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martedì 16 febbraio 2010

Pedemontana bis: nasce il "Comitato intercomunale a difesa del territorio"



Resoconto di Anna Maspero
del Gruppo Salvabrughiera e fra i promotori del Comitato Intercomunale a Difesa del Territorio

Il 10 febbraio scorso a Senna Comasco si è formalmente costituito il Comitato Intercomunale a Difesa del Territorio. Cliccate qui per leggere il comunicato ufficiale.

Intenso e partecipato l’incontro che ha visto duecento persone sempre attente, desiderose di fare sentire la loro voce e di avere informazioni chiare rispetto alle scelte sulla viabilità nell’area della brughiera brianzola che in questo momento vedono progetti, bocciature, varianti, piani di fattibilità e piani regolatori territoriali… tanti strumenti che sembrano però incapaci di dare una risposta chiara al problema e di cui alla fine non è sempre chiara neppure la paternità.
La Regione Lombardia ha investito 200.000 euro nel progetto di fattibilità dell’autostrada Varese-Como–Lecco presentato al Pirellino, che contiene la variante al Lotto 2 della tangenziale di Como, ma a detta di rappresentanti della Regione presenti ieri sera al dibattito, non ha sposato il progetto, ha solo recepito le richieste di 23 Associazioni di Categoria e delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura delle Province interessate (che hanno versato i restanti 400.000 euro di costo del progetto).
Contraria al progetto presentato sembra essere anche l’Amministrazione Provinciale di Como.
Quello che è certo è che il primo lotto della tangenziale fino allo svincolo di Acquanegra fra Como e Casnate verrà terminato entro il 2014 e inevitabilmente bisognerà pensare a trovare soluzioni e continuità nella rete viaria per non peggiorare al posto di migliorare la situazione del traffico. Sappiamo anche che i tracciati di autostrade, una volta disegnati su carta e, come in questo caso anche inseriti nel Piano Territoriale della Regione Lombardia e quindi vincolanti per i Comuni, hanno forti probabilità prima o poi di essere realizzati, anche se oggi mancano i fondi. O meglio, i fondi ci sono ma sono insufficienti per la realizzazione del tracciato originario in galleria, il che aumenta il rischio di una scelta dettata solo da motivi economici, senza valutarne i costi ambientali e la perdita di aree verdi che non hanno prezzo perché insostituibili una volta distrutte. Un’autostrada è per sempre e una volta costruita porta con se inevitabilmente altre opere altrettanto distruttive dell’area che attraversa, oltre all’ovvio inquinamento visivo, acustico e dell’aria.

In una situazione così confusa noi cittadini rimaniamo in un limbo che oscilla fra l’accettazione tipicamente nazionale, l’inutile allarmismo e l’indifferenza. Ieri sera c’era tutto fuorché accettazione e indifferenza, ma non c’era neppure allarmismo. C’era solo il desiderio di prendere coscienza di fatti che ci toccano direttamente e di capire progetti che rischiano, se attuati così come sono, di stravolgere la vita e il lavoro di molti di noi. Facciamo dunque sentire anche la nostra voce perché le strade che saranno percorse (in questo caso anche fuor di metafora) non siano costruite “sopra le nostre teste” (anche questo non solo metaforicamente parlando).

Quello che l’intera sala senza eccezione alcuna ha chiesto è una risposta che parta da esigenze reali e quantificate del territorio in termini di viabilità, che parta soprattutto da un presupposto che deve stare a monte di qualsiasi scelta progettuale e cioè operare nel massimo rispetto possibile dell’ambiente, delle attività che sul territorio si svolgono e di chi ci vive.

E’ stato bello vedere l’immediata e incondizionata l’adesione dei rappresentanti delle diverse associazioni del settore agricolo presenti in prima fila, e ciò anche in considerazione del fatto che la variante proposta penalizza, oltre all’ambiente nel suo insieme, proprio le aziende agricole, agrituristiche e florovivaistiche attive in quest’area, e sono ancora molte, nonostante sia spesso considerata solo come una zona esclusivamente industriale e artigianale. Le accorate parole della prof. Lang, presidentessa di Italia Nostra, hanno sottolineato come spesso ci si dimentica che l’agricoltura rimane il settore primario. La nostra è ancora un’area di grande bellezza e valore ambientale, come hanno raccontato le immagini proiettate dal nostro gruppo Salvabrughiera.

E’ stato bello vedere come il neocostituito Comitato stia ottenendo l’adesione di quasi tutti i Comuni interessati, evitando il rischio più che reale di una visione campanilistica e opportunistica per cui si difende solo il proprio orto cercando di spostare il problema un po’ più in là.

E’ stato bello vedere come gli interventi del numeroso pubblico presente siano stati un vero fiume in piena di richieste, di chiarimenti e di appelli per un approccio del problema viabilità che non veda solo la costruzione di “varianti”, ma piuttosto che cerchi “alternative” strutturali, compatibili con l’ambiente e la tutela del territorio, dalla riqualificazione del trasporto su rotaia, allo sviluppo del telelavoro, a soluzioni transfrontaliere che passano per il Ticino (allungando di soli 4 km il percorso rispetto all’ipotesi di autostrada). Forti anche le testimonianze di solidarietà di altre associazioni che stanno portando avanti la stessa azione di difesa del territorio in un’area complessa come è quella brianzola, dal WWF di Seregno, a Legambiente di Tradate, al Comitato per il Parco Regionale della Brughiera, a piccoli gruppi spontanei come L’ontano presente a Montorfano a difesa del parco.

Fonte: Gruppo Salvabrughiera

Nota di "Brianza Centrale".
All'assemblea pubblica erano presenti anche esponenti dell'Associazione Torrette Dosso Bini Boscone di Macherio e del Comitato per l'Ampliamento del Parco Brianza Centrale.


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