martedì 8 luglio 2025

Frana all'Alpetto di Cesana Brianza: la Holcim deve mantenere in sicurezza la ex miniera!


Comunicato stampa a cura di:
Gruppo Volontari per la Difesa della Natura - Suello
Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"


A seguito della frana staccatasi in data odierna dalla miniera Alpetto di Cesana Brianza, le nostre associazioni ribadiscono le forti perplessità in merito al progetto del nuovo 'parco' fotovoltaico da parte di Silea. Infatti il progetto - da noi contestato - prevede proprio l'installazione dei pannelli fotovoltaici ai piedi della parete della ex cava da cui oggi si è staccata la frana! 
Quella odierna è l'ennesima frana all'Alpetto, ricordando - tra le ultime - quelle verificatesi nel 1997 e nel 2011.

Nel nostro comunicato precedente avevamo evidenziato l'assurdità del progetto del fotovoltaico, in presenza proprio dei rischi perenni che corre la miniera Alpetto.
Ora ribadiamo la necessità che, in termini prioritari, la parete di cava venga costantemente mantenuta in sicurezza da parte della Holcim, che per decenni ha condotto l'attività estrattiva e che invece ora - proprio grazie al progetto dell'azienda pubblica Silea - si vedrebbe sollevata dalla responsabilità e dall'onere  della messa in sicurezza permanente e del definitivo ripristino paesaggistico e ambientale.

Il progetto del fotovoltaico invece metterebbe a carico della società pubblica Silea (quindi indirettamente ai portafogli dei cittadini) la futura e perpetua messa in sicurezza dei fronti cava (anche per proteggere i pannelli stessi e l'abitato sottostante).

Alla luce di quanto sopra le noste associazioni ribadiscono l'appello a Silea e ai sindaci soci, di abbandonare il progetto e di costringere in ogni caso la Holcim alla permanente messa in sicurezza della ex cava, anche allo scopo di proteggere l'abitato sottostante.

lunedì 7 luglio 2025

40 anni, 35.000 alberi e bambini educati al green: dona nuova linfa a Legambiente Seregno


Antonello Dell’Orto, storico attivista e già Presidente di Legambiente Seregno, rivolge un accorato invito a tutti i cittadini: sostenere concretamente Legambiente Seregno con la destinazione del 5x1000.

«Da oltre 40 anni, Legambiente Seregno si prende cura del nostro territorio: abbiamo piantato più di 35.000 alberi e organizzato innumerevoli campagne di pulizia per parchi e aree verdi. Il nostro impegno va oltre: sosteniamo attivamente la scuola Waldorf di via Piero Arienti, un luogo che, dopo oltre 20 anni di abbandono, oggi accoglie più di 50 bambini dalle zone limitrofe, offrendo loro un ambiente di crescita e apprendimento. Con un piccolo gesto puoi fare una grande differenza: la tua firma per il 5x1000 è un investimento nel futuro dell’ambiente e della comunità.»

Come donare il tuo 5x1000

Destinare il tuo 5x1000 a Legambiente Seregno è semplice:
  • Cerca nel modulo (Modello Unico, 730 o CUD) lo spazio: “Scelta per la destinazione del 5X1000”
  • Metti la tua firma nel riquadro: “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, etc.”
  • Inserisci il codice fiscale di Legambiente Seregno: 91084960151

Brianza: alberi abbattuti dai temporali, una proposta per prevenire i danni futuri

Un recente intervento sui sottoservizi in prossimità dell'apparato radicale

I violenti temporali che negli ultimi giorni hanno attraversato la Brianza hanno provocato danni in diversi comuni, con diverse cadute di alberi. Episodi che riaprono il dibattito su come gestire e proteggere in modo più efficace il patrimonio arboreo urbano, sempre più vulnerabile di fronte al cambiamento climatico e agli eventi meteorologici estremi.

A partire da questa emergenza, rilanciamo una proposta concreta: adottare nei comuni brianzoli il test di trazione - o pulling test - come strumento sistematico per valutare la stabilità degli alberi, soprattutto in seguito a lavori stradali o interventi sui sottoservizi, che spesso compromettono le radici delle piante senza che ciò sia visibile a occhio nudo.

L’idea nasce come riflessione a margine di un post pubblicato su Facebook da Enrico Fedrighini, consigliere comunale di Milano e noto attivista ambientale, dal titolo emblematico Danni da incompetenza. In quel testo, Fedrighini racconta come dieci anni fa, proprio a Milano, fu possibile salvare 180 olmi in via Mac Mahon utilizzando per la prima volta il pulling test. La tecnica consiste nel simulare, in modo controllato, l’azione del vento fino a 100 km/h per verificare la tenuta e la stabilità della pianta, offrendo uno strumento affidabile per decidere se un albero debba essere abbattuto o possa invece essere salvato.

Foto tratta dalla pagina Facebook di E. Fedrighini

Durante il suo mandato in Consiglio comunale, Fedrighini ha presentato nel luglio 2023 anche un ordine del giorno chiedendo di adottare il pulling test come procedura standard nella manutenzione del verde pubblico urbano. Tuttavia, come lui stesso sottolinea, la proposta è rimasta inascoltata: «Risposte ricevute ad oggi: zero. E i risultati, poco invidiabili, si vedono…».

L’ordine del giorno evidenziava come molti interventi urbanistici - dal rifacimento delle strade alle opere sotterranee - possano avere impatti gravi, seppur invisibili, sull’apparato radicale degli alberi, compromettendone la stabilità. Fedrighini ricordava anche uno studio del 2022 del Disaster Risk Management Knowledge Centre della Commissione Europea, secondo cui l’Italia è tra i Paesi europei più vulnerabili ai disastri naturali da qui al 2035.

Prendendo spunto da queste osservazioni, sottolineiamo come la situazione attuale nei comuni brianzoli - già segnati da polemiche sui tagli contestati o sugli interventi che danneggiano il verde - renda urgente una riflessione su nuovi strumenti di prevenzione. L’adozione del pulling test potrebbe rappresentare una soluzione concreta, efficace e poco costosa per garantire maggiore sicurezza, tutela ambientale e risparmio per la collettività.

Dal disastro alla speranza: Seveso, 49 anni dopo il disastro Icmesa, celebra il 10 luglio tra memoria e impegno ambientale

Il prossimo 10 luglio, Seveso si prepara a vivere una giornata intensa di memoria e riflessione, nel segno della tutela ambientale e della salvaguardia delle comunità. A 49 anni dal disastro dell’Icmesa di Meda, due eventi coinvolgeranno cittadini, associazioni e istituzioni, per trasformare il ricordo di una delle più gravi tragedie industriali italiane in un momento di impegno collettivo.

Seveso incontra Stava: una serata di storie e impegno civile


L’iniziativa principale, promossa da Legambiente e dal Bosco delle Querce, si svolgerà giovedì 10 luglio 2025 alle ore 21 presso il centro visite del Bosco delle Querce di Seveso e Meda, in via Ada Negri. L’incontro, intitolato “Seveso incontra Stava”, rientra nel ciclo “Insieme per il Bosco. Conoscere, Amare, Custodire, Valorizzare - Storie di riparazione di Territori e Comunità”, coordinato da FARE e in collaborazione con i gruppi ambientalisti locali.

Sul palco interverranno Graziano Lucchi, presidente della Fondazione Stava 1985, Christine Stufferin e Marzio Marzorati della Fondazione Alexander Langer. A moderare sarà Sergio Astori. L’incontro unirà le memorie di Seveso e di Stava, due località tragicamente segnate da catastrofi industriali e ambientali: la fuoriuscita di diossina dall’impianto Icmesa nel 1976 e il crollo della discarica mineraria in Val di Stava nel 1985.

L’obiettivo è trasformare il ricordo del dolore in una risorsa preziosa per le generazioni future, raccontando storie di riparazione, resilienza e impegno civile. L’evento vuole essere anche un’occasione di riflessione su come comunità ferite possano rigenerarsi e su quanto sia fondamentale la memoria collettiva per costruire un futuro più sicuro e sostenibile.

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a ilboscodellequerce@gmail.com.


Dieci querce per ricordare

Sempre il 10 luglio, alle ore 12:37 - ora esatta in cui si verificò l’incidente all’Icmesa nel 1976 - il WWF Insubria propone un gesto simbolico nelle Oasi urbane Fosso del Ronchetto a Seveso e Valle Mulini a Meda. In ciascuna delle due aree saranno trapiantate dieci giovani querce per ricordare le vittime e le conseguenze del disastro passato alla storia come “la diossina di Seveso”.

domenica 6 luglio 2025

Un parco fluviale per il futuro. È uscita la newsletter di luglio del Laboratorio Parco della Valle del Seveso


È disponibile la nuova Newsletter di luglio 2025 del Laboratorio Parco della Valle del Seveso, un documento ricco di riflessioni, aggiornamenti e nuove sfide per chi ha a cuore il futuro del fiume Seveso e dei territori che attraversa.

Il numero si apre con un editoriale di Arturo Calaminici, coordinatore del Laboratorio, che rilancia con forza la visione di un Parco Fluviale della Valle del Seveso come risposta concreta ai problemi ambientali, sociali e urbanistici del nostro territorio.

“Aver cura di sé e degli altri, crescere avendo cura della propria casa, e poi di quella più grande della comunità, e poi della casa di tutti è il fondamento e l’essenza, se mai ce n’è una, della vita degli uomini. E questo fondamento si chiama politica.”

L’idea è quella di un parco azzurro, verde e grigio: un sistema fluviale e naturale ma anche urbano, capace di rigenerare il Seveso e restituire qualità di vita a chi vive in una delle aree più urbanizzate d’Europa.

Uno spazio importante della newsletter è dedicato a un tema cruciale: la partecipazione. Il Laboratorio racconta con trasparenza le difficoltà incontrate nel coinvolgere le associazioni locali: le due assemblee convocate nei mesi scorsi non hanno ottenuto la partecipazione sperata.
Tuttavia, il messaggio è chiaro: non si molla. Si rilancia invece la sfida di un dialogo aperto con la cittadinanza.

“Perché non si partecipa? Quali paure, dubbi o limiti impediscono di unirsi a un percorso comune? Cosa abbiamo sbagliato noi, nella comunicazione, nell’invito, nel linguaggio?”

Da settembre il Laboratorio ripartirà con nuovi incontri e ascolto attivo, convinto che senza partecipazione non può esistere un cambiamento reale.

Il Laboratorio racconta anche la sua partecipazione a eventi come la Festa de l’Unità della Valle del Seveso, il KlimatFest e AppasionatAmbiente, dove ha incontrato cittadini, amministratori e volontari, suscitando curiosità e raccogliendo contatti per costruire una rete sempre più ampia.

Tra le notizie più importanti, la newsletter celebra la decisione della Regione Lombardia di accogliere la proposta dei Comuni del Grubria e dell’Ente Parco Grugnotorto Villoresi di trasformare il Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) in Parco Regionale. Si tratta di un passo strategico per dare solidità, risorse e visione unitaria a un territorio oggi frammentato, con l’obiettivo, in prospettiva, di far nascere il Parco Fluviale della Valle del Seveso come sistema integrato di tutela ambientale, gestione idrogeologica e valorizzazione culturale.

La newsletter annuncia anche:

  • il Progetto Logo e Mascotte, rivolto agli istituti scolastici di grafica del territorio e alle scuole dei Comuni attraversati dal Seveso;
  • la distribuzione di materiale informativo e raccolta firme durante eventi come “L’Altra Milano” organizzata dalla CGIL a Cassina Anna;
  • il prossimo lancio su Change.org della petizione già discussa in assemblea, previsto per settembre.

Vuoi leggere direttamente la newsletter e restare aggiornato sulle iniziative del Laboratorio? Ecco come fare:

  • Scrivi una mail a: laboratorioseveso@gmail.com
  • Indica nell’oggetto “Richiesta Newsletter” o specifica il numero (in questo caso luglio 2025).
  • Puoi anche iscriverti per ricevere automaticamente le prossime uscite.

Proiezione del film “Il prezzo che paghiamo” alla Green Station di Brenna-Alzate


Mercoledì 9 luglio 2025
, alle ore 21.00, la Green Station di Brenna-Alzate ospiterà la proiezione del film Il prezzo che paghiamo, una produzione realizzata da Greenpeace e Recommon.

L’evento rappresenterà un’occasione per vivere un momento di riflessione e convivialità, grazie a un’opera cinematografica che promette di coinvolgere il pubblico e stimolare un interessante dibattito al termine della visione.

Alla serata parteciperà anche Francesco Tampellini, presidente della Comunità Energetica Rinnovabile Solidale del Lario, che interverrà come ospite speciale.

A conclusione della proiezione, sarà offerto ai presenti un piccolo rinfresco.

 


 

sabato 5 luglio 2025

Monza, 28.000 firme contro il taglio del bosco urbano: “Sarebbe deforestazione urbana”

Area del bosco, nel contesto del polo istituzionale di Monza. Foto di Andrea Accattato

Ha superato quota 28.000 firme la petizione su Change.org intitolata “NO al taglio del bosco di 25.000 mq al Polo istituzionale a Monza”, diventando di fatto una battaglia che trascende i confini cittadini e si impone come tema di interesse nazionale. Lo annuncia il Coordinamento di Comitati e Associazioni monzesi, che definisce il risultato “un già grande traguardo che merita ascolto e rispetto”.

Al centro della protesta c’è un’area di circa 25.000 metri quadrati nel cosiddetto Polo istituzionale della città, dove sorge spontaneamente un bosco cresciuto negli ultimi vent’anni sui terreni bonificati dell’ex caserma militare. Sull’area grava ora la possibilità che venga abbattuta per far posto a nuove costruzioni pubbliche, tra cui uno studentato.

“È proprio l’esistenza del BOSCO, tale per estensione e caratteristiche, che oggi ‘presenta il conto’ all’Amministrazione Pilotto”, si legge nel comunicato diffuso dal Coordinamento, “perché impone una SCELTA CRUCIALE”.

Per i comitati, l’abbattimento sarebbe una ferita ambientale gravissima in una città già fortemente urbanizzata.

Contornata in rosso l'area del "bosco urbano" che il comune vuole tagliare 

“Un BOSCO è VITA, è FLORA e FAUNA, è BIODIVERSITÀ, è un FORTISSIMO DETERRENTE CONTRO L’INQUINAMENTO, LA CRISI CLIMATICA, LE ISOLE DI CALORE,”
sottolineano gli attivisti, “soprattutto nel luogo dove il bosco è sorto e cresciuto, quel ‘triangolo mortifero’ come è stato già definito, che ha fortemente bisogno di un contrasto ai veleni che i cittadini della zona quotidianamente respirano.”

Il Coordinamento respinge anche la narrazione che dipinge l’area come un luogo degradato: “Non quindi, come colpevolmente narrato, ‘un luogo insano, una zona fuori controllo, infestata da specie alloctone biologicamente incompatibili con le specie autoctone…’”.

Il bosco, spiegano i comitati, è frutto di una rigenerazione urbana naturale. Negli anni 2000 l’area fu bonificata, demolendo gli edifici della caserma militare e rimuovendo le macerie. Dove si progettavano nuove strutture pubbliche, però, nulla venne mai costruito, e la natura ha fatto il resto.

“Questo bosco è un meraviglioso esempio di ‘rigenerazione urbana’, non voluta e forse per questo splendidamente riuscita,” si legge nel comunicato. “Sull’area già bonificata è cresciuto indisturbato un bosco rigoglioso.”

Secondo il Coordinamento, l’area sarebbe protetta da precisi vincoli di legge. Il bosco rientrerebbe infatti nella tutela paesaggistica prevista dall’art. 142, comma 1, lett. g) del D.Lgs 42/2004 (Codice dei beni culturali), oltre che sotto tutela forestale ai sensi dell’art. 3, comma 3, del D.Lgs 34/2018.

“Si tratta di vincoli per legge sovraordinati che prevalgono sugli strumenti urbanistici e che sono indipendenti dagli stessi,” precisano gli ambientalisti.

Anche Legambiente Monza è intervenuta ufficialmente sul caso. Con una lettera datata 4 giugno 2025, ha informato Regione Lombardia, il Soprintendente della Provincia di Monza e Brianza, l’Agenzia del Demanio e il sindaco Paolo Pilotto dell’esistenza del bosco spontaneo.

Secondo i rilievi riportati nel comunicato, il bosco ospita una varietà significativa di specie: pioppo tremulo, pioppo bianco, pioppo cipressino, olmo, platano, robinia, bagolaro, sambuco, rosa canina, rovo bianco. Vi è “buona presenza di rinnovazione naturale” e alcuni alberi perimetrali raggiungono un’altezza media di 20 metri, mentre nel resto del bosco pioppi e olmi si attestano sui 14-16 metri.

Legambiente ha anche chiesto che l’area venga formalmente riconosciuta nella cartografia Forestale Regionale e inserita nel Piano d’Indirizzo Forestale dell’Alta Pianura, ancora in corso di definizione.

“L’accertamento della dimensione del bosco e delle sue qualità è prodromico per ogni valutazione di eventuale compensazione ambientale prevista dalla Legge,” spiegano i comitati.

Uno dei punti più contestati riguarda la Variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) dedicata al Polo Istituzionale.

“Nella Variante al PGT Polo Istituzionale e nella Valutazione preliminare di assoggettamento o meno alla VAS, l’esistenza di questo bosco è stata colpevolmente e totalmente omessa,” denuncia il Coordinamento. “Ecco perché abbattere questo bosco sarebbe una sorta di ‘degenerazione urbana’.”

Il timore è che la distruzione del bosco sia prevista per realizzare uno studentato, una scelta ritenuta “ecologicamente grave” e urbanisticamente sbagliata.

“La realizzazione di uno studentato, distruggendo un BOSCO di 25.000 mq, non può ignorare la riflessione della sua collocazione in un’area infelice per i collegamenti pubblici,” affermano gli ambientalisti, “che comporta la realizzazione di parcheggi sotterranei del tutto superflui per il capolinea della futura M5, se mai arriverà, perché sono già disponibili più di 1.000 posti nel parcheggio multipiano sotterraneo del Centro Commerciale Bennet.”

Gli attivisti sottolineano che Monza rischierebbe di passare alla storia come la prima città italiana a praticare una vera e propria “deforestazione urbana”.

“Oppure, malauguratamente,” scrivono i comitati, “mantenere una posizione deludente, oltre che grave in termini ecologici, facendo diventare Monza la prima città la cui Amministrazione ha il ‘coraggio’ di mettere in atto un piano di ‘DEFORESTAZIONE URBANA’ abbattendo un bosco di 25.000 mq, ignorando così tutte le migliaia di contributi scientifici che spiegano quanto sia VITALE la presenza del verde nelle nostre città.”

Dal Coordinamento arriva infine un nuovo appello al sindaco Paolo Pilotto e alla Giunta comunale: “RINNOVIAMO LA RICHIESTA a Sindaco e Giunta affinché rivedano la loro posizione, valutando con i dovuti approfondimenti tecnici, che sono mancati del tutto, il prezioso valore di questo bosco, bene comune che, salvaguardato, rappresenterebbe di per sé un grande passo nella realizzazione di iniziative di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico cui sono chiamate tutte le città.”

Gli ambientalisti chiedono inoltre l’avvio immediato di un confronto pubblico, come già sollecitato anche dalla Consulta di quartiere, per “fare chiarezza e informare correttamente la cittadinanza”.

“Un bosco è vita, è biodiversità, è il nostro scudo contro il clima impazzito. Distruggerlo sarebbe un atto irreparabile,” conclude Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento.

Il dibattito, intanto, promette di accendersi ancora di più, mentre la variante al PGT si avvicina alla sua approvazione definitiva.