martedì 30 luglio 2013

La villetta reale di Monza


Comunicato stampa del Comitato Beni Comuni MB

Nel progetto di restauro predisposto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano assieme all'Amministrazione Parco e al Corpo forestale dello Stato nel 2003, con l'obiettivo di "recuperare l'intrinseca identità storico-culturale di un "patrimonio collettivo" di eccezionale valenza, non assimilabile in alcun modo al semplice "verde pubblico" [le citazioni sono tratte dalla relazione sul progetto di restauro dei Giardini Reali redatta dall'arch. Marina Rosa, allora soprintendente alla Villa, contenuta nel Quaderno n.1 Villa Reale di Monza, curati dalla Soprintendenza, maggio 2003].

Il progetto si configurava come un piano organico che avrebbe dovuto ripristinare le parti compromesse all'interno di un progetto unitario al fine di ottenere un "risultato coerente e uniforme". In particolare per l'area che qui interessa, ossia il giardino laterale nord, quest'area, nella quale si sarebbero poste le centrali termica e di  refrigerazione, era "sin dall'inizio connotata come una sorta di labirinto" per cui si suggeriva di coprire le griglie degli impianti, raggiungibili con una scaletta interna alla Villa, "mascherandole esternamente con un labirinto didatticamente riproposto su indicazione dei labirinti che, sin dall'origine, hanno interessato questo giardino. Nelle 'stanze' ricavate tra le siepi di bosso, sempre a scopo didattico ma con finalità anche ludica, verranno realizzate, secondo il progetto predisposto dalla Soprintendenza per il Museo della Villa, quelle giostre e quei giochi ginnici realizzati dal Tazzini per gli Asburgo e riccamente documentati nell'Archivio Storico".


Nel 2004 sono state realizzate le centrali interrate che comprendevano gli impianti per la climatizzazione delle stanze di rappresentanza. Il vano interrato era stato però realizzato abbastanza capiente da contenere le centrali termo refrigeranti utili per tutta la Villa, utilizzando un accesso esistente e allungando il corridoio. Le centrali erano completamente interrate; a livello c'erano solo le grate di ventilazione. Il progetto si sarebbe dovuto completare con la realizzazione del labirinto, che avrebbe nascosto alla vista, ma non alla manutenzione, le grate. Dall'agosto 2007 tutti gli impianti, centrali comprese, sono rimaste inattive e non più manutenute (tanto che si sono anche allagate perché si erano riempite di foglie) e il progetto di costruzione del labirinto si è arenato perché la Direzione Regionale della Soprintendenza ha preferito dirottare i fondi che già c'erano (ricavati dal Lotto) nel restauro di Villa Necchi del FAI.

Tirando le somme: si sono spesi soldi pubblici per tre volte (intervento iniziale, ripulitura dopo l'allagamento, intervento attuale) sullo stesso oggetto e si rischia di doverlo fare ancora visto che l'attuale intervento riguarda un impianto di servizio solo per la parte centrale, stante la demenziale logica di frazionare la Villa in lotti, ossia in "appartamenti" autonomi ciascuno con la propria "caldaietta".

A ciò si aggiunge la vergogna di quello che appare nelle fotografie sopra: un intervento che non sarebbe accettato in nessun condominio.

Ben diversa la soluzione adottata a Venaria Reale, dove la mascheratura della centrale termo-refrigerante è stata affidata a un artista del paesaggio come Giuseppe Penone (vedi foto sotto).



L' INTERVENTO 



di Cristina Sello, di Città Persone

Buongiorno, come vedete dall'articolo pubblicato sul Giorno del 28 luglio 2013, il Dott. Lamperti (Direttore cel Consorzio della Villa Reale) è piuttosto turbato dalla nostra denuncia e vi prego di prendere nota di quanto dice :

“… ci sarà il tempo  per realizzare un progetto di mitigazione per nascondere la buca dei servizi.”

Non trattasi solo di buca ma di realizzazione in superficie di opera in cemento armato e metallo, saremo ben contenti di capire come intende mitigare

“…ci sia una contestazione ogni volta che dalla Villa esce una foto più o meno clandestina.”

Non sapevamo che fotografare i lavori della Villa reale fosse cosa clandestina  e che è vietato fotografare ciò che viene fatto; peraltro se ci fosse trasparenza e chiarezza da parte del Consorzio e degli addetti ai lavori con pubblicazione corretta e obbligatoria per legge sul sito del Consorzio dei progetti e dello stato avanzamento lavori, con eventuali varianti in corso d’opera, non dovremmo perdere tempo a fare fotografie”Rubate” (il Dott. Lamperti si era impegnato a pubblicare sul sito quanto richiesto, anche se , a suo dire, non eravamo in grado di valutare , poveri noi meschini, non avendo capacità tecniche di lettura di un progetto, ecc.)

Per quanto concerne il Labirinto “non è previsto da nessuna parte”

Faceva parte del progetto originale , non fu realizzato, era una proposta costruttiva e fattiva del Comitato “La Villa reale è anche mia” quel Comitato che erroneamente viene visto sempre e solo come elemento di disturbo e con desideri solo distruttivi, privo di qualsiasi capacità propositiva .

“Basta trovare pretesti”

Per il Dott. Lamperti avere perplessità e chiedere spiegazioni su lavori a dir poco inopportuni, significa trovare pretesti

“La Soprintendenza è sempre sul Cantiere”
Bene, stiamo infatti valutando se la Soprintendenza fosse a conoscenza e se abbia dato parere favorevole, nel qual caso ci dovrebbe spiegare come mai lo abbia dato , quali sono le ragioni e quali le previsioni di intervento per sistemare questo scempio.

Lascio a voi ogni altra eventuale considerazione in merito e chiedo con passione una risposta esaustiva  alle nostre domande  che sono fatte per conto  di tantissime persone , di cittadini che hanno semplicemente a cuore la Villa Reale e il Parco e in nome di una trasparenza, chiarezza, correttezza e accesso agli atti DOVUTA a tutti e obbligatoria per legge.

lunedì 29 luglio 2013

Grave minaccia per la biodiversità lecchese


A rischio una delle principali popolazioni di gambero di fiume italiano della provincia.
Nell’ambito di una serie di monitoraggi dei corsi d’acqua del Parco Regionale del Monte Barro, svolti dall’Associazione WWF Lecco, venerdì 26 luglio 2013 è stata purtroppo riscontrata nel ruscello di San Michele, a Galbiate, la presenza di una gravissima minaccia che sta determinando l’estinzione di una intera popolazione di gambero di fiume italiano.

Gambero di fiume - Femmina con ovatura
Gambero di fiume
Il gambero di fiume è un organismo di particolare pregio per i torrenti e i ruscelli in quanto essendo molto sensibile all’inquinamento è considerato un ottimo bioindicatore. Protetto sia a livello nazionale che a livello europeo è ormai diventato particolarmente raro anche nel nostro territorio, sia a causa dell’inquinamento dei corsi d’acqua sia a causa di un grave fenomeno che in questi ultimi anni sta assumendo gravi proporzioni quale la diffusione di gamberi alloctoni.
Questi ultimi, oltre a rappresentare un grosso impatto per gli ambienti umidi a causa della loro voracità, sono anche portatori sani di un temibile fungo, noto con il termine di “peste del gambero”, in grado di uccidere in pochi giorni intere popolazioni di gamberi nostrani.

Proprio nella giornata di venerdì 26, un gruppo di esperti del WWF Lecco, impegnati nei periodici monitoraggi, dopo aver rinvenuto in località San Michele di Galbiate diversi gamberi di fiume morti, ha effettuato ulteriori indagini per capirne la causa scoprendo purtroppo la presenza nel ruscello di alcuni esemplari del gambero alloctono Orconectes limosus originario degli Stati Uniti orientali.


È una specie meno nota del Gambero della Louisiana (altra specie alloctona che sta facendo numerosi danni nei laghi di Annone e Pusiano ed in numerosi stagni nell’area meridionale della nostra provincia), che si distingue per una serie di macchie scure caratteristiche a livello dell’addome e per una spina presente nel segmento precedente alla chela, che rappresenta una struttura comune a tutti i gamberi americani e assente invece in quelli europei.

Il gambero della Louisiana, presenta, oltre a tale spina, anche una colorazione rosso accesa negli adulti. Il gambero americano rinvenuto a San Michele di Galbiate è invece di una colorazione di fondo grigio-verdastra più simile a quella del gambero nostrano, con il quale è facile confonderlo.

Gambero della Lousiana (lago di Annone)
La popolazione di gambero italiano del ruscello di San Michele era una delle più abbondanti della Provincia; gli ultimi campionamenti effettuati nello scorso mese di maggio avevano messo in evidenza come la popolazione fosse abbondante e ben strutturata con presenza sia di giovani che di adulti in buona salute.

Nella stessa notte di venerdì un gruppo di attivisti del WWF Lecco ha percorso interamente il ruscello di San Michele catturando 32 esemplari di gamberi americani, tutti confinati unicamente in due pozze del tratto a monte. Della popolazione di gamberi autoctoni ne è stato ritrovato ancora in vita solamente uno.

La verifica del percorso del ruscello di San Michele ha accertato la presenza di una ripidissima cascata alla base della quale non vi è acqua e non si osserva quindi alcuna possibile connessione con l’Adda, dove da tempo è accertata la presenza di gamberi alloctoni, soprattutto a livello del Lago di Lecco; per questo motivo, escluso un improbabile risalita dall’Adda, c’è il ragionevole sospetto che la presenza di gamberi americani sia dovuta a uno scriteriato intervento umano di immissione. Sempre più diffuse nel nostro territorio sono appunto sconsiderati rilasci di gamberi alloctoni da uno stagno ad un altro, a volte fatte persino in buona fede. Tale pratica è assolutamente da evitare in quanto rischia di essere estremamente dannosa, favorendo il diffondersi, come nel caso del ruscello di San Michele, di gravi patologie per i pochi gamberi italiani ancora esistenti.

Nei prossimi giorni sono previsti altri interventi lungo il corso del torrente per cercare di sradicare la presenza di gamberi alloctoni. In considerazione però della gravissima entità del danno ambientale l’Associazione WWF Lecco ha già allertato gli organi di vigilanza e intende sollecitare l’intervento delle Autorità competenti al fine di accertare l’eventuale natura dolosa del disastro e risalire ai responsabili per i provvedimenti di legge.

Si invita chiunque avesse informazioni da fornire a contattare il nucleo di Guardie Giurate del WWF Lecco (guardie@wwf.lecco.it); nello stesso tempo si invitano tutti i cittadini che ritrovassero gamberi autoctoni o alloctoni nelle acque della nostra provincia a segnalarlo all’Associazione WWF Lecco, inviando una email a sezione@wwf.lecco.it, indicando il luogo esatto del rilevamento e inviando se possibile una documentazione fotografica.

Mare, mare... al campo estivo di Legambiente Seregno


Domenica 28 luglio 2013 a Seregno, nell'ambito delle attività del Campo estivo, il locale circolo di Legambiente ha organizzato lo spettacolo "Mare, mare..." di Anna e Laura Parravicini (nella foto).

Una tenera storia di 6 pesciolini che incontrano altri amici nel loro mare a volte agitato a volte calmo. La storia era accompagnata dai ritmi musicali della chitarra e del tamburo celtico con il rumore della risacca. I bambini erano anche coinvolti per imparare canzoncine in italiano e il nome dei colori in inglese. L'atmosfera molto rilassante del giardino, all'ombra di due alberi, ha trasportato i bambini e gli altri ospiti nel mondo magico di questo spettacolo.

Fatima, dello staff di Legambiente Seregno, ha dichiarato: "Dopo lo spettacolo abbiamo offerto un goloso aperitivo a tutti per ringraziare le famiglie che hanno partecipato al campo estivo durante questi due mesi e fare conoscere il centro a chi non lo aveva mai visitato. Questa esperienza nuova si è conclusa molto positivamente e sarà sicuramente da ripetere per altri anni ancora visto l'entusiasmo dei bambini a restare nel centro."

Il campo si concluderà il 2 agosto. Le porte del centro di educazione ambientale riapriranno dal 2 al 11 settembre.

Info:
Legambiente Seregno ONLUS
Viale Piave, 58 - 20831 Seregno (MB)
Tel +39 0362 232357
Fax +39 0362 232357
Email: info@legambienteseregno.it
Website: www.legambienteseregno.it

domenica 28 luglio 2013

Estate in Brianza. Escursioni ecoletterarie e “Summer School”


ESTATE 2013
Dal 10 al 18 agosto
Monza - valle del Lambro - Brianza

 
Escursioni ecoletterarie: i sentieri di Green Man del Viaggio in Brianza.
Summer School: ecoletteratura come cura delle ferite del cuore e all’ambiente.

PROGRAMMA INIZIATIVE

sabato 27 luglio 2013

Brutture alla Villa Reale di Monza


Riceviamo e pubblichiamo un commento e alcune foto scattate nel cantiere dell'area a nord della Villa Reale. Segue un articolo ripreso da "Il Giorno".

"La concezione che vede quest'area come "il retro" della Villa, come se si trattasse di un qualsiasi condominio e non di un monumento immerso nel paesaggio da ogni parte, è confermata dai lavori in corso. Chi lamentava i lucernari del passato, e auspicava la realizzazione del sognato (e promesso, a voce) labirinto, può mettersi l'anima in pace: di fronte alla facciata nord le brutture saranno  di tutto e di più.
Che fare?"



Monza - Sorpresa e polemiche sulla facciata della Villa
di Monica Guzzi, tratto da il Giorno del 26/07/2013

Sorpresa e polemiche dal cantiere della Villa Reale. È bastato andare a sbirciare sul retro della reggia piermariniana in occasione dei lavori di preparazione dell’evento Expo con il Presidente Napolitano, per scoprire la presenza di due manufatti di cemento troppo ingombranti.
Le buche scavate a due passi dalla gradinata reale che si affaccia sul pratone del Parco servono a ospitare gli impianti di servizio della Villa Reale. Opere necessarie ma forse poco intonate alla facciata neoclassica della dimora estiva degli Asburgo e dei Savoia.


Il caso è rimbalzato sulle pagine di Facebook, dove si è subito accesa una rovente polemica. Tutto è partito dalle foto scattate dal comitato «La Villa Reale è anche mia» e pubblicate sul social network.
«Vogliamo capire se questo manufatto che a noi pare permanente e che ci viene giustificato da necessità tecniche dovrà rimanere - spiega Cristina Sello, del comitato La Villa Reale è anche mia -. Stiamo segnalando il caso alla Soprintendenza. Chiederemo spiegazioni al Comune e al Consorzio».


Il problema di come nascondere le buche era stato sollevato durante un incontro con il direttore del consorzio Parco-Villa Reale Lorenzo Lamperti e con il sindaco Roberto Scanagatti, che è anche presidente del consorzio.


«Avevamo chiesto, trovando disponibilità, il ripristino dell’antico labirinto di siepi, che avrebbe nascosto le buche, ma visto che sono state realizzate a ridosso della scalinata, ci sembra un’operazione impossibile - conclude Sello -. A questo problema si lega quello della trasparenza dello stato avanzamento lavori, che abbiamo chiesto che venga pubblicato sul sito, e del comitato tecnico scientifico che avrebbe dovuto seguire i restauri. Che fine ha fatto?».

venerdì 26 luglio 2013

Pedemontana e diossina: perchè i dati dei carotaggi non vengono diffusi?


Durante la seduta del Consiglio Provinciale di Giovedì 18 luglio 2013, l'Assessore Giordano ha risposto all’interrogazione n. 18/2013 a firma del Consigliere Ghioni avente ad oggetto: “Problema diossina nel tratto "B2" dell'autostrada Pedemontana”.

Ricordiamo che l'interrogazione era nata sulla base di un rapporto collaborativo con INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE.

La risposta dell'Ass. Giordano, oltre a riconoscere il ruolo propositivo del coordinamento ambientalista INSIEME IN RETE, alla cui attività si deve in buona parte la variante di modifica progettuale che ha risparmiato parte del Bosco delle Querce dallo sbancamento (soluzione per noi positiva ma ancora insufficiente rispetto alla globalità delle criticità), conferma in pieno le nostre preoccupazioni.

Balzano all’evidenza alcuni fatti:
- è stata effettuata da parte di Strabag (per conto di APL) una campagna di rilevamenti ambientali (quelli da noi segnalati a luglio/agosto/settembre 012) ma SENZA IL COINVOLGIMENTO DI ARPA. E' un'ulteriore conferma dopo la risposta al question time alla Camera dei Deputati di Giugno di cui avevamo relazionato in precedenza;
- APL non intende divulgare questi dati, se non DOPO la presentazione del progetto esecutivo validato.
Ciò è molto grave, in quanto:
1) i dati analitici non sono certificati da ARPA e sono quindi "di parte"; la metodologia operativa (abbiamo assistito ad alcuni dei sondaggi ambientali allora eseguiti), qualora abbiano davvero ricercato diossine, è probabilmente fuori dai protocolli per la ricerca di TCDD visto e considerato che le sonde utilizzate erano raffreddate ad acqua, mentre i protocolli prevedono carotaggi a "secco". In aggiunta, i prelievi per l’analisi delle diossine devono essere effettuati con trivelle a mano o escavatore per caratterizzare i primi decimetri di sottosuolo, non le prime decine di metri come fatto, evidentemente con altra finalità. Ma ancor di più, qualora siano state effettuate le analisi e riscontrato il superamento dei limite di legge, per anche un solo parametro, non solo non è possibile tenere segreto il dato ma deve essere data tempestiva comunicazione (entro 24 ore) ai sensi degli artt. 242 e 304 d.lgs. 152/06. L’omissione costituisce reato penale.
2) stante l'iter scelto da APL è evidente che questi dati non influiranno sulle scelte progettuali dell'esecutivo. Lo stesso Giordano dichiara che "saranno fatti successivamente anche ulteriori carotaggi e questi avverranno solo a valle della validazione del progetto esecutivo". Ora, se una zona dove deve passare l'autostrada, risulta essere contaminata, come possono analisi "a posteriori" modificare un progetto esecutivo che è l'ultimo passaggio prima dell'avvio dei lavori? Giordano evidenzia un'altra cosa preoccupante e cioè che al momento l'unica figura in grado di convocare il Collegio di Vigilanza è il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni. 
Questo a causa di mancata assegnazione di deleghe. 
Così, mentre prima era il duo Formigoni/Cattaneo a condizionare fortemente l'attività del Collegio di Vigilanza, ora ci si trova catapultati in una vera TRAGICOMMEDIA ALL'ITALIANA: NON VI SONO INTERLOCUTORI CON CUI RAPPORTARSI, MA L'ITER REALIZZATIVO VA AVANTI LO STESSO, A PRESCINDERE.
INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

Documento

La risposta dell'Assesore provinciale Francesco Giordano

Grazie presidente, innanzitutto in premessa, considerato che su alcuni temi il consigliere Ghioni ha allargato ulteriormente il perimetro dell’ interrogazione, utilizziamo il criterio che le risponderò sulle domande che lei ha posto, e sono veramente tantissime, legate sia a Pedemontana che alle metrotranvie.

Su Pedemontana, ho avuto già modo di dirlo ma non è mai troppo ricordare che questa Provincia e questa amministrazione e molto più modestamente l’assessore che le risponde hanno ricevuto come eredità del passato il progetto definitivo di Pedemontana. Quindi le scelte che appartengono agli amministratori e agli enti che hanno preceduto la provincia di Monza Brianza, credo che come principio sia ingeneroso trasferirle a coloro che non ne hanno responsabilità. Peraltro, per quello che riguarda il Bosco delle Querce, a me piace ricordare anche, rispetto al retaggio del passato, una variante che è stata proposta (i meriti è giusto distribuirli a chi li ha).

Su stimolo delle associazioni ambientaliste, ho fatto mia una proposta di sintesi tra una proposta diciamo molto più radicale che era quella delle associazioni ambientaliste, le dieci associazioni che sono coordinate in rete, e il progetto definitivo modificato che in quel momento, cioè l’anno scorso, era ancora in itinere. 

Siamo riusciti (mi piace anche in questo caso usare il plurale, considerata la genesi di questo obiettivo che è stato raggiunto) quindi, le associazioni ambientaliste, l’assessore che è stato mediazione e parte intermedia tra le richieste delle associazioni ambientaliste e il Collegio di Vigilanza di Pedemontana siamo riusciti con una variante che, banalizzando, potrei dire che si è sostituito uno svincolo con un’uscita e siamo riusciti a recuperare due terzi delle aree che sarebbero state consumate all’interno del Bosco delle Querce, e quindi questo credo che è un titolo di merito per tutti coloro che sono riusciti a pensare, proporre, raggiungere questo obiettivo.

È del tutto evidente che le preoccupazioni anche su un terzo delle aree interessate ancora da Pedemontana ci sono tutte e sono assolutamente legittime.
Quindi per quanto riguarda le due richieste che vengono fatte sui carotaggi: il primo quesito io ho già avuto modo in qualche modo di anticiparlo in altra sede.

Le verifiche, come peraltro avevo già detto in passato, sono state realizzate in corrispondenza del tracciato che è oggetto delle aree influenzate dall’incidente di ICMESA e che, anche perché quella è l’indicazione che dà la prescrizione del CIPE, le due prescrizioni del CIPE, la 3 e la 169, rimangono legate ad un territorio dei cinque comuni, i comuni di Seveso, Meda, Cesano e Bovisio e non ha interessato il comune di Desio.

Io ho avuto già modo anche in questo, informalmente, di dirlo in diverse sedi : il comune di Desio è stato interessato anch’esso, per una parte seppur marginale rispetto al complessivo territorio interessato dall’incidente ICMESA, e quindi ritengo legittimo da parte di tutti coloro che ritengono che andrebbero allargati i carotaggi anche sul territorio di Desio, come forse sarebbe stato più giusto anche inserire il comune di Bovisio e il comune di Desio nella suddivisione di quei 60 milioni che lei citava pocanzi.

Quindi da questo punto di vista la risposta nel primo quesito circa i carotaggi, certamente sono già stati fatti ma è anche vero che saranno fatti successivamente anche ulteriori carotaggi e questi avverranno solo a valle della validazione del progetto esecutivo.
La domanda che lei pone a me, che io ho posto prima che lei la ponesse a me ad altri, che era quella: qual è la ragione che porta APL a non trasferire i risultati non dico pubblicamente perché si potrebbe anche, come dire, trasferire questi dati anche applicando un principio di riservatezza.

Ad oggi io e i miei uffici non siamo in grado ancora di determinare l’esito dei carotaggi che già ci sono stati perché tutti questi dati APL li trasferirà solo dopo l’approvazione del progetto esecutivo.
Questa credo che sia una preoccupazione di APL legata a una, come dire, ipotetica difficoltà nel proseguire probabilmente i lavori, in ogni caso ci sono l’ARPA, l’ASL, insomma, ci sono diversi soggetti istituzionali che possono essere coinvolti e che saranno coinvolti.


L’ARPA stessa, che è il soggetto che ne ha la responsabilità, dovrebbe, senza stimolo e suggerimento di alcuno, né privati cittadini né rappresentanti istituzionali, nel caso in cui l’esito dovesse essere non conforme alla sicurezza dei cittadini nell’ambito di quel territorio, dovrebbe ovviamente approfondire ulteriormente e, se il dato non fosse compatibile con quell’esigenza che pocanzi le ho declinato, ovviamente anche bloccare eventualmente i lavori.
In ogni caso sia attraverso note che richieste ufficiali, considerato che ad oggi ho già avuto modo di dirlo in un’altra occasione, non mi è possibile trasferire queste richieste nella sede formale all’interno della quale si è ormai consumato tutto l’iter decisionale di Pedemontana , cioè il Collegio di Vigilanza, perché il nuovo esecutivo dopo non so quanti giorni, ma credo oramai un paio di mesi, non ha mai convocato un Collegio di Vigilanza.

È stato richiesto, ed io l’ho richiesto all’assessore sia quando è venuto a Monza ma l’avevo già fatto con una richiesta formale come componente permanente del Collegio di Vigilanza, alla richiesta formale non ho ricevuto risposta, verbalmente in un incontro l’assessore mi ha spiegato che lui non può convocare il collegio di Vigilanza per una ragione semplicissima: perché lui non è il presidente del Collegio di Vigilanza, perché ad oggi il Presidente Maroni non lo ha ancora delegato come Presidente del Collegio di Vigilanza.

Quindi l’unico soggetto che può convocare e presiedere il Collegio di Vigilanza è il Presidente della Giunta Regionale. Io pensavo che fosse quasi un automatismo quello della delega all’assessore alla partita sulla presidenza dei collegi di vigilanza, viceversa ho appreso, con sorpresa devo dire, che questo automatismo non solo non c’è stato ma ad oggi ancora non è avvenuto.

Questo difetto di conoscenza mia è la conseguenza di una consuetudine che è retaggio della mia esperienza negli anni precedenti: il Presidente Formigoni, appena si insediava l’esecutivo, delegava in modo automatico nel caso specifico il consiglio di vigilanza di APL, ma non solo quello, all’assessore alla partita Raffaele Cattaneo . Purtroppo ad oggi il nuovo esecutivo non ha ancora, diciamo, utilizzato il meccanismo di delega.

Come componente del Consiglio di Vigilanza ho già fatto registrare che saremmo anche interessati e onorati che fosse presieduto dal Presidente della Giunta Regionale, sempre che questo avvenga. Quindi alle difficoltà precedenti che sono legate al venir meno di quella figura professionale che era il direttore generale Regalia, che per tanto tempo ha svolto una funzione di “Trade union” tra istituzioni, Provincia, Comune, o semplici singoli cittadini, associazioni ed APL, si aggiunge anche un’ulteriore difficoltà che è che non c’è mai stato negli ultimi mesi la possibilità di fatto. Per farla breve il processo decisionale di confronto si è interrotto con il venir meno della responsabilità di Raffaele Cattaneo.
Dopo quella data non c’è stata più la possibilità di partecipare a nessun momento istituzionale utile per il confronto e per decisioni ulteriori.

Ci sono stati due Collegi di Vigilanza dell’assessore che lo ha sostituito, un professore universitario che peraltro ha lasciato una traccia così labile che non ricordo neanche il nome e il cognome di questo assessore.
Era una persona squisita dal punto di vista umano e anche con conoscenze, probabilmente di altra natura, molto importanti perché avevo fatto una ricerca , è anche un docente universitario e ha una conoscenza approfondita per esempio dell’energia, del mondo dell’energia.
Però in questo, ovviamente, in quei pochi mesi che ha sostituito Cattaneo, non è riuscito.
Ha convocato due Collegi di Vigilanza ma non c’è stata nessuna possibilità, di confronto certamente sì, ma non si è potuto decidere nulla.
Quindi in questo contesto purtroppo la mia possibilità legata alle sue preoccupazioni, che peraltro sono le mie, è legata sempre e solo a note formali di richiesta da parte della Provincia nei confronti della regione.
Viceversa per quello che riguarda la raccomandazione sui 60 milioni da destinare alla compensazione, dove lei giustamente richiama la necessità di realizzarle su opere relative e propedeutiche all’autostrada stessa, viceversa in questo caso le posso dire che per i 60 milioni, con un lungo processo di mediazioni, è stato trovato l’accordo con i comuni interessati per la ripartizione.
Ripartizione che benevolmente hanno chiamato “Riparto Giordano” per la lunga mediazione che è intercorsa tra i comuni e attraverso il sottoscritto.

Nel riparto è stato inserito anche Bovisio-Masciago, seppur fuori dalla prescrizione 51 del CIPE.
Che in quel momento mai e nessuno ha posto per esempio l’interrogativo se attraverso quella deroga potesse rientrare per esempio il comune di Desio che, ovviamente in misura minore e marginale rispetto agli altri cinque, ma è comunque coinvolto non solo dall’incidente ICMESA ma anche da un forte impatto del passaggio di APL , considerato che lo svincolo più importante non solo dell’autostrada ma addirittura a livello europeo insiste sul territorio di Desio.

In ogni caso per quello che riguarda questi 60 milioni la posso rassicurare che non solo c’è l’accordo per la ripartizione ma che certamente, perché così è l’impegno della Provincia ma soprattutto dei percettori del denaro, cioè i cinque sindaci, hanno sempre rivendicato la necessità di avere i soldi ma per destinarli solamente ed esclusivamente ad opere legate e propedeutiche all’autostrada. E quindi da questo punto di vista credo di poterle trasferire con certezza che non vi saranno distrazioni di risorse o di parte delle risorse dei 60 milioni su altri interventi.

Devo dire, e chiudo su questa interrogazione, che i comuni e la Provincia hanno richiesto almeno 150mila euro come anticipazione dei 60 milioni di euro per poter destinare queste risorse ad un progetto omogeneo per tutti i comuni che sarebbe elaborato dalla provincia anche con l’utilizzo di professionisti esterni.

Devo dire che anche su questo punto, a parte che da tempo non ho interlocutori, ma a suo tempo mi era già stato detto di no, anzi ci era stato detto di no a tutti, a tutte le amministrazioni coinvolte.

Articoli apparsi su "Il Giorno" del 31/7/2013

Per leggere i due articoli cliccare: 
qui (Incubo diossina ...)
e qui (Anche l'assessore...).


Un parco delle culture a Desio


CCB-Consorzio Comunita Brianza, principale Consorzio di Cooperative e Imprese Sociali operante nel territorio della Provincia di Monza e Brianza (facente parte delGruppoCGM Welfare Italia, IX Gruppo Cooperativo Italiano e promotore di altri progetti culturali nel territorio, si veda l’apertura al pubblico della Biblioteca Storica dei Padri Barnabiti a Monza) e il Comune di Desio annunciano con soddisfazione la conclusione positiva dell’iter di valutazione da parte di Fondazione Cariplo del progetto “UN PARCO DELLE CULTURE” per la rifunzionalizzazione della storica Villa Tittoni, iniziato nel 2011 con la candidatura di un’idea di massima, passato attraverso un complesso processo di studio di fattibilità e una serie di
approfondimenti progettuali (affidati allo studio KCity di Milano) e conclusosi la settimana scorsa con la deliberazione da parte del CDA della Fondazione del contributo di 800.000 euro per l’attuazione nei prossimi tre anni del progetto “UN PARCO DELLE CULTURE A DESIO”.

Il progetto prenderà avvio sul territorio nel mese di ottobre 2013, avrà durata triennale con una dimensione economica di oltre 1 milione e 800 mila euro.

All’implementazione del progetto concorre una rete ampiamente rappresentativa di Enti che possono essere classificati, in base al ruolo ricoperto nel progetto, tra Enti Partner ed Enti di Rete ed in base a competenze specifiche, tra Enti Culturali, Sociali, Economici ed Istituzionali.

Oltre al Consorzio Comunità Brianza, in qualità di capofila e al Comune di Desio, gli altri Partner di progetto sono: AtiHub Desio, Consorzio Desio Brianza, Fondazione Civica Scuola Musica e Danza, Cooperative Sociali Il Ponte, Lavori In Corso 1994, Meta, Mondovisione, Progetto Integrazione, Stripes, Associazioni Legambiente Desio, Libero Laboratorio e Musicamorfosi.

Tra gli enti di Enti di Rete, in qualità di fornitori strategici: Agenzia di comunicazione Big Five, K-City rigenerazione urbana e The Hub Trentino-Südtirol; in qualità di enti sostenitori: Banco di Desio e Camera di Commercio di Monza e Brianza e la Provincia di Monza e Brianza.


Il progetto realizzerà un insieme coordinato d’interventi di rifunzionalizzazione degli spazi di Villa Tittoni Traversi e del relativo Parco e tra esse la messa in opera di un auditorium da 100 posti.
Il fine è quello sviluppare un sistema culturale sostenibile in grado di valorizzare anche dal punto di vista ricettivo una delle più belle Ville gentilizie della Brianza con nuovi servizi e attività musicali , teatrali, letterarie.. che potranno essere inserite nel circuito provinciale e nazionale; inoltre il progetto sosterrà forme di imprenditoria e protagonismo della comunità in campo culturale.

“Per noi che siamo storicamente abituati a inserire al lavoro soggetti deboli e a gestire servizi alla persona, l’impegno culturale e creativo non può che essere un’occasione di sviluppo economico e di nuova occupazione - Ha affermato Roberto D’Alessio, Presidente Consorzio Comunità Brianza -. In una epoca di crisi come l’attuale dobbiamo guardare alla cultura come si guarda alla green economy o alle imprese 2.0, cioè come ad un’opportunità di sviluppo economico, ma anche come fattore di integrazione e di coesione sociale del territorio. Il Non Profit e la Impresa Sociale possono essere attori di sviluppo nel campo dei beni comuni in aggiunta all’attore pubblico, oggi in ristrettezza di risorse e al privato spesso troppo impegnato a remunerare solo i capitali investiti”.

“Il bando della Fondazione Cariplo del 2011 è stato un bando innovativo perché ha finalmente coniugato la cultura alla rigenerazione urbana e allo sviluppo economico, un connubio che nell’impostazione del lavoro del mio assessorato è centrale. Ringrazio quindi ancora una volta il Consorzio per averci coinvolti nell’idea progettuale del ‘Parco delle Culture. – Ha dichiarato Cristina Redi, Assessore alla Cultura, Fund Raising, Politiche Giovanili di Desio– La nostra Amministrazione Comunale è infatti convinta che la cultura possa e debba essere volano di sviluppo territoriale. In altre città europee, cito su tutti l’esempio di Bilbao, è stato compreso da tempo che ‘con la cultura si mangia!’ L’esperienza della progettazione di fattibilità, - ha aggiunto Redi - che oggi ha determinato il successo e il finanziamento da parte di Cariplo del progetto, è
stata inoltre un’esperienza molto importante che ci ha permesso, non solo di rafforzare la rete cittadina di soggetti produttori di cultura, ma anche di allargarla ad interessanti realtà del più ampio ambito provinciale. Questa rete sta già dando ottimi frutti a Desio, la nostra stagione estiva di Parco Tittoni, ne è proprio in questi giorni un esempio”.

Per Paolo Cottino, urbanista di KCity – società di esperti nel campo dello sviluppo territoriale – “con questo progetto Desio ha la straordinaria occasione di sviluppare un intervento pilota nel campo della rigenerazione urbana, qualificandosi come buona pratica di riferimento per quanto concerne almeno due aspetti: 1)le strategie di rifunzionalizzazione compatibile dei beni storico-architettonici, capaci di coniugare tutela e rispetto per la struttura con l’ampliamento e la diversificazione delle possibilità di fruizione; 2) la integrazione tra diversi campi di politiche (urbanistiche, culturali, sociali, ambientali,  enconomiche,…) a partire da un luogo e dalla vocazione che a quel luogo viene riconosciuta”

“ La progettazione di Parco delle Culture si è integrata perfettamente con il lavoro di riqualificazione dell’Asse di Via Lampugnani, centrale per il nuovo Piano di Governo del Territorio della Città, abbiamo voluto denominare tale asse, che attraverso da est a ovest il nostro territorio, ‘Asse della Cultura’ . – Ha affermato Daniele Cassanmagnago, Assessore alle Politiche di Governo del Territorio di Desio - La Villa e il suo Parco sono un punto nevralgico dove già oggi si consuma e si produce cultura, attraverso il finanziamento Cariplo al progetto, viene oggi rafforzata l’idea, centrale alla nostra politica di governo del territorio di Desio, di riorganizzazione e rivitalizzazione di quello che riteniamo essere l’asse più importante
della Città”.


“Villa Tittoni è un patrimonio della città dal 1977, con questo progetto per la prima volta viene affrontato il tema della sua fruibilità non solo in termini di manutenzione della struttura, ma anche i termini di valorizzazione e di come ciò possa essere sostenibile nel tempo. - Ha concluso il Sindaco di Desio Roberto Corti- Grazie anche al finanziamento Cariplo potremo ora andare avanti nel perseguimento degli obiettivi che, all’avvio del nostro mandato amministrativo, ci eravamo posti: alleggerire il peso dei costi di gestione della struttura per la comunità desiana, valorizzare la villa e il suo parco, donandole attrattività a livello provinciale e regionale, creare un polo culturale desiano che sia anche fucina di nuove attività imprenditoriali virtuose. Una nuova vita per Villa Tittoni, insomma, per la quale non vediamo l’ora di metterci al lavoro con gli altri partner del Parco delle Culture”.

Contatti:

Consorzio Comunità Brianza
e-mail : segreteria@comunitabrianza.it
cell: 335 5968470
tel: 039 2304984

Ufficio Stampa Città di Desio
ufficiostampa@comune.desio.mb.it

giovedì 25 luglio 2013

Lambrada 2013: marcia ecologica per (ri)scoprire la Brianza e il suo fiume


Lambrada atto terzo. Il Lambro visto da vicino

articolo di Andrea Meregalli, tratto da MB_News
foto inviate da Mattia Lento

Terza edizione consecutiva per la Lambrada, marcia ecologica che si pone come obiettivo quello di approfondire la conoscenza del territorio e delle sue bellezze naturali e di sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato delle acque del fiume Lambro e più in generale sullo stato dell’ecosistema dell’Alta Brianza.


Come per le due edizioni precedenti, il Lambro è stato al centro della kermesse ed è stato percorso da Agliate alla fonte Menaresta, con deviazione lungo il fiume Bevera, utilizzo del battello ecologico da Bosisio Parini a Pusiano e sosta notturna sulle sponde del Segrino, nel comune di Eupilio. Nei pressi di Canzo è stato poi ritrovato il Lambro e costeggiato fino alla Madonna del Ghisallo, dove alcuni dei partecipanti, venuti da Zurigo, hanno dovuto abbandonare la marcia per riprendere il treno verso la Svizzera.

 

«Molti di noi – dichiara attraverso una nota un partecipante – sono emigrati da anni a Zurigo, una città che attraverso politiche ambientali oculate ha riportato il suo fiume (la Limmat) alla balneabilità. Il nostro augurio è che anche il Lambro un giorno possa ritornare balneabile (insieme al miglioramento delle acque del lago di Pusiano che sembrerebbero tornate a nuova vita). Vogliamo sperare anche in una riqualificazione delle sue sponde e in un miglioramento del percorso ciclo-pedonale che in alcuni punti presenta non pochi problemi».

 
 

Villa Tittoni: un parco delle culture a Desio


Comunicato stampa di Legambiente Desio

Il circolo di Desio di Legambiente “Roberto Giussani”, ha appreso con estrema soddisfazione la notizia che la Fondazione CARIPLO ha deciso di finanziare il progetto UN PARCO DELLE CULTURE A DESIO, risultato fra i vincitori della seconda fase del bando “Valorizzare le attività culturali come fattore di sviluppo delle aree urbane”. Questo importante evento premia i due anni di impegno che le diverse realtà sociali del territorio con il supporto dell’amministrazione comunale di Desio, hanno impiegato durante la fase progettuale.

E’ il primo consistente passo, necessario a riempire di senso la villa ed il parco Cusani-Traversi-Tittoni e cominciare a investire davvero in cultura. Molti sforzi, da tanti, nel passato sono già stati tentati e fatti per far diventare questo bene culturale la “casa” di tutti i desiani, ma questa è la prima volta che si cerca di mettere a sistema con il territorio, con le scuole (soprattutto!), con le associazioni e con tutti quelli che hanno amato e amano questo luogo così estremamente affascinante, quegli sforzi per dargli finalmente stabilità e certezze.

E’ certamente stata una scommessa che non era facile nemmeno da immaginare, specialmente oggi in un periodo di crisi così acuta. Nel nostro piccolo abbiamo dato il nostro contributo, in particolare sul parco della villa, che crediamo possa potenzialmente davvero diventare punto nevralgico del progetto, uno snodo fecondo, uno spazio “aperto” per favorire uno scambio culturale continuo con il territorio, la città e i suoi cittadini.

Oggi siamo estremamente soddisfatti e felici, ma da domani dovrà già cominciare il tempo dell’impegno, dell’entusiasmo, della passione e della coesione che non potranno mai venire meno perché, a partire dalle parole d’ordine che hanno caratterizzato la fase progettuale – permeabilità, compatibilità, logica incrementale, integrazione, autosostenibilità e radicamento – si devono centrare i grandi obiettivi che l’intero gruppo di lavoro si è dato:

1)   valorizzare i servizi esistenti;
2)   sfruttare le potenzialità sinora inespresse;
3)   favorire nuove forme di protagonismo della comunità cittadina

Una scommessa che punta sul pluralismo culturale della città tutta, come motore di sviluppo urbano su un sito che da troppi anni attende di essere pienamente integrato con la vita della comunità di Desio, in particolar modo con i più giovani e con le scuole, che sono il nostro futuro.

Il nostro circolo, ribadendo e rinnovando l’impegno e la passione che ha riversato in questo importante progetto, ringrazia tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito al conseguimento di questo primo ed importante obiettivo, e in particolare Cristina Redi, Assessore alla cultura, politiche giovanili e partecipazione, che in prima persona si è spesa e ha creduto nella potenzialità di questo gioiello pubblico che è la villa e il parco Cusani-Traversi-Tittoni.

mercoledì 24 luglio 2013

La Brianza nel tombino

Per visualizzare il video cliccare qui (sito Corriere della Sera)
Nei giorni scorsi Report ha pubblicato su Corriere.it un servizio sullo smaltimento dei rifiuti speciali in Brianza.
Per leggere l'articolo originale cliccare qui.

Gli affari sporchi nel tombino

Tra 'ndrangheta e politica, in Lombardia il rifiuto tossico cela interessi nascosti. La testimonianza di un ex dipendente di un'azienda di spurghi

articolo di Adele Grossi, tratto da corriere.it

«Quando devi scaricare, conviene farlo alla luce del sole, davanti alla gente, tanto non rischi e nessuno se ne accorge». Finisce sottoterra. È il racconto di un ex dipendente in un’azienda che a Monza si occupa di rifiuti speciali. Guidava le autobotti, oggi è un informatore dei carabinieri. Ci ha spiegato com’è facile guadagnare in quel settore.

«A cominciare dagli spurghi prelevati dai tombini per strada o nei terreni privati con grosse pompe che dovrebbero aspirare lo scarico e invece buttano dentro altri rifiuti». Con questo metodo, in Lombardia, i rifiuti speciali, anziché essere smaltiti, vengono regolarmente riversati nei tombini delle fognature. «Diecimila litri al giorno», racconta in base alla sua esperienza. «Fingi di ripulire le fosse biologiche del giardino di un condominio e ributti lo scarico nel pozzetto del giardino successivo».

Gli autisti guadagnano, ripulendo in nero e per conto proprio i pozzetti. I titolari delle ditte li lasciano fare per ricattarli quando il lavoro commissionato è ancora più sporco di uno spurgo e riguarda le terre di spazzamento contaminate da piombo e idrocarburi o rifiuti speciali altamente tossici, come il cromo. Anche quello finisce nei tombini.
Oppure sottoterra con il benestare dei proprietari dei terreni. Quando questi non collaborano, si usa la forza, così come è emerso dalle indagini della Dda di Milano. In un’intercettazione alcuni esponenti della ‘ndrangheta parlano di un anziano costretto con le lacrime a subire continui scarichi nelle sue terre.

C’è un business sull’ambiente, che in Lombardia è assai redditizio. Anche per la politica è difficile restarne fuori. Tutti gli assessori regionali all’Ambiente dal 1995 al 2010 sono finiti nei guai. In Brianza, l’illegalità è particolarmente diffusa, come dimostrato dall’indagine ‘Infinito’ della procura di Milano e come recentemente confermato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Lombardia. Quest’ultima parla di una vera e propria ‘Gomorra’ attiva sul territorio e aggiunge che «il rischio di infiltrazioni criminali nel trattamento dei rifiuti è alimentato dal fatto che gli impianti di smaltimento sono sempre meno». Quando ci sono, chiudono. È quello che è successo a Monza, nel 2010. L’unica stazione di trattamento presente nella zona è stata fatta chiudere dalla Provincia perché individuata come la fonte degli odori insopportabili che da anni affliggono i residenti del quartiere San Rocco. Oggi quegli odori molesti ci sono ancora ma non si sa dove finiscano i rifiuti.

Fabrizio Sala, l’allora assessore provinciale all’Ambiente, si era impegnato a trovargli un’altra destinazione. Quest’ultimo, oggi consigliere della Lombardia e nominato recentemente sottosegretario con delega per l’Expo 2015, quando è stato da noi interpellato sulla questione ha detto che di quei rifiuti non ne sa niente. Eppure era stato lui a volere, in un primo momento, la chiusura dell’impianto di trattamento di Monza e a promettere ai cittadini, nel 2010, che entro tre mesi avrebbe reso note le sedi alternative.

È certo che da quando hanno chiuso quell’impianto, le ditte di trasporto dovrebbero percorrere in media 20-30 km per portare i rifiuti fuori provincia, spendendo di più. Molti gli indizi che lasciano pensare che qualcuno di loro continui indisturbato a scaricarli altrove.

Alla fine, finisce tutto nel Lambro, affluente del Po, quindi nel mare. Oppure, se i rifiuti vengono interrati, nelle falde acquifere.
Pecunia non olet e così, sotto i tombini, continua l’affare.

domenica 21 luglio 2013

Mare, mare... con Legambiente Seregno!


Il Comitato Beni Comuni difende l'acqua pubblica in Brianza


Comunicato stampa del Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza

IL GATTOPARDISMO DEI PREDATORI DELL’ACQUA PUBBLICA

In perfetto stile gattopardesco la casta dell'acqua manifesta episodi di cambiamento, inserendoli nel più ampio disegno teso alla sottrazione di risorse e al depauperamento del patrimonio idrico dei brianzoli.
I pochi elementi di novità sono rappresentati da un nuovo CdA di Brianzacque, che ha avuto l’incarico di presentarsi con una “nuova immagine”, nel disperato tentativo di segnare una sorta di discontinuità rispetto a un consiglio impresentabile che si è sentii in dovere di rinnovare nello sforzo di mitigare gli effetti degli “scarsi” risultati prodotti nell’arco di tutto il precedente mandato. Tra i primi interventi che si richiede al nuovo Consiglio vi è quello della revoca dell'appalto a New Lisi, società priva di iscrizione all'albo gestori dei rifiuti, incaricata di trattare i fanghi degli impianti di depurazione per la modica cifra di 7 milioni e selezionata in quanto unica titolare di un misterioso brevetto custodito nei segreti paradisi fiscali dei soci. Contestualmente andrebbe però rimosso l'ing Belotti, luogotenente del lader della casta Raho, promosso a curare lo scempio economico, sociale e legale che prende il nome di Expo. Riteniamo che di esperti in Brianzacque ve ne siano a iosa e che il pagare un consulente sia un inutile spreco economico. Tra l’altro, l’ing. Belotti pare godere di una più che discreta pensione; quindi non si corre certo il rischio di mettere in difficoltà nessuno in un periodo così difficile. Difficoltà in cui versano invece i lavoratori di Idra fanghi, rimossi e non reintegrati, che pagano l'incapacità gestionale e l'arroganza politica di una classe dirigente che ha portato il nostro paese al fallimento e sull’orlo di un dramma sociale che a breve esploderà. Ovviamente la politica si guarda bene dal reintegrare degli operai che ne hanno il diritto, mentre concede incarichi e stipendi da nababbi senza un minimo di selezione. Salvo poi scaricare il direttore Bratta che comunque, allo stato, non risulta aver realizzato la minima parte di quello che proponeva. E cosi assistiamo all'ennesimo finto cambiamento, segno di una incapacità di governo che al confronto Letta appare un insigne statista. Se questo CdA non è un semplice Gattopardo deve rimuovere tutti quelli che hanno sbagliato o non hanno raggiunto gli obiettivi e perseguire i responsabili per danno erariale o altro.

Altro capitolo è quello dei soci che hanno modificato lo Statuto, inserendo - tramite una clausola irrilevante messa in bella posta per eludere la normativa - un organismo per il controllo analogo che ci offre una straordinaria occasione per attaccare la partitocrazia del “socialismo” municipale.

Un’ultima domanda: l'eventuale esclusione dei soci di Brianzacque che, alla data del 31 dicembre 2013, non avranno svolto le operazioni di retrocessione con quali denari verrà effettuata? Non di certo con i soldi di Alsi o Brianzacque, visto che questi denari sono destinati dalla tariffa agli investimenti e non per far giocare la casta al Monopoli. Le quote le acquisteranno gli altri Comuni? Riducendo le spese per i cittadini e per gli investimenti? Il dubbio è lecito perché ormai è noto che l’interesse della casta non è certo rivolto al bene dei cittadini, ma piuttosto a mantenere il potere e a depredare le risorse dei contribuenti. Nei libri di storia situazione simili alla nostra vengono descritte in relazione ai periodi antecedenti la Rivoluzione Americana e la Rivoluzione Francese.

In conclusione, nel ribadire il dovere morale di reintegrare i lavoratori di Idra fanghi, riproponiamo ancora una volta la richiesta di incontro con i dipendenti e il CdA di Brianzacque, così da poter dibattere apertamente di tali tematiche e di portare alla luce tutte problematiche legate a una gestione del servizio idrico poco trasparente, che un’informazione “filtrata” non consente di far emergere nella loro drammaticità.

giovedì 18 luglio 2013

"Notte delle stelle" all'Oasi Lipu di Cesano Maderno


Sabato 10 Agosto 2013 nelle Oasi e Riserve LIPU di tutta Italia, si festeggia la “notte delle stelle”.

All’Oasi di Cesano Maderno la serata (ore 20,30) sarà dedicata al relax con letture di “racconti stellari” in compagnia dei volontari LIPU e degli “Amici della Biblioteca di Cesano Maderno”.

La serata chiude il programma degli eventi in Oasi, prima della breve pausa estiva.

Le attività riprenderanno a Settembre  con un calendario ricco di iniziative tra cui l’attesa Festa di Compleanno per i 15 anni dall’istituzione dell’Oasi cesanese.  

Prenotazione obbligatoria, posti limitati.
Donazione: € 5 a persona; € 3 Soci LIPU.
Informazioni e prenotazioni: 0362.546827

L’iniziativa rientra nel calendario degli “Eventi Natura 2013” dell’Oasi organizzati in collaborazione con il Comune di Cesano Maderno e consultabili sui relativi siti internet.

Legambiente Desio commenta il fiasco finanziario di Pedemontana


Riceviamo e pubblichiamo

Il 10 luglio 2013 si è conclusa l'asta pubblica per la vendita di azioni della società autostrada Serravalle. La Serravalle è la principale azionista di Pedemontana con oltre il 76% delle azioni.

La vendita di azioni Serravalle avrebbe dovuto portare un po di soldi per il proseguimento dei lavori – tra le altre – di Pedemontana. Ma …L'ASTA E' ANDATA DESERTA (per la seconda volta).

Insomma il Progetto Pedemontana dal punto di vista dei finanziamenti traballa sempre di più. E traballa soprattutto la leggenda della grande opera che si finanzia da se con capitali privati.

A questo link abbiamo affidato ad una breve videointervista il nostro commento sull'ennesimo fiasco finanziario per Pedemontana.

Legambiente Desio 

Campagna exit: pedemontana usciamone vivi

Sequenze inverighesi: dalle palafitte sul Lambro fino agli odierni momenti di crisi

Venerdi, 19 luglio 2013 alle ore 21,15
Auditorium di Inverigo (presso Santa Maria della Croce)

Luigi Perego e Paolo Bianchi

SEQUENZE INVERIGHESI

in cui narrazione, immagine e musica accompagneranno un  viaggio ad Inverigo e territori vicini, attraverso  25 secoli di Storia: dalle palafitte sul Lambro fino agli odierni momenti di crisi.  Società, arte ed economia sono  gli argomenti su cui la ricerca documentaria, oltre che fotografica, ha indagato, disvelando aspetti poco noti.

I due autori hanno messo a fattor comune gli studi di storia locale in un caso e l'arte fotografica nell'altro. Questa iniziativa personale degli autori è rivolta alla popolazione ed  alle associazioni che a diverso titolo si curano del territorio oltre che alle Istituzioni quali sindaci, assessorati alla cultura e scuole dei territori vicini ad Inverigo.


Sarà una serata in letizia in cui riflettere sul nostro ieri e pensare ad un domani migliore per le terre collinari lambite dal Lambro. Un nuovo e duraturo sviluppo economico di questi territori potrà realizzarsi attraverso una rinascita culturale della sua gente, consapevole del proprio passato. La conoscenza dei monumenti, del paesaggio e dei costumi da parte dell¹intera collettività potrà meglio contribuire alla salvaguardia dei beni storici e paesaggistici, patrimoni collettivi  finora mal considerati, ma ora indispensabili per un rilancio economico in questi tempi di crisi.

L'ingresso è aperto a tutti.


Info: paolo.bianchi64@alice.it

mercoledì 17 luglio 2013

Seregno. Parcheggio nel Meredo e parco giochi al cimitero: due errori da evitare


di Mauro Brivio, segretario del PD di Seregno

Sono in realizzazione a Seregno due progetti di compensazione ambientale: il primo deriva dalla cessione e dal dovuto ripristino dell’area un tempo occupata dalla cava di inerti situata di fronte al parcheggio del cimitero comunale, e consiste nella sistemazione della stessa area a giardino pubblico e parco giochi; il secondo è parte di una serie di interventi di riqualificazione del verde (piantumazioni, ripristino di strade interpoderali etc.) nel parco del Meredo, e prevede la realizzazione di un parcheggio all’interno del parco, lungo la via Saronno.

Già in passato abbiamo espresso perplessità circa la realizzazione di tali opere agli assessori competenti, ma non essendo mai venuta una risposta chiara in proposito chiediamo al Sindaco e alla Giunta Comunale:

- Di stralciare interamente il progetto del parcheggio nel Meredo, dirottando le risorse ad esso adibite su altre opere di riqualificazione del verde cittadino;

- Di completare il giardino pubblico presso il cimitero limitando le opere alla piantumazione di erba ed alberi, stralciando l’installazione dei giochi e dirottando le risorse relative alla riqualificazione del Veliero presso il parco della Porada.

Siamo infatti convinti che la realizzazione di tali opere si rivelerebbe presto un errore che la città di Seregno pagherebbe a lungo, per le seguenti ragioni:

- Parco del Meredo: Gli accessi del parco sono già serviti da adeguati parcheggi, ad eccezione di quello di Via Saronno, che però è assai vicino alla Strada Vicinale del Meré Nord, una strada chiusa, con una sezione abbastanza larga da poter accogliere lo stesso numero di posti auto senza arrecare alcun disagio ai residenti. Inoltre per via della posizione e della tipologia del parco, e per l’uso che ne fanno i cittadini, è difficile immaginarne un utilizzo diverso che renda necessari i posti auto previsti, senza contare che, coerentemente con la promozione di una mobilità sostenibile, gli unici posti auto cui sarebbe lecito pensare sono quelli per i disabili, che però, come già osservato, potrebbero essere facilmente predisposti nei parcheggi esistenti. Ma soprattutto la realizzazione di un parcheggio dentro il parco, sia pure al suo margine, oltre a comportare una sottrazione del verde esistente peggiorerebbe inevitabilmente la qualità e la percezione che si ha del parco dall’interno e dall’esterno, che sia utilizzato o meno. Va poi considerato che se anche la superficie del parcheggio fosse realizzata come da progetto, con materiali posati direttamente su terra battuta (prato armato, blocchetti di cemento etc.) al fine di preservare la permeabilità del suolo, l’assestamento del terreno ne richiederebbe dopo pochi anni il rifacimento, senza contare gli altri costi di manutenzione. 


- Giardini del cimitero: l’area su cui sorgerebbero è collocata in una posizione e in un contesto tali da rendere inopportuna una sistemazione a giardino pubblico e parco giochi. È situata infatti tra il cimitero comunale, la piattaforma ecologica, il cogeneratore ed alcune aree produttive, in una zona in cui il residenziale è quasi assente. Di conseguenza è ragionevole pensare che il suo utilizzo da parte dei cittadini (e dei bambini e genitori in particolare) sarebbe quasi nullo: questo significa che con ogni probabilità si va a realizzare un giardino dai costi di manutenzione elevati e del tutto fuori luogo, e che le attrezzature per il gioco, così come l’intera area, sarebbero destinate a divenire in breve ricettacolo di rifiuti e degrado.

Questa richiesta sarà tradotta appena possibile in un provvedimento che il PD Seregno porterà in Consiglio Comunale. Tuttavia considerati i tempi a disposizione e la sensibilità dell’Amministrazione in materia, confidiamo che questa nostra richiesta possa trovare una risposta motivata quanto prima.

La diossina entra nei PGT di Cesano, Desio e Seveso

Riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento di "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile"

TCDD (DIOSSINA): QUALCOSA SI MUOVE  (E NON SOLO PER LA PEDEMONTANA)

Dopo le lettere del 10/06/2013 dei Sindaci della tratta B2 + Desio e Bovisio Masciago (tratta C), già precedute anche da richieste di  chiarimenti da parte degli stessi, le sollecitazioni ai vari livelli istituzionali dei gruppi ambientalisti di INSIEME IN RETE, le iniziative sul territorio che in varia forma hanno evidenziato il rischio presente laddove il terreno risulta essere ancora contaminato da TCDD, l'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) ha inviato ai Sindaci con porzioni di territorio che ricadono nell'ex zona B (Seveso, Cesano Maderno e Desio), un'importante lettera che vi alleghiamo.
Il tutto era già stato anticipato da un articolo de Il Cittadino che riprendeva le comunicazioni dell'Assessore di Cesano Maderno Vaghi (cliccare qui).

ARPA chiede la CARATTERIZZAZIONE del suolo qualora, nelle ex zone B, si intenda edificare.
Caratterizzazione significa analisi chimiche certificate alfine di rilevare se sia o meno presente DIOSSINA nel terreno ove si scaverà.

Ciò che ARPA scrive è estremamente importante anche se fa riferimento ad un legge che, nel frattempo, è stata modificata, con la legge 71 del 23/06/2013, che prevede procedure differenti in particolare per gli scavi sotto i seimila metri cubi (di fatto tutti quelli legati ad interventi edilizi residenziali o produttivi sino a medie dimensioni).

E sulla base della lettera di ARPA ancora di più non si comprende perchè se i privati devono farsi carico delle indagini sulla presenza di diossine nel sottosuolo, la sola Pedemontana finora ha ritenuto di esserne esentata, nonostante le prescrizioni CIPE ed i volumi ingenti di terreni, certamente contaminati da diossine, che vorrebbe movimentare.
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IL DOCUMENTO


lunedì 15 luglio 2013

Mezzago: il 50% del territorio comunale è stato conferito al PLIS del Rio Vallone


Il ruolo del Parco del Rio Vallone nel nuovo Piano di Governo del Territorio del comune di Mezzago

Tratto dal sito dell'Associazione dei Comuni Virtuosi

Il PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) del Rio Vallone (www.parcoriovallone.it) riveste un ruolo fondamentale per la salvaguardia dell'ambiente, la conservazione e la gestione equilibrata del territorio, favorendo la tutela del paesaggio, preservando di fatto un polmone di verde in un territorio fortemente urbanizzato dove la pressione edificatoria e infrastrutturale ha assunto nel corso degli anni livelli preoccupanti. Si occupa di preservare lo stato di naturalità ed è schierato in prima fila nel non facile compito di dare continuità e prospettive di sviluppo alle attività agricole, primo importante baluardo al consumo di suolo.
In questi anni il parco ha acquisito importanti aree per il rimboschimento, realizzando una fitta rete sentieristica della quale cura costantemente la manutenzione; ha creato zone umide favorevoli alla conservazione di varie specie di fauna e flora autoctone, al loro riequilibrio, al mantenimento del patrimonio arboreo esistente. Promuove iniziative divulgative, culturali e di educazione ambientale rivolte in modo particolare ai bambini, per favorire la conoscenza dell'ambiente naturale e paesistico.

Credendo fermamente nel ruolo del Parco e sostenendone concretamente l'attività, nel corso tempo il comune di Mezzago ha conferito in esso circa 200 ettari, ovvero il 50 per cento della superficie comunale, confermando il bene comune "territorio-paesaggio" come punto centrale delle proprie politiche pubbliche che, attraverso la valorizzazione dei caratteri specifici di ogni luogo nelle sue componenti urbane, naturali e agroforestali e nella interrelazione fra esse, concorrendo al benessere della vita umana materiale e sociale.

Queste premesse hanno costituito, com'era naturale, l'asse portante del percorso di elaborazione del nuovo Piano di Governo del Territorio il cui scenario progettuale individua nella salvaguardia del valore naturale e paesaggistico del territorio e nel miglioramento dello stato dell'ambiente, le condizioni irrinunciabili per lo sviluppo dei sistemi rurali, insediativi e socio – economici.

In tale prospettiva, fra gli interventi pianificati dal nuovo PGT, la conferma del PLIS del Rio Vallone (non scontata in tutte le realtà amministrative) e ancor di più il suo previsto ampliamento mediante l'estensione delle aree in dotazione, rappresenta un'azione decisa e caratterizzante sotto diversi aspetti.

Di fondamentale importanza è la tutela degli ambiti di pregio agricolo e ambientale e la valorizzazione delle risorse locali, con l'obiettivo di costituire una corona "verde" al territorio edificato garantendo l'esistenza di un corridoio "ecologico" che colleghi la parte est del comune con la parte ovest. Altrettanto importante la volontà di salvaguardare e favorire lo sviluppo delle aree dedicate alla rara e pregiata coltivazione dell'asparago, che conferisce un carattere esclusivo a un comparto rilevante dell'attività agricola di Mezzago.

All'interno dello scenario progettuale del PGT, il PLIS gioca un ruolo rilevante anche per quanto riguarda l'acquisizione e valorizzazione delle "aree obiettivo di qualità territoriale". Queste sono aree verdi da acquisire alla proprietà pubblica mediante lo strumento della perequazione urbana e territoriale. In pratica, a fronte di una trasformazione e quindi di un consumo di suolo (dissipazione di un valore naturale non più riproducibile), è prevista la cessione al comune di una dotazione di aree aggiuntiva rispetto a quella ordinaria prevista dalla legge. Tali aree vengono possono essere conferite in dotazione al PLIS del Rio Vallone e destinate all'incremento degli spazi verdi e alla mitigazione e ricomposizione paesistica degli ambiti interessati da nuove infrastrutture della mobilità (Pedemontana e linea ferroviaria Gronda est) e da nuovi insediamenti.

All'interno del PGT il Parco viene inoltre individuato come elemento di connessione della rete ecologica locale con le reti ecologiche di previste da enti superiori (Provincia e Regione) che, pur con modesto valore intrinseco di naturalità, ha un elevato valore ambientale territoriale e paesaggistico, oltre che di interferenza nell'infrastruttura Pedemontana.

Sono queste operazioni strategiche di "riordino territoriale", da attuare mediante la realizzazione di un appropriato sistema di verde, orientato alla salvaguardia ambientale, alla valorizzazione paesaggistica ed alla ridefinizione dei margini urbani. In questo senso il verde urbano non è considerato esclusivamente come elemento estetico e ricreativo del territorio, ma come un vero ecosistema naturale, un capitale prezioso per contribuire a mitigare l'inquinamento delle varie matrici ambientali (aria, acqua, suolo), migliorare il microclima e mantenere la biodiversità; obiettivi ambiziosi per i quali ancora una volta il Parco del Rio Vallone ricopre un ruolo essenziale.

La parola al Parco

Raccontare "cosa fa il Parco" è uno sforzo non solo utile ma necessario; non per farsene un particolare vanto, ma per cercare di spiegare quanto sia variegata e complessa la "governance" dei residui ambienti naturali e agricoli presenti nelle nostre zone.

Un'azione che talvolta passa inosservata, così come può sfuggire ai nostri occhi il pur indispensabile germinare di un seme o il crescere di una pianta; eppure il Parco "si muove", ogni giorno, con silenziosa e speranzosa insistenza. Raccontarlo significa innanzitutto condividerlo, perché solo così potremo fare sempre meglio. Ecco dunque il motivo per cui Vi invitiamo a leggere il report delle attività portate avanti nel 2012 dal Consorzio Parco del Rio Vallone.

Seveso - Meda: 37 anni dopo di nuovo il rischio diossina


Il 10 luglio 2013, 37° anniversario del disastro ICMESA, il coordinamento ambientalista INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE ha promosso ed organizzato una iniziativa / conferenza stampa presso la sala Polivalente del Centro Visite del Bosco delle Querce a tema: SEVESO – MEDA: 37 ANNI DOPO DI NUOVO IL RISCHIO DIOSSINA.

Gemma Beretta di Insieme in Rete
All'invito fatto da INSIEME IN RETE ai Sindaci dei Comuni della Tratta B2, gli stessi, hanno risposto positivamente, presenziando direttamente o a mezzo di loro Delegati e Assessori. Presenti Paolo Butti per Seveso, Gianni Caimi per Meda, Rosella Rivolta per Lentate S/S, l'Assessore Pietro Nicolaci per Cesano Maderno e L'Assessore Raimondo Leuratti per Barlassina nonchè l'Assessore Fabio Rivolta di Seveso e alcuni Consiglieri Comunali. Anche il Comune di Desio (tratta C) ha inviato una comunicazione di adesione e partecipazione.

Sono intervenuti anche alcuni Consiglieri Regionali (Corbetta - M5S e Barzaghi - PD) firmatari della MOZIONE URGENTE non ammessa alla discussione in Consiglio Regionale e il Consigliere Provinciale del PD Elio Ghioni.
Durante l'incontro, alla presenza dei giornalisti e su sollecitazione del tavolo composto dai rappresentanti di INSIEME IN RETE, (Gemma Beretta Portavoce, Edoardo Bai, Gianni Del Pero, Alberto Colombo, Giuseppe Grassi) c'è stato un confronto franco con i Sindaci e i Consiglieri presenti.
A fuoco la questione delle INDAGINI AMBIENTALI come da prescrizione Cipe n°3, l'anomalo iter progettuale della pedemontana, il black-out informativo da parte di APL e Regione Lombardia, il rispetto delle norme concernenti le zone ancora contaminate da TCDD e la necessità di una fascia di tutela o piano d'area nei PGT che impedisca le edificazioni a lato autostrada e la questione della viabilità territoriale.

I relatori al tavolo di Insieme in Rete: Bai, Del Pero, Colombo, Grassi
Più localmente, s'è trattata la proposta di AMPLIAMENTO del Bosco delle Querce, ora condivisa anche dalle amministrazioni di Butti e Caimi, sotto la cui giurisdizione ricade la gestione del Parco Naturale Regionale del Bosco delle Querce. Proposta e che ora può avere l'opportunità di iniziare l'iter per concretizzarla.

INSIEME IN RETE, nel rispetto dei reciproci ruoli, pur mantenendo fermo il suo giudizio di inutilità dell'opera autostradale Pedemontana, intende continuare sulla strada del dialogo con il livello amministrativo locale, al fine di rafforzare le condivisioni sulle comuni preoccupazioni, rischio diossina, viabilità, compensazioni ambientali e identificare possibili azioni utili.

Di seguito il comunicato elaborato da INSIEME IN RETE diffuso alla stampa, ai Sindaci e ai Consiglieri.

Seveso – Meda, 10 luglio 2013

37 anni fa il territorio di Seveso, Meda, Cesano Maderno, Desio, Bovisio Masciago e in piccola parte Barlassina, fu colpito da uno dei più gravi incidenti industriali del nostro tempo.
Una situazione che mise in ginocchio la popolazione locale e provocò dolore e sradicamento, mettendo a serio rischio la salute della gente. Le conseguenze di questo grave incidente che vide lo sprigionarsi di una nube tossica di diossina non sono ancora superate e un nuovo pericolo è alle porte.
Oggi il pericolo si chiama Pedemontana, visto che il tracciato della futura autostrada – già in fase avanzata di realizzazione nella zona di Varese – attraverserà  poi il territorio che nel 1976 è stato ed è tutt’ora contaminato dalla nube tossica di TCDD.
Su questo aspetto, la preoccupazione dei gruppi ambientalisti di INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE è stata accolta e fatta propria dai primi cittadini.
Nei giorni scorsi i Sindaci di Lentate, Barlassina, Meda, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio hanno inviato a Regione Lombardia due lettere, rispettivamente indirizzate all’Assessore Maurizio del Tenno (Infrastrutture e Viabilità) e a Mario Mantovani (Sanità), richiamando la loro attenzione su quello che deve essere fatto dalle istituzioni a tutela della salute dei cittadini.
La prima missiva, firmata insieme dai Sette Sindaci – e questo è già di per sé una novità degna di rilievo -, rilancia uno dei punti fondamentali che il coordinamento INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE da tempo evidenzia: il pericolo per la popolazione di fronte alla realizzazione di un’opera che andrà a muovere il terreno contaminato da diossina nelle ex zone A, B e R. L’eco di questa preoccupazione è giunta anche in Regione Lombardia, attraverso una mozione presentata da consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, del PD, e della Lista Ambrosoli, con un primo supporto del consigliere leghista Romeo, poi sfilatosi e riallineatosi con la maggioranza (PDL e Lega) nella votazione contraria alla messa all’ordine del giorno della mozione urgente.
La Giunta e la maggioranza in Regione Lombardia, dunque, continuano colpevolmente a sottovalutare la delicatezza della questione, oppure vogliono nascondere qualcosa di scomodo: a oggi, infatti, non sono ancora stati resi pubblici gli esiti dei sondaggi ambientali e delle indagini geognostiche effettuate in prossimità del tracciato della futura autostrada già nel settembre 2012. Perché questo silenzio?
La preoccupazione è legittima, visto che le ultime analisi del 2008 effettuate dalla stessa società Pedemontana avevano evidenziato il superamento dei limiti di presenza della diossina in 52 punti (di cui ben 10 oltre il limite industriale) su 127 realizzati nella tratta tra Meda e Desio.
I dati del 2008 erano stati validati da ARPA.
Ora ARPA, come riferito dallo stesso ente in diverse dichiarazioni, non è stata nemmeno interessata.
Pressapochismo, superficialità, o cos’altro?
La seconda lettera approfondisce proprio questa domanda e chiede all’Assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani un costante aggiornamento sulle eventuali nuove ricerche relative agli effetti sanitari della diossina sulla popolazione dopo l’incidente del 10 luglio 1976. I più recenti risultati scientifici, infatti, confermano che l’esposizione a diossina è cancerogena (Dioxin Exposur and Cancer Risck in the Seveso Women’s Health Study, Mocarelli et. al. 2011).
Ma Regione Lombardia non ha ancora risposto, come non lo ha fatto di fronte alle precedenti note inviate dal Comune di Seveso dove si chiedeva di informare costantemente l’Autorità locale in merito alle eventuali nuove ricerche sanitarie sugli effetti della diossina sulla popolazione dell’area interessata dall’incidente Icmesa.
Che fare allora oggi?
I gruppi ambientalisti e i cittadini chiedono ai Sindaci e agli altri amministratori del territorio di
- prendere definitivamente in mano le redini della situazione e di chiedere immediatamente a ARPA di intervenire a verifica del livello di contaminazione dei terreni che dovrebbero essere interessati dal passaggio di Pedemontana al fine di poter verificare la revisione del progetto dell’autostrada evitando il passaggio della stessa in aree in cui si riscontrano concentrazioni di diossine eccedenti i livelli soglia di contaminazione;
- richiedere immediatamente a Regione Lombardia l’ampliamento del Bosco delle Querce includendo nel perimetro del Parco le aree verdi di via della Roggia a Seveso, precisando i tempi e le modalità di realizzazione di questo progetto.
Questo investimento, di cura del territorio, sarebbe un indicatore della forza con la quale i Sindaci e le Sindache si assumono la responsabilità verso una popolazione che non merita il ritorno a un passato da ricordare solo come monito per le generazioni future.  

INSIEME IN RETE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

Rassegna stampa sull'evento:

- La7 (video)
- Il Cittadino (pagina di Seveso):


- Il Cittadino web / Il Giorno / MB News:

- Il Giornale di Seregno