia, Rappresentanti Regionali dei Viaggiatori: Franco Aggio - Giorgio Dahò - Stefano Lorenzi - Francesco Ninno - Sara Salmoiraghi

mercoledì 19 gennaio 2022

Trenord: ritardi, soppressioni e costo chilometrico più alto d'Italia. Europa Verde chiede alla Regione di risolvere il contratto di servizio



di Dario Balotta, Europa Verde

Per mettere fine ai disservizi subiti quotidianamente dai pendolari lombardi Europa Verde chiede la risoluzione del contratto di servizio. Ci sono tutte le condizioni affinché Regione Lombardia applichi l’articolo 39 del contratto di servizio 2015-2020 che recita: "la Regione potrà comunicare a Trenord la propria intenzione di risolvere il contratto per inadempimento, specificandone le cause". Ciò anche per attuare la direttiva europea che raccomanda una netta separazione tra il programmatore dei servizi di trasporto pubblico e il gestore degli stessi (la Regione Lombardia). Una separazione che sarebbe stata garantita se si fosse assegnato il servizio tramite gara (come avviene in Europa) e non attraverso l'affidamento diretto. 

 

Dalla sua nascita nel 2011 Trenord ha avuto parecchie crisi gestionali con lunghi periodi di disservizi, ritardi e piani di soppressioni per fronteggiare l’emergenza. Nel dicembre 2012 fu l’introduzione del nuovo sistema informatico per la gestione del personale “Goal rail” ha provocare la peggior Caporetto della storia delle ferrovie italiane (quel costoso sistema non è ancora stato ancora applicato, anzi è ancora oggi motivo di un incredibile conflitto tra sindacati ed azienda che ha portato a 5 scioperi nel 2021 per questo motivo ed il sesto è programmato per il 30 di gennaio). Furono una decina di giorni di blackout durante i quali sono stati soppressi migliaia di treni e i pendolari lombardi hanno vissuto i loro tempi peggiori. Da allora una inenarrabile sequenza di disservizi. La seconda settimana nera arrivò dal 9 al 16 dicembre del 2013 quando vennero i soppressi quasi 1.500 treni. Nel 2014 esplose la vicenda degli straordinari gonfiati, stipendi "normali" che diventavano maxi fino a 5mila euro al mese. Anche in questa occasione la Regione fece orecchie da mercante. Nel 2015 un nuovo piano d’emergenza colmo di soppressioni di treni sostituiti (parzialmente) da autobus, stessa cosa nel novembre del 2018. Il piano (oltre 150 corse giornaliere soppresse) doveva essere solo invernale ed invece è durato fino all’estate del 2019. 

 

I già bassi indici della puntualità sono scesi dall’87,5% del 2015 all’80% del 2019, sono crollati nonostante la riduzione dell'offerta, e l'emergenza Covid ha mascherato le storiche soppressioni dei treni per disfunzioni tecniche e organizzative. Sono invece aumentati i costi di produzione raggiungendo il record di 20 euro per km percorso, costo quasi doppio del resto della rete ferroviaria nazionale. Alle soppressioni e ai ritardi si sono aggiunte composizioni limitate, aria condizionata non funzionante, porte guaste, inadeguata se non assente informazione all'utenza e treni non sanificati.

 

Commento di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"
Nell'articolo di Balotta non si evincono però quali potrebbero essere le alternative: se tra queste vi è la 'liberalizzazione' del servizio ferroviario, ovvero la gestione privata, personalmente non sono d'accordo. Questo poiché si rischierebbe di cadere dalla padella alla brace! La gestione deve rimanere nella sfera pubblica. Altra cosa è che Trenord (e la Regione Lombardia) deve cambiare radicalmente le politiche di gestione del servizio ferroviario, rendendo più efficiente il servizio, oggi effettivamente scandaloso!

martedì 18 gennaio 2022

Seregno. Una pietra d'inciampo per Giovanni Re, "musico, soldato e cospiratore"


 

Sabato 29 gennaio 2022, alle ore 15, in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria, verrà posata a Seregno, piazza Martiri della Libertà, una pietra d'inciampo per ricordare Giovanni Re, "musico, soldato e cospiratore", internato in Germania nel campo di lavoro di Lengenfeld dove morì nel 1945.  


La lapide posta sulla casa dove abitò a Milano:
Quì abitò
GIOVANNI RE
musico soldato cospiratore
che alle libere armonie
del giusto e del bello
ascese dall'orrendo martirio
dei campi di Germania.
Milano 1891 - Lengenfeld 1945

 

Nato a Milano il 25/11/1891, ha partecipato alla prima guerra mondiale riportando mutilazioni a seguito di ferite. Venne decorato di due medaglie al Valore. Fin dal 1919 propagandò i suoi ideali democratici nel milanese e nel pavese. Nel 1939 venne arrestato e condannato a 5 anni di confino politico scontato a Capestrano in Abruzzo.

Il 3/5/1943, avendo i fascisti trovato nella sua abitazione un piccolo arsenale che serviva per la lotta di Liberazione, venne arrestato e condannato a morte. Fingendosi pazzo ritardò l'esecuzione e venne liberato, in seguito ai fatti del 25 luglio 1943, il 26 luglio dello stesso anno. 

Sfollato a Seregno, dove lavorava la moglie (prof.ssa Pedrazzi, scuola di avviamento professionale di via Stoppani), organizzò con il suo aiuto gli sbandati e i renitenti alla leva mandandoli in montagna a formare gruppi di combattenti. In seguito organizzò anche una raccolta di armi per rifornire i partigliani.

Arrestato nuovamente il 15/2/1944 dopo due giorni venne  rilasciato.

 

La lapide posta nel parco XXV Aprile in ricordo dei partigiani seregnesi
 

Nuovamente arrestato il 15/6/1944, consegnato alle SS tedesche il 10/8/1944 venne condannato a morte con altri 24 detenuti politici. Mentre 15 di essi venivano fucilati in Piazzale Loreto, egli, con altri otto, venne deportato in Germania e internato nel campo di eliminazione di Flossemburg. Prelevato alla fine di gennaio 1945, venne inviato al lavoro al distaccamento di Lengenfeld dove morì il 2 febbraio 1945. Aveva cinquantaquattro anni.

 

 

Dopo la cerimonia in ricordo di Giovanni Re la manifestazione si sposterà in piazza Liberazione per la posa della pietra d'inciampo dedicata a Luigi Camisasca.


lunedì 17 gennaio 2022

Seregno. Sottovoce: un progetto teatrate per il Giorno della Memoria 2022


 SOTTOVOCE

Il tempo delle parole sottovoce
Oratorio itinerante per attore e spettatore

 

Percorso itinerante per attore e spettatore. 

27-28-29 gennaio 2022 a partire dalle ore 20.30 

ingresso a gruppi di 4 persone ogni 10 minuti.

Posti limitati.
 

“Sottovoce” accompagna lo spettatore  in una viaggio nella Memoria  che svela, senza pudori, il  mondo nascosto degli orrori della Shoah e la parte oscura di un massacro. Attraverso questo percorso lo spettatore diventa egli stesso protagonista e testimone di  quella “normalità” che governava le menti di chi partecipava dall’interno della gigantesca macchina dello sfruttamento e della morte.

 

Produzione Cartanima Teatro, con gli allievi del  Corso Progetto Palco dell’Academy Musical Arts. Adattamento testo Andrea Di Cianni. Regia Alberto Genovese. Installazioni e costumi Cartanima Lab.
 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

necessari green pass rafforzato e mascherina FFP2
cartanima@gmail.com
342.8548524

sabato 15 gennaio 2022

Rifiuti domestici e Covid: bastano dei piccoli accorgimenti per non fermare la raccolta differenziata

Immagine tratta dal web

 

L'associazione Eco dalle Città ha chiesto all'ISS di aggiornare le disposizioni in materia di gestione dei rifiuti domestici seguendo le indicazioni europee che raccomandano sì di gestire con attenzione i rifiuti più delicati ma di proseguire la raccolta differenziata: "L'Italia è per molti versi il paese più avanzato sul fronte della raccolta differenziata. Inibirla sarebbe un grave danno ambientale ed economico. L'indicazione contraria alla raccolta differenziata è stata per lo più dimenticata o ignorata, ma questo non è certo un buon motivo per tenerla in vigore"


Lettera aperta all’Istituto Superiore di Sanità sulla gestione rifiuti Covid

Spettabile ISS          

Gentile Lucia Bonadonna

stiamo verificando a livello locale e anche in altri paesi europei la questione della gestione dei rifiuti domestici urbani in relazione alla pandemia Covid. Come probabilmente già altri e più importanti soggetti vi hanno segnalato, sta diventando impossibile seguire le indicazioni che erano contenute nel vostro documento del maggio 2020. Le città che avevano iniziato una gestione separata della raccolta domiciliare ai positivi, impostandola come raccolta di rifiuti ospedalieri, vi hanno già rinunciato o stanno rinunciando  stante la impossibilità di stare dietro ai continui cambiamenti della popolazione contagiata.

Abbiamo raccolto notizie o segnalazioni in tal senso rispetto a Roma, alle città toscane, a Palermo, a Genova. Il tentativo di far gestire i rifiuti provenienti dalle abitazioni dei positivi come rifiuti ospedalieri provoca costi alti e continue disfunzioni organizzative. Nel vostro documento era previsto che in molte situazioni non si potesse procedere a quel tipo di “gestione separata” e allora scatta la disposizione di non differenziare i rifiuti, mettendoli tutti in uno stesso sacco doppio. Questa indicazione è stata però superata da quella della Commissione Ue, che raccomanda da un lato di proseguire la raccolta differenziata, dall’altro di gestire con attenzione i rifiuti più delicati dal punto di vista Covid, come mascherine e fazzolettini provenienti dal domiciliato positivo, ponendoli in un sacchetto all’interno del più ampio sacco indifferenziato.

Una nostra rapida indagine in altri paesi europei  indica che non sono in vigore norme, disposizioni o suggerimenti contrari alla raccolta differenzata. In Spagna si raccomanda – come da documento Ue – di chiudere i rifiuti diciamo “personali del paziente” in un sacchetto prima di metterli nel più ampio sacco dell’indifferenziato. In Portogallo si raccomanda di usare sacchi resistenti e di non riempirli troppo, per evitare rotture. A Berlino e Amburgo le aziende dei rifiuti ci hanno risposto che le disposizioni speciali sono state abbandonate dopo il 2020 e oggi si procede normalmente. A Vienna ci hanno detto che valgono le regole dei tempi pre Covid. A Bruxelles che i cittadini sono invitati a conferire i rifiuti riciclabili al termine dell’isolamento domiciliare.

L’ Italia è per molti versi il paese più avanzato sul fronte della raccolta differenziata. Inibirla sarebbe un grave danno ambientale ed economico. L’indicazione contraria alla raccolta differenziata è stata per lo più dimenticata o ignorata, ma questo non è certo un buon motivo per tenerla in vigore. Per quanto siamo riusciti a conoscere e a capire non è necessario disporre la rinuncia alla raccolta differenziata e sono sufficienti raccomandazioni e accorgimenti che la vostra esperienza e competenza saprà indicare.

Certi di interpretare il punto di vista di chi si occupa e preoccupa della economia circolare dei rifiuti, vi chiediamo quindi di aggiornare le indicazioni in merito.



 

Leggi anche:

Erba (CO), raccolta differenziata in forte diminuzione: perché?

 

Ma lù el parla in milanés? Giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali a Cusano Milanino

 

Lunedì 17 Gennaio 2022 – ore 21:00
Vallechiara Music Hall
Via Adige, 22
Cusano Milanino

In occasione della

Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali
Giornata del dialetto 2022


una serata con poesie, racconti, canzoni dialettali e un'esibizione di ballo per ricordare l'importanza di tutelare i patrimoni culturali locali.

Sarà presente anche un banco di libri con speciali promozioni e omaggi per tutti.

Iniziativa promossa da: Pro Loco Cusano Milanino, in collaborazione con le Associazioni AVIS Cusano-Cormano, AS.CO., Meravigli Edizioni e Città Giardino Cusano Milanino, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura.

Prenotazioni e informazioni: comunicazioni@prolococusanomilanino.it - cell. 375 652 3306

Green pass rafforzato e mascherina ffp2 obbligatori


Letture di poesie e frasi celebri, presentazioni di libri, testimonianze video e audio proverbi, dirette social e contest: sono alcune delle iniziative promosse dalle Pro Loco in occasione della decima edizione della “Giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali” che si celebra lunedì 17 gennaio.

L’evento è stato istituito dall’Unione Nazionale delle Pro Loco (Unpli) nel 2013 con il preciso intento di sensibilizzare istituzioni e comunità locali alla tutela e valorizzazione di questi patrimoni culturali; attività espletata in piena armonia con le direttive dell’UNESCO presso cui Unpli è accreditata dal 2012, nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali.

“Dialetto e lingue solo portano con sé un immutabile senso di identità e comunità rappresentando il cordone ombelicale che ci lega ai luoghi d’origine. Elementi indispensabili alla trasmissione di patrimoni culturali che l’Unpli e le Pro Loco si impegnano a custodire e divulgare, in sintonia con le direttive Unesco, profondendo il massimo impegno con una serie di azioni, fra le quali rientra la Giornata Nazionale del dialetto e delle lingue locali” afferma il presidente dell’Unpli, Antonino La Spina.

“Rivolgono un sincero ringraziamento ai presidenti e ai volontari delle Pro Loco, ai comitati regionali e provinciali e a tutte le associazioni e istituzioni che con le loro attività forniscono un concreto e validissimo contributo non semplicemente per la diffusione della Giornata, ma soprattutto per la tutela e diffusione di dialetti e lingue locali” conclude La Spina.

Alla luce dell’attuale situazione, anche in questa edizione gran parte delle attività si svolgeranno sui social. Il cartellone di eventi promosso dalle Pro Loco, con il coordinamento dell’Unpli e in alcuni casi con la collaborazione di associazioni, centri studio, Comuni, istituzioni scolastiche, è in costante aggiornamento ed è disponibile sul portale Unpli.info.

È possibile partecipare alla “Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali” anche solo scrivendo un post su social network (Facebook e Instagram) inserendo gli hashtag #giornatadeldialetto e #dilloindialetto.

L’azione dell’Unpli a difesa dei dialetti e delle lingue locali si concreta anche con la realizzazione di progetti, che in alcuni casi coinvolgono i ragazzi del “Servizio Civile Universale” e con l’organizzazione di “Salva la tua lingua locale”: il più importante e autorevole premio nazionale dedicato ai dialetti (sette le diverse categorie previste) di cui appena un mese addietro si è celebrata la premiazione della nona edizione.

Altra importante e consolidata attività avviata dall’Unpli è il canale youtube “Memoria Immateriale”, il primo inventario online delle tradizioni italiane che nel corso dei 10 anni dall’attivazione ha raccolto oltre 1700 video e interviste sui temi della Convenzione UNESCO del 2003 (saperi, tradizioni, artigianato, oralità, riti, conoscenze, pratiche sociali, ecc.), con oltre 6 milioni di minuti visualizzati in Italia e non solo.

Un risultato reso possibile grazie ai contributi raccolti dallo staff Unpli e dalla capillare rete delle 6300 Pro Loco associate, rappresentando un vero e proprio progetto di successo nel panorama internazionale.

giovedì 13 gennaio 2022

Scarenna: 9 associazioni chiedono di salvaguardare l'ultima oasi di pregio ambientale lungo la sponda del Lambro


 

Nove associazioni del territorio si sono poste come obiettivo quello di tutelare le aree naturali nella zona di Scarenna, che includono porzioni di territorio di Asso, Canzo e Caslino d'Erba e  hanno costituito il “Coordinamento Lambar” (Lambro), aperto a tutti coloro che condividono l’obiettivo: Cumpagnia di Nost, Gruppo Naturalistico della Brianza, Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, Civiltà contadina, Circolo Legambiente Prim’Alpe, Centro di aggregazione “Piera Mazza”, Laghee MTB, Associaz. ‘Testa di Rapa’, Cooperativa Frate Jacopa.

La prima azione su cui le associazioni si stanno mobilitando è contrastare il progetto della nuova strada tra Scarenna e Caslino d'Erba, progetto voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano. Le associazioni ritengono che il territorio verde di Scarenna debba essere tutelato, sia dal punto di vista paesaggistico e ambientale, sia dal punto di vista idrogeologico, vista la presenza del fiume Lambro e delle antiche ‘marcite’. Infatti l’ipotesi di tracciato stradale, su cui sta lavorando la Comunità Montana, interesserebbe alcune aree vicine alle sponde del Lambro.

Si ricorda che sul progetto della strada è intervenuto anche Ersaf Lombardia con un 'parere tecnico', inviato alla Comunità Montana e ai Comuni interessati (Asso, Canzo, Caslino). Ersaf ha affermato che l'area di esondazione del fiume Lambro e la vicina zona delle marcite vanno totalmente salvaguardate. Il parere dell’Ente tecnico della Regione fa riferimento al “Progetto Strategico di Sottobacino del fiume Lambro”, in cui tra l’altro si chiede di preservare “le aree libere idonee alla divagazione del fiume e alla espansione naturale del  corso d’acqua. …. evitando interventi di trasformazione, ovvero consumo e trasformazione di suolo”. Nel documento si afferma ancora che “occorre potenziare le connessioni ecologiche tra le aree verdi e tra i corridoi fluviali.

 



Le associazioni fanno proprie le considerazioni di Ersaf e chiedono pertanto alla Comunità Montana e ai Comuni coinvolti (Asso, Canzo, Castelmarte, Caslino d’Erba) di rinunciare al progetto della nuova strada di Scarenna. Nell’ambito del territorio in questione, vanno invece salvaguardate le zone verdi e vanno valorizzate le aree umide (incluse le antiche ‘marcite’) e le aree di esondazione naturale del fiume Lambro. Territori che hanno anche una forte valenza paesaggistica, apprezzabile dal frequentato percorso ciclopedonale lungo il Lambro, che attraversa le ultime aree agricole pianeggianti.


mercoledì 12 gennaio 2022

Aperto a Desio uno sportello informativo e di supporto dedicato alla comunità LGBTIQAPK+

Il Comune di Desio ospita un nuovo spazio informativo e di supporto alla cittadinanza. Ha aperto, infatti, martedì 11 gennaio 2022, lo sportello informativo proposto dall’Associazione Brianza Oltre l’Arcobaleno Aps, dedicato alla comunità LGBTIQAPK+ e a tutti i cittadini per l'approfondimento sui diritti di cittadinanza e sociali, pari opportunità, non - discriminazione e orientamento sui servizi dedicati.

LO SPORTELLO. Sarà aperto il martedì presso il Municipio (entrata Piano Terra – ingresso A) dalle 15.30 alle 17.30 su appuntamento, telefonando allo 0362392372 oppure inviando un’e-mail a boabrianza@gmail.com. La convenzione ha durata sino al 31 dicembre 2022.

BRIANZA OLTRE L’ARCOBALENO Aps.
L’Associazione nasce nel 2019 con l'intento di creare uno spazio di accoglienza per le persone LGBTIQAP+ (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Intersex, Queer,  Asexual, Pansexual/Polyamorous and Kink ) e con l'obiettivo di offrire un punto di riferimento a coloro che cercano un aiuto concreto. L'Associazione pone al centro delle proprie attività la conoscenza, il sostegno e le problematiche delle persone LGBTIQAP+. Lo sportello in apertura a Desio vuole garantire uno spazio di ascolto non giudicante, di accoglienza e sostegno per queste persone che affrontano momenti critici della propria esistenza, oltre a fornire supporto legale per i casi di discriminazione nei luoghi di lavoro. Info https://www.boabrianza.it/

martedì 11 gennaio 2022

Seregno: una serata con il padrino e lo scrittore


 La Rete Associazioni Legalità e Giustizia sociale
con il Patrocinio del Comune di Seregno
venerdì 21 gennaio 2022 alle ore 21.00
presso la Sala Civica Monsignor Gandini, via XXIV Maggio, Seregno
presenterà l'evento

Il padrino e lo scrittore
documentario di Marco Tagliabue

Ingresso libero su prenotazione mail: legalita.seregno@gmail.com
È richiesta mascherina FFP2 e green-pass.


Sono passati dieci anni da quando Antonino Belnome, 38enne padrino e killer della 'ndrangheta - la sanguinosa e potente mafia calabrese - ha cambiato vita diventando collaboratore di giustizia. Con le sue testimonianze ha svelato crimini irrisolti, cadaveri sepolti, affari sporchi tra armi, droga e corruzione nel ricco Nord Italia. Oggi è il momento per fare i conti col passato e l’occasione è l'incontro con lo scrittore Michele Camillo Costa che sta scrivendo la sua biografia.

Una testimonianza unica che permette di entrare nelle viscere di un’organizzazione criminale sempre più mimetica e potente. Una testimonianza, però, allo stesso tempo cruda e scioccante, dalle implicazioni potenti e delicate, che merita dunque una lettura e un approfondimento capaci di intrecciare prospettive differenti.



Parteciperanno alla serata: il regista Marco Tagliabue, il giornalista e scrittore Michele Camillo Costa, la responsabile della direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Dolci, la presidente della Commissione Antimafia Lombardia Monica Forte, il giornalista Mario Portanova e Valerio D'Ippolito referente di Libera Monza e Brianza.


Per guardare l'anteprima del documentario cliccare qui


 



lunedì 10 gennaio 2022

Circolo Ambiente: "La discarica di Mariano va chiusa subito. Incomprensibile aspettare ancora"


 

Nei giorni scorsi il TGR Lombardia ha trasmesso una mini-inchiesta sulla discarica di Mariano Comense. Per guardare il sevizio cliccare qui.

Sull'argomento è intervenuto Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi: "Ribadiamo la richiesta di chiusura immediata e definitiva dell'impianto di Cascina Settuzzi. Aspettare ancora 'entro l'estate', ovvero altri 8-9 mesi, come afferma il Sindaco, è incomprensibile! Non capiamo perché il comune non ha il coraggio di imporre una data, precisa e immediata, per la chiusura definitiva della discarica, e si fa invece dettare l'agenda dal gestore privato! Tenendo anche conto che, dopo la chiusura, si dovrà predisporre la messa in sicurezza e la bonifica dell'impianto. Ribadiamo fino a noia: la discarica deve chiudere subito! Solo dopo aver deciso lo stop definitivo si potrà ragionare sul futuro del sito".

domenica 9 gennaio 2022

Salviamo il paesaggio: "Quanto costa rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo?"


 

A cura del Forum nazionale “SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI”

 

Il suolo: se lo tuteli sarai più ricco, se lo consumi sarai più povero. Al via una nuova campagna del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, che invita tutte e tutti le/i cittadine/i a richiedere a qualche consigliere del proprio Comune di presentare una specifica Mozione per un “Corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.

Quanto costa a una comunità rinunciare a un ettaro – o anche solo a un metro quadrato – di suolo libero, impermeabilizzandolo? E’ una domanda che i ricercatori dell’ISPRA si sono ripetutamente posti, giungendo a calcolarlo e renderlo noto nell’annuale Rapporto sul consumo di suolo.

Non soltanto il costo in termini ecosistemici causato dalla perdita di suolo libero (che già dovrebbe essere più che sufficiente per indurre politiche di arresto del consumo di suolo e di sostegno al riuso/recupero del patrimonio edilizio inutilizzato esistente, attraverso una norma nazionale da anni evocata eppure mai seriamente discussa), ma anche il costo medio subito sotto il profilo economico: 100.000,00 euro/anno per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro/anno per ogni metro quadrato.

Una cifra importante, un costo rilevante che se venisse calcolato nei bilanci di ogni Comune italiano renderebbe palese il danno – anche economico/finanziario – patito dalle nostre comunità.

 

 

Istruzioni per l’uso

Sono passati oltre dieci anni da quando si svolse (il 29 ottobre 2011 a Cassinetta di Lugagnano – MI), la prima assemblea pubblica del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO – DIFENDIAMO I TERRITORI, nato con l’obiettivo di giungere a una norma di legge nazionale per contrastare il consumo di suolo e, contemporaneamente, sensibilizzare gli amministratori pubblici e i cittadini sull’importanza della tutela del suolo libero per salvaguardare la nostra stessa esistenza. Da allora il Forum ha avviato campagne non soltanto di denuncia e informazione presso la collettività e le amministrazioni, ma anche di raccolta dati reali, presso gli oltre 8.000 Comuni italiani, relativamente alla quantità di suolo libero ancora disponibile, del numero di alloggi, capannoni e altri fabbricati inutilizzati, dell’andamento demografico, ecc. Tutto nell’ottica di dimostrare inconfutabilmente come fosse venuto il momento di AZZERARE IL CONSUMO DI SUOLO (non di “rallentarlo”, obiettivo di periodiche nuove proposte legislative, statali e locali, dettate soprattutto da necessità propagandistiche elettorali…), nell’ottica di non costruire più nulla, se non sull’esistente, quindi non consumare più alcun terreno libero e utilizzare soltanto quelli già impermeabilizzati, parallelamente al recupero e riuso dell’esistente.

 



La nostra campagna “Censimento del Cemento” ha evidenziato la scarsa conoscenza, da parte di molti nostri amministratori, riguardo al già avvenuto “sfruttamento” del proprio territorio e alle previsioni edificatorie rese possibili da piani regolatori obsoleti (poiché fondati su dati demografici e conseguenti previsioni di necessità insediative ormai completamente mutate negli anni), fortemente bisognosi di approfondita rivisitazione. 

 

[Leggi: Censimento del cemento: in Brianza solo 7 comuni rispondono all'appello]


La situazione attuale è ben descritta dall’ultimo Rapporto sul consumo di suolo dell’ISPRA, di cui citiamo testualmente alcune righe: “La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata a estendersi per oltre 21 000 chilometri quadrati, pari al 7,11% del territorio nazionale (era il 7,02% nel 2015, il 6,76% nel 2006), rispetto alla media UE del 4,2%. Le conseguenze sono anche economiche e i “costi nascosti”, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro l’anno (che vanno ad aggiungersi ai costi fissi accumulati negli anni precedenti, ndr). Valori che sono attesi in aumento nell’immediato futuro e che potrebbero erodere in maniera significativa, per esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU. Si può stimare, infatti, che se fosse confermato il trend attuale e, quindi, la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, il costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, arriverebbe quasi ai 100 miliardi di euro, praticamente la metà dell’intero PNRR”.

 



Negli ultimi tempi, la necessità della “ripartenza post-pandemica” sta moltiplicando freneticamente i casi di “nuovi progetti” (ovviamente “indispensabili” e “irrinunciabili” per molti amministratori pubblici), sull’onda di un’allarmante deregulation, carica di “recovery fund”…! Progetti di nuovi insediamenti produttivi/logistici/commerciali, con creazione di nuovi posti di lavoro (non importa quanti, basta che siano almeno una manciata, e non serve fare alcuna analisi per vedere se e quanti nuovi disoccupati il progetto potrà causare, per dare a qualcuno quel che togli a qualcun’altro…) e tanto, tanto consumo di suolo, naturalmente libero, perché costa meno costruire su quel tipo di suolo… Inutile dire che in regimi di “emergenza”, procedure arcaiche, certamente arzigogolate (ma spesso salvifiche…!) come le Valutazioni di Impatto Ambientale, sono bandite da qualsiasi lista prescrittiva…!

E senza dimenticare il potenziale incremento di consumo di suolo annuo derivante dall’applicazione del Pnrr-Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), che potrebbe mettere “a terra” in meno di sei anni circa 15 GigaWatt (12 dal Piano con l’opzione “Power-up” e tre con misure ad hoc). Per questi soli 15 GigaWatt di solare potrebbero essere necessari tra i 10 e i 18mila ettari di suolo (agricolo) e complessivamente è stimabile un aumento del 50% del consumo di suolo annuale.

E, allora, dato che chi ci amministra pare voler sentire solo da questo orecchio “economico”, raccontiamogli, in poche righe, con pochissimi numeri ricavati dalle indicazioni dell’ISPRA e del prof. Paolo Pileri (uno dei massimi esperti italiani in materia di “consumo di suolo”, docente di urbanistica presso il Politecnico di Milano e, tra l’altro, membro del Comitato Scientifico del Rapporto sul consumo di suolo della stessa ISPRA), quanto costa rinunciare a un ettaro di suolo libero, impermeabilizzandolo.

 



Le cifre

ISPRA stima un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici compreso tra:

  • 66.000 e 81.000€ a ettaro, per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare;
  • tra 23.000 e 28.000€ a ettaro, per lo stock di risorsa perduta.
  • Complessivamente, quindi, tra 89.000 e 109.000€ l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.

Facciamo allora presentare (da un consigliere di opposizione amico, ad esempio) al nostro Comune una mozione volta a deliberare l’arresto totale e immediato del consumo di suolo libero in quel Comune, inserendo in bilancio il costo finanziario causato dal consumo di suolo: 100.000,00 euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci/bilanci sociali/bilanci di sostenibilità/bilanci ambientali comunali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo sia stato accertato.

Ricordiamo che i principali servizi ecosistemici che il suolo naturale garantisce riguardano: stoccaggio e sequestro di carbonio, qualità degli habitat, produzione agricola, produzione di legname, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione di particolato e ozono, protezione dall’erosione, regolazione del regime idrologico, disponibilità di acqua, purificazione dell’acqua.

 



Per concretezza, ecco in particolare tre validi motivi (scientifici) per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa nella salvaguardia del suolo:

  • Ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera …e non tornerebbe più sottoterra, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città!
  • Ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana (contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni), ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa.
  • Ogni ettaro di terreno fertile, coltivato, può sfamare 6 persone per un anno: stiamo parlando, in piccolo, di “sovranità alimentare”, cioè della possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo.


Tre dati più che sufficienti per affermare che il suolo è uno dei principali fornitori di servizi ecosistemici sul quale possiamo contare, per di più a costo zero!

Quindi, cari Amministratori pubblici, facciamo finta che non ci abbiate mai pensato seriamente, ma dato che il suolo è così prezioso e utile, sarebbe non solo criminale ma anche antieconomico impermeabilizzarlo. E anziché continuare a ricercare risorse finanziarie per nuovi investimenti, vi suggeriamo di considerare come massima fonte la limitazione dei danni futuri all’ambiente …e al bilancio comunale, imparando a trattare con la massima cura e a salvaguardare il più fantastico fornitore di servizi…a costo zero, che esista al mondo!

Qui potete scaricare il pdf della Mozione da presentare ai Consiglieri del vostro Comune. 

 

Per ulteriori delucidazioni e approfondimenti: Massimo Mortarino (Comitato torinese del Forum SALVIAMO IL PAESAGGIO) – Tel. 339/7953173 – E-mail: mmortarino@libero.it

giovedì 6 gennaio 2022

Pedemontana e diossina: il rischioso e devastante cocktail che incombe sulla Brianza


 

Comunicato stampa Greens/EFA


“La miopia delle istituzioni politiche lombarde è a dir poco sconcertante. Mentre tocchiamo con mano l’impatto della crisi climatica e di biodiversità, la classe dirigente della regione Lombardia resta ancorata a progetti pensati decenni fa, del tutto anacronistici e insensati alla luce delle emergenze da affrontare oggi. Mi riferisco alla costruzione delle sezioni B2 e C dell’Autostrada Pedemontana Lombarda in provincia di Monza e Brianza, un progetto devastante per l’ambiente, che andrebbe ad impattare gravemente sugli ecosistemi e la biodiversità, distruggendo aree agricole, superfici verdi e boscate anche di pregio e protette da tutele e vincoli nell’ambito di Parchi locali e regionali” - dichiara l’eurodeputata Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde.

“Mi sono da sempre schierata contro questo progetto, intraprendendo azioni politiche a livello Ue e presentando più di un’interrogazione alla Commissione europea. Ho quindi accolto le istanze dei tanti sindaci lombardi di schieramenti politici diversi, che insieme alle associazioni ambientaliste del territorio hanno fatto fronte comune e lo scorso 9 dicembre si sono riuniti in un evento, al quale ho avuto il piacere di partecipare, per ribadire forte e chiaro le loro legittime preoccupazioni".

“Il completamento della Pedemontana - aggiunge Dario Balotta, responsabile nazionale Europa Verde per le infrastrutture e i trasporti - riguarda la provincia italiana con il più alto indice di consumo di suolo, aumenterebbe l’inquinamento atmosferico e il fenomeno della cementificazione, facendo da volano a un ulteriore sviluppo di immobili e capannoni industriali, in una zona che già detiene il triste primato europeo per cattiva qualità dell’aria. Come se non bastasse, al rischio ambientale si aggiunge quello per la salute, in quanto il completamento dell’autostrada pone in essere il rischio di sprigionare la diossina TCDD, andando a movimentare un terreno ancora contaminato a seguito del disastro del 1976 della ICMESA di Meda”.

"Per questi motivi - puntualizza Eleonora Evi - a seguito dell’incontro di dicembre, ho presentato un’ulteriore interrogazione parlamentare alla Commissione europea affinché faccia luce sulla questione, appurando il mancato rispetto del principio di non arrecare danno significativo all’ambiente. Ho inoltre scritto una lettera alla BEI, la Banca Europea per gli Investimenti, perché ritengo inaccettabile che quella che è stata ribattezzata la “Banca per il Clima”, la quale si è impegnata a finanziare progetti volti ad affrontare l'emergenza climatica, abbia approvato un finanziamento di 550 milioni di euro per la costruzione della Pedemontana Lombarda: un controsenso di cui ho chiesto conto, scrivendo alla Vicepresidente Vigliotti. In un momento storico in cui tutte le risorse e gli sforzi devono necessariamente essere indirizzati a una concreta transizione ecologica, la Lombardia non può permettersi l’ennesima opera a danno dell’ambiente e della salute dei cittadini”- conclude l’eurodeputata.

martedì 4 gennaio 2022

Serve veramente costruire una strada nel parco? Vieni a scoprirlo domenica 9 gennaio 2022 a Cantù


 
a cura del 'Coordinamento per la mobilità sostenibile - No Canturina bis'

La conversione ecologica della mobilità è oggi più che mai necessaria per passare a una società a basse emissioni di carbonio. 
 
Le grandi opere stradali appertengono a un modello di mobilità vecchio e inquinante pensato per il secolo passato. 

Oggi dobbiamo investire, in primis, nei trasporti pubblici sia su gomma che su rotaia, nelle piste ciclabili e in una transizione del traffico merci da gomma a rotaia. 

Insieme alle associazioni ambientaliste aderenti al Coordinamento per la mobilità sostenibile - no Canturina bis, vi spiegheremo perché siamo contrari a quest'opera stradale, che distruggerebbe le ultime aree verdi della Brianza canturina.

Vi aspettiamo domenica 9 gennaio 2022 
dalle 10.00 alle 15.00 
in Largo XX Settembre a Cantù!