martedì 1 luglio 2025

La salute non si costruisce sul cemento. L’Ospedale di Seregno e il costo del nuovo: una lezione urbanistica per la Brianza

Area boschiva nel "Parco di Riconquista Naturale della Brianza", 2137

🚀 Cronache dal futuro (2137)
A cura del dott. Renzo L. Valgrana, Istituto per le Memorie Urbane dell’Alta Brianza - Anno 2137

Nel vasto archivio delle scelte urbanistiche compiute in Brianza durante il XXI secolo, la vicenda dell’Ospedale di Seregno occupa un posto emblematico, esempio plastico di come l’urgenza del “nuovo” abbia spesso prevalso sulla logica del riuso e sulla tutela del suolo.

Nel 2025, la comunità locale si trovò davanti a due opzioni: ristrutturare il vecchio ospedale al costo stimato di 30 milioni di euro, oppure edificare una nuova struttura ex novo per 70 milioni.[1][2]

L’ipotesi di costruire il nuovo ospedale si collocava nell’area sud-orientale di Seregno, in zone prevalentemente agricole prossime all’asse della Valassina, sebbene la localizzazione precisa non fosse stata ufficialmente definita nei documenti pubblici disponibili all’epoca.

Prevalsero le istanze di innovazione, efficienza e prestigio legate al concetto di “ospedale moderno”. Tuttavia, la decisione di costruire su suolo vergine significò sottrarre terreno agricolo, cancellare aree di biodiversità e contribuire a incrementare il fenomeno delle isole di calore, già all’epoca riconosciuto come una delle criticità ambientali più gravi per la Brianza.[3]

Già nel primo quarto del XXI secolo, l’evidenza scientifica era chiara: il verde urbano contribuisce a mitigare le temperature, ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute mentale e fisica dei cittadini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineava come la presenza di spazi verdi sia associata a una riduzione della mortalità prematura, a minori tassi di obesità e ad effetti benefici sulla salute mentale.[4]

La Brianza, nel frattempo, si trovava tra le aree a più alto consumo di suolo d’Italia. Secondo l’ISPRA, nel 2024 il consumo di suolo in Lombardia aveva raggiunto il 12,8% del territorio regionale, contro una media nazionale dell’8,6%.[5] In un simile contesto, ogni metro quadrato cementificato aveva un costo ambientale elevatissimo.

La storia fu anche segnata da un paradosso sanitario. Tra il 2060 e il 2090, il sistema sanitario italiano virò decisamente verso modelli di assistenza territoriale, domiciliare e tecnologicamente integrata.[6] I grandi ospedali monolitici divennero strutture sovradimensionate, troppo costose da gestire e in gran parte inutilizzate.

Così accadde anche a Seregno: l’ospedale nuovo, inaugurato nel 2032, entrò in crisi già verso il 2085. Nel 2102, la Regione Lombardia deliberò la sua definitiva chiusura e l’area fu destinata a interventi di rinaturalizzazione, finanziati dal Fondo Europeo per la Rinaturalizzazione Urbana.[7]

Oggi, nel 2137, su quello stesso suolo crescono boschi planiziali e prati stabili, parte integrante del Parco di Riconquista Naturale della Brianza. È un luogo dove la cittadinanza cammina, respira aria pulita e ricorda, non senza amarezza, le scelte del passato.

La vicenda dell’Ospedale di Seregno lascia insegnamenti chiari:
  • Ristrutturare è spesso meglio che costruire. Il riuso dell’esistente riduce costi economici e ambientali e garantisce maggiore resilienza.
  • Il suolo è una risorsa non rinnovabile. Una volta impermeabilizzato, non si rigenera facilmente e il danno si riverbera sul clima, sulla biodiversità e persino sulla salute pubblica.
  • Salute ambientale e salute umana sono due facce della stessa medaglia. Non si può progettare sanità senza considerare l’ecosistema in cui vive la popolazione.[8][9]
Seregno pagò un prezzo alto: circa 40 milioni di euro in più per un ospedale che visse meno di sessant’anni e un consumo di suolo di cui si continuano a pagare le conseguenze. Tuttavia, la natura ha lentamente ripreso possesso di quei terreni, restituendo alla città un nuovo equilibrio che forse, seppure tardi, ha insegnato che la salute si costruisce anche proteggendo la terra sotto i nostri piedi.

Riferimenti bibliografici

Nessun commento:

Posta un commento

Invitiamo gentilmente chi utilizza questo spazio per i commenti a rimanere in tema con il contenuto del post e a mantenere un linguaggio rispettoso, anche quando le opinioni sono diverse. Si informa che non verranno pubblicati commenti contenenti promozioni commerciali.