Riceviamo e pubblichiamo con piacere questo contributo firmato da Nadia Lenarduzzi, che solleva una questione cruciale per il nostro territorio: la contraddizione tra la costruzione di un nuovo allevamento ovino all’interno del Parco Grubria e la missione dichiarata dello stesso Parco, ovvero quella di preservare le ultime aree verdi ancora libere e renderle fruibili ai cittadini.
L’intervento mette in luce riflessioni che intrecciano ambiente, etica e gestione del territorio, e richiama all’importanza di coerenza tra dichiarazioni istituzionali e scelte concrete.
Ci auguriamo che il Parco e i Comuni che ne fanno parte sappiano raccogliere questo stimolo, adeguando i propri piani territoriali alla necessità di una vera tutela del verde residuo in un'area fortemente urbanizzata come la nostra.
di Nadia Lenarduzzi
Oggi si sta assistendo al sorgere di una costruzione all’interno del Parco Grubria, sul territorio di Paderno Dugnano, ai confini con Cinisello e Cusano Milanino, destinata a diventare un allevamento di pecore.
Sono molte le preoccupazioni delle persone che abitano nei paraggi del cantiere in corso, ma anche di coloro che hanno visto come conquista di civiltà la modifica all'articolo 9 della Costituzione nel 2022. Articolo in cui si legge che:
“La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”
Si tratta di una legge attesa da tempo, che ha accolto anche le istanze della scienza, la quale non rileva distinzione biologica tra animali da compagnia e animali da reddito.
Questo riconoscimento è già presente nei testi di Educazione Civica, in cui sono illustrati i principali articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, firmata da molte associazioni ambientaliste e animaliste nel 1978 presso la sede dell'UNESCO.
Pur non avendo valore giuridico, tale documento ha lo scopo di proporre un codice etico di rispetto verso l'ambiente.
Alcuni aspetti controversi legati alla nascita di un nuovo allevamento - in particolare per quanto riguarda i danni ambientali - sono stati recepiti tempestivamente da Legambiente, che ha scritto una lettera con richiesta di precisazioni e chiarimenti al Comune di Paderno Dugnano.
Le rassicurazioni da parte dell’Amministrazione padernese parlano di “rispetto dell’ambiente e della biodiversità” e di “compatibilità con la normativa vigente”. Tuttavia, passando davanti al cantiere, sorgono molte perplessità rispetto alla coerenza con quanto dichiarato dal Parco Grubria, che sul proprio sito afferma:
“L’idea (del Parco) nasce all’inizio degli anni Ottanta dall’esigenza di preservare le ultime aree ancora libere dall’edificazione, di riqualificarle e farle diventare fruibili per migliorare l’ambiente e rendere più vivibile uno dei territori più edificati d'Europa.”
Con la costruzione di questo allevamento si va, in un colpo solo, in direzione contraria sia alla liberazione delle aree verdi dalla cementificazione, sia alla loro fruibilità da parte della cittadinanza, sia all’obiettivo di rendere più vivibile la Lombardia, uno dei territori più urbanizzati d’Europa.
La Lombardia, infatti, si trova già al secondo posto - dopo il Veneto - per concentrazione di allevamenti, con le complesse conseguenze ecologiche che ciò comporta.
I dati ISTAT, tra l’altro, ci dicono che in Italia il consumo di carne di agnello, dal 2001 al 2023, pur restando elevato, si è dimezzato.
Si confida che le associazioni ambientaliste, che per prime hanno attivato un dibattito, continuino nella loro opera di sensibilizzazione e diano voce alla popolazione del territorio, che non condivide questa scelta.
La domanda, dunque, resta aperta: perché un altro allevamento?