di Marco Dinetti (*)
Il recente rapporto delle Nazioni Unite in tema di popolazione mondiale ci dice che dal 2008 le città stanno ospitando più del 50% degli abitanti del Pianeta. Le aree urbane influenzano l’ecosistema globale (cambiamenti climatici, inquinamento) ma al tempo stesso ospitano anche una certa biodiversità.
Se la biodiversità è la “diversità della vita”, in parole più semplici l’insieme degli habitat, piante ed animali, la biodiversità urbana è la natura selvatica ospitata dalle nostre città. Ad uno sguardo frettoloso e disattento potrebbe apparire che gli unici esseri viventi – oltre noi umani – che si muovono nelle metropoli sono gli animali domestici quali cani e gatti, gli onnipresenti piccioni, qualche passero, oltre ai pochi alberi che resistono alla costante espansione urbanistica (oggi definita urban sprawl).
La realtà, per fortuna, è ben diversa, in quanto c’è ancora un mondo di vita attorno a noi. Per dare qualche numero in proposito, a Roma ci sono 1285 specie di piante spontanee, mentre a Berlino sono 1243. Nel territorio comunale di Torino nidificano 90 specie di uccelli, mentre a Firenze sono 86. Gran parte di questi animali e piante sono “ospiti graditi” e pertanto portano colore e suoni nel deserto di cemento e asfalto. Alcune specie possono diventare “problematiche” perché interferiscono con attività quali i trasporti e l’agricoltura, mentre altre ancora sono “aliene” in quanto introdotte da altri continenti.
Anche gli habitat sono variegati, basti pensare ai monumenti, agli stessi palazzi, a parchi e giardini, alle sponde dei fiumi, gli orti e gli appezzamenti coltivati delle periferie, gli aeroporti. Ciascun ambito mostra precise caratteristiche ecologiche ed ospiti particolari.
Comprendere questa biodiversità ha un valore culturale e soprattutto scientifico, se si considerano gli ormai numerosi filoni di ricerca che si occupano di capire come gli organismi si adattano, si insediano e sopravvivono in questi ecosistemi continuamente in trasformazione che sono le città. Ecco che i ricercatori hanno coniato il concetto di “gradiente urbano-rurale” in cui i fattori di impatto si spalmano partendo dal centro storico (dove la pressione antropica è più pressante) fino alle periferie e alle zone periurbane (dove in genere si va affermando una presenza maggiore di spazi aperti e zone verdi).
Altri studiosi tentano di individuare i “winners” ed i “losers”, vale a dire quali sono le specie che hanno più o meno successo nel fenomeno dell’inurbamento. Ma ci sono molti aspetti in cui animali e piante funzionano da indicatori di qualità e sostenibilità dell’ecosistema urbano: prendiamo ad esempio la bioacustica, che ci mostra come gli uccelli siano sensibili al rumore provocato dal traffico, oppure l’attuale fenomeno del declino dei passeri nelle città, che viene collegato all’inquinamento atmosferico e alla riduzione delle aree verdi.
Occuparsi di biodiversità urbana, un tema finora sottovalutato, soprattutto nel nostro Paese, ha anche dei risvolti gestionali, basti pensare alla gestione del verde urbano (urban forestry). Se il tema dei cambiamenti climatici è così attuale e importante a livello planetario, una valida risposta è sfruttare la innata capacità che le piante hanno di sottrarre carbonio dall’atmosfera e di produrre ossigeno.
Senza dubbio il ventaglio di figure che va dai politici e amministratori degli enti pubblici, ai tecnici, agli operatori impiegati nel settore privato – che in forme diverse gestiscono gli ecosistemi urbani – è molto ampio. Il loro operato incide sulla pianificazione urbanistica e la progettazione, fino alle fasi di realizzazione di edilizia, infrastrutture e verde pubblico. Il ruolo di queste figure è determinante al fine di configurare gli scenari urbani e, in definitiva, ciò che si configura come paesaggio urbano.
In tutte queste fasi non si dovrebbe mai prescindere dal considerare il ruolo della biodiversità urbana. Ecco perchè, accanto alle reti infrastrutturali occorre progettare reti ecologiche: utili per connettere spazi verdi con diverse funzioni e dimensioni, si possono configurare anche come greenways per favorire la mobilità non motorizzata dei cittadini (piste pedonali, ciclabili, ecc.).
Ma qual è la percezione dei cittadini nei confronti della biodiversità urbana? In questo ambito sono state effettuate diverse ricerche, non solo in Paesi europei ed americani, ma anche in Italia. Le esigenze sono diverse a seconda delle categorie sociali (anziani, giovani, ecc.) ma, sempre, viene espressa una forte richiesta di aree verdi dove incontrarsi, rilassarsi, giocare, svolgere attività sportive e ricreative. Un punto cruciale è che tali spazi siano facilmente raggiungibili.
Il nostro stile di vita, sempre più frenetico e virtuale, sta pesantemente compromettendo il mantenimento di un contatto quotidiano con la natura, da cui discende un atteggiamento corretto e rispettoso verso l’ambiente. E’ quindi una vera salvezza che si stia moltiplicando la realizzazione di sentieri-natura nei parchi pubblici, ma anche quella di parchi ecologici ed “oasi urbane”, in cui viene facilitato l’incontro tra il cittadino e la natura.
Non dimentichiamoci che il 2010 è l’anno internazionale dedicato alla biodiversità, quindi un’occasione speciale per riconciliarsi con la natura. E’ evidente infatti come sia più facile considerare qualcosa che possiamo toccare con mano quotidianamente. Questo è il valore principale di parlare di biodiversità urbana.
(*) Marco Dinetti è Direttore Scientifico della rivista “Ecologia Urbana” e Responsabile Nazionale Ecologia Urbana di LIPU/BirdLife Italia. Autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche e divulgative sui temi dell’ornitologia e della conservazione e gestione della biodiversità è Coordinatore per l’Italia della rete internazionale IENE – Infra Eco Network Europe che si occupa dei problemi della biodiversità in rapporto alle infrastrutture di trasporto.
Il libro “Biodiversità Urbana” (presentazione di Fulco Pratesi, 293 pp., Pontedera, 2009, 25 euro + spese di spedizione) si rivolge sia agli amministratori cittadini che agli appassionati del tema e può essere ordinato alla redazione di Ecologia Urbana all’indirizzo e-mail: robin.marco@tiscalinet.it.
Nella foto (archivio WWF Seregno): Airone cinerino a San Carlo, Seregno
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