Area del bosco, nel contesto del polo istituzionale di Monza. Foto di Andrea Accattato |
Ha superato quota 28.000 firme la petizione su Change.org intitolata “NO al taglio del bosco di 25.000 mq al Polo istituzionale a Monza”, diventando di fatto una battaglia che trascende i confini cittadini e si impone come tema di interesse nazionale. Lo annuncia il Coordinamento di Comitati e Associazioni monzesi, che definisce il risultato “un già grande traguardo che merita ascolto e rispetto”.
Al centro della protesta c’è un’area di circa 25.000 metri quadrati nel cosiddetto Polo istituzionale della città, dove sorge spontaneamente un bosco cresciuto negli ultimi vent’anni sui terreni bonificati dell’ex caserma militare. Sull’area grava ora la possibilità che venga abbattuta per far posto a nuove costruzioni pubbliche, tra cui uno studentato.
“È proprio l’esistenza del BOSCO, tale per estensione e caratteristiche, che oggi ‘presenta il conto’ all’Amministrazione Pilotto”, si legge nel comunicato diffuso dal Coordinamento, “perché impone una SCELTA CRUCIALE”.
Per i comitati, l’abbattimento sarebbe una ferita ambientale gravissima in una città già fortemente urbanizzata.
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Contornata in rosso l'area del "bosco urbano" che il comune vuole tagliare |
“Un BOSCO è VITA, è FLORA e FAUNA, è BIODIVERSITÀ, è un FORTISSIMO DETERRENTE CONTRO L’INQUINAMENTO, LA CRISI CLIMATICA, LE ISOLE DI CALORE,” sottolineano gli attivisti, “soprattutto nel luogo dove il bosco è sorto e cresciuto, quel ‘triangolo mortifero’ come è stato già definito, che ha fortemente bisogno di un contrasto ai veleni che i cittadini della zona quotidianamente respirano.”
Il Coordinamento respinge anche la narrazione che dipinge l’area come un luogo degradato: “Non quindi, come colpevolmente narrato, ‘un luogo insano, una zona fuori controllo, infestata da specie alloctone biologicamente incompatibili con le specie autoctone…’”.
Il bosco, spiegano i comitati, è frutto di una rigenerazione urbana naturale. Negli anni 2000 l’area fu bonificata, demolendo gli edifici della caserma militare e rimuovendo le macerie. Dove si progettavano nuove strutture pubbliche, però, nulla venne mai costruito, e la natura ha fatto il resto.
“Questo bosco è un meraviglioso esempio di ‘rigenerazione urbana’, non voluta e forse per questo splendidamente riuscita,” si legge nel comunicato. “Sull’area già bonificata è cresciuto indisturbato un bosco rigoglioso.”
Secondo il Coordinamento, l’area sarebbe protetta da precisi vincoli di legge. Il bosco rientrerebbe infatti nella tutela paesaggistica prevista dall’art. 142, comma 1, lett. g) del D.Lgs 42/2004 (Codice dei beni culturali), oltre che sotto tutela forestale ai sensi dell’art. 3, comma 3, del D.Lgs 34/2018.
“Si tratta di vincoli per legge sovraordinati che prevalgono sugli strumenti urbanistici e che sono indipendenti dagli stessi,” precisano gli ambientalisti.
Anche Legambiente Monza è intervenuta ufficialmente sul caso. Con una lettera datata 4 giugno 2025, ha informato Regione Lombardia, il Soprintendente della Provincia di Monza e Brianza, l’Agenzia del Demanio e il sindaco Paolo Pilotto dell’esistenza del bosco spontaneo.
Secondo i rilievi riportati nel comunicato, il bosco ospita una varietà significativa di specie: pioppo tremulo, pioppo bianco, pioppo cipressino, olmo, platano, robinia, bagolaro, sambuco, rosa canina, rovo bianco. Vi è “buona presenza di rinnovazione naturale” e alcuni alberi perimetrali raggiungono un’altezza media di 20 metri, mentre nel resto del bosco pioppi e olmi si attestano sui 14-16 metri.
Legambiente ha anche chiesto che l’area venga formalmente riconosciuta nella cartografia Forestale Regionale e inserita nel Piano d’Indirizzo Forestale dell’Alta Pianura, ancora in corso di definizione.
“L’accertamento della dimensione del bosco e delle sue qualità è prodromico per ogni valutazione di eventuale compensazione ambientale prevista dalla Legge,” spiegano i comitati.
Uno dei punti più contestati riguarda la Variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) dedicata al Polo Istituzionale.
“Nella Variante al PGT Polo Istituzionale e nella Valutazione preliminare di assoggettamento o meno alla VAS, l’esistenza di questo bosco è stata colpevolmente e totalmente omessa,” denuncia il Coordinamento. “Ecco perché abbattere questo bosco sarebbe una sorta di ‘degenerazione urbana’.”
Il timore è che la distruzione del bosco sia prevista per realizzare uno studentato, una scelta ritenuta “ecologicamente grave” e urbanisticamente sbagliata.
“La realizzazione di uno studentato, distruggendo un BOSCO di 25.000 mq, non può ignorare la riflessione della sua collocazione in un’area infelice per i collegamenti pubblici,” affermano gli ambientalisti, “che comporta la realizzazione di parcheggi sotterranei del tutto superflui per il capolinea della futura M5, se mai arriverà, perché sono già disponibili più di 1.000 posti nel parcheggio multipiano sotterraneo del Centro Commerciale Bennet.”
Gli attivisti sottolineano che Monza rischierebbe di passare alla storia come la prima città italiana a praticare una vera e propria “deforestazione urbana”.
“Oppure, malauguratamente,” scrivono i comitati, “mantenere una posizione deludente, oltre che grave in termini ecologici, facendo diventare Monza la prima città la cui Amministrazione ha il ‘coraggio’ di mettere in atto un piano di ‘DEFORESTAZIONE URBANA’ abbattendo un bosco di 25.000 mq, ignorando così tutte le migliaia di contributi scientifici che spiegano quanto sia VITALE la presenza del verde nelle nostre città.”
Dal Coordinamento arriva infine un nuovo appello al sindaco Paolo Pilotto e alla Giunta comunale: “RINNOVIAMO LA RICHIESTA a Sindaco e Giunta affinché rivedano la loro posizione, valutando con i dovuti approfondimenti tecnici, che sono mancati del tutto, il prezioso valore di questo bosco, bene comune che, salvaguardato, rappresenterebbe di per sé un grande passo nella realizzazione di iniziative di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico cui sono chiamate tutte le città.”
Gli ambientalisti chiedono inoltre l’avvio immediato di un confronto pubblico, come già sollecitato anche dalla Consulta di quartiere, per “fare chiarezza e informare correttamente la cittadinanza”.
“Un bosco è vita, è biodiversità, è il nostro scudo contro il clima impazzito. Distruggerlo sarebbe un atto irreparabile,” conclude Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento.
Il dibattito, intanto, promette di accendersi ancora di più, mentre la variante al PGT si avvicina alla sua approvazione definitiva.
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