venerdì 8 agosto 2025

Canto della Brianza tradita. La Pedemontana, la politica cieca e il declino di una terra violata

Un inferno contemporaneo: Dante mostra il girone della Pedemontana

In un sogno vivido, il Sommo Poeta è tornato tra noi per guidarci in un nuovo girone dell’Inferno: quello della Pedemontana in Brianza. Tra tratti d’asfalto che tagliano i campi, trincee scavate nella terra e gallerie che divorano la luce, si agitano politici ciechi e cortigiani compiacenti, condannati a un’eternità di rumore, polvere e buio. Queste terzine sono il suo monito alla Brianza, perché ricordi che certe opere non costruiscono futuro, ma lo seppelliscono.


CANTO DELLA BRIANZA TRADITA

Nel mezzo del cammin della Brianza
mi ritrovai tra asfalto e gran rumore,
ché persa fu da tempo ogni speranza.

La serpe lunga porta solo orrore,
Pedemontana morde e sventra il suolo,
lasciando dietro a sé puzzo e dolore.

Ogni bellezza ha perso ormai il suo ruolo,
tra viadotti, cantieri e scavi ciechi,
dove una volta verde era lo stolo.

Qui regnan lor, politici parecchi,
che san pensar soltanto all'oggi vano,
col naso corto e i sogni ormai già vecchi.

Gente che guarda il mondo dal divano,
che semina consenso e coglie fango,
e lascia ai figli un deserto in mano.

Chi ha i voti spesso vale meno d’un fango,
chi ha pensieri non sa come guidare,
e intorno a sé ha solo un vuoto branco.

Yesman, yeswoman, servi da onorare,
che applaudon forti e mai fan domande,
sordi al futuro che sta per crollare.

E noi quaggiù, tra rovine e domande,
assistiam senza voce allo sfacelo
di case, boschi, e anime tremande.

“Maestro, dimmi — dissi — qual lo zelo
che spinge questi all’alto delle liste,
se poi ci lascian solo polver e velo?”


E lui: “Son quei che, stolti e con le viste
abbagliate dal proprio vano orgoglio,
finiranno in cerch'oscuro tra le tristi.

Nel giron dei superbi, senza appoggio,
ignoranze vestite di potere,
tra colpe vecchie e nuove senza scoglio.

Là pagheranno il lor falso sapere,
l’aver lasciato ai figli solo asfalto,
e l’aver speso il tempo a non vedere.”


Così cantai, col cuore freddo e alto,
la sorte d’una terra già perduta,
che un tempo fu bellezza... ora è un insulto.

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