martedì 31 agosto 2010

Il verde Vitale di Desio

E' passato solo qualche giorno da quando su questo blog proponevamo all'amministrazione comunale di Desio la realizzazione di un Plis per salvaguardare le aree verdi ed agricole ancora libere - in modo da mettere in comunicazione i due parchi sovraccomunali contermini, del Grugnotorto Villoresi e della Brianza Centrale - che sul Giorno del 30 agosto scorso l'assesore all'urbanistica Michele Vitale propone una cintura verde intorno alla città per salvaguardare l’ambiente.

In particolare l'intenzione del Comune sarebbe quella di confermare la Dorsale Verde Nord Milano nel suo territorio. L'assessore afferma inoltre che si starebbe "battendo in ogni modo per salvaguardare i terreni agricoli e lasciare corridoi ecologici".

Pur esprimendo soddisfazione per le "nuove" intenzioni dell'amministrazione desiana desidereremmo che l'assessore Vitale chiarisse alcuni punti.

Dorsale Verde Nord e Parchi contigui (zona Desio)

Innanzitutto va precisato che nella zona nord di Desio praticamente tutte le aree libere erano state incluse nel progetto della Dorsale Verde promosso dalla Provincia di Milano e probabilmente confermato dalla nuova Provincia di Monza e Brianza.


Purtroppo nel nuovo PGT di Desio una delle aree di maggior pregio fra tutte quelle presenti nel territorio comunale - zona agricola di Cascina San Giuseppe, per altro contigua ai confini meridionali del Plis Brianza Centrale - è stata sacrificata per favorire nuove cementificazioni.

Come si concilia questa decisione con la decantata protezione delle aree verdi?

La zona nord di Desio risulta anche essere una tra le più fragili di tutta la Dorsale Verde e della Rete Ecologica Regionale in quanto già molto compromessa da fenomeni di frammentazione del tessuto agricolo e dall'interruzione della continuità provocata della SS36 Superstrada Milano-Lecco, per non parlare poi - come del resto ricordato dall'assessore Vitale - dal prossimo compromettente avvento sulle stesse aree della Pedemontana.

Ricordiamo anche che le zone in questione rientrano nella proposta di un nuovo Parco Regionale del Nord Milano e della Brianza centro-occidentale promossa dai docenti universitari Arturo Lanzani, Paolo Pileri, Stefano Bocchi, Emilio Padoa Schioppa e Marco Frey.

E' disposto, quindi, l'assessore Vitale a sostenere l'istituzione di un nuovo PLIS, o meglio l'allargamento dei due parchi contermini, nel rispetto della Dorsale Verde integrata dal PGT?

Per ultimo - assessore Vitale - ci può dire contro chi "si sta battendo per salvaguardare i terreni agricoli e i corridoi ecologici"?

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Da "Il Giorno" del 30/08/2010
Desio, una cintura verde intorno alla città per salvaguardare l’ambiente
La dorsale collegherà il parco del Grugnotorto a quello dell’Adda nord

articolo di Alessandro Crisafulli

UNA CINTURA VERDE su tre lati del perimetro cittadino. A dispetto delle reiterate accuse del centrosinistra di fare la “politica del mattone”, il centrodestra di Desio rilancia il tema della salvaguardia del verde con un importante documento che è in fase di definizione e verrà inviato entro il 20 settembre alla Provincia di Monza e Brianza, per la realizzazione del Piano territoriale di coordinamento provinciale. Si tratta del “disegno” in cui vengono definite le aree agricole di rilevanza strategica, quelle da difendere e valorizzare sotto il profilo ambientale. L’importante decisione del Comune è quella di confermare la dorsale verde del Nord Milano (qualche anno fa definita ma poi mai approvata dall’allora Provincia di Milano) destinata a unire il Parco del Grugnotorto con il Parco dell’Adda Nord. Che per il territorio desiano significa “blindare” a verde il lato sud, quello ovest e, solo in parte, quello nord. Perchè solo in parte? Perchè qui passerà la Pedemontana, che non è certo poco.

«LE SCELTE URBANISTICHE positive degli anni scorsi hanno permesso a Desio di creare un corridoio verde al nord del suo territorio - dice l’assessore Michele Vitale, mostrando la mappa della città con l’evidente cintura verde - purtroppo però adesso Pedemontana, visto che è l’unico varco libero disponibile, ha deciso di passare di là. Comunque noi ci stiamo battendo in ogni modo per salvaguardare i terreni agricoli e lasciare corridoi ecologici».A questo proposito il documento predisposto con ulteriori osservazioni al progetto è costellato di richieste per tenere libere aree verdi, anche di pregio da tutto il sistema infrastrutturale previsto. «Non solo - aggiunge l’assessore Vitale - faremo sforzi per garantire varchi verdi anche laddove ci sono terreni edificabili, per evitare la discontinuità». Una volta terminati i passaggi in Comune, il documento verrà inviato all’attenzione della Provincia, alla quale spetta l’ultima parola e può decidere di avallare o meno le scelte dell’Amministrazione, anche in base alla visione strategica complessiva dell’intero territorio provinciale. Dal canto loro, invece, le associazioni ambientaliste desiane (in primis Alternativa Verde per Desio e i locali referenti di Legambiente) e sovracomunali hanno sempre definito il Pgt desiano «ad alta insensibilità paesaggistica», evidenziando ad esempio le aree diventate edificabili nella zona di pregio di San Giuseppe.

«SIAMO E RIMARREMO uno dei Comuni della Brianza con maggiore disponibilità di verde, questo è certo», chiude l’assessore Vitale. L’Amministrazione, infatti, ha sempre difeso le scelte già delineate durante la fase di realizzazione del Piano di governo del territorio, sottolineando quelle in difesa dell’ambiente. Mentre dall’altra parte è stata dura la battaglia del centrosinistra, che aveva anche promosso e sostenuto un Comitato intitolato “Più Desio meno cemento”.


lunedì 30 agosto 2010

Seregno: vandalizzate le serre di Legambiente

Gravi danni alle serre del Centro di Educazione Ambientale di Legambiente, situate all'interno del Parco 2 Giugno di Seregno. I vandali si sono accaniti contro le pareti in policarbonato e le attrezzature contenute nelle serre.

Il Centro di Educazione Ambientale “La filiera del biologico” è utilizzato prevalentemente dai volontari di Legambiente per organizzare corsi di giardinaggio indirizzati ai bambini delle scuole materne e primarie.

Il Centro era stato citato all'interno della guida "Dorsale Verde Nord", Maggioli Editore, con la seguente descrizione: "... si possono apprezzare i prodotti dell’orto e delle api allevati col metodo biologico. Nell’ambiente suggestivo del Parco “2 Giugno” si possono riscoprire i sapori delle verdure appena colte e del miele del favo. Un luogo dove adulti e bambini possono vivere momenti di animazione ed educazione al rispetto della natura. Una immancabile tappa ove riposarsi all’ombra del vecchio melo condividendo la compagnia dei volontari di Legambiente".

Il blog Brianza Centrale esprime tutta la propria solidarietà per il vile atto subito dagli amici di Legambiente Seregno.

Leggi anche: Seregno: gestire l'orto comune con Legambiente

domenica 29 agosto 2010

Vimercate - Il ritorno della patata "bianca" di Oreno

L'area di produzione della patata bianca di Oreno (Vimercate)

Giovedi 9 settembre 2010
- ore 21.00
Presso il TeatrOreno, di via Madonna 14 a Vimercate (frazione Oreno)

Presentazione dei primi risultati del progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio varietale della patata di Oreno (solanum tuberosum), risorsa alimentare e culturale della Brianza.

Il Parco della Cavallera, Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Brianza orientale, nel corso del 2010 ha dato seguito e continuità ad un progetto di recupero e valorizzazione della coltivazione delle patate in ambito locale (varietà ”Biancona - Bianca di Como"), avviato nell’anno 2008 con la richiesta di riconoscimento della "Patata di Oreno" quale prodotto agroalimentare tradizionale della Regione Lombardia, conclusasi con esito positivo nell’aprile 2009 con la V revisione degli elenchi regionali.

Grazie al sostegno del Settore Agricoltura della Provincia di Monza e Brianza ed alla collaborazione del Dr. Massimo Angelini del Consorzio della Quarantina (GE), sono stati messi a dimora piccoli quantitativi di "tuberi seme" forniti a cura del Consorzio stesso, detentore della varietà "Biancona" ormai smarrita nel territorio brianzolo.

ll lavoro di selezione, riproduzione e coltivazione ha visto impegnati in questi mesi sia i coltivatori del Parco della Cavallera, sia alcuni agricoltori della montagna lariana, nell’ottica dello sviluppo di una futura filiera tra produttori di patate da seme, da ottenere in aree montane, e patate da consumo, da coltivare nelle zone di pianura, in particolare quelle incluse nell’area del Parco, ad elevata vocazionalità pedo-climatica e storica.

La Sagra della Patata, tradizionale appuntamento biennale che si svolge a Vimercate, in uno dei Comuni del Parco della Cavallera, rappresenta il momento ideale per la diffusione e la divulgazione dei risultati fino ad ora raggiunti.

sabato 28 agosto 2010

Lambro: occorre investire su fognature e collettori

Legambiente: è inconcepibile che il fiume sia sotto scacco ad ogni malfunzionamento dei collettori.

Il fatto che lo sversamento di liquami nel Lambro, avvenuto lo scorso 26 agosto 2010, sia stato dovuto - come pare - ad un evento accidentale come l'ostruzione di un collettore, e non ad un atto criminale, non rassicura Legambiente. Quanto accaduto rappresenta una grave spia dello stato in cui versa il sistema di fognature e collettori lungo il corso d'acqua. Un quadro scoraggiante, anche perchè, a fronte di episodi gravi come quello di giovedì scorso, è considerato fisiologico il fatto che ad ogni temporale gli scolmatori di piena scarichino direttamente nel fiume acque non depurate, che invece dovrebbero essere trattenute in apposite vasche volano.

"Noi non ci rassegnamo a convivere con un fiume che è una delle grandi vergogne nazionali: il risanamento del bacino Lambro-Seveso-Olona deve entrare nell'agenda delle priorità di Regione Lombardia e degli enti locali - dichiara Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia - E' necessario attivare l'immenso cantiere della riqualificazione, realizzando le opere di depurazione mancanti, adeguando quelle esistenti, e soprattutto intervenendo sulle reti scolanti delle utenze civili e industriali. I soldi per farlo ci sono, perchè la depurazione delle acque è contemplata dalle tariffe idriche, si tratta di pianificare e attuare i conseguenti interventi, senza aspettare il 2015, anno in cui inevitabilmente interverranno le sanzioni dell'Unione Europea per mancato rispetto della direttiva 2000/60 sulle acque."

Leggi anche: Nuova emergenza inquinamento dopo la rottura di collettore della fogna

venerdì 27 agosto 2010

Nero Lambro

Ieri pomeriggio nuovo sversamento di sostanze inquinanti nel Lambro. A causare i problemi, il collettore di Briosco andato in tilt. Grossi quantitativi di liquami sono finiti dalla rete fognaria direttamente nel fiume (guarda il video).
Grosso lavoro per i vigili del fuoco e per gli spurghi inviati sul posto.
Il Lambro all’altezza di Agliate, frazione di Carate Brianza ha una colorazione nerastra (guarda il video).

Leggi anche:
- Lambro: il fiume cementificato
- Lambro: paura inquinamento, poi è solo un guasto al collettore (MB News)

giovedì 26 agosto 2010

Desio, Pedemontana e le "proposte" fuori tempo massimo

Pubblichiamo di seguito un articolo apparso su "Il Giorno" di ieri seguito da un ns. commento.

Desio - Il Comune detta le sue condizioni per arginare la Pedemontana
di Alessandro Crisafulli - 25 Agosto 2010

OTTO PUNTI «chiave» - dalle barriere antirumore al prolungamento delle gallerie, dall’esenzione del pedaggio per i desiani alla riduzione del parcheggio dell’area di servizio - per aprire le porte a un unico obiettivo: ridurre l’impatto dell’autostrada sul territorio, salvaguardando i cittadini e, per quanto possibile, il verde e l’ambiente. L’Amministrazione comunale di Desio tornerà di nuovo alla carica con Pedemontana per cercare di limitare gli inevitabili disagi che la nuova infrastruttura porterà in città, visto che il progetto prevede qui non solo il tracciato ma anche una maxi area di servizio e un maxi svincolo. Anche durante la pausa estiva, il Comune, attraverso la commissiona urbanistica, ha lavorato sodo per arrivare a delineare un documento di tre pagine, con una serie di richieste che verranno discusse il 2 settembre in un incontro con i vertici della società concessionaria.

«PEDEMONTANA si è mostrata disponibile a valutarle nonostante siamo fuori tempo massimo - sottolinea l’assessore al Territorio Michele Vitale del Pdl, che si sta occupando ininterrottamente della questione insieme al nuovo direttore del Settore tecnico, l’architetto Luigi Fregoni - e noi siamo fiduciosi che vengano, almeno in parte, accolte. Le riteniamo tutte proposte intelligenti e sostenibili sotto il profilo economico, che ridurrebbero il consumo di suolo, rendendo ancora più funzionale il tutto». Ieri pomeriggio il documento ha fatto un passaggio in Giunta. Tra le righe viene ribadito anche il parere favorevole all’ipotesi di non realizzare il nuovo centro direzionale della Pedemontana, ma di insediarlo nella Torre del Polo Tecnologico, «a quanto pare la loro intenzione - dice al proposito il sindaco Giampiero Mariani - è di rinunciare alla nuova costruzione: non sappiamo però se insedieranno gli uffici nella Torre o se si accontenteranno delle altre due sedi che hanno altrove. Per noi, se si risparmia suolo è positivo».

Fra le proposte ecco quella già caldeggiata in particolare dalla Lega Nord di esonerare i desiani dal pagamento del pedaggio nella tratta cittadina. Poi barriere antirumore lungo il tratto della Valassina interessato dall’intersezione con Pedemontana; il prolungamento o la realizzazione di tratti in galleria (da via Per Cesano all’area di servizio; da quest’ultima alla rotonda di via Mazzini; dalla rotonda di via Guido Rossa a quella di via Filippo da Desio); il ricompattamento del sistema di viabilità di accesso allo svincolo di Desio; l’inserimento di nuove opere di mitigazione come la «tangenziale ovest»; un sistema di piste ciclabili nel verde.

Commento:

Dopo aver letto l'articolo del Giorno ci siamo chiesti dov'erano il sindaco Mariani e l'assessore Vitale quando è stato approvato l'attuale PGT di Desio e quando Pedemontana presentava il progetto della nuova autostrada che, ricordiamo, è già stato approvato definitavamente.

Presentare osservazioni (in parte condivisibili) "fuori tempo massimo" ha tutta l'aria di voler "sviare" l'attenzione dagli attuali problemi che l'amministrazione di Desio sta attraversando.

Ridicola, poi, la proposta di esonerare i desiani dal pagamento del pedaggio nella tratta cittadina. La proposta era già stata presentata da più parti e bocciata dagli amministratori provinciali.

Se l'amministrazione desiana ha veramente a cuore la riduzione del consumo del suolo incominci col tutelare, mediante la definizione di un Plis, le aree ancora libere per mettere in comunicazione i due parchi sovraccomunali contermini, del Grugnotorto-Villoresi e della Brianza Centrale (vedi immagine sotto).


Leggi anche, su questo blog:
- Un nuovo parco regionale tra il Nord Milano e la Brianza Centrale
- Desio: uno svincolo da 45 ettari
- Desio: un PGT ad alta insensibilità paesistica
- Lissone e Desio, comuni senza parchi

Le immagini, dall'alto verso il basso:
- Rendering dell'area di servizio di Desio
- Pianta dell''area di servizio di Desio
- Il maxi-svincolo di Desio
- Viale alberato in prossimità della Villa Buttafava
- Pianta di Desio (in grigio le aree di possibile collegamento tra i Plis Grugnotorto e Brianza Centrale)


mercoledì 25 agosto 2010

Pedemontana fa gola alle cosche

(Dal sito dalpolonord.it che vi invitiamo a visitare).

Lo scorso 2 agosto è partita ufficialmente la procedura, bandita in giugno, per assegnare i primi lavori di sbancamento e movimentazione terra. L'obiettivo è realizzare entro il 2014 - e quindi in tempo per l'Expo del 2015 - l'autostrada "Pedemontana" che lambendo le Prealpi lombarde collegherà la provincia di Bergamo, e quindi l'autostrada A4, con Malpensa, by-passando il nodo milanese e dando sfogo ad un'importantissima via di transito. Il problema, però, sta nel fatto che anche la criminalità organizzata ha già adocchiato l'opera, soprattutto per i guadagni che se ne possono fare: sul piatto, infatti, ci sono oltre 2 miliardi di euro per gli appalti.

Secondo un'informativa del comando dei carabinieri di Monza - documento che è stato alla base delle misure di custodia cautelare che lo scorso 13 luglio hanno portato al maxiblitz contro la 'ndrangheta in Lombardia - proprio l'autostrada "Pedemontana" o meglio la futura spartizione degli appalti legati ad essa, sarebbero stati argomento di un summit messo in piedi nel milanese e presieduto da una serie di "mammasantissima", sia lombardi che in arrivo appositamente della Calabria. In una riunione, mascherata da normalissima serata conviviale, avvenuta presso il ristorante "Il Peschereccio" di Bollate, il 19 novembre del 2008, allo stesso tavolo erano seduti con certezza: Vincenzo Mandalari, capo locale di Bollate (tra gli arrestati del 13 luglio scorso ma attualmente latitante), Pietro Francesco Panetta, capo locale di Cormano, sempre nel milanese, e Pietro Oppedisano, personaggio di grande spessore nella gerarchia della 'ndrangheta. Si tratta infatti del fratello di Michele Oppedisano, superboss di Reggio Calabria e nipote di Domenico, capo incontrastato della "Provincia", l'organo che dal versante Ionico della Calabria controlla l'intero ramificarsi delle cosche nell'Italia del nord.

Pietro Oppedisano era arrivato in stazione Centrale a Milano il 15 novembre del 2008; ad accoglierlo, ben mescolati tra le centinaia di passeggeri che tutti i giorni affollano lo scalo milanese, uno stuolo di "compari" ossequiosi che avevano fatto a gara per essere i primi a stringere la mano al boss appena arrivato dalla Calabria. «Dalle risultanze investigative - scrivono i carabinieri - è emerso che la principale motivazione che ha portato il predetto in Lombardia è legata agli interessi connessi alla distribuzione degli appalti relativi ai lavori dell'autostrada "Pedemontana"». Ma non solo. Oppedisano era giunto al nord per sanare pure la spaccatura tra le 'ndrine seguita all'omicidio di Carmelo Novella, avvenuto pochi mesi prima, e che aveva creato un preoccupante vuoto di potere, essendo stato eliminato il massimo esponente della 'ndrangheta in Lombardia. Probabilmente, il boss sbarcato da Rosarno avrebbe appoggiato la candidatura di Cosimo Barranca, capo locale di Milano, in sostituzione di Novella.

I carabinieri, come già sottolineato, puntano il dito però sull'interesse delle cosche per gli appalti miliardari legati alle opere pubbliche in programma, evidentemente avendo chiare evidenze di ciò. E questo già due anni prima che i lavori della Pedemontana prendessero il via. Altri particolari gli inquirenti non se li lasciano sfuggire: le indagini sono ancora in corso. Anche per i compari la trattativa era solo all'inizio. Mandalari in una conversazione telefonica intercettata chiede a Panetta quando partirà Pietro (Oppedisano) per tornarsene in Calabria. "Pietro adesso non parte - risponde Panetta - perché sta salendo il fratello Michele". Mandalari ribatte: "Noi dobbiamo parlare con Michele allora. Michele sa di più di Pietro..." Ancora Panetta: "Tenete contro che Michele ci tiene più per qua!" Intendendo con questo che per Michele Oppedisano guadagnarsi lavori ed appalti al nord era molto importante.

Dopo gli arresti del luglio scorso è probabile che i piani della 'ndrangheta si siano rallentati ma certo non interrotti. L'interesse per la Pedemontana rimane sempre vivo!




Brianza Centrale consiglia la lettura del libro "Polo Nord: La nuova terra dei padrini del Sud".


Il volume è disponibile al prestito presso le biblioteche di Desio, Meda e Seregno.


Le foto sono tratte dal sito di Pedemontana Lombarda.

lunedì 23 agosto 2010

Pedemontana: cercansi soci e capitali

Primi passi verso l'ingresso di nuovi soci in Pedemontana Lombarda. Nel corso dell'ultima riunione il Cda della societa', controllata da Milano Serravalle (68%), ha deliberato l'aumento del capitale sociale da 95 a 115 mln, gia' eseguito, e una seconda ricapitalizazione da 18 mln da chiudere entro aprile.
Riguardo questa seconda operazione di rafforzamento, si legge in un articolo di MF, e' stato espressamente previsto che le azioni di nuova emissione possano essere collocate anche presso terzi, con l'assenso dei soci a non esercitare in tutto o in parte i rispettivi diritti di opzione. Per quanto riguarda la prima tranche dell'aumento da 20 mln, tutti i soci hanno fatto la propria parte a eccezione di Par.Cop, che deteneva l'1% e che ha rinunciato ai diritti scendendo allo 0,83%. La diluizione ha portato a un piccolo arrotondamento delle quote degli altri azionisti della societa': Serravalle e' passata al 68,12%, Biis al 6,01%, Equiter al 20,03% e Ubi al 5,01%, mentre il capitale sociale e' stato portato a 114,8 mln invece dei 115 mln inizialmente previsti. Si tratta comunque di una salutare iniezione di risorse per la societa' guidata dall'a.d. Salvatore Lombardo, visto che non si hanno ancora notizie del prestito ponte da 250 mln che avrebbe dovuto permettere alla societa' di tirare avanti per tutto il 2010, avviando il progetto infrastrutturale prima della firma del maxi prestito da 3 mld previsto dal piano finanziario.

Fonte: Yahoo Finanza

Commento:
Meno male che in un recente comunicato la Società Pedemontana Lombarda affermava che: "il grande finanziamento bancario è in fase di chiusura con il supporto delle maggiori banche italiane ed internazionali esattamente nei tempi previsti rispetto agli appalti già aggiudicati e da aggiudicare".

domenica 22 agosto 2010

Lambro: il fiume cementificato

di Matteo Colaone
(Associazione Domà Nunch - Moviment econazional de l'Insubria)

I fiumi d'Insubria esondano? Non-notizie che coprono altre realtà.

L'ignoranza e il disinteresse per i meccanismi che regolano l'ecosistema sono la prima causa dei cosidetti 'disastri naturali'. Ma sono veramente disastri, o giuste risposte ad azioni sbagliate perpetuate per decenni? Nella Repubblica Italiana (dove il 30% della popolazione scarica i rifiuti liquidi nelle acque), ogni volta che una piccola o grande catastrofe si abbatte su un territorio, vediamo buttare miliardi nella ricostruzione e in opere-pezza, senza investire nella rimozione delle cause del problema, ovvero alla prevaricazione dell'uomo e dei suoi interessi sugli ambienti.
In Insubria, in modo ancora peggiore, le naturali esondazioni agostane dei fiumi cementificati diventano notizia, mentre il quotidiano attacco dovuto alla pressione antropica (industrie e abitazioni) è considerato ormai un fattore normale. Così come non genera scandalo il fatto che fiumi e torrenti come l'Arno, l'Olona, la Lura, il Seveso, il Lambro, il Molgora siano utilizzati come fogna nella moderna Europa del 2010. E tutto questo, senza neanche beneficiare di interventi economici d'emergenza da parte dello Stato.

Approfondiamo tecnicamente questi temi troppo poco conosciuti con Luciano Erba, brianzolo, studioso degli ecosistemi fluviali e probabilmente il massimo conoscitore del Lambro. E' stato autore nel 2009 del volume "Lambro, l'inquinamento occulto". Lo ringraziamo con amicizia per la disponibilità accordataci.

Caro Luciano, durante la scorsa settimana i giornali e le televisioni hanno dato notizia dell'esondazione del Lambro e della Bevera, suo affluente. Notizie in qualche modo già sentite: sembra che ci si accorga dei nostri corsi d'acqua solo quando 'danno fastidio'. Ma le esondazioni, fenomeni sporadici seppur violenti, non fanno parte della natura del nostro ecosistema?

Certamente ed in modo ineluttabile. I fiumi, per chi li studia sono sistemi ecologici molto complessi ed affascinanti proprio per la dinamicità che li caratterizza. Osserviamo uno qualsiasi dei corsi d'acqua della nostra terra in una stagione asciutta: tutto è ridotto (complice l'inquinamento) ad un rigagnolo maleodorante, opacizzato, con sedimenti nerastri anossici, o all'ossatura marcescente di un alveo afotico, spento tra rifiuti, plastiche, spesso in un corridoio dimenticato, poco invitante.

La piena ci restituisce, senza nostro merito, un fiume vivo e una risorsa sottostimata. La portata, il tirante idraulico, è come la compressione, la forza di un motore, attraverso cui avviene la rigenerazione dinamica del paesaggio fluviale, in un dimensionamento estetico rapido quanto inimitabile per bellezza, ma soprattutto funzionalità. Il rimpinguamento delle acque sotterranee, la sedimentazione nelle piane alluvionali superstiti, la laminazione con deposito dei limi e delle granulometrie via via decrescenti del percorso longitudinale, l'autodepurazione meccanica e biologica, la creazione di ambienti umidi transitori, la pulizia del materasso ciottoloso, la diversificazione degli habitat e delle nicchie ecologiche, fattori imprescindibili di biodiversità, l’ossigenazione, la regolazione micro-climatica, i processi biogeochimici che avvengono sotto il paesaggio, in ambito iporreico o interstiziale, l'incredibile mosaico di micro-ambienti dell'interfaccia riparia, le occasioni di rifugio, di completamento o propagazione del ciclo vitale acquatico (le golene sono come nursery per gli avannotti ), il richiamo e la trasmigrazione faunistica ciclica ed occasionale, il ripascimento edafico (suoli e formazioni arboree), l'interscambio falda/fiume con infiniti altri coinvolgimenti che stanno alla base del sistema di auto-mantenimento della risorsa, tutto questo... (se non basta!) rappresenta una piena: in una parola il rinnovo gratuito di una risorsa resa esausta da abusi e disusi consumistici. I fiumi con una percentuale di gran lunga inferiore all'1% delle acque terrestri, costituiscono, nel loro ciclo, un trait d’union insostituibile tra le masse oceaniche e l'atmosfera. Ignorare tutto questo o pensare di contenere, trasformare questa imperfettibile complessità in un canale o in un argine è fonte di continua sorpresa per un governo lungimirante delle acque, destabilizzante e assurdo nei risvolti ambientali.

L'impermeabilizzazione del suolo e l'arginatura delle sponde sono fra i primi nemici del regime naturale di un corso d'acqua. Secondo la tua esperienza, qual'è la condizione media dei fiumi della nostra Insubria pedemontana?

Il processo di artificializzazione non è uno dei nemici, ma il fattore destabilizzante per antonomasia. Il dissesto idrogeologico è aumentato e non diminuito a causa di queste opere, non paragonabili per intensità distruttiva ad alcun tipo di inquinamento per i tempi di assorbimento lunghissimi, quando non irreversibili e per l’impatto devastante sugli aspetti biologici ecologici e strutturali dell’ecosistema. Si distrugge in breve un lavoro della Natura, costruito in tempi geologici e frutto di un processo selettivo. I migliori corsi d'acqua territoriali, da un punto di vista della diversità ambientale e della funzionalità del corridoio fluviale, sono Ticino e Adda, pur non senza problemi: l'Adda Valtellinese è stata distrutta non dagli eventi alluvionali, che hanno cancellato gli insediamenti in aree sensibili, ma dall’alluvione di cemento che ne è seguita. Il comprensorio Lambro-Seveso-Olona è il più sofferente. Gli ultimi due si “sfaldano” (cancellazione fisica) all'altezza metropolitana, riconfluendo in gran parte a Lambro per vie traverse, tombinature, colatori. Mi incuriosiscono, non oltre, le notizie di esondazione in questi ambiti. Prima si seppellisce un fiume vivo, poi ci si meraviglia che voglia riemergere. Il bacino del Seveso negli ambiti non antropizzati sta raggiungendo livelli di disinquinamento del Lambro brianzolo con angoli naturali di pari bellezza, ma in estesi tratti anche molto prima di Milano è fisicamente distrutto dal cemento. Interventi di rinaturazione ripropongono, anche se con qualche miglioramento del corridoio, incoerenze e banalizzazioni che ritenevo definitivamente superate (scogliere, spondali tanto per cambiare). Se i "Contratti di fiume" si ridurranno a questo o al mero ampliamento dei depuratori senza valutarne l’impatto biologico, sarà l'ennesimo tracollo.

Il Lambro non è messo malissimo da questo punto di vista in quanto l'area metropolitana, Monza – Milano è in parte stemperata dai Parchi, c'è una notevole aggressione alla fascia di mobilità funzionale (solite scogliere e tracciati viari insostenibili) e all’alveo, ma il corridoio ha ancora spazi di respiro e certi interventi di consolidamento sono amovibili, con opportuna riconversione ad ambito fluviale.

A questo si deve aggiungere la presenza industriale, la chimica in agricoltura e l'uso anormale di detergenti, fenomeni che hanno grande responsabilità dell'inquinamento occulto che hai descritto nelle tue pubblicazioni. Convieni che, in buona parte del nostro territorio, solo una immediata e radicale politica di de-urbanizzazione e rimodellamento del paesaggio potrebbe ripristinare gli ambienti fluviali?

Come minimo e non solo a vantaggio dei fiumi. Il rimodellamento del paesaggio (fluviale) avviene autonomamente, proprio con le piene, come illustrato. Un processo di riqualificazione credibile si basa su alcuni concetti fondamentali: riaprire le piane alluvionali (superstiti), demolendo gli argini e ripiantumando. Il resto è relativamente veloce e gratuito, nei tempi della dinamica fluviale. I consolidamenti dove indispensabili vanno collocati esternamente ed in modo compatibile alle aree golenali e ai termini paesaggistici (ex legge Galasso). Sicurezza univoca e prioritaria è quella di rispettare una doverosa distanza non dall'alveo bagnato, ma dall'alveo di piena (normalmente asciutto anche per lunghissimi anni). Con ciò garantiremo non solo l'incolumità rivierasca, ma anche la conservazione di un sistema fluviale. Per quanto già esistente e, ragionevolmente, non delocalizzabile, occorre sì una governance idraulica, ma non dell'impatto improponibile finora osservato, quanto più di quello incastonato, invisibilo o apparentemente in secondo piano nel contesto paesaggistico-funzionale prima descritto. Questo è un indirizzo stimolante e qualificante: il mercato cementificatorio di un fiume è un binario morto, non appartiene ad un paese civile, a nessun indirizzo scientifico e tantomeno alla nostra cultura e alle nostre tradizioni.

Parallelamente va aggiunto il dimensionamento dei consumi idrici nei termini di sostenibilità ecosistemica. Le portate sono in progressivo scompenso. I nostri fiumi, infine, quali sistemi auto-depuranti, funzionano come un grande rene atrofizzato di un territorio superaffollato, ricolmo di veleni potenzialmente veicolabili, ad alto rischio di crisi ambientale. Lo diceva Ruffolo, Ministro dell'Ambiente fine anni '80, ma non vedo miglioramenti definitivi, semmai diversificazione dei veicoli o dei contenuti di trasmissione del degrado che risultano nella banalizzazione o perdita degli ecosistemi. Sulla de-urbanizzazione (ed estesamente de-industrializzazione dei processi incompatibili con la conservazione delle nostre risorse), è sufficiente una politica del territorio assennata, o consapevole: industrie, strade, case, solo quanto basta. E lo sviluppo sostenibile per ora è concetto vuoto, puramente strumentale. Per il consumo dei suoli basta aprire Google Earth , non serva altro per rendicontarsi. Se puntiamo al consumismo becero, ci sono interi continenti che ci sovrastano nella diffusione della quantità al posto della qualità, anche in senso economico: questa linea è perdente.

Ormai molti preferiscono entrare in contatto con i fenomeni della natura tramite la banalizzazione notiziaria piuttosto che tentando una quotidiana comprensione del mondo in cui vivono. Perchè le notizie di disastri ambientali (nazionali e globali) sono spesso fornite in modo a-scientifico, demagogico e sensazionalistico?

I nostri vecchi avevano un rapporto molto più familiare con l'acqua e l'ambiente, più conviviale, traendo direttamente fonti vitali. Un bracconiere aveva più conoscenze di ordine pratico, se vogliamo, di certi laureati d'oggigiorno. Si temeva l'ambiente e lo si rispettava per questo e come risorsa. L'avvento tecnologico ha comportato il dominio dell'uomo sulla natura, ma anche la piena responsabilità di questa conduzione, di cui non si è ancora presa adeguata coscienza. Il sensazionale, anche se di bassissimo spessore, attira l'audience. Il messaggio scientifico è impegnativo, di difficile rappresentazione e necessita di una diffusa base culturale per la comprensione. In tempi grassi dilaga il futile, il superfluo, in tempi magri sono ben altre le attenzioni primarie. Il modello di sviluppo e di costume ci ha peraltro allontanato da una Natura, prima avvelenata e poi interpretata come un nemico, un pericolo, portatrice di flagelli o simbolo di degrado, un facile capro-espiatorio su cui far convergere l'attenzione deviandola dai reali problemi.

Da ultimo, ti chiediamo una riflessione sullo sversamento di idrocarburi nel tuo Lambro avvenuto in febbraio. Quanto è cambiata la salute del fiume e delle sue sponde dopo il disastro?

I fattori biotici rispondono alla complessità dei fattori di degrado e il quadro diagnostico è sistematizzato su livelli elevati di compromissione, prima e dopo l’evento. La componente cronica di contaminazione supera quella acuta, anche se di eccezionale portata come nella fattispecie. Credo che le aree più provate siano quelle lentiche o di sedimentazione, con tempi di recupero piuttosto lunghi. I tratti dinamici hanno sopportato di peggio. Non ho peraltro seguito direttamente il caso per alcune considerazioni. Il Lambro a sud di Monza è per noi un Lambro morto, sebbene la realtà non sia sempre così radicale e l'eccezionale capacità biogena di queste acque si manifesta anche nell’area metropolitana: merita attenzioni e interventi, ma la frequentazione è ovviamente poco invitante ed a rischio. In secondo luogo non amo rincorrere le manifestazioni patologiche eclatanti, specie quelle annunciate. Ne rilevo invece le dinamiche preconfezionate, puntualmente verificabili. Non mi chiedo in parole semplici perché muoiono i pesci in certi tratti di Lambro, ma piuttosto mi interessa come fanno a vivere, e qui si manifesta la vera sensazionalità delle strategie naturali.

In conclusione non capisco (in realtà lo capisco benissimo) perché si insiste in una visione settoriale e perdente del fiume (l'ottica esclusivamente idraulica) cercando un modello finora impattante di controllo matematico delle piene e non si converga invece in un modello matematico di salvaguardia del fiume come ecosistema, che ricomprende anche la sicurezza idraulica, ma soprattutto l'interezza della risorsa. Non dobbiamo inventarci un fiume nuovo artificiale, ma creare una barriera fisica e culturale intorno al degrado: la tecnologia , se proprio, a supporto e non a condizionamento della risorsa. Quell'opificio o deposito, emblema di certo peso industriale, non aveva esigenza o motivazione alcuna, di facile commistione con le acque del Lambro. Se fabbrichiamo un cavallo di Troia, aspettiamoci le conseguenze. Andiamo a realizzare collettori, depuratori e scolmatori che al primo acquazzone spalancano porte perverse al fiume. Cosa vogliamo attenderci? Un'acqua balneabile? Tra migliaia d’industrie e milioni di persone? Ecco perché si esalta un'esondazione da quattro soldi per nascondere le vere mancanze e magari per fare di questo l’ennesimo business improduttivo e a carico della collettività. Sperare in quanto di positivo è già stato fatto non costa nulla, ma conduce a poco e garantisce nulla. Il risanamento di un fiume a questo punto ( e non per colpa del fiume ) costa e, senza ingenerare un pessimismo già diffuso, deve avvalersi solo di gestori cogenti e affidabili sotto ogni rigore. Qualcosa si può ancora salvare, se alle buone intenzioni seguiranno buoni progetti, non con una correzione, ma con un'inversione di rotta, diversamente tutto procederà in una sorta di aut-aut, con verticalizzazione dei fenomeni come risposta a fattori indotti dagli eccessi antropici.

Leggi anche:
Disastro del Lambro: sei mesi di domande, nessun colpevole

sabato 21 agosto 2010

Pagnano (Merate): torna in vita l'antico sentiero di S.Giorgio

di Marisa Viganò

Per l'edizione 2010 della Strapagnano, la sezione podistica dell'AcPagnano ha proposto all'Amministrazione Comunale il ripristino dell'antico sentiero di S. Giorgio, che diverrà un tracciato percorribile da tutti e per sempre.

Grazie alla disponibilità dall'Azienda Agricola Bonanomi Giorgio, che ha eseguito la rettifica sulla sua proprietà del tratto iniziale del percorso da via Promessi Sposi, e il lavoro svolto dalla Protezione Civile in collaborazione con Camminabrianza, è ora possibile ripercorre una delle più antiche vie di transito ancora esistenti a Merate.

Il sentiero storico di S. Giorgio, sino alla prima metà del secolo scorso, metteva in comunicazione Pagnano, la località S. Giorgio, la cascina Albaressa e la località Sotto il Ceppo, dove esisteva una passerella che permetteva l'attraversamento del torrente Molgora e quindi il collegamento con Cernusco, mediante la strada comunale dei Prati. Un altro sentiero, da Sotto il Ceppo, raggiunge invece ancora l'Isoletta di Cernusco (Via V. Emanuele).

In precedenza la Via Promessi Sposi era denominata via del Regondino Rosso: prima che costruissero la grande strada militare per Vienna, la ex strada statale dello Spluga, era questa l'antica via di comunicazione che permetteva di raggiungere Lecco da Milano, attraversando la Valle della Molgora. Per mantenere vivo il ricordo dell'importanza di questa strada, l'ing. Zappa, all'epoca sindaco di Merate, ha intitolato la via ai personaggi principali del celebre romanzo manzoniano.

Il nuovo imbocco del sentiero da Via Promessi Sposi, più vicino al nuovo ponticello realizzato da RFI/Todini per il futuro collegamento ciclopedonale tra Pagnano e la stazione di Cernusco, permetterà di raggiungre più facilmente e con maggior sicurezza la piana di Vizzago, a completamento della rete di sentieri che uniscono Merate al Parco del Curone.

Il ripristino della percorribilità dell'antico sentiero di S. Giorgio è l'occasione per ricordare un evento storico importante, accaduto durante la dominazione francese. Nel 1810, all'epoca delle confisce napoleoniche, tutti gli ordini religiosi furono soppressi e i conventi chiusi. Di molti di loro non è rimasta traccia. E' il caso ad esempio del convento di S. Rocco, che sorgeva nel luogo dell'odierno osservatorio astronomico meratese, oppure del convento della Misericordia di Missaglia. Anche i padri somaschi che dirigevano il collegio di Merate furono costretti all'esilio.
Una sorte ben diversa è stata invece riservata al convento e alla chiesa di Sabbioncello. Soppresso il convento, anche la chiesa era stata chiusa. Grazie all'intervento della Parrocchia di Pagnano, sotto la cui giurisdizione Sabbioncello rientra, la chiesa fu riaperta al culto. In cambio la parrocchia di Pagnano fu costretta a cedere al demanio la chiesa di S. Giorgio di Vizzago, sede della vecchia parrocchiale. L'antica chiesa, l'annesso oratorio e la canonica vennero venduti e trasfromati in abitazioni private. Dell'originario complesso ecclesiale rimangono tracce ben visibili in corrispondenza della parte absidale della chiesa, rivolta a oriente, e del piccolo campanile. E' rimasto aperto al culto solo l'altare esterno di S. Giorgio, che prospetta sulla piazzetta, luogo dell'antico cimitero.

L'inaugurazione ufficiale del ripristinato sentiero avverrà con la prossima Strapagnano, in programma per domenica 29 agosto, con partenza dalle ore 7,30, e percorsi di 8, 16, 22 e 26 km.
A tutti è offerta la possibilità di attraversare i parchi delle dimore storichie di Pagnano, le fattorie, e di immergersi poi nel parco di Montevecchia e della Valle del Curone. Per chi vuole osservare luoghi noti, riscoprendo aspetti storici e artistici, a volte sconosciuti, l'appuntamento è alle ore 8,30 , quando partirà la camminata raccontata di 16 km. Alle ore 9,30 è fissata invece la partenza per i più piccini e le famiglie: 3 fattorie offriranno i loro prodotti, con la possibilità di soffermarsi a tu per tu con gli animali. Per i podisti abituali, i percorsi di 22 e 26 km offrono lo spettacolo panoramico della dorsale di Montevecchia e dell'anfiteatro delle Galbusere, con i grappoli d'uva prossimi al raccolto. Per tutti, ristori a volontà.

Per saperne di più sulla Strapagnano, visitate il sito: strapagnano.camminabrianza.it

martedì 10 agosto 2010

In vacanza da News e Traffico

"Il sole bruciava. era proprio quelo che voleva lui: sentire il calore che picchiava e gli entrava nel corpo, sentire il corpo, affrancarlo da quello che chiamava la nausea da News e Traffico."

(Don DeLillo, Punto omega, Einaudi, 2010)

Auguri di buone vacanze
dal blog "Brianza Centrale".


Nella foto: Spiaggia di Simos, Elafonissos, Laconia, Grecia

sabato 7 agosto 2010

Foppe di Fornacetta: un angolo di Brianza da ammirare

di Arturo Binda

In attesa di poter ammirare lo spettacolo delle rondini in migrazione (previsione fine agosto), ecco le ultime novità dalle Foppe di Fornacetta :

1) Abbiamo un logo, ringrazio Alessandro Monti. Gli ho chiesto di inserire anche un elemento identificativo dell'avifauna poiché le Foppe si stanno avviando a diventare ufficialmente una stazione ornitologica.

2) Il Centro Tecnico Naturalistico del Parco Regionale della Valle del Lambro in collaborazione con l'università Bicocca di Milano hanno ottenuto una sovvenzione dalla Fondazione Cariplo per la tutela e il potenziamento della biodiversità nei SIC identificati dalla Rete Ecologica Regionale. L'obiettivo é quello di aumentare la connettività e la biodiversità del parco tramite interventi mirati di piantumazione e gestione delle aree umide e boschive. In particolar modo si agirà sulle aree di Pusiano e Fornacetta di Inverigo utilizzando come organismi bioindicatori gli uccelli. Inoltre il progetto porterà alla realizzazione di strutture minime (passerelle, piccoli capanni, bacheche) per rendere queste due aree delle stazioni ornitologiche per l'attività di ricerca e di divulgazione.

Per fare questo si agirà su due fronti:
INANELLAMENTO: mirato sulle specie nidificanti (per valutare quanto le popolazioni stanziali siano connesse o meno tra loro nel parco con altre zone della fascia pedemontana) e poi continuativo durante i periodi di migrazione (per valutare la biodiversità);
ANALISI GENETICHE: per stimare nei dettagli quanto descritto sopra e caratterizzare la dieta dei migratori che sostano.

3) Progetto AREN, grazie all'iniziativa di Raoul Manenti che oltre ad averci supportato in primavera nella ricerca degli anfibi (ottimi risultati che vi comunicherò a breve), ha proposto di far riconoscere le Foppe come Area di Rilevanza Erpetologica Nazionale almeno di livello regionale. Stiamo attendendo l'adesione del Parco Valle Lambro, proprietario dell'area, per poi inoltrare ufficialmente la domanda alla Societas Herpetologica Italica.

Motivazioni dell'importanza erpetologica: area umida di notevole interesse naturalistico che ospita una consistente popolazione di Rana latastei ed è l'unico sito riproduttivo di B. bufo conosciuto nel territorio circostante.
L'area è caratterizzata da un'associazione batracologica che, un tempo caratteristica di molte aree umide brianzole, sembrerebbe essere divenuta sempre più rara.

4) E' iniziata la pesca del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), specie alloctona, in collaborazione con i pescatori che frequentano le Foppe.

5) A settembre riprenderà il progetto AVES con la scuola elementare statale di Inverigo. Porteremo i bambini alle Foppe e oltre a fornire loro la conoscenza fisica del luogo, della flora e della fauna, ci aiuteranno nella gestione (pulizia e installazione) dei nidi artificiali e delle mangiatoie invernali.

6) Abbiamo necessità della collaborazione di un tecnico/esperto capace di interpretare i dati delle analisi delle acque dei "fopp" effettuate da Marzio (temperatura, Ph, conducibilità elettrica, durezza e altro) e riesca a metterli in relazione con lo stato ambientale dell'area.

7) situazione avifauna a giugno 2010, dopo un anno di attività: 81 specie censite di cui 43 inanellate. Nella tabella sotto è stata riportata l'attività di un anno di Marzio alle Foppe. Un grazie personale per l'immenso sforzo che sta portando avanti da solo. Chi volesse maggiori dettagli sulle specie degli uccelli, mi può contattare all’indirizzo di posta elettronica “arturobinda@libero.it” .

8) Prossime date delle visite guidate: domenica 20 agosto e 19 settembre ore 08:30. Per maggiori informazioni cliccare qui.

Immagini di: Arturo Binda e Carlo Francia.

giovedì 5 agosto 2010

Continua la mobilitazione dei Comitati in difesa dell'acqua pubblica

Servizio idrico. Pubblichiamo il comunicato ufficiale della Regione Lombardia preceduto da un commento di Roberto Fumagalli del Coordinamento Regionale dei Comitati per l'acqua pubblica.

Commento di Roberto Fumagalli

"Il comunicato della Regione contiene le solite mistificazioni: ... l'acqua resta pubblica, non la privatizziamo, ecc. ... La verità è invece quanto indicato al punto 2) ovvero che la gestione verrà affidata tramite gara (europea) o a società miste pubblico-private (evidenziamo in rosso): questo a casa nostra si chiama privatizzazione della gestione obbligatoria per legge! Se le cose stanno così, come Coordinamento Regionale dei Comitati per l'acqua pubblica continueremo la nostra azione di protesta, anche attraverso la mailbombing che ha superato le 3 mila email inviate agli Assessori regioneli. Inoltre come Coordinamento chiederemo alla Giunta un'audizione in cui ribadiremo la nostra richiesta di sospendere qualsiasi nuovo provvedimento prima che la Corte Costituzionale si pronunci sui ricorsi delle 5 Regioni e sul Referendum nazionale contro il Decreto Ronchi. Il nostro obiettivo è che l'acqua venga gestita solo da aziende pubbliche, ovvero nessuna gara e nessuna privatizzazione".

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Comunicato stampa della Regione Lombardia


Regione Lombardia sta predisponendo un Progetto di legge sul servizio idrico. Per quali ragioni e con quali contenuti è stato illustrato in Giunta con una "informativa" dall'assessore all'Ambiente, Energia e Reti Marcello Raimondi.
La proposta di legge regionale ridisegnerà il settore, senza mettere in discussione, anzi confermando come criterio fondamentale, il fatto che l'acqua è bene pubblico per tutta l'umanità. Perciò l'acqua non potrà, in alcun caso, divenire proprietà di un soggetto privato, così come le infrastrutture idriche sono e continueranno ad essere di proprietà pubblica, ovvero degli enti che le hanno realizzate. Dire che "la Regione privatizza l'acqua" non ha alcun fondamento, e non l'ha mai avuto. Ed è egualmente un non-senso parlare di una "retromarcia della Regione".

Nella conferenza stampa di oggi sui provvedimenti della Giunta il presidente Roberto Formigoni si è servito di un "apologo": "Per avere un facile successo, si conclama una causa nobile, che tutti non possono non condividere. Per esempio: no alle violenze sui bambini. Chi non è d'accordo? Poi si addita il cattivone, facendo credere che sta per compiere il misfatto e che lo farà entro una certa data. Infine si sventola il merito di aver costretto il cattivone alla retromarcia con la nobile campagna.
Ecco, se anziché la violenza ai bambini si mette la privatizzazione dell'acqua, l'apologo descrive il tentativo messo in atto da qualcuno".

L'assessore Raimondi ha spiegato che l'intervento legislativo che si sta predisponendo attraverso un confronto con i Comuni e le Province si è reso necessario per adeguare l'organizzazione del Servizio idrico integrato agli obblighi normativi che derivano dalle nuove disposizioni statali e dalle sentenze della Corte costituzionale. "Prima di tutto - ha chiarito - dalla legge nazionale 42/2010, che stabilisce la soppressione - a partire dal 1 gennaio 2011 - delle AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) e impone l'obbligo di attribuire le loro funzioni ad altri soggetti, da individuarsi con legge regionale.
Senza di questo si arriverebbe alla paralisi dei servizi idrici, perché gli eventuali atti adottati dagli ex AATO, dal 2011, saranno illegittimi e come tali perseguibili. Compreso il pagamento degli stipendi ai dipendenti". Né si può ignorare la legge nazionale 166/2009 (il cosiddetto "decreto Ronchi"), che sancisce la decadenza, alla fine di quest'anno, degli attuali affidamenti e non concede alle Regioni possibilità di proroghe.
Infine, due sentenze della Corte Costituzionale 307/2009 e 142/2010 hanno dichiarato illegittime alcune parti della legge lombarda (LR 26/2003): l'obbligo di separazione tra gestione della rete ed erogazione del servizio e i poteri della Regione rispetto ai Piani di Ambito delle AATO (e ai piani di investimento), al monitoraggio della qualità del servizio e alla determinazione delle tariffe.
A questo punto si è posta per la Regione l'urgenza di provvedere ad attribuire le funzioni amministrative delle soppresse AATO a nuovi soggetti, individuati nelle Province.
"Pena - ha sottolineato Raimondi - gravissimi rischi per il funzionamento del Servizio Idrico Integrato; già oggi si rischiano procedure d'infrazione a carico dei servizi depurativi e fognari per oltre 130 Comuni lombardi". Perciò "Regione Lombardia ha deciso una riforma del settore, modificando la LR 26/2003, conciliando le diverse esigenze del territorio e degli Enti locali, recuperando a Regione, Province e specialmente Comuni un ruolo consono ai diversi aspetti amministrativi e gestionali coinvolti, nei limiti consentiti dalle vigenti norme dello Stato italiano.

Ecco gli elementi salienti

1) Dalle AATO alle Province - Le funzioni finora esercitate dalle AATO verranno attribuite alle Province: programmazione e gestione locale, gestione delle risorse, controllo amministrativo e tecnico, redazione del Piano d'Ambito (piano economico della gestione, definizione di costi standard, piani di ammortamento, tariffe). "Le tariffe saranno decise da un soggetto pubblico, le Province, non da privati" è stato ribadito in conferenza stampa.
Il testo del pdl proporrà che ogni provincia si doti di un'azienda speciale, cioè di un ente strumentale snello e funzionale, provvisto di autonomia giuridica e finanziaria, con organi semplici e molto poco costosi, con profilo di autonomia contabile, che consentirà di non incidere sul bilancio dell'ente madre e potrà agevolmente consentire di assorbire il personale già in servizio nelle AATO;

2) Nuovi affidamenti - Le Province assumono il compito di affidare il servizio secondo una delle due modalità consentite dalle norme nazionali di recepimento delle Direttive europee:
- il servizio viene affidato a società individuate mediante procedure competitive ad evidenza pubblica;
- il servizio viene affidato a società a partecipazione mista pubblico-privata, con selezione del socio privato mediante procedure competitive ad evidenza pubblica e partecipazione noninferiore 40%;

3) Il ruolo dei Comuni - "I Comuni sono, di norma, e restano i proprietari degli impianti e delle reti idriche... dei tubi...", ha rimarcato Raimondi. Il ruolo dei Comuni, che è stato ridimensionato dalle norme nazionali, viene, nel progetto di legge lombardo, ad essere ricostituito in termini di assoluto rilievo, confermandone l'assetto proprietario ed il ruolo di soggetto finanziatore (con i proventi della rendita finanziaria dei capitali investiti). Ciò mette i Comuni nelle condizioni di interagire efficacemente con la Provincia e con il gestore (che dipende in larga misura da loro) nel rappresentare le esigenze del territorio (Piani d'Ambito), nel guidare le scelte (affidamento, organizzazione) e nel verificare i risultati degli investimenti e della conduzione".
Il pdl prevede anche la possibilità di società patrimoniali, pubbliche, già previste dalla LR 26/03 ed esistenti in molte situazioni. Le "patrimoniali" sono uno strumento cui conferire la proprietà delle reti, per reperire finanziamenti a tassi agevolati (in particolare grazie al Fondo regionale Public Utilities di Finlombarda) da mettere a disposizione del gestore per gli investimenti e contribuire così a contenere le tariffe;

4) La Regione - Eserciterà funzioni di indirizzo nelle fasi di approvazione dei Piani d'Ambito ed in riferimento alla necessaria coerenza tra questi e gli atti di programmazione e pianificazione regionale (Piano di gestione distrettuale del bacino del Po e Piano di tutela delle acque). Non potrà invece assumere la determinazione delle tariffe, perché in contrasto non sostenibile con la Corte Costituzionale.
Inoltre, sulla base degli obiettivi strategici fissati nel programma regionale di sviluppo, la Regione potrà concedere incentivi e contributi per la realizzazione di opere infrastrutturali che riguardano il servizio idrico, per far fronte a eventuali carenze del servizio o a favore di progetti che abbiamo come obiettivo il risparmio o l'incremento della qualità delle acque.

(Lombardia Notizie)

Regione assediata dai referendari: l'acqua rimane pubblica!

Sventato il tentato blitz di agosto”: in giunta regionale oggi solo una comunicazione.

Leggi la notizia pubblicata da Repubblica cliccando qui.

Ascolta l'intervista rilasciata da Roberto Fumagalli del Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica cliccando qui.

Leggi il comunicato della Regione ed il commento di Roberto Fumagalli cliccando qui.

mercoledì 4 agosto 2010

Pedemontana: il traffico si paga!

In seguito alla pubblicazione del Piano Economico Finanziario dell’Autostrada Pedemontana Lombarda e alle numerose dichiarazioni ed affermazioni relative al pedaggiamento dell’infrastruttura ed al finanziamento del progetto complessivo (leggi qui) la Società Pedemontana ha emesso il seguente comunicato:

La Società ritiene di intervenire nel dibattito con l’unica intenzione di contribuire alla comprensione ed alla ricostruzione dei documenti e delle informazioni.

I temi che hanno animato il dibattito sono sostanzialmente due:
- la tariffazione dell’opera, con particolare riferimento alla tariffazione delle rampe di svincolo ed alle tratte Brianzole;


- la sostenibilità del Piano Finanziario, con particolare riferimento alle risorse da reperire a debito.

Per quanto riguarda il primo punto, va ricordato che la tariffa di Pedemontana è rimasta la stessa del progetto preliminare di cinque anni fa, che è nota a tutte le amministrazioni attuali ed a quelle che si sono succedute in questo tempo e che è stata sempre dichiarata dalla concessionaria in decine di occasioni di confronto pubblico. Ancora più va ricordato che tra preliminare e definitivo i costi sono cresciuti di oltre 500 milioni per far fronte alle richieste del territorio, ad oltre 100 milioni di Euro di compensazioni ambientali ed ai maggiori costi per gli espropri che permettono di rimborsare più equamente i tanti cui si chiede il sacrificio della casa, della fabbrica, di un semplice campo.

La tariffazione degli svincoli, inoltre, è applicata a tutte le autostrade, anzi, nel caso di Pedemontana va casomai riconosciuto che gli svincoli sono tariffati solo in parte.

Un’altra critica è rivolta al sistema di tariffazione, che da parzialmente aperto nel progetto preliminare è diventato chiuso. A questo riguardo è necessario ancora una volta ricordare che l’autostrada era comunque a pedaggio e che l’unico svincolo libero era quello di Macherio. Con la nuova tariffazione chi usa l’autostrada esce dove gli serve e paga per quel che usa, mentre con quella precedente avremmo avuto a Macherio code chilometriche come in altre note situazioni e a discapito del territorio e degli utenti, mentre chi fosse passato da Desio avrebbe pagato anche per chi fosse uscito a Macherio. Inoltre, l’eliminazione delle barriere riduce occupazione di suolo, inquinamento e rallentamenti.

Per quanto riguarda l’affermazione che l’autostrada sarebbe “pagata dai brianzoli” va ricordato che gli introiti da pedaggio ripagano l’investimento privato che rende possibile la realizzazione dell’opera con margini di redditività risicati fissati dall’approvazione CIPE, e derivano da quanti veicoli percorrono ogni singola tratta. Più mezzi percorrono una tratta, più questa incassa, ma se la percorrono è perché ne hanno bisogno e quindi, anche in questo caso, si afferma il corretto principio imposto dalla Comunità Europea che “chi usa paga”.

Le tratte brianzole sono quelle che incassano di più perché è maggiore il numero di veicoli che le percorrono perché ne hanno bisogno e vantaggio, ma sono anche le tratte più costose dell’intero sistema. Va tra l’altro ricordato che Pedemontana è per due terzi opera della Brianza e per la Brianza. Inoltre, più si usa l’autostrada meno traffico rimane ad assediare la rete urbana e a rallentare la mobilità complessiva nell’area più produttiva d’Italia.

Per quanto riguarda il Piano Finanziario, le critiche cercano forzosamente di mettere in dubbio la fattibilità dell’opera e pregiudicarne la credibilità dichiarando che mancano all’appello 3 miliardi di risorse private. A tale riguardo, è anzitutto un peccato che non si riconosca l’importanza che un’opera tanto importante pesi per meno di un quarto sulle tasche pubbliche, ma si può comunque tranquillizzare chi dubita ricordando che si fa il mutuo quando si compra casa, che nel caso di Pedemontana è quando si aggiudica l’esecuzione delle opere, altrimenti si pagano gli interessi senza investire le risorse, come sa ogni buon padre di famiglia. Nel caso di Pedemontana, questo momento è nei prossimi mesi, intanto che si conclude la gara per le tratte brianzole e bergamasche che proprio ieri ha visto grande successo con la partecipazione di ben 5 grandi gruppi di imprese; un segno di interesse e credibilità che smentisce i detrattori meglio di qualsiasi dichiarazione di parte.

In tale prospettiva il grande finanziamento bancario è in fase di chiusura con il supporto delle maggiori banche italiane ed internazionali esattamente nei tempi previsti rispetto agli appalti già aggiudicati e da aggiudicare. Nel frattempo comunque Pedemontana ha già aperto numerosi cantieri nelle tratte già aggiudicate e concluso espropri ed acquisizioni volontarie anche nelle province dove i lavori cominceranno tra oltre un anno, dimostrando piena operatività, anticipazione dei tempi e solidità d’intenti e di risorse.

Per scaricare il Piano Economico Finanziario dell’Autostrada Pedemontana Lombarda clicca qui.

Nell'immagine: Lo svincolo di Desio

martedì 3 agosto 2010

Festival della Cultura dello Spirito

Una segnalazione per tutti quelli che il prossimo weekend, o anche solo la domenica, non sono già partiti e non sanno cosa fare.

La Fondazione Mondiale SMND Sahaja Yoga e la Compagnia Teatrale Internazionale TEV
organizzano il 2° Festival della Cultura dello Spirito
ad Albera Ligure (AL) nei giorni 7 e 8 agosto 2010



Cento musicisti da tutto il mondo, oltre 15 concerti, spettacoli di danza e teatro, conferenze su Nicola Tesla, medicina alternativa, nuovi modelli sociali sostenibili: le Transition Town.

Ecco il Festival Cultura dello Spirito, la kermesse di due giorni gratuita ed aperta a tutti che ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla ricerca spirituale attraverso l’arte, la musica, la danza, il teatro e la scienza.

Ad accompagnare l'evento mercatini d'artigianato, cucina multietnica, installazioni artistiche e mostre fotografiche, workshop sulla meditazione e laboratori creativi.

Ad arricchire la proposta musicale sarà il grande concerto dell'Orchestra Belvedere di Genova composta da 31 elementi e diretta dal maestro Lorenzo Tazzieri.

La location è sita nelle vicinanze di Cabella Ligure, un piccolo paese in Val Borbera, magnifico luogo dalla natura incontaminata e rigogliosa, che vale la pena di scoprire ad un’ora d’auto dalle grandi citta: Genova, Torino e Milano. (località Chiappeti, Albera Ligure)

Info: www.culturadellospirito.net - 3488768893