martedì 23 aprile 2019

La Favola di Trenno (con lieto fine)


Bosco in Città: meraviglioso! Un’area di mezzo milione di mq di verde agricolo annessa al parco! Il più grande polmone verde agricolo connette il Municipio 8 al sistema verde agricolo metropolitano!

di Enrico Fedrighini

Ero un giovane ecologista che insieme a un gruppo di simpatici, volonterosi e un po’ strambi utopisti del Gallaratese (Mauro, Luca, Vittorio, Gigi, Alberto, Loredana e altri) amava lottare contro i mulini a vento. Spesso riuscivamo a cogliere l’obiettivo: avevamo inventato il Parco Pertini ripulendolo da rifiuti e degrado; avevamo lanciato la mobilitazione per fermare la superstrada nel parco di Trenno (via Mafalda di Savoia, nel tracciato originario, tagliava a metà il parco). Allora i mulini a vento erano rappresentati soprattutto da un potente palazzinaro originario di Paternò, che possedeva quasi tutte le aree agricole della periferia di Milano: le acquistava per poche lire e improvvisamente – non ho mai capito per quale particolare congiunzione astrale – quelle stesse aree si trasformavano dall’oggi al domani in aree edificabili, grazie a una puntuale variante del Piano Regolatore comunale, al Gallaratese come in via Ripamonti e in via dei Missaglia.

Succede un giorno che, dopo avere ripulito insieme l’area verde abbandonata che diventerà poi l’attuale Parco Pertini, entriamo in contatto con i barbudos di Italia Nostra: Sergio e Silvio, agronomi del Centro di Forestazione Urbana in grado di strappare al degrado una discarica a cielo aperto della periferia ovest, trasformandola in quella meraviglia ambientale e paesaggistica oggi nota al mondo come Bosco in Città. “Bisogna stare attenti” ci avvertono Sergio e Silvio “il Palazzinaro ha acquistato tutti i terreni agricoli attorno alla Cascina Melghera. Probabilmente ha in mente qualcosa…”.


Cascina Melghera è un classico edificio rurale lombardo, in mezzo a campi e risaie, dove fino in epoca recente venivano ospitati stagionalmente i braccianti dell’azienda agricola gestita dal sig. Marziali. Agricoltura di qualità, alle porte della città. Un giorno arriva il Palazzinaro: compra tutto e non rinnova più il contratto agricolo con il mezzadro. La cascina viene abbandonata all’incuria e al degrado, un po’ come avviene in quegli stessi anni (fine Ottanta, primi Novanta) alle scuderie dell’adiacente impianto dell’ippodromo del galoppo di San Siro, dove il palazzinaro – sempre lui – sta costruendo palazzi in attesa di lottizzare l’intera area. I terreni agricoli di Trenno e del Gallaratese, con cascina Melghera, possono tornare utili come merce di scambio in una eventuale contrattazione urbanistica…

Ma qualcosa va storto al Palazzinaro. Alcuni ingenui, strambi e volonterosi utopisti - erano anni in cui di “pianificazione urbanistica” pare se ne occupassero sono due categorie di persone: i palazzinari e gli utopisti, su fronti opposti ovviamente…) - intuiscono il disegno e iniziano ad attivare adeguate contromisure. Chiediamo e otteniamo l’estensione del perimetro del Parco Agricolo Sud Milano fino a cascina Melghera, Bosco in Città e Ippodromo di San Siro; grazie a Italia Nostra Milano otteniamo il vincolo monumentale sull’intero Ippodromo del galoppo (1.500.000 mq di verde e scuderie sottratti per sempre alla speculazione); riusciamo ad impedire che l’area di Cascina Melghera venga trasformata in eliporto urbano (!) con un esposto all’Enac.

Il resto è storia recente. L’impero immobiliare del decaduto palazzinaro viene ripartito fra banche, finanziarie e immobiliari; emergono mancati versamenti di oneri di urbanizzazione per lottizzazioni effettuate negli anni ’90 in via Ripamonti, in cambio dei quali la nuova proprietà cede al Comune di Milano l’area agricola di 528.900 davanti a Cascina Melghera.


Il cerchio si chiude, il parco agricolo è salvo, il Bosco in Città non deve più temere per i propri confini, anzi può pensare più in grande.

Ogni tanto le favole hanno un lieto fine. Anche a Milano, zona Ovest, frazione Trenno.
Là dove osano le rane, tornate splendidamente a gracidare grazie alla drastica riduzione di pesticidi e fertilizzanti. E là dove osa anche la volpe insieme ai suoi cuccioli, senza il pericolo dei cacciatori.

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