martedì 1 luglio 2025

Seregno e il clima che cambia

Antonello Dell’Orto accanto all’aiuola in fiore nel cortile della scuola primaria Aldo Moro a Seregno, questa primavera.

Un pomeriggio bollente, quasi irrespirabile, nel cuore del Parco Wojtyla di Seregno. Ci sediamo all’ombra di un albero con Antonello Dell’Orto, storico attivista di Legambiente Seregno, per scambiare quattro chiacchiere sul cambiamento climatico. In via Wagner, a due passi da qui, il termometro al suolo ha toccato i 50 gradi. Non è fantascienza, è la nostra realtà.

D: Antonello, ormai tutti parlano di cambiamento climatico… ma riguarda davvero anche una città come Seregno?
R: Eccome se ci riguarda. Non è più una questione lontana, roba da ghiacciai o deserti. È qui, ora. Le estati sono sempre più estreme, con giornate che sembrano forni e notti in cui non si riesce a dormire dal caldo. A questo aggiungi temporali violenti, lunghi periodi senza una goccia d'acqua… il clima sta cambiando davanti ai nostri occhi.

D: Ma a livello locale, cosa stiamo già vedendo di concreto?
R: Intanto, il verde urbano fa una fatica enorme. Parchi e giardini arrancano con queste temperature e la mancanza di pioggia. Le grandinate spaccano tetti, danneggiano le auto, rovinano i raccolti. E poi c’è l’aria: quando c’è alta pressione e tanto calore, peggiora. Questo ha un impatto sulla salute e anche sull’umore della gente. Ti senti più fragile, più in balìa degli eventi.

Giardino delle farfalle. Piazza Donatori di Sangue, Seregno

D: Quindi qualcosa possiamo farlo, anche nel nostro piccolo?

R: Assolutamente sì, e dobbiamo farlo. Piantare alberi è una delle cose più efficaci, ma serve anche cambiare mentalità. Evitare potature inutili, lasciare crescere le chiome, smettere di tagliare l’erba ogni due settimane come fosse un’erbaccia. L’erba protegge il suolo, mantiene l’umidità, ospita biodiversità. Tagliarla troppo spesso, specie dove abbiamo appena piantato alberi, può addirittura farli seccare.
E poi ci sono progetti concreti che già esistono: Legambiente Seregno, ad esempio, in pieno centro, in piazza Donatori di Sangue, ha realizzato e sta curando il Giardino delle farfalle. È una piccola oasi con fiori ed essenze scelte apposta per avere fioriture tutto l’anno. Anche se pochi lo sanno, quel giardino contribuisce a mantenere la biodiversità e a mitigare il clima in centro. E questa è una cosa importantissima, se pensiamo che tra il centro e il Parco del Meredo ci possono essere, in questo periodo, anche 7 gradi di differenza. Eppure c’è ancora chi pensa di costruire su terreni vergini… quando invece servirebbe più verde, non più cemento.

D: E chi ha solo un balcone o un giardino? Vale lo stesso discorso?
R: Certo! Ogni spazio verde conta. Anche un vaso può fare la differenza. Piantiamo fiori per api e farfalle, lasciamo crescere qualche cespuglio spontaneo, mettiamo una siepe. Ogni angolo può diventare un piccolo rifugio per la natura. È una rete fatta di tanti piccoli gesti, e ognuno può contribuire.

Esempio taglio a sfalcio ridotto. Fonte immagine: Comune di Milano

D: Una provocazione per chi storce il naso davanti all’erba alta?

R: Chi ha paura dell’erba? (ride) Davvero, perché ci dà tanto fastidio un prato verde e fiorito? Siamo diventati allergici al naturale, lo trattiamo come fosse disordine. Ma il selvatico è bellezza, è vita, è resistenza. Un prato lasciato libero non è incuria: è conoscenza, è rispetto. Magari dobbiamo solo imparare a guardarlo con occhi nuovi.

D: Da dove si comincia, allora?
R: Si comincia col guardarsi intorno. Osservare il proprio quartiere, il proprio giardino, i parchi della città. Capire che il cambiamento climatico non è solo una questione globale, ma anche molto locale. E le soluzioni, guarda caso, iniziano proprio qui. A Seregno.

D: C’è qualche esempio positivo a Seregno o nei dintorni da cui prendere spunto?
R: Certo! Ci sono scuole che hanno piantato alberi nel cortile, condomìni che stanno lasciando crescere le siepi, cittadini che hanno trasformato terrazzi in piccoli boschetti urbani. Non servono grandi risorse, serve voglia. E un po’ di fiducia nel fatto che ogni gesto ha un impatto.

D: E il Comune? Sta facendo la sua parte?
R: Ci sono segnali positivi, ma c’è ancora tanta strada da fare. Spesso mancano coraggio e visione. La transizione ecologica non può basarsi solo sulle buone intenzioni: servono piani concreti, investimenti, ma anche l’ascolto di chi vive la città ogni giorno. Noi di Legambiente ci siamo, e vogliamo continuare a dare il nostro contributo.

Uniti per fermare la Pedemontana: una grande mobilitazione per salvare il verde della Brianza


Il 4 ottobre alle ore 15:00 in Piazza Roma, a Monza, cittadini, associazioni, comitati e amministratori si riuniranno in una manifestazione pubblica per dire NO alla Pedemontana e chiedere con forza un ripensamento radicale del progetto. L’iniziativa, promossa da una rete di realtà locali impegnate nella tutela del territorio, si pone come un momento fondamentale di mobilitazione collettiva per fermare un’infrastruttura definita inutile, dannosa e costosissima.

Secondo i promotori della protesta, la nuova autostrada Pedemontana - che comporta una spesa pubblica superiore ai 5 miliardi di euro - non offre risposte concrete ai problemi di mobilità della Lombardia. Con un pedaggio che può superare i 20 euro al giorno tra Lentate e Agrate, il progetto finirebbe per servire solo pochi utenti, mentre scaricherebbe sull’ambiente e sulla collettività costi insostenibili.

Ma è soprattutto il prezzo ambientale a destare la maggiore preoccupazione: la Pedemontana andrebbe a distruggere l’ultimo grande corridoio verde della Brianza. Verrebbero compromessi il Parco GruBrìa (che perderebbe oltre un milione di metri quadrati), vaste aree naturali tra Lesmo, Arcore, Usmate, Camparda, i boschi del Parco dei Colli Briantei e il prezioso Parco Agricolo Nord Est, un baluardo per l’equilibrio ambientale del Vimercatese.

L’obiettivo immediato dell’iniziativa è bloccare l’avanzamento della tratta D-Breve e sospendere i cantieri delle tratte B2 e C, che da Lentate a Vimercate stanno già causando danni ambientali profondi e spesso irreversibili. La manifestazione vuole lanciare un messaggio forte: non è troppo tardi per fermarsi e scegliere un’altra strada.


La manifestazione del 4 ottobre rappresenta molto più di una semplice protesta: è un appello alla politica regionale affinché ascolti le esigenze reali dei territori e dei cittadini. È un’occasione per dimostrare che esiste un ampio fronte sociale che chiede una visione diversa, più intelligente, più equa e sostenibile dello sviluppo.

Gli organizzatori propongono investimenti mirati e lungimiranti nel trasporto pubblico: prolungare la metropolitana M5 fino a Monza, estendere la linea M2 fino a Vimercate, rafforzare la linea ferroviaria Carnate-Seregno e potenziare le tangenziali esistenti. Si tratta di soluzioni concrete che migliorerebbero realmente la mobilità e la qualità della vita senza distruggere il territorio.
Partecipare è fondamentale

Una grande partecipazione alla manifestazione del 4 ottobre sarà un segnale decisivo. Dimostrare che i cittadini non sono disposti a tollerare ulteriori ferite al proprio territorio è essenziale per spingere le istituzioni a cambiare rotta. Solo con un coinvolgimento attivo e visibile si può ribaltare una decisione calata dall’alto, figlia di un modello vecchio e insostenibile.

La manifestazione sarà il momento per unire voci diverse in un’unica richiesta: ripensare il futuro della Brianza partendo dalla tutela del verde, dalla partecipazione e dal buon senso. Fermare Pedemontana oggi significa costruire insieme un’alternativa migliore, davvero utile per tutti.

Ripensiamo il futuro della Brianza. Fermiamo Pedemontana.

 


 

La salute non si costruisce sul cemento. L’Ospedale di Seregno e il costo del nuovo: una lezione urbanistica per la Brianza

Area boschiva nel "Parco di Riconquista Naturale della Brianza", 2137

🚀 Cronache dal futuro (2137)
A cura del dott. Renzo L. Valgrana, Istituto per le Memorie Urbane dell’Alta Brianza - Anno 2137

Nel vasto archivio delle scelte urbanistiche compiute in Brianza durante il XXI secolo, la vicenda dell’Ospedale di Seregno occupa un posto emblematico, esempio plastico di come l’urgenza del “nuovo” abbia spesso prevalso sulla logica del riuso e sulla tutela del suolo.

Nel 2025, la comunità locale si trovò davanti a due opzioni: ristrutturare il vecchio ospedale al costo stimato di 30 milioni di euro, oppure edificare una nuova struttura ex novo per 70 milioni.[1][2]

L’ipotesi di costruire il nuovo ospedale si collocava nell’area sud-orientale di Seregno, in zone prevalentemente agricole prossime all’asse della Valassina, sebbene la localizzazione precisa non fosse stata ufficialmente definita nei documenti pubblici disponibili all’epoca.

Prevalsero le istanze di innovazione, efficienza e prestigio legate al concetto di “ospedale moderno”. Tuttavia, la decisione di costruire su suolo vergine significò sottrarre terreno agricolo, cancellare aree di biodiversità e contribuire a incrementare il fenomeno delle isole di calore, già all’epoca riconosciuto come una delle criticità ambientali più gravi per la Brianza.[3]

Già nel primo quarto del XXI secolo, l’evidenza scientifica era chiara: il verde urbano contribuisce a mitigare le temperature, ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute mentale e fisica dei cittadini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineava come la presenza di spazi verdi sia associata a una riduzione della mortalità prematura, a minori tassi di obesità e ad effetti benefici sulla salute mentale.[4]

La Brianza, nel frattempo, si trovava tra le aree a più alto consumo di suolo d’Italia. Secondo l’ISPRA, nel 2024 il consumo di suolo in Lombardia aveva raggiunto il 12,8% del territorio regionale, contro una media nazionale dell’8,6%.[5] In un simile contesto, ogni metro quadrato cementificato aveva un costo ambientale elevatissimo.

La storia fu anche segnata da un paradosso sanitario. Tra il 2060 e il 2090, il sistema sanitario italiano virò decisamente verso modelli di assistenza territoriale, domiciliare e tecnologicamente integrata.[6] I grandi ospedali monolitici divennero strutture sovradimensionate, troppo costose da gestire e in gran parte inutilizzate.

Così accadde anche a Seregno: l’ospedale nuovo, inaugurato nel 2032, entrò in crisi già verso il 2085. Nel 2102, la Regione Lombardia deliberò la sua definitiva chiusura e l’area fu destinata a interventi di rinaturalizzazione, finanziati dal Fondo Europeo per la Rinaturalizzazione Urbana.[7]

Oggi, nel 2137, su quello stesso suolo crescono boschi planiziali e prati stabili, parte integrante del Parco di Riconquista Naturale della Brianza. È un luogo dove la cittadinanza cammina, respira aria pulita e ricorda, non senza amarezza, le scelte del passato.

La vicenda dell’Ospedale di Seregno lascia insegnamenti chiari:
  • Ristrutturare è spesso meglio che costruire. Il riuso dell’esistente riduce costi economici e ambientali e garantisce maggiore resilienza.
  • Il suolo è una risorsa non rinnovabile. Una volta impermeabilizzato, non si rigenera facilmente e il danno si riverbera sul clima, sulla biodiversità e persino sulla salute pubblica.
  • Salute ambientale e salute umana sono due facce della stessa medaglia. Non si può progettare sanità senza considerare l’ecosistema in cui vive la popolazione.[8][9]
Seregno pagò un prezzo alto: circa 40 milioni di euro in più per un ospedale che visse meno di sessant’anni e un consumo di suolo di cui si continuano a pagare le conseguenze. Tuttavia, la natura ha lentamente ripreso possesso di quei terreni, restituendo alla città un nuovo equilibrio che forse, seppure tardi, ha insegnato che la salute si costruisce anche proteggendo la terra sotto i nostri piedi.

Riferimenti bibliografici

sabato 28 giugno 2025

Lambrada 2025: si parte da Verano con passeggiata e musica nella Valle del Lambro


Sarà Verano Brianza a dare ufficialmente il via, domenica 6 luglio, alla nuova edizione di Lambrada 2025, il festival diffuso che da giugno a ottobre animerà cinque comuni brianzoli (Arosio, Briosco, Carate Brianza, Giussano e Verano Brianza) con tantissimi appuntamenti tra arte, musica, spettacolo e natura.

La giornata inaugurale a Verano propone un’esperienza che unisce la scoperta del territorio alla cultura. Alle 15.00, il ritrovo è fissato presso la Chiesa Parrocchiale per la Passeggiata delle Due Chiese, un percorso che condurrà i partecipanti dalla Parrocchiale e dalla Geseta alla Valle dei Mulini, lungo il Percorso Ecologico de I Bocia, arricchito dai racconti dello storico e scrittore Marco Longoni.


Alle 17.00
, il cortile del Mulino Bistorgio si trasformerà in uno spazio di festa con il concerto “La Grecia al Mulino Bistorgio”: protagonisti il gruppo Afro’s con Vaggelis e le danze elleniche guidate dal Maestro Luciano Rovelli. Non mancheranno aperitivo e sapori tipici per un autentico momento di convivialità.

Un festival lungo cinque mesi


Quello di Verano Brianza è solo il primo di tanti appuntamenti previsti nel calendario essenziale di Lambrada 2025, un festival nato per valorizzare il territorio lungo il corso del fiume Lambro e unire comunità diverse attraverso arte e natura.

Ecco una panoramica delle principali tappe del festival:
  • Arosio Dal 13 al 21 settembre il Castello ospiterà la mostra “Architetture di carta” di Cristina Cassanmagnago. Il 14 settembre ci sarà una camminata alla scoperta delle antiche strade di Villa Romanò e, sempre lo stesso giorno, il monologo dell’attore e poeta Davide Ferrari dal titolo “Ona Tavolozza de color”.
  • Briosco – Diverse location accoglieranno eventi tra giugno e ottobre: il 15 giugno si è inaugurata la mostra “Emilio Fumagalli, un percorso d’artista”. Il 12-13-14 settembre, invece, spazio alla mostra “Suggestioni caprianesi”, mentre tra settembre e ottobre i Ronchi di Peregallo ospiteranno la mostra “Farfalle” con passeggiata e spettacolo per bambini.
  • Giussano – Il 28 agosto la Villa Sartirana ospiterà lo spettacolo musicale “Renzo e Lucia” di Francesco Magni. A settembre invece, a Villa Mazenta, la mostra dell’artista Elia Pirovano e lo spettacolo teatrale “PIPI’” con Marco Rubelli. Il 4 settembre, sempre a Villa Mazenta, ore 21 
    Spettacolo teatrale "Il paese delle facce gonfie"  di Paolo Bignami con Stefano Panzeri.
  • Carate Brianza – A settembre la Villa Cusani sarà teatro di un reading dedicato a Carlo Annoni con la partecipazione di Giovanni Santambrogio. Dal 20 al 28 settembre, sarà esposta la mostra di opere di Alberto Casiraghy, mentre il 20 settembre, alle 17.30, chiuderà la giornata un concerto del gruppo milanese TEKA-P, specializzato nella musica d’autore “alla Jannacci”.
Lambrada 2025 è realizzata in collaborazione con i comuni coinvolti, il Parco Regionale della Valle del Lambro, la Provincia di Monza e Brianza e diversi partner istituzionali e privati. Tutte le informazioni dettagliate, con eventuali aggiornamenti, sono disponibili sui canali social Lambrada e tramite QR code sui materiali promozionali.

Un invito, dunque, a camminare lungo il fiume Lambro per lasciarsi sorprendere da emozioni in corso!

Diossina e misteri in autostrada: Pedemontana, la bonifica col silenziatore


Dietro i cantieri della Pedemontana Lombarda, lungo la tratta B2, si cela non solo la diossina sepolta nei terreni, ma anche un velo di opacità che rende difficile sapere davvero cosa accade sotto le ruspe. Ottenere informazioni sui lavori di bonifica, sui dati analitici e sui piani di smaltimento sembra, per associazioni e gruppi civici, una corsa a ostacoli fatta di documenti negati, risposte parziali e silenzi istituzionali.

Sinistra e Ambiente Meda, Legambiente Seveso, Seveso Futura, Passione Civica per Cesano, Altra Bovisio, Comitato Ambiente Bovisio e Cittadini per Lentate - tutte realtà impegnate a vigilare sul destino dei territori segnati dal disastro Icmesa - denunciano come la trasparenza promessa resti troppo spesso solo una parola. Nonostante la loro presenza nel Tavolo Permanente sulla Bonifica, molte informazioni vengono comunicate in ritardo o solo su esplicita richiesta di accesso agli atti, costringendo i cittadini a “scavare” quasi quanto gli escavatori in cantiere per ottenere chiarezza.

Il lavoro capillare di raccolta e analisi dei dati è stato compiuto proprio da queste associazioni, e di seguito riprendiamo e raccontiamo quanto hanno ricostruito sulla bonifica da diossina lungo la tratta B2 della Pedemontana.

Una delle aree sottoposte a bonifica

Criticità sulla trasparenza
 
Il principale nodo è la mancata consegna tempestiva di dati fondamentali. In particolare:
  • Risultati delle analisi chimiche di Caratterizzazione in Banco: Pedemontana ha comunicato che saranno pubblicati sul sito ufficiale solo entro la fine di giugno 2025, cioè a bonifiche già in gran parte concluse su molti lotti.
  • Piano degli Smaltimenti: negato alle associazioni perché contenente “dati sensibili sull’organizzazione di cantiere e sugli operatori”, e quindi riservato agli enti territoriali. Una motivazione contestata dalle associazioni, che ritengono la trasparenza un diritto imprescindibile.
Nonostante gli ostacoli, le associazioni e i gruppi civici hanno reperito e analizzato numerosi documenti, illustrando lo stato delle bonifiche in corso nei vari comuni interessati.

LA SITUAZIONE LOTTO PER LOTTO


Di seguito, una ricostruzione ordinata per comune e progressivamente per numero di lotto, basata sui dati emersi.

Comune di Seveso

Seveso. I lotti 2 e 2A

LOTTO 2 - Aree 6, 7, 8, 26B (via della Roggia)
  • Superficie: 5.854 mq
  • Volume asportato: 1.375 mc (pari a 2.160 tonnellate)
  • Profondità scavo: Top Soil (20 cm) su aree 6-7-8, fino a 1,20 m su area 26B
  • Diossine riscontrate: 11,9 - 92,76 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti (Tecnoinerti di Ghedi o Eredi Compagnia Nazionale di Cazzago S.M.)
LOTTO 2 - Aree 9B e 13 (via della Roggia)

Seveso: lotti 9B e 13
  • Superficie: 10.000 mq
  • Volume asportato: 1.932 mc (pari a 3.462 tonnellate)
  • Diossine riscontrate: 12,37 – 99,72 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti
  • Nota: l’area 9B coincide con la zona prevista per la futura vasca di laminazione al servizio dell’autostrada.
LOTTO 2A - Aree 14 e 28 (via dei Vignee)
  • Superficie: 11.000 mq
  • Volume asportato: 5.559,5 mc (pari a 10.007 tonnellate)
  • Profondità contaminazione: top soil (20 cm) area 14, fino a 50 cm area 28
  • Diossine riscontrate: 9,93 – 27,63 ng/kg (con un picco oltre 100 ng/kg nella cella D1 intermedio)
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (ad eccezione cella D1)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti, salvo la porzione oltre soglia destinata a discarica per rifiuti non pericolosi
Stato generale a Seveso:
Non risulta ancora depositata documentazione relativa ad altre aree di intervento del Lotto 2 e Lotto 2A.

Comune di Cesano Maderno

LOTTO 3 - Aree SC64 e SC64.2

  • Superficie complessiva: 4.910 mq
  • Volume asportato: 982 mc
  • Diossine riscontrate: 33 – 92 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti (Servizi Srl tra Marano Vicentino e Thiene)
  • Nota: il Lotto 3 comprende in totale 25 aree sorgenti e 38 celle, ma per ora sono disponibili solo i dati di queste due aree.
LOTTO 3A - Aree 19A e 33 (via del Serraglio/Beato Angelico)

  • Superficie: 9.318 mq
  • Volume asportato: 4.320 mc (pari a 7.700 tonnellate)
  • Diossine riscontrate: 29,1 – 135,9 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti o per rifiuti non pericolosi a seconda dei valori specifici per cella
  • Approfondimenti: ARPA ha eseguito prelievi in contraddittorio (22 maggio 2025) su fondo scavo e pareti (totale oltre 60 campioni). Su alcune celle sono stati riscontrati anche superamenti per idrocarburi policiclici aromatici, comunque rimossi e smaltiti come rifiuto non pericoloso.
LOTTO 5 (via Alessandro Manzoni)

  • Superficie: 512,5 mq
  • Volume asportato: 102,5 mc
  • Diossine riscontrate: inferiori a 10 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti (Servizi Srl Marano Vicentino/Thiene)
LOTTO 6 (via Filippo Turati)

  • Superficie: 1.956 mq
  • Volume asportato: 391 mc
  • Diossine riscontrate: max 25 ng/kg
  • Classificazione: Rifiuto non pericoloso (CER 17.05.04)
  • Destinazione rifiuto: Discarica per inerti (Servizi Srl Marano Vicentino/Thiene)
Stato generale a Cesano Maderno:
  • Sul Lotto 3 manca ancora documentazione per numerose aree.
  • Sul Lotto 6 non risultano ancora programmati i collaudi ARPA per i campioni di fondo scavo.
Normativa di riferimento

I limiti per stabilire la destinazione del terreno scavato sono:
  • Disc. inerti: ≤100 ng/kg per PCDD/PCDF
  • Disc. rifiuti non pericolosi: ≤2.000 ng/kg
  • Disc. rifiuti pericolosi: ≤10.000 ng/kg
Tutti i valori riscontrati, salvo casi puntuali (come la cella D1 nel Lotto 2A), restano largamente sotto la soglia dei 2.000 ng/kg e vengono quindi gestiti come rifiuti non pericolosi.

Situazione generale

Rimangono ancora incompleti:
  • cantieri sui Lotti 1 e 4
  • dati di dettaglio su ulteriori aree di Lotto 2 e 2A
Le associazioni dichiarano di voler continuare a monitorare la situazione, chiedendo più trasparenza e una pubblicazione tempestiva dei dati, fondamentali per tutelare la salute pubblica e l’ambiente lungo il tracciato della futura autostrada.

venerdì 27 giugno 2025

Pedemontana, polveri e scavi: a Lissone la qualità dell’aria è fuori dal Comune


Si è acceso il dibattito ieri sera in Consiglio comunale a Lissone sulla mozione presentata dal Comitato Difesa Territorio, sostenuta da Vivi Lissone, Listone e Partito Democratico, per chiedere l’installazione di una centralina per il rilevamento della qualità dell’aria in zona Santa Margherita, tra scuole, asilo e oratorio.

La richiesta nasce dalla preoccupazione legata al futuro trasporto, movimentazione e stoccaggio di terre provenienti dagli scavi della Pedemontana, destinati a occupare aree sempre più estese lungo via Edison, ben oltre quelle già esistenti vicino alla scuola Rodari.


La domanda che molti cittadini si pongono è semplice: cosa respireremo quando questi lavori prenderanno il via, giorno e notte?

La maggioranza che guida il Comune ha però risposto che non servono nuove centraline, perché “gli strumenti di monitoraggio esistono già” e i dati possono essere scaricati dal sito di Pedemontana.

Peccato, osservano i proponenti, che le centraline esistenti si trovino a Monza, Vimercate, Lesmo e Cesano, dunque non forniscono dati specifici sul territorio lissonese, quello che sarà direttamente interessato dalle attività legate agli scavi.

In più, chi consulta il sito https://www.sit.pedemontana.com/ non trova dati relativi alle polveri sottili (PM10), ma soltanto informazioni su rumore e vibrazioni.


La mozione, dunque, è stata respinta, lasciando il timore che Lissone dovrà fare affidamento su rilevazioni non locali per capire la qualità dell’aria nei prossimi mesi e anni.

Per ora, chi vuole sapere se l’aria a Lissone è pulita, dovrà guardare i dati… degli altri Comuni.

 

Aggiornamento / Riceviamo e pubblichiamo

a cura di Giacomo Mosca
 
Un consiglio comunale importante quello di ieri a Lissone. Cosa è emerso? 

🔴 La qualità dell'aria a #santamargherita e a #bareggia è a rischio per le attività dei cantieri di pedemontana 

🔵 Ad oggi non esiste un monitoraggio della qualità dell'aria nelle zone di cantiere 

🟢 Nonostante ciò l' Amministrazione comunale ha rifiutato la nostra proposta di richiedere un'immediata installazione di centraline per il controllo della qualità dell'aria nelle vie circostanti il cantiere 

Perché si rifiutano di fare un qualcosa che sarebbe di semplice buon senso❓

Per disinteresse? Per incapacità? Perché la proposta è arrivata dal nostro Comitato che da sempre è in prima linea per il no a pedemontana ? 

Ognuno dia la sua risposta. Nel frattempo nessuno conosce se l'aria che respiriamo è nei limiti di legge.

Qui il video del consigliere comunale Luca De Vincentis che racconta il consiglio comunale di ieri.
 

giovedì 26 giugno 2025

Il silenzio del rumore: via Cadore a Seregno si salverà dal traffico di attraversamento?

Hausfriede, ceramica (particolare) di Maria Schwamberger-Riemer, 1959. Fonte immagine: Wikipedia

“Il silenzio del rumore / delle valvole a pressione / i cilindri del calore / serbatoi di produzione...”


Così cantava Franco Battiato, descrivendo un mondo in cui il rumore della macchina industriale è talmente pervasivo da diventare silenzio interiore, assenza di alternativa, abitudine.

Dopo aver segnalato con soddisfazione l’eliminazione della rotonda a sud del Parco del Meredo (leggi qui), abbiamo ricevuto una lettera da una cittadina del quartiere Ceredo. Il quadro che ne emerge - fatto di traffico pesante, rumore costante e senso di abbandono - richiama quel mondo descritto da Battiato, dove il rumore diventa la norma. Ma a differenza della rassegnazione evocata nella canzone, qui a pesare è anche il silenzio dell’amministrazione, che la cittadina non accetta e denuncia con forza.

Riportiamo le sue parole:

    "Buongiorno, vi chiedo se siete a conoscenza che, provenienti da via Indipendenza (Meda), arrivano e attraversano via Cadore, in entrambi i sensi di marcia, innumerevoli camion al giorno, carichi di terra (scoperti). Come mai non si immettono in via Wagner? Sapevo che non sono autorizzati a venire su via Cadore.
    Qui in via Cadore siamo molto bistrattati: nessuna deterrenza contro la velocità, alto numero di mezzi, nessun asfalto insonorizzante (asfalto messo solo fino alle scuole di via Tiziano, alla vigilia della rielezione del sindaco). Il rimanente tratto non interessa a nessuno. Ah sì, interessa solo a Pedemontana. Il livello di inquinamento, sia acustico che atmosferico, è altissimo. Grazie, cordiali saluti."


Il quadro che emerge è quello di una strada dimenticata, attraversata ogni giorno da mezzi pesanti, rumorosi e spesso non coperti, in un contesto urbano che dovrebbe essere tutelato. Polveri, rumore e traffico si sommano alla percezione - forte - di essere stati abbandonati dalle istituzioni.

Al momento non risulta chiaro se esista un divieto formale al transito dei mezzi pesanti in quel tratto. Ma il dubbio sollevato è legittimo e richiederebbe un chiarimento ufficiale da parte del Comune.

P.U.T. Seregno. Le opere di mitigazione previste su Via Cadore, incompatibili con l'innesto della tangenzialina di Pedemontana

È bene ricordare che il Piano Urbano del Traffico (PUT) di Seregno prevede una trasformazione proprio per via Cadore, con l’intento di renderla una strada a traffico moderato, più sicura e vivibile per chi ci abita. Ma questa visione si scontra con il progetto della Tangenziale Meda Sud - Seregno, che prevede uno sbocco proprio su via Cadore tramite una nuova rotonda. Il rischio è che la strada, invece di essere alleggerita, venga ulteriormente congestionata.

PGT di Meda che evidenzia la rotonda della tangenziale di Pedemontana nel Comune di Seregno

Nel dibattito ormai pluriennale attorno alla Tangenziale, il nostro blog ha sempre mantenuto una posizione chiara e coerente: contrarietà alla sua realizzazione, almeno per come è stata concepita. Non per ideologia, ma per una lettura concreta del territorio, dei suoi bisogni reali e delle sue fragilità.

Abbiamo da subito segnalato l’impatto devastante che l’opera potrebbe avere sul Parco del Meredo e sul quartiere del Ceredo, che rischia di diventare il terminale di un traffico pesante crescente.

In questo contesto, colpisce la differenza tra i due Comuni interessati: Meda difende il proprio territorio, ottiene modifiche e protezioni, mentre Seregno resta silente. Un silenzio che pesa e che, nei fatti, lascia via libera a decisioni prese altrove, ma che ricadono direttamente sui quartieri seregnesi.

La cittadina che ci ha scritto ha segnalato anche ad ARPA Monza la questione dell’inquinamento acustico. L’Agenzia ha risposto inviando una PEC al Comune di Seregno. Eppure, nessuna risposta, nessun segnale concreto.

In un altro messaggio, ci confida: “È una battaglia di una singola cittadina contro dei giganti.” Una frase che fa riflettere. Ma non dovrebbe essere così.

Questo caso mette in evidenza la necessità di un monitoraggio attivo, di una maggiore attenzione da parte dell’amministrazione, e di un coinvolgimento reale dei comitati di quartiere. Via Cadore non è solo una strada: è un luogo di vita, con case, scuole, famiglie. Non può essere sacrificata nel nome di un’infrastruttura calata dall’alto.

Accendere i riflettori su ciò che sta accadendo è un dovere. E Brianza Centrale continuerà a farlo.