Lambro: una "Seveso d'acqua" già prima del petrolio. Questa la constatazione di Italia Nostra che chiede al Governo di assumere l'inquinamento del Lambro come emergenza nazionale in quanto esercita i suoi effetti ben oltre i confini della Lombardia.
Tra le varie richieste quella di rendere più stringenti le norme che perseguono l'inquinamento idrico nel nostro paese, cominciando dal riconsiderare la stolta depenalizzazione degli scarichi contenuta nella recente legge sulla "Disciplina sanzionatoria dello scarico di acque reflue": una “legge Lambro”, che abbia lo stesso valore simbolico e culturale per l'ambiente della “Direttiva Seveso”.
Italia Nostra chiede inoltre di dare risorse adeguate e priorità assoluta alla bonifica dell'area “Lambro-Seveso Olona”, compresa per legge nelle 57 aree ad alto rischio ambientale del Paese. La bonifica, di fatto ferma, deve prevedere la costruzione di depuratori e la messa in sicurezza dei 287 impianti industriali ad alto rischio, vere bombe ecologiche che costeggiano il fiume, di cui nulla sa la cittadinanza.
Secondo un'indagine recente dell'IRSA-CNR (1), passata nella disattenzione generale, il Lambro determina il passaggio della produttività trofico-algale da “alta” a “molto alta” del Po, e da “moderata” a “moderata-alta” dell'Adriatico. Di tutti gli affluenti del Po, il Lambro è di gran lunga il più inquinante: al punto che, sempre secondo il CNR, “il trasporto dei metalli del Lambro (cadmio, piombo, arsenico, cromo, nichel, ecc.) contribuisce fino al 50% dei metalli trasportati dal Po”.
Salvare il Lambro significa dunque risanare il Po e l'Adriatico.
Dalle sorgenti (Maglio) alla confluenza nel Po (Orio Litta), gli effetti tossici sugli organismi aumentano di 5 volte. E tra le sostanze tossiche non si contano solo metalli ma anche sostanze organiche come i PCB, dai pericolosi effetti cancerogeni e di alterazione endocrina. Questi veleni si accumulano nei pesci che vengono pescati dalle popolazioni rivierasche. Non si può dire, quindi, che la qualità delle acque del Lambro, usate per la pesca, l'agricoltura e l'orticoltura, non abbiano rilevanti conseguenze sanitarie. Il Lambro è, a tutti gli effetti, una “Seveso d'acqua”.
L'inquinamento del Lambro diventa gravissimo a valle di Monza fino a Brugherio – dove scaricano senza controllo fognature e industrie. Peggiora di poco a valle di Milano - che nei primi anni Duemila si è dotata di depuratori - per poi toccare il culmine nei pressi di Sant'Angelo Lodigiano. Fino a iniettare nel Po 40 metri di veleni al secondo: il 60% dell'azoto dagli scarichi civili, il 40% di tutto il piombo e cadmio, il 15% di tutto il cromo e l'arsenico.
(1) Romano Pagnotta, IRSA-CNR: “Qualità delle acque del Lambro ante operam”, 23 aprile 2008)
Fonte: Italia Nostra
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