venerdì 18 luglio 2025

Fosso del Ronchetto: la frattura di un’eredità condivisa


FOSSO DEL RONCHETTO, TRA PASSATO E FUTURO
a cura del Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso

In questi giorni il Comune di Seveso ha affidato la gestione dell’Oasi del Fosso del Ronchetto (una piccola area verde parte del Parco delle Groane che collega Seveso-Altopiano a Seveso Centro), al WWF Insubria che, soggetto unico, ha risposto a una manifestazione di interesse indetta dall’Amministrazione. L’operazione di affidamento interrompe la continuità gestionale dell’area che ha avuto inizio nel 1994 ed è continuata per più di 30 anni con contratti di gestione ripetuti e rinnovati tra il Comune e il connubio, inedito in Italia, tra Legambiente e WWF. Che cosa cambia oggi e cosa ne pensiamo? Per capirlo partiamo dalla storia.

Negli anni Novanta il Fosso del Ronchetto era una zona in stato di abbandono, salva tuttavia dal danno diossina. Un terreno impervio che aveva allontanato gli appetiti edificatori e rimosso dalla topografia urbana. Una discarica a cielo aperto, dove venivano sversate macerie e rifiuti. Nel 1992, un giovane residente della zona – Damiano Di Simine, oggi più famoso per il suo ruolo in Legambiente Lombardia – interpellò il sindaco con una proposta di recupero e cura di quel bosco. Questa proposta raccolse il favore dell’Amministrazione che chiamò proprio quei giovani che si stavano costituendo in associazione ambientalista e vennero coinvolti anche il WWF e il gruppo degli Alpini. Fu un progetto di recupero “dal basso” con l’avallo istituzionale. “Non era scontato che l’amministrazione comunale di Seveso di allora aderisse al progetto – racconta Maurizio Zilio attuale presidente del Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso -. Ricordo che in quell’epoca ero consigliere comunale a Barlassina e che il sindaco in carica in sedute del consiglio, per giustificare l’urbanizzazione di aree naturali adiacenti al parco delle Groane ebbe a dire ‘molta parte del territorio di Barlassina è sacrificato al Parco delle Groane’. L’ambiente naturale per il sindaco di Barlassina era più un problema che una risorsa, un intralcio allo sviluppo”.
L’Amministrazione di Seveso di allora, quindi, si distinse per la sua capacità di sguardo sul futuro, compiendo un'operazione squisitamente sussidiaria.
 

Piantumazione al Fosso del Rochetto. A destra: Maurizio Zilio

L’Oasi Naturalistica del Fosso del Ronchetto affonda le sue radici nella capacità di risposta della comunità sevesina al danno ambientale del 1976. Il Circolo Laura Conti di Seveso ha raccontato questa storia sulla rivista Una Città n. 50/1996 e più recentemente la sociologa Emanuela Macelloni ha dato nuova luce a questa narrazione spiegando che la trasformazione di quell’area da discarica a cielo aperto a Oasi Naturalistica da parte di un gruppo di cittadini e cittadine fu “un modo di assumersi una responsabilità diretta attraverso la pratica collettiva di cura di un bene comune, che non fu solo materiale ma soprattutto pratica relazionale. Il portato simbolico fu quello di mostrare come a Seveso era ancora possibile toccare quella terra di cui tutti avevano paura: una terra che da contaminata diventava agente contaminante di impegno, relazioni, responsabilità e restanza”.

Per leggere l'articolo di Emanuela Macelloni cliccare qui

Il Fosso del Ronchetto è ora a gestione del solo WWF, a seguito di un affidamento che segue a una manifestazione di interesse indetta dal Comune di Seveso, cui questa associazione ha risposto in modo del tutto subordinato, una operazione esattamente contraria a quella che fu fatta nel 1994: e c’è anche chi tra i responsabili del WWF se ne rallegra e forse corona un percorso che da tempo privilegia il rapporto con l’istituzione comunale piuttosto che la collaborazione orizzontale con le altre associazioni a partire dal partner storico Legambiente.

C’è un danno relazionale su cui riflettere, la gestione dell’area infatti perde la sua prima radice sevesina costituita dal Circolo Legambiente Laura Conti di Seveso.
Il Circolo Laura Conti però non smette di amare e di prendersi cura di quest’area e, infatti, pensa a proporre al Comune e al territorio una esperienza simile a quelle di successo che animano dal punto di vista ambientale e culturale le altre due aree verdi di pregio della città di Seveso: il Bosco delle Querce, con l’attività di Fare di Meda nel progetto Insieme per il Bosco (che vede coinvolte moltissime realtà di Seveso e Meda) e il Parco Dho con l’attività di NATUR&-Musicamorfosi con le associazioni di Villa Dho Casa Aperta e più recentemente con la collaborazione della Commissione Servizi Sociali di Seveso e le associazioni che ne costituiscono la rete di solidarietà.

Il futuro è aperto, il Circolo Legambiente Laura Conti - nel dissentire da una operazione che, rispondendo a rigide modalità burocratiche, affida oggi ex novo l’Oasi al WWF cancellando un pezzo di storia -, rilancia altre pratiche già in corso proprio con l’istituzione locale e chiama a raccolta le realtà amiche dichiarando che questa sarà la sua scommessa per il rilancio socio-culturale dell’amato Fosso del Ronchetto.

Pedemontana a Seregno. Si parte martedì 22 luglio alle ore 20.30: iniziamo prima a capirci qualcosa


📣 CAMBIO ORARIO ASSEMBLEA PUBBLICA – PEDEMONTANA A SEREGNO

⚠️ L’assemblea pubblica di martedì 22 luglio è stata anticipata alle ore 20.30 (e non alle 21, come indicato nella locandina iniziale).

📍 Appuntamento confermato presso la Biblioteca Civica Ettore Pozzoli – Seregno

🛠️ L’Amministrazione Comunale di Seregno organizza un momento di informazione pubblica sullo stato dei lavori di Pedemontana e sull’impatto che questi avranno sul nostro territorio. All’incontro saranno presenti, oltre al Sindaco Alberto Rossi e all’Assessore Giuseppe Borgonovo, anche Sabatino Fusco, Direttore Generale di Pedemontana Lombarda, e Arturo Lanzani, Presidente del Parco Grubrìa.

🔍 Verranno svelati i "misteri" dei cantieri della Pedemontana e della Tangenziale Meda-Seregno? Due post recenti (qui 👉 link 1 e link 2) raccontano di mappe mancanti, svincoli misteriosi e silenzi imbarazzanti.

Locandina aggiornata

🕰️ L'assemblea parte prima… quindi partiamo in anticipo anche noi! 😉
Un cambio d’orario comunicato a pochi giorni dall’evento, che potrebbe causare disagi a chi aveva preso impegni. Invitiamo quindi tutti a diffondere il nuovo orario.

📹 Alcuni cittadini hanno chiesto se sia prevista una diretta o registrazione in streaming. Ad oggi non è arrivata una risposta ufficiale, ma ci uniamo alla richiesta: vista la probabile grande partecipazione, auspichiamo che l’assemblea venga registrata e resa disponibile online.

giovedì 17 luglio 2025

Pedemontana non è un bene comune: appello a partecipare alla manifestazione del 4 ottobre


Un’infrastruttura imposta dall’alto, priva di confronto pubblico, con impatti ambientali, sociali ed economici insostenibili: la Pedemontana continua a suscitare un forte dissenso nei territori che attraversa. Un dissenso che non viene solo da cittadini e comitati locali, ma anche da forze politiche istituzionali come Brianza Rete Comune, l’alleanza di centrosinistra presente nel Consiglio Provinciale di Monza e Brianza, che ha annunciato la propria adesione alla manifestazione del 4 ottobre contro la prosecuzione di quest’opera.


L’appuntamento, promosso da una rete di comitati e associazioni, rappresenta un’occasione cruciale per dare voce a un’alternativa concreta e condivisa allo sviluppo insostenibile che la Pedemontana incarna. La mobilitazione vuole essere un momento di unità e determinazione per tutti coloro che ritengono che i soldi pubblici debbano essere investiti in opere realmente utili, socialmente giuste e rispettose dell’ambiente.

Il progetto Pedemontana, come sottolineato da Brianza Rete Comune nel suo comunicato ufficiale, presenta criticità ormai evidenti e documentate: da quelle economico-finanziarie, sollevate anche dalla Corte dei Conti, fino agli impatti ambientali e alla scarsa utilità per la mobilità quotidiana dei cittadini. A ciò si aggiunge un metodo decisionale che esclude sistematicamente i territori, ignorando le proposte, le osservazioni e le preoccupazioni di chi vive le conseguenze dirette del progetto.

Quella del 4 ottobre non è solo una manifestazione contro un’autostrada, ma un appuntamento per costruire insieme un’altra idea di sviluppo: basata sulla mobilità pubblica, sull’efficienza ferroviaria, sulla rigenerazione urbana e sulla tutela del territorio. Sono già molte le realtà che stanno aderendo, ed è fondamentale che sempre più associazioni, gruppi civici, comitati, forze politiche e semplici cittadini si uniscano per dare un segnale forte: la Pedemontana non è un bene comune.

La Brianza – e non solo – ha bisogno di scelte coraggiose e lungimiranti, non di grandi opere scollegate dai reali bisogni delle persone.

L'appello è chiaro: partecipiamo in tanti, uniti, alla manifestazione del 4 ottobre. Perché il futuro dei nostri territori lo costruiamo oggi, insieme.

 Di seguito, il comunicato integrale di Brianza Rete Comune

LA PROPAGANDA DI PEDEMONTANA NON CANCELLA LA REALTÀ
Perché è importante partecipare alla manifestazione del 4 ottobre

In questi anni abbiamo analizzato con rigore e responsabilità le profonde contraddizioni che accompagnano il progetto Pedemontana: criticità economico-finanziarie evidenti, pesanti ricadute ambientali, pedaggi insostenibili per i cittadini, dubbi più che fondati sulla reale utilità dell’infrastruttura.

Non si tratta di opinioni circoscritte, ma di elementi ormai ben documentati da fonti autorevoli: dalla Corte dei Conti, dagli studi trasportistici commissionati dalla Provincia al Centro Studi PIM, dalle osservazioni tecniche presentate da decine di amministratori locali.

Nonostante questo quadro, l'attuale governo della Regione Lombardia continua a ritenere superfluo il confronto, contribuendo ad allargare la frattura tra chi oggi ha il dovere di governare nell'interesse comune e le aspirazioni di tanti cittadini. L'ultimo convegno organizzato a Palazzo Lombardia sul tema ne è l'ennesima dimostrazione: un evento unilaterale, privo di contraddittorio, autoreferenziale, incapace di accogliere le istanze delle comunità locali.

Noi continueremo ad essere dalla parte del territorio. Per questo aderiamo convintamente alla manifestazione del 4 ottobre, promossa da alcuni comitati locali e sostenuta da una rete sempre più ampia di cittadini, enti e associazioni. È un'occasione importante per promuovere una visione differente, capace di mettere al centro dell'agenda politica quelle infrastrutture davvero al servizio dei cittadini: dalle opere per il trasporto pubblico e ferroviario, come il prolungamento della M2 da Cologno a Vimercate o la linea Carnate-Seregno, agli interventi per la mobilità privata, come il potenziamento dell'A51.

Il 4 ottobre noi ci saremo, per un futuro attento ai reali bisogni delle nostre comunità, sostenibile e rispettoso del nostro territorio.

 

In attesa della manifestazione del 4 ottobre, segnaliamo:

 

mercoledì 16 luglio 2025

Seveso, Stava, Pedemontana: la memoria per costruire il futuro

Immagine tratta da Sapere n. 848 - giugno/agosto 1982

Le riflessioni che seguono nascono dai resoconti diffusi in questi giorni dal gruppo Sinistra e Ambiente di Meda, di cui utilizziamo anche alcune foto, e ripercorrono i contenuti emersi in occasione del 49° anniversario del disastro diossina a Seveso.

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Il 10 luglio 2025, Seveso ha ricordato il 49° anniversario del disastro della diossina dell’ICMESA di Meda, quando una nube tossica cambiò per sempre il volto e la storia della città. Ma come da tradizione degli ultimi anni, la commemorazione non è stata soltanto un rituale rivolto al passato: gruppi ambientalisti, liste civiche e associazioni hanno intrecciato il ricordo con una riflessione sulle minacce ambientali del presente, per ribadire che la memoria non può essere ridotta a una celebrazione sterile, ma deve diventare uno strumento per non ripetere gli errori.


È questo lo spirito che ha animato l’iniziativa di Seveso Futura, “(attra)VERSO IL 10 LUGLIO”, tenutasi pochi giorni prima, dove - nonostante il maltempo avesse impedito la visita narrante al Bosco delle Querce - la serata ha offerto contenuti intensi. Alberto Colombo, attivista di Sinistra e Ambiente di Meda, insieme a Emanuela Macelloni, sociologa impegnata nel progetto FARE, hanno ripercorso la storia del Bosco delle Querce e le pratiche socio-ecologiche che lo tutelano. Durante l’incontro è stato proiettato anche il documentario “Seveso 45”, realizzato dai giovani della Scuola di Formazione Politica Alisei, segno concreto di come la memoria possa coinvolgere nuove generazioni.

Non si è trattato, però, solo di uno sguardo al passato. Alla cittadinanza e alla stampa è stata illustrata la minaccia incombente sulla stessa area che, proprio a seguito del disastro del 1976, era stata bonificata e trasformata in parco. Oggi il Bosco delle Querce rischia infatti lo sbancamento di due ettari, con l’abbattimento di oltre 3.200 alberi, per far posto al tracciato della Pedemontana Lombarda, una delle grandi infrastrutture viabilistiche lombarde. Come hanno ricordato gli attivisti, la memoria del disastro del 1976 deve servire anche a vigilare sulle scelte presenti: «La Memoria comporta anche lo sguardo sul presente.»

Da sinistra: Sergio Astori, Christine Stufferin, Graziano Lucchi e Marzio Marzorati

Questa tensione fra passato e futuro è stata il cuore anche dell’incontro pubblico “Seveso incontra Stava”, svoltosi proprio il 10 luglio. La serata, promossa da FARE e Legambiente Circolo Laura Conti, ha messo a confronto due comunità segnate da tragedie ambientali: Seveso e Stava. Quest’ultima fu teatro, il 19 luglio 1985, di un disastro causato dal crollo dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel, che riversarono 180.000 metri cubi di fanghi sull’abitato, provocando 268 morti. Come hanno spiegato Christine Stufferin e Marzio Marzorati della Fondazione Alexander Langer, e Graziano Lucchi della Fondazione Stava 1985, «Stava non fu una fatalità», ma il risultato di una lunga catena di errori, incuria, risparmi sulla sicurezza, mancati controlli e autorizzazioni concesse con leggerezza. E proprio come Seveso, Stava dimostra che non esiste tragedia “casuale” quando la corsa al profitto prevale sulla tutela dell’ambiente e della vita umana.


Ancora una volta è risuonato il pensiero di Alexander Langer, che invocava un’inversione di rotta dalla società del “di più” verso quella del “può bastare”, affinché si passi da una cultura dell’illimitato a una cultura del rispetto dei limiti. È una riflessione che tocca non solo il passato, ma anche la cronaca più attuale, perché - come hanno sottolineato i relatori - «bisogna invertire la corsa autodistruttiva, praticando i limiti.»

Alessia Borroni e Luca Santambrogio, rispettivamente sindaci di Seveso e Meda

Tuttavia, questa volontà di tenere viva la memoria non sempre incontra il favore delle istituzioni. L’amministrazione comunale di Seveso, guidata dalla sindaca Alessia Borroni, ha infatti espresso riserve verso chi, in occasione dell’anniversario, insiste nel ricordare il disastro «solo e sempre in senso negativo, facendo terrorismo». La sindaca ha dichiarato che il 10 luglio 1976 dovrebbe essere ricordato anche come «data di inizio di un percorso di rinascita» e ha perfino sostenuto che occorrerebbe «dire grazie a Pedemontana e Regione Lombardia» per la bonifica dei terreni contaminati, definendo inevitabile la realizzazione dell’autostrada. Una posizione che, per i gruppi ambientalisti, rappresenta un vero «ribaltamento della realtà», in cui si omette il prezzo pagato in termini di nuovi tagli di alberi, consumo di suolo e danni al fragile equilibrio ambientale ricostruito dopo il disastro.

Di fronte a questi contrasti, la comunità ambientalista insiste: la memoria non è nostalgia, ma responsabilità verso il futuro. Non si tratta, infatti, di rimanere prigionieri del dolore del 1976, ma di riconoscere che le stesse logiche di profitto e incuria che portarono alla nube di diossina o al crollo dei bacini di Stava, sono ancora vive e minacciano nuovamente il territorio. Ecco perché, come dichiarato durante gli incontri, «le celebrazioni non sono finalizzate a se stesse, ma guardano al futuro.»

Mentre Seveso si avvicina al 50° anniversario del disastro, il messaggio di questi giorni suona forte e chiaro: ricordare è un atto di vigilanza, un impegno a impedire che la storia si ripeta. Perché la memoria, se resta viva, può ancora salvare il futuro.

Passeggiata con aperitivo tra i boschi del Vimercatese contro la Pedemontana


Proseguono le iniziative contro la Pedemontana e la sua prevista devastazione del territorio. In attesa della grande manifestazione del 4 ottobre a Monza, il prossimo appuntamento è fissato per sabato 19 luglio.

L’associazione Ferma Ecomostro organizza una passeggiata di circa un’ora lungo il percorso campestre riqualificato tra Vimercate e Ornago, minacciato dal futuro tracciato della tratta Dbreve.

Il ritrovo è previsto alle ore 17.00 in via Carlo Cattaneo 38 a Vimercate. L’arrivo sarà presso La Chiave di Sol (Via Cascina Rossino 6/D, Ornago), dove si terrà un agriaperitivo organizzato dall’agriturismo stesso. Il ricavato andrà a sostegno delle spese per l’organizzazione della manifestazione di ottobre.

Durante il pomeriggio è previsto anche un laboratorio gratuito per realizzare “sacchettini alla lavanda”, un’occasione per conoscere e difendere le bellezze del territorio e del Parco P.A.N.E.

È gradita l’adesione tramite QR Code presente nella locandina dell’evento.

Per ulteriori informazioni:
fermaecomostro@gmail.com
Instagram/Facebook: @fermaecomostro

Unire il territorio in bici: le associazioni ambientaliste chiedono il completamento della pista ciclopedonale a Mariano Comense

Il progetto di raddoppio della SP 32. Immagine tratta dal web

Un gruppo di associazioni ambientaliste e di tutela del territorio ha lanciato un appello congiunto alle istituzioni locali e provinciali per completare e potenziare la rete ciclopedonale lungo la SP 32 Novedratese, nel tratto tra Novedrate e Mariano Comense.

Il Gruppo Naturalistico della Brianza, Circolo Ambiente Ilaria Alpi, Legambiente Cantù, Fridays For Future di Cantù, Comitato Parco Regionale Groane-Brughiera e WWF hanno chiesto al Sindaco di Mariano Comense Giovanni Alberti, al Presidente della Provincia di Como Fiorenzo Bongiasca e ai dirigenti competenti di intervenire sul completamento della pista ciclabile in via Como, attualmente interrotta prima della rotonda di Ponte Lottolo. Il loro invito si inserisce nel progetto di raddoppio della SP 32, dove è previsto il rifacimento di circa 200 metri di pista ciclabile, ma che per le associazioni necessita di un’estensione per garantire una continuità sicura e funzionale.

Le associazioni evidenziano inoltre l’urgenza di aggiornare la pianificazione della mobilità ciclopedonale, proponendo un prolungamento del percorso verso Cantù e un collegamento est-ovest lungo la Novedratese, per “ricucire” il territorio diviso dalla strada e favorire spostamenti sostenibili e sicuri.

A dare forza all’iniziativa è anche il recente richiamo del campione di ciclismo Tadej Pogacar, che nel suo intervento sul Corriere della Sera del 14 ottobre 2024 ha dichiarato: «Mi piace allenarmi e gareggiare nel vostro Paese, amo i paesaggi, le montagne, il cibo, il caffè e le persone, peccato solo che il traffico sia a volte pericoloso per chi va in bici.»

Le parole di Pogacar sottolineano quanto sia importante creare infrastrutture ciclabili sicure anche fuori dai centri urbani, per valorizzare il territorio e garantire la sicurezza di chi sceglie la bicicletta come mezzo di trasporto e sport.

lunedì 14 luglio 2025

PGT di Meda: troppe lacune su ambiente e mobilità sostenibile

PGT Meda. Carta del consumo del suolo, 2025

Proseguiamo la pubblicazione delle osservazioni di Sinistra e Ambiente-Impulsi sulla Variante Generale al PGT approvata dal Consiglio Comunale di Meda il 3 luglio 2025. Dopo aver trattato i temi urbanistici e sociali (cliccare qui), ci concentriamo ora su mobilità sostenibile e ambiente, altri due capitoli ritenuti carenti o non sufficientemente definiti.


Mobilità sostenibile: nessuna rete ciclopedonale integrata

Fra le critiche mosse da Sinistra e Ambiente-Impulsi spicca la totale assenza, nella Variante, di riferimenti concreti allo sviluppo di una rete ciclopedonale cittadina. Secondo il gruppo, mancano progetti specifici che colleghino i cosiddetti “Punti di Interesse” della città (scuole, stazione, uffici pubblici, luoghi di culto, siti storici, quartieri, ecc.) in coerenza con il progetto sovracomunale “Green Lane”.

Per Sinistra e Ambiente-Impulsi, una mobilità dolce integrata rappresenta una risposta sia ambientale sia sociale. Riduce traffico e inquinamento, rende la città più vivibile e favorisce spostamenti sicuri per tutte le fasce di età. L’assenza di progettualità in questo senso è ritenuta “una grave mancanza di visione strategica”.

Ambiente: il Masterplan strategico resta sulla carta


Altra osservazione riguarda il capitolo Ambiente. Nella Variante non è presente una chiara definizione delle priorità operative per realizzare il “Masterplan strategico paesaggistico-ambientale” e le linee guida sul sistema del verde urbano.

Il Masterplan prevede interventi di qualificazione ambientale lungo quattro tracciati che scendono dalla collina e si intersecano con il torrente Tarò/Certesa, indicati come “4 fiumi verdi e una soglia blu”. Si tratta di progetti capaci di trasformare radicalmente il paesaggio urbano e creare nuovi corridoi ecologici.

Tuttavia, Sinistra e Ambiente-Impulsi sottolinea che molti interventi necessitano di approfondimenti tecnici e di certezze sui finanziamenti disponibili, come quelli previsti dalla prescrizione 51 del CIPESS per la Pedemontana. Senza una pianificazione chiara e tempistiche certe, il rischio è che il Masterplan resti solo un “documento di buone intenzioni”.

Verso nuove osservazioni

Il gruppo civico conferma la propria intenzione di analizzare nel dettaglio la documentazione depositata e di presentare osservazioni formali. L’obiettivo è spingere l’amministrazione comunale a integrare e rafforzare la parte dedicata alla mobilità sostenibile e all’ambiente, ritenute fondamentali per costruire la Meda del futuro.