giovedì 31 gennaio 2019

Il coraggio di Lissone ha bloccato la colata di cemento


Area AT7, il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

“L’appello è infondato e deve essere, pertanto, respinto, con conseguente conferma della sentenza impugnata”.

Con sentenza dello scorso 14 giugno 2018, la Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato contro il Comune di Lissone da Sofim Società Finanziaria s.p.a. e Impresa Edile Fratelli Faletra s.r.l, che chiedevano l'annullamento di varie decisioni amministrative relative all'Ambito di trasformazione AT7.

Come già avvenuto nel 2014 quando il Tribunale amministrativo regionale (TAR) aveva respinto tutte e 6 le eccezioni presentate accogliendo in toto la linea del Comune, anche il Consiglio di Stato ha confermato la validità degli atti adottati dall’Amministrazione Comunale.

“Si conclude così il lungo iter giudiziale relativo ad una importante decisione urbanistica assunta nel corso della precedente legislatura - commenta il Sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi - il Consiglio di Stato ha confermato la legittimità degli atti e preservato l’autonomia pianificatoria dei Comuni. Su un territorio come quello di Lissone, urbanizzato per oltre l’80%, era impossibile immaginare di consumare un altro polmone verde, uno dei pochi ancor oggi presenti in città”.

Il giudizio riguardava un'importante realizzazione urbanistica contenuta nel Piano di governo del territorio approvato prima del 2012 e che prevedeva la realizzazione tra Lissone e Santa Margherita di 12 edifici di altezza variabile da 5 a 10 piani per una volumetria complessiva di 72.520 mc e per un totale di circa 300 nuovi appartamenti. Proprio su quell’area, inoltre, verte una parte del progetto inerente alla futura Pedemontana.

Il progetto, inserito nel Piano regolatore del 2012, era stato respinto nel 2013 dall’Amministrazione Monguzzi a seguito della variante al Pgt da essa introdotta.

Una decisione assunta anche grazie al nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale, che in quell'area prevede un «corridoio ecologico». Questi spazi hanno come obiettivo lo sviluppo e il potenziamento di corridoi ecologici incrementando la naturalità e la connettività delle aree collegate, rafforzando la matrice ambientale e ripristinando la naturalità di alcune aree degradate.


Per questo motivo, il 18 luglio 2013 era stata adottata la Variante al Documento di Piano del PGT che prevedeva per l’Ambito AT7 la modifica della destinazione da residenziale ad agricola.
Le valutazioni contrarie al consumo di suolo espresse sia nella VAS del P.G.T. che nella successiva variante adottata, oltre all’accoglimento per le medesime valutazioni di due osservazioni presentate a seguito di adozione del Piano Attuativo dell’ambito AT7, hanno portato alla conclusione dell’iter del Piano con la non approvazione dello stesso.

Dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato ha riconosciuto in pieno la correttezza del percorso seguito dall'Amministrazione Monguzzi in tutti i suoi passi.

“Una scelta coraggiosa, che rafforza la differenza nella pianificazione territoriale fra le Amministrazioni precedenti e le due Amministrazioni Monguzzi - sottolinea il Sindaco - attraverso scelte urbanistiche molto differenti rispetto a quelle precedenti al 2012, la precedente e l’attuale Giunta hanno dato risposte concrete di cambiamento. Il pronunciamento del Consiglio di Stato è la conferma dell’assoluta legittimità entro cui ha lavorato l’Ente, operando a tutela di tutta la cittadinanza senza alcun intento discriminatorio. È questa anche l’occasione per ringraziare l’Ufficio legale comunale e le Associazioni che in questa occasione si sono schierate al fianco del Comune, nella certezza che la scelta di convertire un’area di tale grandezza da residenziale ad agricola fosse quella migliore per Lissone”.

A seguito del pronunciamento, il Consiglio di Stato ha anche condannato le società appellanti al pagamento, in favore del Comune di Lissone, delle spese per complessivi 6.000 euro.

Ad oggi, le aree dell’ambito AT7 risultano già incluse nel perimetro del Parco locale di interesse strategico (PLIS) del Grugnotorto-Villoresi. Al fine di tutelare e valorizzare le aree verdi mediante una gestione sovracomunale, la Giunta Monguzzi già ad inizio 2017 è entrata nel Parco con 160 ettari di terreno indicati come agricoli, fra i quali rientrano anche quelli situati fra Lissone e Santa Margherita.


Desio: Beni comuni, cosa sono, come difenderli


Venerdì 8 febbario 2019 ore 21.00
Sala Pertini, Piazza Don Giussani, Desio

Incontro pubblico sul tema:

BENI COMUNI: COSA SONO, COME DIFENDERLI
PRESENTAZIONE DELLA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE PER LA DIFESA DEI BENI COMUNI SOCIALI E SOVRANI
Promossa dal Comitato popolare per la difesa dei beni comuni sociali e sovrani “Stefano Rodotà”.

Dopo la tragica vicenda del crollo del ponte “Morandi” a Genova lo scorso agosto, è sembrato per un momento riaprirsi il dibattito pubblico sulle  concessioni autostradali, sulle nazionalizzazioni,  sulle privatizzazioni in generale. Un tema prontamente archiviato ma di grande urgenza. Negli scorsi decenni si è affermata una pervasiva ideologia del privato di cui si cominciano a vedere i guasti e i costi sociali. Tuttavia anche la sola affermazione del ruolo pubblico è insufficiente.
Oggi una legge di iniziativa popolare pone al centro l’individuazione e la tutela dei beni comuni, il diritto di usufruirne da parte di tutti e il controllo popolare come garanzia di trasparenza.

Interverranno:

Coordinamento No Pedemontana
Rete di comitati, associazioni e individui impegnati nella lotta contro Pedemontana e le grandi opere

Roberto Cuda
giornalista professionista, esperto di economia e di finanza in relazioni alle grandi opere. Autore e curatore di diverse pubblicazioni tra cui Strade senza uscita e Grandi opere contro democrazia. Ha collaborato con Altreconomia, Valori e Il Fatto Quotidiano.it

Ugo Mattei
docente di diritto civile all'Università di Torino, docente di diritto internazionale e comparato all'Hastings College of the Law dell'Università della California a San Francisco.
E’ tra i promotori del Comitato Popolare di Difesa Beni Comuni, Sociali e Sovrani "Stefano Rodotà”


COOORDINAMENTO NO PEDEMONTANA 
blog: https://nopedemontana.wordpress.com
per informazioni sulla proposta di legge: https://www.benicomunisovrani.it

SOS Salvataggio anfibi al laghetto di Crezzo


lunedì 28 gennaio 2019

Montorfano: AAA cercasi volontari per la campagna salvataggio rospi


Vi invitiamo a partecipare numerosi ad una RICHIESTA DI AIUTO che ci arriva dagli amici dell'associazione L'Ontano di Montorfano.

Come ogni anno arriva il periodo in cui centinaia e centinaia di poveri rospi vorrebbero scendere dai boschi del Monte Orfano dove hanno passato l'estate e il letargo invernale, per depositare le uova nelle acque del Lago di Montorfano. E, come ogni anno, per permettere a loro questa "semplice" azione.... è indispensabile che ci siano tante persone disposti ad aiutarli perché questa discesa "semplice non lo è"...

Gli ostacoli fisici che ormai l'edificazione selvaggia ha prodotto in passato (ma ancora oggi), per i rospi sarebbe impossibile superarli per arrivare al lago. E' per tale ragione che HANNO bisogno di noi per risolvere un problema enorme che abbiamo causato con le nostre insensate azioni nell'utilizzo del suolo.

Conosci la storia delle centinaia di rospi che ogni anno attraversano la strada per raggiungere il lago? Sai quanto rischiano?

Cliccando qui potrete vedere un breve video dove spiega questa importante attività.

domenica 27 gennaio 2019

Seregno: cinque pietre d'inciampo per ricordare la famiglia Gani


Ieri, 26 gennaio 2019, sono state posate, a Seregno, cinque pietre d'inciampo per ricordare la famiglia ebrea Gani, vittima della persecuzione razziale in Brianza (qui potete leggere la loro storia).

Le persone davanti al portone della Ca' Bianca
Oltre quattrocento persone hanno dapprima partecipato all'ammainabandiera in via Umberto per poi proseguire in corteo verso la Ca' Bianca, ultima residenza della famiglia Gani, dove l'artista tedesco Gunter Demnig ha posato le pietre d'inciampo.

La posa delle pietre di inciampo a Seregno. Foto di Paul Barker Hemings
Ad accompagnare il momento cruciale della messa in posa, l'assolo di violino di Valentina Villa (dalle musiche del film “Schindler’s list”)  e le letture di documenti eseguita dagli alunni delle scuole superiori.

Particolarmente struggente la lettura della lettera scritta il 1° marzo del 1943 da Regina Gani, nel periodo in cui la famiglia era sfollata a Seregno, all’amica e compagna di scuola Dada Flack, anch’ella colpita dai provvedimenti del 1938.

Regina scrive: “ Carissima Dada, sto diventando cattiva con tutto e con tutti, ho i nervi: insomma, sono stufa di annoiarmi, di non poter parlare con persone che voglio, di dover rendere conto di ogni minimo passo che faccio, del minuto che vengo in ritardo. Vorrei vederti, poterti spiegare, aprirti il mio cuore, essere sole noi due, proprio come dici tu, ma è una cosa tanto impossibile, è come un miraggio, a cui non credo neppure. Ti supplico, scrivimi presto, subito; ho bisogno di ricevere una tua lettera, di avere il tuo conforto, mi fa tanto bene. Ti bacio. Tua Reggy.”

Foto di Paul Barker Hemings
Sono seguiti gli interventi dei rappresentanti del Comitato Pietre d'Inciampo, del sindaco Alberto Rossi, di un insegnante del Liceo Manzoni di Milano da cui Regina Gani fu espulsa nel 1938 per le leggi razziali e dello storico Pietro Arienti che ha raccontato come ha scoperto la vicenda della famiglia Gani.

A Cesano Maderno la pietra d'inciampo dedicata ad Arturo Martinelli


Ieri, 26 gennaio 2019, si è svolta a Cesano Maderno la cerimonia per la posa della pietra d'inciampo dedicata ad Arturo Martinelli, internato al campo di Fossoli e fucilato, nel 1944, nel poligono di tiro a Cibeno (Carpi).

Oltre ai diversi interventi istituzionali, significativi e coinvolgenti, è da sottolineare il contributo davvero notevole delle scuole medie: i ragazzi hanno cantato l'Inno nazionale, Bella ciao e La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) di Francesco Guccini; hanno letto testi brevi ma intensi, di Primo Levi, di Liliana Segre e hanno ricostruito la figura di Arturo Martinelli. Il tutto è il risultato di un lungo lavoro: bravissimi!


La pietra è stata posta all'ingresso della sede comunale, dove tutti saranno costretti a "inciampare" e a ricordare.

Arturo Martinelli abitava al Villaggio A.C.N.A. dove lavorava il padre Emilio, nella via che porta, ora, il suo nome.

L'edificio in cui abitava la famiglia Martinelli
Studente universitario, aderì al gruppo di Giustizia e Libertà di Poldo Gasparotto. Arrestato per attività antifasciste negli ultimi mesi del 1943, portato a San Vittore con numero di matricola 546. Inviato a Fossoli il 27 aprile 1944, matricola campo 235, baracca 18/A.
Assassinato nella strage compiuta il 12 luglio 1944 al Poligono di Tiro di Cibeno, Carpi

E' sepolto nel cimitero Maggiore Musocco di Milano, campo 64, detto "della Gloria", lapide 189.

Secondo lo storico locale Pietro Arienti, le vittime politiche brianzole del nazifascismo furono oltre 250. Quella di Cesano è la prima pietra d'inciampo dedicata a uno di loro.

Un ricordo di Arturo Martinelli può essere scaricato qui. 
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Lissone: una pietra d'inciampo per ricordare Mario Bettega


Tutti i giovani che entreranno allo stadio della Pro Lissone  vedendo questa Pietra dovranno ricordare che Mario era un ragazzo come loro, amante del pallone ma soprattutto che credeva nella democrazia  e ha perso la vita per questo. 
Mario Bettega, omonimo e nipote

Ieri, 26 gennaio 2019, Lissone ha ricordato Mario Bettega, vittima dell'orrore nazifascista, con la posa di una pietra d'inciampo all'ingresso dello stadio "Luigino Brugola".

Mario Bettega nasceva a Lissone il 16 agosto del 1918. Operaio alla Breda e calciatore della Pro Lissone, ma anche antifascista e impiegato nella resistenza. Venne catturato dai repubblichini mentre consegnava un pacco di otturatori e caricatori alle SAP, Squadre di Azione Patriottica. Mario Bettega era anche un noto e apprezzato calciatore della Pro Lissone e con le sue conoscenze tra i giovani di Lissone, svolgeva un gran lavoro per sostenere ed estendere l'attività resistenziale.

Mario Bettega, calciatore della Pro-Lissone
Dal carcere di San Vittore di Milano nel novembre 1943 venne deportato, fu trasportato fino a Mauthausen, campo di punizione e di annientamento, dove i prigionieri dovevano fare fronte a condizioni di detenzione inumane e lavorare come schiavi nelle cave. Gli italiani deportati qui furono più di 8.000. Mario Bettega vi morì, all'età di 26 anni, il 19 marzo 1945.

Nel 1963, l'Amministrazione Comunale ha dedicato a Bettega una via di Lissone.

Leggi anche: Giornata della memoria. L'operaio calciatore che riforniva di armi i partigiani lombardi (su il Fatto Quotidiano).

lunedì 21 gennaio 2019

Pedemontana. Gli sconti sui pedaggi mascherano la crisi del traffico


Dario Balotta, Presidente Osservatorio Nazionale Liberizzazioni Infrastrutture e Trasporti

Dal 1° febbraio 2019 anche Pedemontana, come già fatto da TEEM e Brebemi, darà il via ad una iniziativa promozionale, con sconti per automobilisti e per autotrasportatori che si abbonano. Ciò è in contrasto con gli aumenti entrati in vigore dal 1 gennaio Pedemontana + 1,2%, Teem +2,2% e Brebemi +4,1%. Per accedere agli sconti sarà obbligatorio abbonarsi al Telepass, 15,60 euro l’anno.

E’ difficile capire come mai i gestori di queste tre autostrade lombarde non abbassino strutturalmente i pedaggi che raggiungono i 20 centesimi a km, cioè il doppio di tutte le altre concessionarie. La ragione di questi sconti serve per aumentare fittiziamente i numeri del traffico, inferiore a quello di una piccola strada provinciale, a prescindere dagli introiti, e rendendo così credibili i futuri piani finanziari che prevedono invece tariffe piene.

E’ uno specchietto per le allodole rivolto alle banche e alla politica che chiede solo di avere un appiglio a cui aggrapparsi per sostenere il completamento dell’opera nel caso della Pedemontana, continuando ad assumere (grazie agli sconti) previsioni di traffico ottimistiche. Ma il mercato finanziario ha già in più occasioni bocciato il finanziamento dell’opera.

sabato 19 gennaio 2019

Circolo Ambiente: "Cari Comuni, intitolate vie, piazze, scuole a Ilaria Alpi"

I genitori (ora purtroppo deceduti) di Ilaria Alpi nel 2003 a Erba, in occasione della dedica del Circolo Ambiente alla giornalista uccisa.
"La memoria non deve perdersi: intitolate vie, piazze, scuole, biblioteche a Ilaria Alpi".  È questo l’appello che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” (a sua volta dedicato, dal 2003, alla memoria della giornalista Rai uccisa in Somalia nel 1994) rivolge ai Comuni del territorio delle province di Como, Lecco, Monza.  Il 20 marzo di quest’anno ricorrerà il triste 25° anniversario dell’omicidio della giornalista Rai Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio insieme al cinereporter Miran Hrovatin.

In Somalia, Ilaria Alpi stava conducendo un’importante inchiesta sul traffico illecito di rifiuti tossici e armi, tra l’Italia e lo Stato africano. Sicuramente è stata uccisa perché stava rendendo di dominio pubblico i nomi dei responsabili di questi loschi traffici, realizzati con la complicità di pezzi dello Stato italiano. Ma, a distanza di ben 25 anni, non si è ancora arrivati a dare giustizia, condannando esecutori e mandanti dell’assassinio Alpi-Hrovatin. 

Se è vero, purtroppo, che ancora oggi non si conoscono i nomi dei responsabili del duplice efferato omicidio, si conoscono invece i numerosi depistaggi, compiuti anche dai servizi segreti italiani, per deviare le inchieste giudiziarie. Tra queste “deviazioni” vi è anche l’assurda condanna di quello che era stato inizialmente indicato come l’esecutore dell’assassinio, ovvero il cittadino somalo Omar Hassan, rimasto in carcere per ben 17 anni e poi finalmente scagionato nel 2016.  E poi l’inconcepibile conclusione della Commissione d’inchiesta parlamentare del 2005 presieduta dal deputato avv. Taormina, il quale dopo l’insensata istruttoria affermò, in maniera oscena, che: “Ilaria Alpi è morta a causa di una rapina. Era in vacanza non stava facendo nessuna inchiesta, la commissione che presiedevo lo ha accertato”

Per tutto questo oggi l’associazione ambientalista torna a chiedere che non si perda la memoria dell’omicidio di Ilaria Alpi. Dichiarano i responsabili del Circolo Ambiente: “Su Ilaria Alpi dobbiamo continuare a chiedere verità e giustizia. Per questo ci rivolgiamo ai comuni del territorio: intitolate vie, piazze, scuole, biblioteche a Ilaria Alpi. Il ricordo della giornalista Rai non deve cessare. Deve essere mantenuta la memoria sulle inchieste di Ilaria e sul suo efferato assassinio. Purtroppo negli ultimi anni si devono contare molti altri omicidi a danno di giornaliste di inchiesta, come lo era Ilaria Alpi: è il caso dell’assassinio del 2006 della giornalista russa Anna Politkovskaja. Omicidi sono avvenuti anche negli ultimi mesi nella “civile” Europa: basti pensare all’uccisione nel 2017 a Malta della giornalista Daphne Caruana Galizia, e in Bulgaria con la giornalista Victoria Marinova, violentata e poi ammazzata nell’ottobre 2018. Questo senza dimenticare i casi di numerosi altri cronisti uccisi, come Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, e molti altri, fino al giornalista saudita Jamal Khashoggi, ucciso lo scorso ottobre”.

Concludono dal Circolo Ambiente: “Per tutto questo la nostra associazione chiede alle Istituzioni di ricordare Ilaria Alpi, per non far cadere la memoria e continuare a pretendere verità e giustizia. Lo dobbiamo all’Italia ma soprattutto a chi ha sofferto di più, ovvero ai genitori di Ilaria, al padre Giorgio Alpi, deceduto nel 2010, e alla madre Luciana, che ci ha lasciati lo scorso giugno”.

venerdì 18 gennaio 2019

Pietre d'inciampo in Brianza


Le Pietre d'inciampo ricordano la persona: il nome, l'anno di nascita, il giorno ed il luogo della deportazione, la data della morte di uno dei deportati nei campi di sterminio. In Europa ne sono state installate oltre 70.000, in oltre 2000 località. La prima a Colonia, in Germania, nel 1992.
Si tratta di un piccolo cubo di pietra delle dimensioni di un sampietrino di 10 cm ricoperto su una faccia da una lamina di ottone lucente che riportata impressi i dati della persona deportata; in tedesco Stolpersteine.

E' questa l'iniziativa creata dall'artista Gunter Demnig quale reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.

L'inciampo non è fisico, ma visivo e mentale. Costringe chi passa ad interrogarsi sul significato del sampietrino, a ricordare quanto accaduto. In Italia, le prime "Pietre d'Inciampo" furono posate a Roma nel 2010 ed attualmente se ne trovano in varie città tra cui Bolzano, Brescia, Genova, Livorno, Milano, Parma, Ravenna, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia.

Per spiegare la propria idea, Gunter Demnig, che posa personalmente tutte le "Pietre d'Inciampo", ha fatto proprio un passo del Talmud: «Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome».
  
Le Pietre d'inciampo: il significato -  Stolpersteine nasce da un'idea dell'artista tedesco Gunter Demnig, per contrastare l'oblio e le cattive memorie sulla tragedia delle deportazioni nazifasciste durante la Seconda Guerra Mondiale. L'episodio decisivo avviene a Colonia nel 1990, quando un cittadino contesta la veridicità della deportazione nel 1940 di 1.000 sinti della città renana, in occasione dell'installazione di un'opera scultorea per ricordarne la persecuzione. Da quel momento Demnig si dedica a costruire il più grande monumento diffuso d'Europa, attraverso l'installazione di "Pietre d'Inciampo.
  
Le Pietre d'inciampo: il programma -  Sabato 26 gennaio 2019 le "Pietre d'Inciampo" saranno posate anche nel cuore della Brianza, per la precisione a Cesano Maderno, Lissone e Seregno. A Cesano Maderno, alle ore 10.00 sarà onorata la memoria di Arturo Martinelli e la "Pietra d'inciampo" sarà posta in Piazza Arese. A Lissone, alle ore 14.00, i riflettori si accenderanno su Mario Bettega e la Pietra d'inciampo sarà sistemata davanti allo Stadio Comunale Brugola in Via Dante Alighieri, 30. A Seregno, alle 15.30 le "Pietre d'inciampo" saranno installate alla Ca' Bianca di via Trabattoni, 83 e dedicate ai componenti della famiglia Gani: Giuseppe Gani, Speranza Zaccar, Regina Gani, Ester Gani ed Alberto Gani.

Le Pietre d'inciampo in Brianza: il Comitato -  Le "Pietre d'inciampo" in Brianza aranno posate per iniziativa del Comitato per le Pietre d'inciampo di Monza e Brianza, il cui scopo è quello di  portare a conoscenza, diffondere e realizzare una memoria diffusa dei cittadini della nostra provincia deportati nei campi di concentramento e sterminio nazisti.

Soci fondatori del Comitato sono le Amministrazioni Comunali di Cesano Maderno, Lissone e Seregno; ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) Monza/Sesto San Giovanni, l'ANPI provinciale e l'Associazione Senza Confini, promotore dell'iniziativa.

Possono aderire al Comitato tutti i Comuni della provincia di Monza e della Brianza, le associazioni, le scuole ed i singoli individui. Verrà affiancato dal Comitato Scientifico, rappresentato da associazioni e da singoli individui, che per affinità con le tematiche rappresentate, siano intenzionati a dare valore e supporto alle iniziative. Potrà inoltre valersi di esperti e di persone e/o associazioni particolarmente sensibili al tema della memoria, delle deportazioni e dei Giusti della Shoah.

Il Comitato, allo scopo di rafforzare una memoria comune delle persecuzioni nazifasciste, si impegna a scegliere i nominativi delle "Pietre" sulla base di criteri paritari tra tutti i vari tipi di deportazione e si impegna a proporre annualmente almeno un nominativo.

Il presidente è Milena Bracesco, nominata all'unanimità durante l'assemblea costituente svoltasi a Seregno il 14 gennaio 2019, con vice Fabio Lopez e segretaria Roberta Miotto (Associazione Senza confini di Seveso).

L'attività ha il patrocinio della Provincia di Monza e della Brianza.

Il manifesto di questa prima edizione è stato progettato e disegnato dall'IIS Ettore Majorana di Cesano Maderno ed il nominativo inciso sul sanpietrino è quello del padre della senatrice a vita Liliana Segre, scelto come simbolo di tutti i deportati italiani.
 
Le Pietre d'inciampo in Brianza: le dediche
  
Arturo Martinelli, nato l'1 settembre 1916 a Milano. Nel 1933 si trasferisce a Cesano Maderno dove il padre lavorava all'ACNA. Fu uno dei primi e più attivi collaboratori di Leopoldo Gasparotto, comandante partigiano delle Brigate Giustizia e Libertà della Lombardia. Arrestato alla fine del 1943 per la sua attività politica nell'ambito del Partito d'Azione, a San Vittore ebbe la matricola 546. Fu trasferito a Fossoli il 27 aprile 1944, con la matricola 235, e sistemato nella baracca 18, ancora oggi esistente. Nel campo modenese svolse il compito di "intendente del magazzino". Sua madre, Ester Adami, lo raggiunse al campo di prigionia per cercare di vederlo, rischiando di essere fucilata dopo che ebbe varcato il reticolato. Arturo Martinelli è uno dei martiri di Cibeno, dal nome della località vicino a Carpi, presso il cui poligono di tiro furono uccisi sommariamente 67 internati del campo. Degli internati fucilati il 12 luglio 1944 circa la metà erano lombardi e di questi, otto erano stati arrestati per la loro partecipazione alla Resistenza in Brianza. Il corpo di Martinelli, contrassegnato all'esumazione con il numero 21, fu riconosciuto dal padre Emilio. È sepolto nel cimitero Maggiore Musocco di Milano, campo 64, detto "della Gloria", lapide 189. La città di Cesano Maderno gli ha intitolato una via nella zona dove sorgeva il villaggio operaio dell'ACNA.

Mario Bettega, nato il 16 agosto 1918 a Lissone. Era un pilastro della squadra locale di calcio, la Pro Lissone. Lavorava in fabbrica alla Breda di Sesto San Giovanni. L'ambiente operaio favorì la sua decisione di sostenere la Resistenza, in particolare quella nascente in Brianza. Si dimostrò prezioso, asportando materiali dal suo reparto utili nella costruzione di piccoli ordigni esplosivi, confezionati in scatole di carne conservate vuote, che arrivavano dalla Montana, nota fabbrica a Lissone. Era insofferente al dispotismo ed alla prepotenza fascista e questo atteggiamento gli costò l'arresto. Tre uomini irruppero in casa sua il 23 febbraio 1944 e lo arrestarono, portandolo in Villa Reale a Monza per i primi interrogatori. Fu poi trasferito a San Vittore. Il 27 aprile 1944 fu trasferito nel campo di Fossoli ed il 21 luglio fu spostato nel campo di Bolzano. Venne deportato il 5 agosto a Mauthausen, con la matricola 82281. Trasferito in un primo momento a Gusen, fu poi rimandato a Mauthausen, dove morì il 19 marzo 1945 in una delle dieci baracche del sanitatslager, l'infermeria del campo, a causa della fame e dei maltrattamenti subiti.

La famiglia Gani, composta da Giuseppe Gani, classe 1895, sua moglie Speranza Zaccar, classe 1900, e dai loro figli Regina Gani, classe 1926, Ester Gani, classe 1928 ed Alberto Gani, classe 1934. Residenti a Milano e perseguitati per la loro origine ebraica, nel 1943 i coniugi Gani scelsero di riparare a Seregno, benché Giuseppe continuasse a fare la spola con il capoluogo per questioni professionali. I figli furono inizialmente ospitati dalla famiglia Mazza, nei locali sopra l'omonima trancia. Seguì quindi il trasloco alla Ca' Bianca, considerato un luogo più sicuro, dove la famiglia fu accolta nella casa di Luigi Casati. Nell'agosto del 1944 i fascisti irruppero nell'abitazione e catturarono Speranza Zaccar con i figli, mentre Giuseppe Gani, dopo essere riuscito a far perdere le proprie tracce grazie ad una segnalazione, venne alla fine individuato in zona Dosso, al confine con Albiate. I Gani furono quindi rinchiusi prima a Monza e poi nel carcere milanese di San Vittore, per approdare infine al campo di raccolta di Bolzano Gries, che aveva sostituito quello di Fossoli. Il 28 ottobre 1944 venne registrato il loro arrivo ad Auschwitz. Qui Giuseppe ed Alberto Gani e Speranza Zaccar furono immediatamente gassati, mentre Regina ed Ester Gani superarono la selezione e furono avviate al lavoro come schiave. Destinate poi al lager di Bergen Belsen, di loro non si seppe più nulla a partire dall'11 febbraio 1945.

Per approfondire leggi anche: Seregno. La storia della famiglia Gani

Le Pietre d'inciampo in Brianza: il programma completo
 
20 gennaio ore 10.00 Solaro - Centro Parco Polveriera Via della Polveriera, 2
"I ricordi non possono aspettare"
La memoria non dura un giorno - Celebrazione del Giorno della Memoria
Spettacolo itinerante in ricordo della deportazione.
Presentazione del "Comitato per le Pietre d'inciampo di Monza e Brianza"  a cura di Roberta Miotto, Associazione Senza confini.

23 gennaio ore 9.00 Cesano Maderno  - Biblioteca V. Pappalettera via Borromeo
"Percorso Vincenzo Pappalettera", per le scuole cesanesi

23/24 gennaio ore 9.15 Seregno - Cinema Roma via Umberto I°
proiezioni scolastiche con il film "Un sacchetto di biglie", di Christian Duguay

25 gennaio ore 9.10 Seregno -  Auditorium piazza Risorgimento, 36
proiezioni scolastiche con il film "La signora dello zoo di Varsavia" di Niki Caro

25 gennaio ore 21.00 Seregno - Biblioteca Civica Ettore Pozzoli p.za Mons. Gandini 9
"Giobbe. storia di un uomo semplice",  monologo di Roberto Anglisani dal romanzo di Joseph Roth.  A cura di Teatro d'Aosta

26 gennaio ore 8.30 Seregno - Cinema Roma via Umberto I°
proiezioni scolastiche con il film "La signora dello zoo di Varsavia" di Niki Caro

26 gennaio ore 11.00 Lissone - Palazzo Terragni Piazza Libertà
"Il sonno della ragione" mostra fotografica e documentaristica  a cura del Centro Culturale Fotografico Club F64. Immagini di Antonio Riva, coordinamento di Danilo Arosio.

26 gennaio ore 11.30 Lissone - Palazzo Terragni piazza Libertà
"Il lavoro rende liberi". Spettacolo Teatrale rivolto ai ragazzi delle classi quinte - L.S. Enriques Lissone. Regia di Filippo Mussi, con la Compagnia Teatrale Instabile

26 gennaio ore 15.00 Cesano Maderno - Biblioteca V. Pappalettera via Borromeo
"Storie per la Giornata della Memoria." Letture sulla Shoah per bambini a cura di Amici Biblioteca e ANPI Cesano Maderno. Partecipazione libera con prenotazione.

dal 26 gennaio ore 11.30 al 25 Aprile Cesano Maderno - Auditorium Disarò p.za Mons. Arrigoni
Mostra "Una valigia per Clara, una cesanese ad Auschwitz". La  storia della Shoah italiana raccontata attraverso le vicende di Clara Levi, giovane ebrea nata a Cesano, e della sua famiglia.
A cura degli studenti degli istituti Majorana e Versari di Cesano Maderno

dal 26 gennaio al 3 febbraio ore 17.00 Seregno - Museo Vignoli V. Santino de Nova
Mostra "Indifferenza". Importante è tornare a credere che sia possibile fare la differenza
del gruppo Giovani Pittori Crescono, a cura dell'Istituto Levi di Seregno.

27 gennaio ore 16.00 Lissone - Palazzo Terragni Piazza Libertà
"Il lavoro rende liberi". Spettacolo Teatrale aperto alla cittadinanza. Regia di Filippo Mussi, con la Compagnia Teatrale Instabile.

Lunedì 28/29/30 gennaio ore 9.30 Seregno - Auditorium piazza Risorgimento, 36
"La notte", lettura scenica per le scuole del regista e attore Christian Poggioni , dal romanzo di Elie Wiesel a cura del Liceo Parini di Seregno

3 febbraio ore 17.00 Cesano Maderno - Sala Aurora Palazzo Arese Borromeo
"Shoah: le donne", conferenza di Marina Napoletano
Interventi musicali a cura dell'Associazione Pro Musica.

23 febbraio ore 21 Cesano Maderno - Sala Aurora Palazzo Arese Borromeo via Borromeo
"Antisemitismo, quando è cominciato", con Marta Villa, docente di antropologia culturale Università degli Studi di Trento e Università della Svizzera Italiana.

La cerimonia posa delle Pietre d'inciampo, sabato 26 gennaio
(in collaborazione con l'Associazione Senza Confini di Seveso)

ore 10.00 a Cesano Maderno, presso il Palazzo Comunale di piazza Arese, 12
Pietra d'inciampo dedicata ad Arturo Martinelli, (1916-1944), deportato e assassinato a Fossoli il 12.07.1944. Presentazione a cura degli studenti della Scuola Media Salvo D'Acquisto

ore 14.00 a Lissone, presso lo Stadio Comunale Brugola Via Dante Alighieri, 30
Pietra d'Inciampo dedicata a Mario Bettega, (1918-1945), lissonese deportato e assassinato nel Campo di sterminio di Mauthausen il 19.03.1945.

ore 15.30 a Seregno, presso Ca' Bianca via Trabattoni,83
Pietra d'inciampo dedicata alla famiglia Gani, Giuseppe Gani, Speranza Zaccar, Regina Gani, Ester Gani, Alberto Gani (1944/1945) sfollati da Milano a Seregno, deportati e assassinati ad Auschwitz e Bergen Belsen. Assolo di violino dal film "Schindler's list" di Valentina Villa

Seregno. Storia della famiglia Gani


La famiglia Gani
Giuseppe Gani, nato il 16/08/1895 a Ioannina
Speranza Zaccar, nata il 17/10/1900 a Corfù
Regina Gani, nata il 7/12/1926 a Milano
Ester Gani, nata il 19/7/1928 a Milano
Alberto Gani, nato il 20/4/1934 a Milano

Questa è la famiglia Gani, la cui storia dà la misura di quanto sia stata terribile la persecuzione razziale in Brianza; due giovani genitori e tre ragazzi che furono vittime della scelleratezza dei militi fascisti - italiani come loro - che li arrestarono e della denuncia di un delatore, cioè di un seregnese, di un brianzolo, di un abitante della terra dove credettero di trovare rifugio e protezione.

La prima residenza di Giuseppe Gani in Italia è registrata nel 1918 a Milano. Il 1° ottobre 1925 sposò Speranza Zaccar, anche lei ebrea di origini greche. Dalla loro unione nacquero tre figli, Regina, Ester ed Alberto. Dal 1934 abitavano in corso Vercelli 9. I Gani erano benestanti, Giuseppe era titolare di una ditta che si occupava di esportazione di tessuti.

Dopo l’emanazione delle leggi razziali nel 1938, la vita della famiglia Gani si complicò. I figli furono emarginati da scuola. Regina, che frequentava il corrispondente delle attuali scuole medie presso il liceo Manzoni di Milano, venne espulsa dall’istituto con altri 64 studenti. I Gani furono costretti ad inoltrare domanda per poter rimanere in Italia (1939), per poter conservare personale di servizio “ariano” (1939 e 1941), perché avevano alle dipendenze una donna di servizio.

Successivamente la famiglia si trasferì a Seregno; per tutto il 1942 infatti la Trattoria con alloggio Umberto I di via Vittorio Emanuele – attuale corso del Popolo – denunciava (come prescriveva la normativa) la presenza di cinque ebrei di origine greca. A Seregno dal mese di aprile di quell’anno Giuseppe Gani fu soggetto al provvedimento di “internamento libero”; un telegramma del questore di Milano avvisava il podestà “Per ordine ministero giorno 12 corrente si presenterà costà ebreo greco Gani Giuseppe di Abramo. Predetto est internato per cui non può allontanarsi da cotesto comune senza preventiva autorizzazione ministero. Prego assicurare arrivo et disporre assidua efficace vigilanza”. Il 13 aprile il podestà Alessandro Silva rispondeva, confermando l’avvenuto “internamento” e assicurando di aver sottoposto “l’ebreo greco” ad efficace vigilanza, d’accordo coll’Arma dei Carabinieri Reali.

L’anno successivo la famiglia trovò rifugio presso la trancia Mazza, in via Milano, nei pressi della stazione. Da lì il padre raggiungeva in treno il capoluogo per curare per quanto ancora possibile i propri affari. Probabilmente a cavallo tra l’inverno 1943 e la primavera 1944, dalla casa di via Milano i Gani, per prudenza, cambiarono nascondiglio: la madre con i tre figli presso la famiglia Casati alla Ca’ Bianca, edificio di fronte all’ospedale cittadino, costituito da una cascina a due cortili chiusi, mentre Giuseppe trovò riparo in via Volta presso una delle figlie sposate del Casati. Il capofamiglia, Luigi Casati, era un contadino e antifascista convinto.

Il 10 febbraio 1944, le autorità fasciste sequestrarono l’appartamento milanese dei Gani con tutto ciò che vi era contenuto. Il 29 febbraio la Banca Commerciale italiana, ottemperando alle normative antiebraiche vigenti, denunciò la liquidità dei Gani depositata presso la sua sede. Il 16 giugno la questura di Milano decretò la confisca della casa e il 16 ottobre, epoca in cui i Gani erano già stati arrestati, vennero confiscati i depositi bancari, su decisione del capo della Provincia, con voltura a favore dello Stato.

Nell’agosto 1944, un mattino, un drappello di fascisti italiani accompagnati da un tedesco irruppe nell’abitazione dei Casati alla Ca’ Bianca ed arrestò Speranza, Regina, Ester ed Alberto. Di sicuro la delazione di un cittadino seregnese fu all’origine della spedizione. Giuseppe riuscì in un primo tempo a sfuggire alle ricerche ma prima di notte fu anch’egli catturato presso il Dosso.

Il 20 agosto i cinque componenti delle famiglia Gani entrarono nelle celle di San Vittore a Milano. Il 7 settembre vennero trasferiti nel campo di raccolta di Bolzano-Gries. Il 24 ottobre, sul convoglio n° 18 siglato RSHA (la sigla dell’istituzione delle SS deputata all’esecuzione dello sterminio in tutta Europa), partirono da Bolzano-Gries alla volta di Auschwitz. C’era un solo bambino su quel treno, Alberto Gani, di dieci anni. Per quattro giorni viaggiarono stipati come bestie e martoriati dalla sete. Il 28 ottobre era ancora notte quando il convoglio s’incanalò sul binario che entrava nel lager di Auschwitz. In una scena da incubo, fra guardie che urlavano e i cani che abbaiavano, i prigionieri vennero fatti scendere; il dottor Mengele o uno dei suoi collaboratori li aspettavano per la selezione. Giuseppe, Speranza e il piccolo Alberto vennero inviati immediatamente alle camere a gas. Ester e Regina furono fra le 59 persone che superarono la selezione, come rivelano i documenti tedeschi conservati nell’archivio del museo di Auschwitz. Furono destinate al lavoro da schiave o a qualche postribolo nazista. Finirono poi nel lager di Bergen Belsen, dove venivano concentrate soprattutto le donne, e dall’11 febbraio 1945, data dell’ultimo avvistamento da parte di un testimone, non se ne seppe più nulla.

Bibliografia
  • Comitato Antifascista di Seregno (a cura di), Nel segno di Alberto Gani, Seregno 1999
  • Pietro Arienti, Dalla Brianza ai lager del III Reich, Missaglia 2012
  • Pietro Arienti, Sorvegliati speciali, Seregno 2014
  • Chiara Ballabio e Zeno Celotto, Corti e contrade. Il borgo di Seregno dal XVI al XX secolo, Seregno 2017

domenica 13 gennaio 2019

Parco Groane: serata naturalistica dedicata alle erbe e ai frutti selvatici utilizzabili in cucina


Martedì 22 gennaio alle 21, presso il Centro Parco Polveriera, Pietro Ficarra e Stefania Scaccabarozzi presenteranno il loro libro Dalla natura alla tavola. Si parlerà di erbe e frutti selvatici “buoni da mangiare” che si possono raccogliere in Brianza e nel Triangolo Lariano.

Il territorio negli ultimi tempi interessa un numero crescente di persone per un aspetto assai particolare, ossia la raccolta e l’uso in cucina di erbe e frutti selvatici, un intreccio alimentare e gastronomico fra innovativa curiosità e interesse per il passato.

L’evento è organizzato dal Gruppo Natura delle GEV e, come sempre, è ad ingresso libero.

Scarica QUI la locandina.

Giorno della Memoria al Parco delle Groane

Sarà uno spettacolo teatrale a cura dell’associazione culturale Cartanima Teatro di Seregno il piatto forte delle celebrazioni del “Giorno della Memoria” del Parco delle Groane.

L’appuntamento per tutti è fissato per domenica mattina 20 gennaio alle 10.00 presso il Centro Parco Polveriera di Solaro.

Sarà una rappresentazione “itinerante” che toccherà più punti della Polveriera, il tema sarà quello delle deportazioni. Gli attori accompagneranno il pubblico in un viaggio di ricordi e testimonianze per non dimenticare.

TITOLO SPETTACOLO TEATRALE
“I ricordi non possono aspettare. La memoria non dura un giorno”.

Introdurrà la mattinata il Presidente del Parco delle Groane Roberto Della Rovere. Oltre al teatro ci sarà anche uno spazio dedicato alle testimonianze di Milena Bracesco, figlia di Enrico vittima della deportazione; Fabio Lopez, figlio di Guido, un salvato; Pietro Arienti , scrittore, esperto sulla deportazione

Presentazione del “Comitato per le Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza” a cura di Roberta Miotto dell’Associazione Senza Confini.

Ingresso libero.

Scarica da QUI la locandina.

Visite guidate 2019 nel Parco di Montevecchia e Valle del Curone

Il sito delle GEV del Parco di Montevecchia e Valle del Curone
Le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone organizzano visite guidate nei luoghi più belli ed interessanti dell'area protetta. Per partecipare alle visite guidate occorre versare un contributo di tre euro (se non altrimenti precisato nei particolari della visita che sono riportati qui sotto) mentre i bambini fino a 12 anni partecipano sempre gratuitamente. E’ obbligatorio prenotarsi inviando una e-mail a gev@parcocurone.it, indirizzo disponibile anche per qualunque informazione necessaria sulle visite guidate. Si raccomandano abbigliamento e calzature adatti alle escursioni. Le GEV sono disponibili a concordare visite guidate su percorsi specifici per gruppi organizzati. Il Parco e le GEV non si assumono alcuna responsabilità per danni a persone o a cose. I bambini devono essere accompagnati. L’orario indicato è quello della partenza, presentarsi nei luoghi di ritrovo almeno un quarto d’ora prima.

Programma delle visite guidate

Sabato 19 gennaio 2019
Notturna al plenilunio d’inverno
La Valletta Brianza – ore 21.00
Una passeggiata di contemplazione della Natura di notte, nel silenzio, tra panorami mozzafiato ed illuminati dalla luna piena. Visiteremo anche una antica cantina e ci riscalderemo con il vin brulè (contributo di 5 Euro; uscita a numero chiuso con prenotazione obbligatoria via mail: gev@parcocurone.it: il luogo di partenza verrà comunicato all’atto della prenotazione).

Domenica 17 febbraio 2019
Le tracce
Montevecchia, Centro Parco Ca’ Soldato – ore 9.00
Una mattinata alla scoperta dei segni più nascosti e indecifrabili, per sapere quale animale ha attraversato il sentiero prima del nostro passaggio... e scoprire che accanto a noi, spesso a nostra insaputa, un mondo di esseri viventi conduce la propria vita.

Domenica 10 marzo 2019
Lo stagno e il torrente
La Valletta Brianza – ore 9.00
Visiteremo gli stagni dove ogni anno centinaia di rane rosse depongono le proprie ovature, dove vivono le tartarughe e poi risaliremo le bellissime sorgenti petrificanti. (uscita a numero chiuso con prenotazione obbligatoria via mail: gev@parcocurone.it: il luogo di partenza verrà comunicato all’atto della prenotazione).

Sabato 23 marzo 2019
L’abbraccio del bosco di notte
Luogo da definire – ore 21.00
Nuova elettrizzante uscita tutta da scoprire… (uscita a numero chiuso con prenotazione obbligatoria via mail: gev@parcocurone.it: il luogo di partenza verrà comunicato all’atto della prenotazione).

Domenica 28 aprile 2019
L’antica pratica di raccogliere erbe selvatiche commestibili
Sirtori, - ore 9.00
Una passeggiata lungo un sentiero ricco di storia e natura, per tornare a riappropriarsi di una antica usanza, che fino dall’antichità ha rappresentato una risorsa alimentare fondamentale per integrare la povera alimentazione delle nostre popolazioni. La pratica di “andar per erbe” per prati e boschi si è quasi persa con la scomparsa della civiltà contadina.
Attraversando il territorio attorno al suggestivo nucleo rurale di Ceregallo, impariamo a riconoscere le specie più appetibili. Al termine della mattinata verranno offerti degli assaggi di pietanze a base di erbe spontanee. (contributo di 5 Euro; uscita a numero chiuso con prenotazione obbligatoria via mail: gev@parcocurone.it: il luogo di partenza verrà comunicato all’atto della prenotazione).

Domenica 12 maggio 2019
Trekking dalla pianura al lago
Olgiate Molgora, Parcheggio FS - ore 8.30
Escursione di tutta la giornata – Pranzo al sacco a cura dei partecipanti Saliremo verso il polmone verde del Monte di Brianza percorrendo sentieri che permettono di riscoprire la realtà di antichi borghi, molti dei quali oggi abbandonati, ma che rappresentano un piacevole contrasto con il caos della metropoli poco distante. – L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione “Monte di Brianza”.

Domenica 16 giugno 2019
Le piante raccontano…favole, miti e leggende
Montevecchia, Parcheggio di Cascina Butto – ore 9.00
Alberi e fiori nascondono storie affascinanti e misteriose di uomini e dei. Andiamo a conoscere insieme le piante lasciandoci trascinare nel loro mondo, in un'atmosfera di fascino e poesia.

Domenica 30 giugno 2019
Libellule e farfalle
La Valletta Brianza, Parcheggio di via Spiazzo – ore 9.00
Un viaggio affascinante alla scoperta delle libellule, che già volavano molto tempo prima che i dinosauri camminassero sulla terra e le farfalle: ovvero la metamorfosi dei bruchi che danzano nel vento.

Sabato 13 luglio 2019
Gli animali della notte
Montevecchia - ore 21.00
Un classico dell'estate! Una passeggiata quasi notturna nei boschi di Valfredda per incontrare quegli animali che grazie alle abitudini crepuscolari sono sopravvissuti, finora, all'invadenza umana. Gamberi di fiume, anfibi con e senza coda, il richiamo di qualche rapace notturno e il luccichio delle ultime lucciole ci faranno, si spera, compagnia. (uscita a numero chiuso con prenotazione obbligatoria via mail: gev@parcocurone.it: il luogo di partenza verrà comunicato all’atto della
prenotazione).

Lunedì 12 agosto 2019
Le stelle cadenti
Montevecchia, sede Parco di Cascina Butto - ore 21.00
Anche quest’anno l’osservazione si terrà dalla terrazza naturale della Sede Parco di Cascina Butto in collaborazione con gli astrofili di Villasanta; se la serata sarà tersa oltre alle luci del cielo vedremo anche quelle della pianura! (nessun contributo è richiesto)

Domenica 29 settembre 2019
Il regno dei funghi
Montevecchia, Ca' Soldato, ore 9.00
I funghi sono abitanti silenziosi del bosco ma fondamentali per l'equilibrio e la continuazione della vita sulla Terra. Un immancabile appuntamento con gli amici dell’Associazione Micologica “Bresadola” di Missaglia.

Domenica 20 ottobre 2019
Trekking d’autunno
Luogo da definire - ore 9.00
Escursione di tutta la giornata – Pranzo al sacco a cura dei partecipanti Una camminata tra la pianura e le prime colline del Parco, tra campi coltivati e vallette boscate, con all’orizzonte la collina di Montevecchia e le Prealpi. (Il luogo di ritrovo sarà comunicato all’atto dell’iscrizione)

Domenica 10 novembre 2019
Passeggiando nel Parco osservando la natura
(concorso fotografico)
Montevecchia, Centro Parco Ca’ Soldato – ore 9.00
Passeggiando nel parco tra suggestivi boschi, prati e torrenti: osservare lo spettacolo della natura e fotografarlo con il cellulare. Passeggiata fotografica rivolta a tutti i fotoamatori non professionisti. Le foto più belle saranno proiettate a Ca’ Soldato. (Dettagli e regolamento verranno comunicati all’atto dell’iscrizione)

Domenica 24 novembre 2019
Percorsi d’acqua
Montevecchia, Centro Parco Ca’ Soldato – ore 9.00
Alla scoperta delle tracce dell’antico acquedotto e delle acque sorgive e all’osservazione dei minuscoli abitanti di questi ambienti. Un ambiente ricco di biodiversità ma anche molto fragile.

Scarica il programma in formato pdf


sabato 12 gennaio 2019

La Brianza che accoglie


Immagine e testo tratti dal dossier Accoglienza 2018 di Legambiente

Mezzago è uno dei 29 comuni consorziati nell’azienda speciale consortile del Vimercatese e del Trezzese, Offertasociale, ente gestore di uno Sprar che ospita 50 persone. Siamo a cavallo tra le provincie di Monza e di Milano. I migranti sono distribuiti in una parte dei 29 comuni, non in tutti.

“L’aspetto più peculiare della nostra esperienza -  riflette Giorgio Monti, sindaco di Mezzago - sta nel fatto che un territorio così ampio si sia dato una progettualità unica e l’abbia inserita all’interno delle funzioni della sua  azienda speciale che si occupa dei servizi alla persona”.

Il progetto è nato nel 2016, prima delle modifiche ministeriali che incrementarono le progettualità sullo Sprar. È partito con 10 posti, portati progressivamente ai 50 attuali.

“Come territorio, avevamo già un’esperienza di gestione positiva dei Cas: dal 2011-2012 ogni comune si era impegnato ad accogliere una parte dei richiedenti asilo che arrivavano attraverso il canale prefettizio e  avevamo già un’accoglienza molto diffusa.  Guardando quindi all’evoluzione del sistema di accoglienza con i Cas, siamo andati verso lo Sprar, prima con due appartamenti che erano a disposizione a Vimercate; poi  con le agevolazioni che ci sono state a fine 2016 abbiamo esteso il progetto. Con tutti gli aspetti postivi del sistema Sprar rispetto al Cas: la possibilità di gestire direttamente il progetto, la possibilità di inserire oltre alle attività e ai servizi minimi che ci sono nei Cas tutta una serie di altri servizi che puntino all’integrazione, all’inserimento lavorativo, cioè all’accoglienza di secondo  livello. Abbiamo presentato, prima dell’estate scorsa, altri due progetti che prevedevano un’ulteriore estensione dello Sprar per adulti e l’avvio di uno Sprar minore di 10 posti, però sono rimasti fermi”.

Sul territorio rimangono ospiti dei Cas circa 450 persone.

Nello Sprar di Mezzago, alle persone accolte sono offerti corsi di lingua e una formazione lavorativa e di sviluppo delle capacità di ognuno. A seconda delle competenze,  viene ipotizzata una formazione che porti a dei tirocini o a un inserimento lavorativo. E le persone, che terminato il progetto si sono fermate sul territorio e lavorano, ci sono. “Lo Sprar era un servizio che funzionava alla grande in Italia - dice Giorgio Monti - sono evidenti la differenza e l’impatto tra i sistemi Cas e Sprar. Con il nuovo decreto Sicurezza noi perdiamo tanto, perché abbiamo costruito delle cose che adesso non resteranno più in piedi”.

Parliamo di soldi.

“Se parliamo di indotto - prosegue  Monti - l’accoglienza è un settore che negli ultimi anni in Italia ha occupato quasi 15 mila operatori, non un settore di poco conto”. Poi c’è il discorso delle esternalità, perché lo Sprar consente di introdurre attività migliorative che hanno ricadute per tutti. Tante e diverse a seconda delle caratteristiche dei comuni. “Noi, ad esempio, abbiamo attivato una formazione importante per operatori sociali e operatori dei centri psicosociali sulla cura del disagio da traumi migratori. Corsi a cui hanno avuto accesso tutti, non solo gli operatori che si occupano di accoglienza ma anche quelli dei servizi sociali e socioassistenziali del territorio. Abbiamo realizzato progetti nelle scuole sulla cultura dell’immigrazione, con ragazzi delle superiori; fatto cultura e informazione. Poi, non nel caso nostro perché fortunatamente abbiamo una rete di servizi già abbastanza articolata, ma in altri territori i progetti Sprar hanno finanziato servizi a cui hanno accesso anche i residenti”. Con lo Sprar, l’accoglienza può essere più costosa rispetto a quella dei Cas, ma rispetta gli indirizzi per la definizione del budget. Si può dire che costasse troppo? Non più della repressione, forse meno. Senza contare il probabile aumento dei costi sociali. “Perché una comunità in cui non ci si integra, in cui chi è nuovo e arrivato per ultimo, non può accedere ai servizi, non può mettersi alla prova, per forza di cose poi dopo diventerà un problema - conclude il sindaco di Mezzago - Questo accrescerà il  consenso di chi è contro l’accoglienza. Per i cittadini, forse, varrebbe la pena, invece, affidarsi a un sistema che cerca di far convivere tutti, per il bene di tutti”. 
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WWF Lecco contribuisce alla tutela dell’orso polare


Di anno in anno la “casa” dell'orso polare si riduce sempre più velocemente per colpa del riscaldamento globale: entro i prossimi 35 anni rischiamo di perdere il 30% della popolazione di orso polare finora stimata tra i ghiacci artici, proprio per la riduzione dell’habitat di questo magnifico mammifero, uno dei tanti segnali che il Pianeta sta lanciando sul cambiamento climatico e che colpisce una specie simbolo messa a dura prova.

Gli scienziati hanno stimato complessivamente che sopravvivono ancora tra i 22.000 e i 31.000 esemplari, ma gli ultimi dati forniti dal gruppo degli specialisti dell'orso polare mostrano che alcune sottopopolazioni sono già in declino e che esiste un alto rischio stimato di futuro declino vista la velocità di riduzione del ghiaccio marino.
Per salvare l'orso polare è urgente mettere in campo azioni di conservazione: oltre alla ricerca sul campo, la lotta alle ulteriori minacce che incombono sull'Artico, tra cui le esplorazioni petrolifere e di gas.

Il WWF internazionale sta portando avanti altri interventi per salvare la specie. Il team Artico del WWF Russia, ad esempio, ha formato vere e proprie squadre che collaborano con le popolazioni locali, contribuendo alla loro formazione e consapevolezza per dissuadere con metodi non cruenti gli orsi polari che si avvicinano troppo ai centri abitati. Questo avviene perché a causa del riscaldamento climatico, i ghiacci dell’Artico stanno fondendo a ritmi impressionanti e gli orsi polari non riescono più a trovare il cibo necessario al loro sostentamento.

A chiusura del bilancio 2018, WWF Lecco ha contribuito con una donazione di 1.000,00€ al progetto “Polar Bear” del WWF internazionale per proteggere gli orsi polari dal bracconaggio e fare pressione sui governi per proteggere l’Artico, la casa dell’orso bianco.

E altri contributi…

Coerentemente con la mission dell’Associazione lecchese “Costruire un mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura” un altro importante contributo di 500,00€ è stato destinato al Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero, per l’attività di contrasto al progetto Silea di teleriscaldamento alimentato a rifiuti, progetto finalizzato esclusivamente a giustificare l’anacronistica attività del forno inceneritore, incrementando la produzione di rifiuti, il traffico e l’inquinamento del nostro territorio. Un impegno, quello del Coordinamento, a tutela dell’ambiente ma anche della salute dei lecchesi.


Altri 250,00€ infine sono stati destinati all’attività del Nucleo di Vigilanza Venatoria del WWF Lombardia, costantemente impegnato nella prevenzione e nella repressione del bracconaggio, in particolare nelle province della fascia prealpina lombarda Un fenomeno che non accenna a diminuire, con l’ultimo episodio a fine dicembre, che ha visto protagonista una rarissima Gru che è stata recuperata, ferita da una fucilata, nel Comune di Dello nella bassa pianura bresciana e affidata alle cure del Centro Recupero Animali Selvatici dell’Oasi WWF di Valpredina.

Il Presidente WWF Lecco ringrazia attivisti e sponsor
 
“Il WWF è la più grande associazione ambientalista a livello internazionale.” -ricorda Lello Bonelli, Presidente WWF Lecco- “Il Fondo Mondiale per la Natura ha proprio lo scopo di raccogliere “fondi” da destinare alla tutela dell’ambiente. Per questo motivo ci impegniamo nelle tantissime attività, rese possibili dalla disponibilità personale dei nostri attivisti e dal prezioso contributo degli “Amici del WWF Lecco” (https://wwf.lecco.it/amici-del-wwf-lecco), aziende, enti e realtà locali che condividono la mission della nostra Associazione. Lo scopo ultimo di ogni nostra attività è la tutela dell’ambiente a noi vicino, quello della provincia per cui siamo territorialmente competenti, ma con uno sguardo che sappia sempre andare oltre, per la conservazione della natura e della biodiversità in ogni parte del pianeta. I fondi che anche quest’anno riusciamo a destinare a progetti locali e internazionali sono il risultato di un anno di lavoro, duro ma gratificante, per tutti noi.”

martedì 8 gennaio 2019

A Monza, capoluogo della provincia più cementificata d'Italia, si costruisce troppo poco

L'amministrazione comunale di Monza si prepara a modificare il PGT. L'assessore all'Urbanistica Martina Sassoli ha motivato la proposta sottolineando che: "in 18 mesi non è stato depositato un solo piano attuativo. Stiamo attraversando una fase congiunturale molto complicata dal punto di vista economico. E’ necessaria una maggiore elasticità delle regole, soprattutto per quanto riguarda le destinazioni."

Evidentemente Monza vuole consolidare il primato di essere il capoluogo della provincia più cementificata d'Italia.

Fonte: mbnews

domenica 6 gennaio 2019

2009-2019: un nuovo parco per la Brianza Centrale

Somo passati quasi 10 anni da quando abbiamo promosso - in qualità di aderenti ad "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile" -  il convegno "Un nuovo parco per la Brianza Centrale. Polmone verde per la nuova provincia di Monza e Brianza".


Questo blog ha sempre sostenuto ogni iniziativa che andasse in questa direzione e si è sempre battuto per la difesa del territorio. Innumerevoli sono state le osservazioni ai vari PGT dei comuni della zona e l'organizzazione di passeggiate per far conoscere le zone verdi della Brianza.

Nel 2012 i comuni di Seregno, Desio ed il Parco del Grugnotorto-Villoresi firmavano un protocollo d'intesa per dare il via ad un nuovo grande parco (leggi qui). Successivamente Desio aderiva al Parco del Grugnotorto portando in dote la cintura verde del proprio comune. Lo scorso anno il Comune di Seregno dava il via alle procedure per l'unione dei due PLIS confinanti.

Ci auguriamo che il 2019 possa essere finalmente l'anno in cui prenda corpo il "Parco del Grugnotorto-Villoresi e della Brianza Centrale". 
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