giovedì 24 luglio 2025

Pedemontana a Seregno – Parte 3: “Tre maxi depositi nel cuore del Parco”. La denuncia di Arturo Lanzani scuote l’assemblea

Movimenti di terra, cantiere Pedemontana a Macherio. Foto di G. Mosca

Pubblichiamo qui la terza parte del nostro approfondimento sull’assemblea pubblica che si è tenuta a Seregno il 22 luglio scorso e che ha avuto al centro la realizzazione della Pedemontana Lombarda e delle opere connesse.
Nel primo post ci siamo occupati della Tangenziale Meda-Seregno e del suo impatto sul Parco del Meredo.
Nel secondo, abbiamo analizzato gli interventi previsti nella zona sud di Seregno.
In questa terza parte, prendiamo in esame l’intervento di Arturo Lanzani, presidente del Parco GruBrìa, che ha messo al centro del suo contributo una serie di questioni ambientali di fondo: l’impatto dei nuovi tracciati sul sistema del verde pubblico, il tema cruciale delle compensazioni ecologiche e, soprattutto, la realizzazione di tre grandi depositi di terre da scavo previsti proprio all’interno (o a ridosso) della rete ecologica regionale, in aree delicate come Macherio/Lissone, Desio/Cesano e Bovisio Masciago.

Lo sbarco della tangenziale Meda sud a Seregno

Più avanti, quando avremo più notizie, ci occuperemo anche di un altro tema decisivo che durante l’assemblea è rimasto in parte in sospeso: quello degli impatti legati alla cantierizzazione. Si tratta di un aspetto non secondario, che avrà ripercussioni materiali e logistiche nei prossimi anni su una parte significativa del territorio seregnese.
Non a caso, durante la serata, il sindaco Alberto Rossi ha più volte sollecitato i vertici di Pedemontana affinché il Comune venga coinvolto per tempo su questi aspetti e non solo a ridosso dell’avvio dei lavori, come invece avvenuto finora.

La zona del Parco GruBrìa tra Seregno e Desio che sarà interessata dal passaggio dell'autostrada Pedemontana

Lanzani ha esordito con una riflessione amara ma lucida sul ruolo del Parco Grubria, “un piccolo parco di 2.000 ettari, in una delle zone più urbanizzate del nostro Paese”, e ha descritto le crescenti pressioni infrastrutturali che stanno progressivamente intaccando lo spazio aperto rimasto in questa parte della Lombardia.

    «In questi anni ho visto cadere addosso al parco una serie di progetti che non si possono più fare nell’urbanizzato: dal deposito della metrotranvia, all’autostrada, che corre – pensate – in gran parte in sovrapposizione con la rete ecologica primaria della Regione Lombardia, fino a molte altre opere che già si intravedono all’orizzonte.»

Il parco, nato per preservare gli ultimi lembi verdi della Brianza centrale, si trova ora, secondo Lanzani, a svolgere un ruolo residuale e di servizio a progetti più grandi. Una condizione che, ammonisce, non potrà durare:

    «Sarà un problema per chi più giovane di me cercherà di difendere la presenza di questi 2.000 ettari di spazi aperti e di trasformarli in luoghi che garantiscano biodiversità, raccolta delle acque meteoriche, abbassamento della temperatura e qualità della vita.»

Tangenziale Meda sud: eliminazione della rotonda e creazione di area boscata

Parlando del progetto della nuova tangenziale Meda-Seregno, Lanzani ha ricordato il lavoro congiunto tra il Parco e il Comune di Seregno, citando in particolare una modifica ottenuta in fase progettuale:

    «Avevamo messo in discussione l’intera tangenziale, proponendo alternative più sostenibili che purtroppo non sono state recepite. Ma una richiesta è stata accolta: l’eliminazione di una rotatoria assurda che immetteva su due strade vicinali, utilizzate anche per la mobilità ciclopedonale. Una rotatoria “che andava nel nulla”, come è stato detto: l’abbiamo fatta togliere.»

Oltre a questo, Lanzani ha illustrato tre interventi di compensazione ambientale richiesti dal Parco e dal Comune di Seregno, tra cui una nuova area verde a ridosso dello Stadio Ferruccio, pensata come spazio di fruizione collettiva in continuità con il tracciato della Greenway (ancora in fase di definizione).

L'intervento in zona Stadio

Un altro tema centrale è stato quello delle compensazioni forestali, su cui Lanzani ha lanciato un chiaro allarme:

    «Le compensazioni forestali devono restare qui, dove si realizza l’impatto. In passato, per normativa, è già successo che finissero in Valtellina, lontano dai territori colpiti. Questo non deve accadere: in Brianza l’indice di boscosità è bassissimo e siamo nel cuore di una bolla di calore che parte dalle Groane e arriva fino alla valle del Seveso.»

Proprio per questo, il Parco ha indicato alla Regione e a Pedemontana due aree di intervento forestale strategico, che dovrebbero essere finanziate come opere di compensazione locale.

La parte più densa e allarmante dell’intervento è arrivata alla fine, quando Lanzani ha portato all’attenzione pubblica un fatto che finora era rimasto in secondo piano: i tre principali depositi di terre da scavo previsti lungo la Tratta C di Pedemontana cadono interamente dentro o a ridosso della rete ecologica regionale.

    «Tre tra i più grandi depositi di terre di cantiere di Pedemontana cadranno perfettamente dentro la rete ecologica regionale o ai confini del Parco Grubria. Uno a Lissone/Macherio, molto vicino a Seregno. Uno a Bovisio Masciago. E uno a Desio, al confine con Cesano Maderno e Seregno. Si tratta di aree che saranno occupate per molti anni dai mezzi e dai materiali di Pedemontana.»

La localizzazione dei depositi di terre di Pedemontana

Su questo tema, anche questo blog, nel suo piccolo, ha cercato di tenere alta l’attenzione, documentando gli sviluppi legati ai depositi di terra e promuovendo iniziative pubbliche. In particolare, insieme a Legambiente Seveso, Sinistra e Ambiente di Meda e al Comitato per l’Ampliamento del Parco Brianza Centrale, ci siamo fatti promotori di un incontro con il sindaco di Macherio, con l’obiettivo di spingere il Comune a realizzare il Progetto Locale 24 (PL24): uno strumento urbanistico ritenuto essenziale per orientare in modo sostenibile l’intervento sul deposito Lissone-Macherio, evitando una gestione meramente funzionale al cantiere.

Secondo Lanzani, questa scelta rischia di trasformare il parco e le aree protette in zone di servizio passivo, pregiudicandone definitivamente la funzione ecologica e paesaggistica. Ma avanza anche una proposta precisa:

    «Il Parco si augura che, al termine dell’intervento, in queste tre aree si realizzi un vero progetto di restituzione ambientale, non un semplice livellamento del terreno o peggio un deposito permanente di altra natura. Chiediamo che questi siti vengano restituiti come aree boscate, attraverso un lavoro collettivo tra Comuni, Regione, Parco e Pedemontana.»

Le parole di Arturo Lanzani non sono solo una denuncia ma un invito ad assumere responsabilità pubblica: i lavori di Pedemontana stanno ridisegnando in modo radicale un territorio già fragile, e il rischio è che ciò avvenga senza un disegno complessivo, senza pensare alla qualità ambientale e alla vivibilità delle comunità locali.

L’auspicio finale è chiaro: fare della Brianza un laboratorio di resilienza ecologica, non la discarica delle grandi opere.

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