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sabato 24 agosto 2024

La storia del Parco Ovest Milano

Cascina Melghera, Milano. Immagine tratta dal web

di Enrico Fedreghini

La cittadinanza attiva è da sempre il motore dei cambiamenti. Ed è utile, ogni tanto, ricordare i risultati che l’azione di cittadini attenti al “bene comune” ha prodotto. Perchè non è vero che “tanto non cambia niente…”.

Pensate ad esempio che proprio nella zona Ovest di Milano c'era un gruppo di simpatici e strambi utopisti abitanti del Gallaratese (Mauro, Luca, Vittorio, Gigi, Alberto, Loredana e altri) insieme ai quali amavo lottare contro i mulini a vento. Spesso riuscivamo a cogliere l’obiettivo: avevamo inventato il Parco Pertini ripulendolo da rifiuti e degrado; avevamo lanciato la mobilitazione per fermare la superstrada nel parco di Trenno (via Mafalda di Savoia, nel tracciato originario, tagliava a metà il parco). Allora i mulini a vento erano rappresentati soprattutto da un potentissimo palazzinaro, il grande Palazzinaro originario di Paternò, che possedeva quasi tutte le aree agricole della periferia di Milano: le acquistava per poche lire e subito dopo – non ho mai capito per quale particolare congiunzione astrale – quelle stesse aree si trasformavano in aree edificabili, grazie a una puntuale variante del Piano Regolatore comunale, al Gallaratese come in via Ripamonti e in via dei Missaglia.

Sta di fatto che il nostro sgangherato gruppo era diventato una sorta di presidio di tutela a servizio del territorio e degli abitanti del Nord Ovest Milanese. Nell’aprile 1990 avevamo addirittura ottenuto l’inclusione di tutte le aree agricole, del Parco Trenno e degli impianti ippici nel neo-costituito Parco Agricolo Sud Milano. Inimicandoci per sempre il grande Palazzinaro.

Succede un giorno che entriamo in contatto con i “barbudos” di Italia Nostra: Sergio e Silvio, agronomi del Centro di Forestazione Urbana in grado di strappare al degrado una discarica a cielo aperto della periferia ovest, trasformandola in quella modello ambientale e paesaggistico oggi noto al mondo come Bosco in Città. “Occhio” ci avvertono Sergio e Silvio “il Palazzinaro ha acquistato tutti i terreni agricoli attorno alla Cascina Melghera. Probabilmente ha in mente qualcosa di grosso, pare voglia realizzare anche una piattaforma di atterraggio per elicotteri…”. Ci avvertono loro, i barbudos di Italia Nostra; non gli agricoltori, purtroppo.

Cascina Melghera è un classico edificio rurale lombardo, in mezzo a campi e risaie, dove venivano ospitati stagionalmente i braccianti. Agricoltura di qualità, in piena città. Arriva il Palazzinaro: compra tutto e non rinnova più il contratto agricolo con il mezzadro, rinnovandolo anno per anno, confidando sulla rapida dismissione dell’area e sulla conseguente, puntuale variante urbanistica per renderla edificabile.

E’ la stessa tecnica che il Palazzinaro usa in quegli anni contro gli agricoltori di Cascina Campazzo, nel Parco Ticinello: comprare l’area agricola e provocare la dismissione dell’attività agricola; ma lì si trova di fronte un gruppo di agricoltori coraggiosi, gente che non piega la testa per convenienza o altro: come ricorda l’amico Aldo Ugliano, memoria storica e difensore ammirevole di quei luoghi, il Palazzinaro andava in auto ogni mattina a perlustrare le proprietà agricole di Cascina Campazzo, con atteggiamenti minacciosi verso chi testardamente continuava a fare il proprio lavoro di contadino. Ma quegli agricoltori resistono, rischiano, e alla fine vincono.

A Trenno la storia è diversa: la cascina viene abbandonata all’incuria e al degrado, nel silenzio accomodante di troppi. Il Palazzinaro sa quindi di poter agire nell’ombra, attendendo il momento opportuno.

Ma non ha fatto i conti con alcuni abitanti di Trenno e con gli ingenui e strambi utopisti del Gallaratese.

Erano anni in cui di “pianificazione urbanistica” pare se ne occupassero sono due categorie di persone: i palazzinari e gli utopisti, su fronti opposti ovviamente… Capiamo che occorre agire, e presto. Chiediamo (e otteniamo!) l’estensione del perimetro del Parco Agricolo Sud Milano fino a Cascina Melghera, Bosco in Città e Ippodromo di San Siro; grazie a Italia Nostra Milano otteniamo anche il vincolo monumentale sull’intero Ippodromo del Galoppo (1.500.000 mq di verde e scuderie sottratti per sempre alla speculazione edilizia); riusciamo infine ad impedire che l’area di Cascina Melghera venga trasformata definitivamente in eliporto urbano grazie ad un esposto accolto dall’Enac: il Palazzinaro aveva iniziato ad usare quest’area agricola come base personale di decollo e atterraggio dei velivoli, e solo grazie ad alcuni abitanti di Trenno la cosa era emersa e riuscimmo a risolverla.

Il resto è storia recente. L’impero immobiliare del decaduto Palazzinaro viene ripartito fra banche, finanziarie e immobiliari; emergono mancati versamenti di oneri di urbanizzazione per lottizzazioni effettuate negli anni ’90 in via Ripamonti, in cambio dei quali la nuova proprietà cede al Comune di Milano l’area agricola di 528.900, proprio davanti a Cascina Melghera: l’eliporto mancato del grande Palazzinaro.

Il cerchio si chiude: l’attività agricola di Trenno è definitivamente salva e garantita per sempre, grazie all’inclusione di tutte le aree agricole di Trenno nel perimetro del Parco Sud Milano ottenuta su iniziativa di quattro strambi utopisti del Gallara insieme agli abitanti di Trenno; il Bosco in Città non deve più temere per i propri confini, anzi può pensare più in grande essendo diventato un'Oasi Faunistica Protetta.

Ed ora proprio lì, nel luogo dove qualcuno fino a non molto tempo fa voleva rimpiazzare l’agricoltura col cemento realizzando anche un eliporto privato, prende forma un nuovo progetto di tutela e rilancio dell’agricoltura urbana di qualità, senza veleni, con un rapporto diretto produttore-consumatore.

Ogni tanto le favole hanno un lieto fine, anche là dove torneranno a osare le rane, una volta liberate dai diserbanti chimici.
 

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