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sabato 28 dicembre 2019

Nove ritratti di Emilio Longoni


Emilio Longoni
"La piscinina" a Barlassina e altri ritratti 

Sala convegni “V. Citterio” della BCC di Barlassina
Via Colombo 1/3 - Barlassina (MB)

sabato 28 e domenica 29 dicembre 2019 
sabato 11 e domenica 12 gennaio 2020
sabato 1 e domenica 2 febbraio 2020
orari: 9-12 / 14-17


Dal catalogo di sala

"La piscinina" (1890-1891), è una delle opere più famose di Emilio Longoni (1859-1932). La bimba su cui Longoni modellò il volto e le fattezze della piscinina ha un nome: si tratta della piccola Maria Rossi, figlia della donna che aiutava Longoni nelle faccende domestiche.
...
Fanno da cornice alla tela protagonista dell'evento otto ritratti realizzati nei primi 37 anni di vita dell’artista: un Longoni giovane, preso dalle istanze sociali dell’epoca, ancora lontano dai ghiacciai e dalle lande quasi metafisiche dell’età adulta.
...
Malinconici o sfrontati, evanescenti o più marcati, quelli esposti sono volti che cercano, che affermano (ci sembra) il bisogno di una relazione. 
...
Questa piccola esposizione non può dirsi neppure "divisionista": due terzi dei quadri esposti non sono stati realizzati con questa tecnica.

Opere esposte 

Donnina o scialetto rosso (1882-1883)
Menico o testa di bambino inclinata (1882-1883)
Ritratto di giovinetta (1882-1883)
Studio dal vero o ritratto di giovinetta in rosa (1891-1896)


La piscinina (1889-1890)
Ritratto di giovinetta in rosa (1890-1891)
Maternità (1881)
Ester (1878)
Ester fiocco a sinistra (1878)

venerdì 27 dicembre 2019

Meteo in Brianza: temperature in diminuzione, ma sempre con valori sopra la norma

Seregno (vista nord) dalla webcam del Comune - 27/12/2019 ore 10,30
Scongiurato il rischio di avere un Capodanno con temperature elevate, saranno comunque sopra la media.

Una robusta figura di alta pressione proteggerà la Lombardia per almeno altri 10 giorni, dando cosi tempo stabile e senza precipitazioni. Ci sarà un mix di momenti soleggiati e qualche passaggio nuvoloso. Da domenica 29/12/2019 ritorno delle nebbie.

Temperature in diminuzione, ma sempre con valori sopra la norma.

Venerdi 27/12: al mattino nuvoloso, nel corso della giornata qualche apertura ed un pò piu di sole. Nel tardo pomeriggio e serata possibile attivazione di venti di fohn su nord/ovest lombardo con conseguente aumento temporaneo delle temperatureo su chiavennasco, lecchese, comasco, brianza, varesotto. Temperature min 2/4 gradi, max 7/9 gradi. Picchi di 12/13 gradi nelle zone soggette a fohn.

Sabato 28/12: soleggiato con qualche pasaggio nuvoloso innocuo ogni tanto, con qualche nebbia sulla estrema bassa pianura al mattino. Temperature min 1/3 gradi, max 7/9 gradi.

Domenica 29/12: nebbie al mattina su buona parte della media e bassa pianura. Su alta pianura invece piu probabile sole nelle zone di confine con la fascia pedemontana, mentre qualche nebbia sulle zone di confine con la media pianura. Nebbie in dissolvimento sulla media ed alta pianura con presenza di sole nelle ore centrali. Possibile persistenza o trasformazione a nubi basse su bassa pianura. Temperature minime 0/2 gradi, max 5/7 gradi.

(cb)

martedì 24 dicembre 2019

Il calore del Natale in Brianza

Seregno - piazza Concordia
Natale dai cieli sereni, addirittura tersi, in gran parte della regione. Solo sui monti di confine i cieli saranno nuvolosi con nevicate da sfondamento su Alta Valtellina, Valchiavenna.
Venti di fohn su milanese, varesotto, comasco, lecchese, brianza, ovest bergamasca.
Temperature massime quasi primaverili...ossia 14/15 gradi, con punte anche di 16 gradi nelle zone piu ventose.

S.Stefano cieli sereni e freddino al mattino (0-3 gradi su bassa e media pianura, 2/4 gradi nelle aree urbane e sull'alta pianura), in giornata temperature max sui 11/13 gradi.

(cb)

Trenord: Babbo Natale porta i treni ma il suo viaggio durerà quasi 10 anni


di Dario Balotta, Europa verde

La presentazione del nuovo treno “Caravaggio” realizzato da Hitachi per Trenord è stata più una parata che l’annuncio di un serio programma di ammodernamento della flotta delle Ferrovie Nord di cui la Regione detiene il 50% delle azioni. “È partita la rivoluzione” ha detto il presidente regionale Attilio Fontana con sprezzo del ridicolo e dei disagi che mettono ogni giorno a dura prova la capacità di sopportazione dei pendolari lombardi.  Nonostante dal 2002 al 2008 siano entrati in servizio ben 78 treni TSR (Ansaldo Breda) previsti dal precedente (e costoso) piano di ammodernamento della flotta, le condizioni del materiale rotabile sono ancora al collasso. Ora, con il nuovo piano partito due anni fa dovrebbero arrivare 161 nuovi convogli: 100 treni Hitachi (ex Ansaldo Breda), 31 Alstom e 30 Stadler (ibridi diesel-elettrici). Ma la presentazione in pompa magna del primo treno Hitachi di qualche giorno fa non basta per assicurare un rapido rinnovo della flotta.

Complessivamente, l’ex fabbrica Ansaldo Breda di Pistoia, da poco ceduta ai giapponesi di Hitachi, ha una capacità produttiva di due convogli al mese. Oltre ai 100 treni ordinati da Regione Lombardia ne deve produrre altri 105 per conto di Trenitalia, che li destinerà al trasporto regionale di 5 regioni (4 per la Toscana, 17 per il Lazio, 39 per l’Emilia Romagna, 47 per il Veneto e 28 per la Liguria). Le consegne avverranno quindi, se tutto va bene, in 9 anni e otto mesi, e solo nel 2028 sarà ultimata la distribuzione dei 205 treni in costruzione.

È stata proprio la Regione, dieci anni fa, a voler creare la joint Venture di Trenord (il famoso "federalismo ferroviario") e di conseguenza a stabilire che i treni se li sarebbe comprata da sola: e da allora la situazione non ha fatto che peggiorare.

domenica 22 dicembre 2019

Befana sul Lambro 2020: DISORDINATAMONDO


BEFANA SUL LAMBRO 2020
5 gennaio 2020 ore 18.30 - Agliate (MB)

Cosa porta nel sacco la Befana?
a cura di C.C.A. Laboratorio Befana 2020

La mondializzazione è il farsi mondo di una parte. Quando si dimentica di essere tale, volendo essere tutto, riduce ad uno. È estensione di un modello esemplare, di uno stile di vita, di un modo di pensare i rapporti umani e di pianificare e regolare l’organizzazione economica, sociale e politica.

“Mondo” significa “pulito”. Facendosi mondo, questo movimento espansivo intende mondare e fare pulizia. Vediamo bene che il nuovo ordine mondiale è mosso da un’ossessione paranoica di immunità e sicurezza, di purezza. Mondanizza così antiche promesse di salvezza. Che, anziché venire dall’altro, si dà da sé! E allora, si salvi chi può! Solo se rimarrete immuni, vi conserverete sani e salvi!

Eppure c’è qualcosa che non quadra: tutto ciò che non si conforma a questo ordine è a priori immondo e da mondare; ma oltre a questo, ecco la contro-finalità di un va e vieni di ramazza che vorrebbe spazzare e ripulire, l’effetto è tutt’altro: un’enorme produzione di scorie, vite di scarto o immonde, meno che vite, vite da buttare.

Allora viene il dubbio: ma il mondo è uno? E cosa sarebbe un farsi mondo del mondo che rinunciasse al delirio di essere uno e che piuttosto si producesse tenendo insieme i tanti mondi? Forse la parola mondialità si avvicina all’idea: la mondialità che non livella le differenze, ma le lascia proliferare e se ne lascia contaminare. Che non è un processo, ma una condizione, la nostra condizione plurale, di essere mondi diversi, tanti mondi quanti gli esseri umani sono.

Come si sa la Befana è vecchia e sporca. I suoi amici, ugualmente, sono selvatici e, come si può constatare, piuttosto disordinati. Ciononostante, in modo precario il laboratorio della Befana si tiene insieme, senza mai tuttavia ridursi a uno, ma sempre pluralmente. Si badi bene: non perché non sia in grado di darsi forma o di dare forma, ma perché rifiuta ‒ sia da un punto di vista teorico che pratico ‒ che le forme, le idee e i movimenti le siano imposti. Non vuole che questi siano pregiudicati o standardizzati. Lavora perché la creatività dei bambini che le danno una mano o che la osservano arrivare sul fiume non sia livellata e ripulita. Non accetta che l’infanzia venga derubata del proprio immaginario, della capacità della fantasia di creare il nuovo, l’inedito, l’impossibile... altri mondi…

La sera della Befana sul Lambro è un disordine mondiale!

È il momento della festa, gioiosa ma carica di pensiero: dove andranno a finire tutte queste vite a perdere, questi scarti di vita? La Befana se le carica sulle spalle, se ne riempie il sacco, un sacco di vite immonde. Le custodisce e le protegge, poi le riversa.
E quando il sacco si apre, per miracolo ne escono i tesori più preziosi!

Dal 1987 l'arrivo della Befana sulle acque del fiume Lambro la vigilia dell'Epifania è diventata una teatralizzazione che si svolge nei pressi del ponte di Agliate (MB) 

Promosso da: Associazione Commissione Cultura Alternativa (CCA) di Carate Brianza, dal Comitato per il diritto al Mito-Festa dei bambini e dalla gente della valle del Lambro. 

In collaborazione con: Comune di Carate Brianza, Comune di Verano Brianza 

Con il patrocinio e il contributo dei comuni: Città di Besana in Brianza, Comune di Albiate, Briosco, Macherio, Sovico, Triuggio, Veduggio con Colzano 
Con il patrocinio di: Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza, Commissione Europea, Parco Valle del Lambro, Legambiente 

Con il patrocinio e il sostegno di: Consorzio Comunità Brianza 

Con l'adesione di: Emergency Gruppo Monza e Brianza 

Per informazioni: Tel. 0362-906294 Cell. 3395984689 e-mail: rosesco@tin.it

Barlassina. In mostra "La piscinina" di Emilio Longoni


Per la prima volta a Barlassina verrà esposta "La piscinina" (1890-1891), una delle opere più famose di Emilio Longoni (1859-1932). Faranno da cornice alla tela protagonista dell'evento otto ritratti realizzati nei primi 40 anni di vita dell’artista: un Longoni giovane, preso dalle istanze sociali dell’epoca, ancora lontano dai ghiacciai e dalle lande quasi metafisiche dell’età adulta.

Sala convegni “V. Citterio” della BCC di Barlassina
Via Colombo 1/3 - Barlassina (MB)

sabato 28 e domenica 29 dicembre 2019 
sabato 11 e domenica 12 gennaio 2020
sabato 1 e domenica 2 febbraio 2020
orari: 9-12 / 14-17

Approfondimento

“La piscinina”, opuscolo a stampa (1902) a cura dell’Unione femminile con estratto della poesia di Giovanni Porro-Schiaffinati. Tra gli ambiti di azione dell’Unione spicca quello dell’istruzione femminile e della lotta al lavoro minorile: nel 1902 l’Unione sostiene lo sciopero delle “Piscinine”

Le piscinine erano bambine di età compresa tra i 6 e i 13 anni, impiegate formalmente come apprendiste presso le tante sartorie presenti nella elegante Milano di inizio secolo. I loro compiti prevedevano in realtà svariate mansioni come servizi domestici, commissioni, e la consegna di pesantissimi scatoloni, che potevano superare i 10 kg, in giro per la città. I turni lavorativi erano sfiancanti, tra le undici e le quattordici ore, e la paga quasi nulla, tra i 25-30 centesimi per una giornata intera, comprese le ore supplementari.

Testo tratto da https://www.officinadellostorico.it

venerdì 20 dicembre 2019

Carugo: il Fontanile del Nan invecchia di un secolo


di ASSOCIAZIONE MUSEO “NEL ‘900”
tratto dal "Carughese", dicembre 2019

Forse molti carughesi, soprattutto i più attenti alla storia del nostro paese, sono convinti che la costruzione del Fontanile del Nan e del relativo canale siano opera della famiglia Borromeo e risalgano all’anno 1682, data immortalata nella pietra sull’argine del fontanilee visibile ancora oggi.

In realtà non è così. Grazie al dettagliato lavoro di ricerca portato avanti da Chiara Ballabio e Zeno Celotto è stato possibile rinvenire presso l’Archivio dell’Ospedale Maggioredi Milano un documento che anticipa di un secolo le origini del Fontanile del Nan. I due ricercatori hanno infatti scoperto che il fontanile (all’epoca definito “del Neno”) e la relativa roggia furono fatti scavare a partire dal 1580 dal conte Giorgio Manriquez, feudatario di Desio, per portare l’acqua da quel terreno, di sua proprietà, fino al comune di Seregno. Tale opera incontrò però l’ostilità della famiglia Marliani, proprietaria dei fontanili più a valle, da cui attingeva l’acqua per irrigare i giardini del proprio palazzo (l’attuale sede del Municipio di Mariano Comense). Nacque così una disputa legale tra le due famiglie che ha rappresentato la fortuna dei due ricercatori: il documento rinvenuto consiste infatti in una memoria difensiva dell’avvocato del conte Manriquez che, nel 1590, ricostruisce l’intera vicenda.

Nonostante non sappiamo come si sia conclusa la causa e in che modo il fontanile sia poi divenuto proprietà della famiglia Marliani che successivamente, nel 1682, lo cedette alla famiglia Borromeo, questa scoperta costituisce comunque un ulteriore tassello nel complesso mosaico della storia di Carugo.



Aggiornamento 11/03/2021

 

Segnaliamo l'uscita del libro "Acque, fontanili, nobili e banditi nella Brianza del XVI e XVII secolo" pubblicato in questi giorni dall'editore GWMAX di Erba. 



 

Pochi luoghi in Lombardia possono competere con la Riserva naturale della Fontana del Guercio per l’ambiente idilliaco. L’acqua sgorga da diversi fontanili, scorre dolcemente in vari ruscelli che si intrecciano, convergono o si dividono all’interno di un bosco e di una valletta appena incisa tra i primi rilievi collinari della Brianza comasca. Quindi, riuniti infine in un unico, sempre modesto, corso d’acqua, fuoriescono verso la pianura.
Se invece risaliamo verso monte, aggirando il rilievo sulla destra dove sorge la cascina Guardia, ci imbattiamo in un piccolo e profondo canale. Seguendo il sentiero che lo costeggia più o meno da vicino, giungiamo ad un manufatto che a prima vista ci lascia stupiti: un’ampia vasca di forma all’incirca triangolare, scavata nel terreno e delimitata da alti muri in pietra. Si tratta di un più ampio fontanile, attualmente conosciuto come Testa del Nan.


La scoperta di un prezioso documento del XVI secolo, conservato presso l’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Milano, ha permesso di ricostruire la storia legata all’origine di questo fontanile e delle lotte per il suo possesso tra i conti Manriquez e Marliani fino alla sua cessione, nel XVII secolo, ai Borromeo Arese.
 


martedì 17 dicembre 2019

Gli impatti dell'incidente "Diossina-Icmesa" sulla pianificazione e gestione del territorio


Si è tenuto ieri, 16/12/2019, a Seveso presso l’Auditorium della Fondazione Lombardia per l’Ambiente il convegno di presentazione dei risultati dello studio “Analisi di rischio da esposizione alla diossina residua dell’incidente ICMESA“. Di seguito pubblichiamo la relazione di Gianni Del Pero, Presidente del WWF Lombardia e componente del Consiglio Scientifico di Progetto.

Gianni Del Pero
I primi provvedimenti adottati a seguito dell’incidente ICMESA furono le Ordinanze dei Sindaci di Seveso e di Meda emesse il 24 Luglio 76 che comportarono l’evacuazione della zona A, la zona in cui venne riscontrata la contaminazione più elevata, la cui delimitazione ebbe ripetuti aggiornamenti dell’approfondimento delle indagini condotte sui terreni.

La commissione Cimmino elaborò la prima mappatura delle aree classificate in funzione del livello di contaminazione riscontrato, che venne ufficializzata il 10 agosto. Nacquero le Zone A, B e R e le regole di comportamento associate scritte negli atti amministrativi e pianificatori.


Il 24 Agosto, quando l’entità dell’impatto dell’incidente sulla qualità dell’ambiente fu’ accertata, vennero emesse altre ordinanze sindacali che contenevano divieti e limitazioni: fù proibito «di svolgere attività che potessero provocare sommovimenti dei materiali contaminati, coltivare e consumare prodotti agricoli e allevare animali». E si impose l’obbligo di «distruggere tutti i prodotti derivanti dall’allevamento”. Provvedimenti adottatti sia sulla base delle rilevazioni condotte che anticipando l’applicazione del principio di precauzione.

Dopo l’evacuazione, fu vietato l’accesso alla Zona A, recintata con una rete metallica rivestita di vetroresina per impedire l’azione dispersiva del vento e l’accesso di animali di piccola taglia.  La diverse aree in cui venne suddivisa la Zona A furono bonificate e, in una decina di anni, riconvertite nel Bosco delle Querce. La trasformazione obbligatoria del territorio si tradusse in una sorta di compensazione ambientale per il danno subito.


La Zona B, venne interessata da locali operazioni di “pulizia” o di “messa in sicurezza” della diossina, sulla base delle conoscenze scientifiche del tempo e fu invece oggetto di provvedimenti con misure precauzionali, valide anche per la zona R. Per la zona B, in particolare, furono mantenuti i divieti di coltivazione e allevamento (e per un limitato periodo anche di permanenza notturna per bambini, donne incinte e anziani) oltre al divieto di edificazione, in relazione al rischio potenziamente indotto dagli scavi in grado di aerodisperdere le diossine o comunque di agevolare il contatto con il contaminante presente nei terreni.

Le Ordinanze rimasero in vigore fino al 1987 quando si ritenne che, essendo stata completata la bonifica delle zone A, il mantenimento delle misure di protezione e prevenzione non fosse più così “stringente”.

Ma la comunità scientifica e la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, nata proprio dall’evento passato alla storia come “Diossina di Seveso”, hanno proseguito nell’attività di monitoraggio della diossina e del livello di rischio legato sua persistente presenza nei terreni e nel territorio della Diossina prodotta dall’Icmesa di Meda. Un momento importante di questa attività è stato l’Analisi di Rischio pubblicata nel 2003, oltre alle altre di cui ha relazionato il Prof. Ballarin Denti. Le misure di prevenzione del Rischio suggerite dallo studio, anche in funzione del principio di precauzione, non furono però adeguatamente recepite dalle Amministrazioni competenti.


Le Associazioni Ambientaliste hanno avuto l’indubbio merito, assieme ad alcuni Comuni direttamente coinvolti, di tenere accesi i riflettori sulla memoria della “diossina” e sulla necessità di riconoscerne la presenza nei terreni, approfondendo la conoscenza del livello di contaminazione della diossina residua, necessaria per la valutazione del rischio reale per i residenti e della compatibilità per le attività in essere o proposte sul territorio.
ARPA ha avuto il merito di emettere una nota nel giugno del 2012 nella quale, ricordando l’evento del 1976, chiedeva che ogni attività che comportasse lo scavo e la movimentazioni di terre da quella che era la zona B fosse preceduta di analisi chimiche per determinare la quantità di diossine e furani presenti. Anche a seguito delle sollecitazioni delle Associazioni, dei Comuni e del “promemoria” di ARPA anche per il progetto di Autostrada Pedemontana fu richiesto un Piano di Caratterizzazione della Diossina.

“La scrivente Agenzia ritiene opportuno che, relativamente agli ambiti di trasformazione compresi nella ex zona B del territorio comunale, delimitata ai sensi della d.c.r. del 7 ottobre 1976 n.11/270 (Burl n.44 del 3/11/1976), sia inviato all'Arpa per una valutazione in merito, ritenendo motivata, per tutti gli interventi previsti in ex zona B, la richiesta di parere ai sensi dell'art. 5 comma 10 dello stesso decreto. La caratterizzazione delle terre ai fini del contenimento presso impianti autorizzati alla gestione dei rifiuti dovrà prevedere la determinazione del parametro diossine ai sensi del d.m. 27 settembre 2010”.

La conoscenza della “quantità” di diossine presenti nei terreni è stata implementata, oltre alla analisi relative a vari procedimenti edilizi ed a quelle effettuate da Pedemontana, con i campionamenti e le analisi chimiche effettuate per l’elaborazione dell’Analisi di Rischio di cui stiamo parlando, per divenire punto di partenza ineludibile per la nuova pianificazione e la gestione del territorio, e i Sindaci ne terranno conto.

I Risultati dello Studio che oggi è stato presentato confermano che il Rischio (“non elevato e non maggiore di quelli di una persona che vive in qualsiasi altra area a elevato tasso di industrializzazione”) è in questo territorio legato anche alle modalità di esposizione alla diossina: alcune attività più di altre determinano maggiore predisposizione al rischio, specie se prevedono contatto o movimentazione dei terreni, e anche per gli alimenti prodotti in aree dove si sono rilevati significativi livelli di diossina residua, alcuni più di altri, suggerendo l’opportunità di adottare alcune precauzioni al fine di ridurre il Rischio di Esposizione.


La raccomandazione di ARPA che impone l’accertamento e la quantificazione della presenza di diossine ha consentito di definire ambiti dove le attività di escavazione e di movimentazione dei terreni incrementa i fattori di rischio per aerodispersione. Le operazioni che dovessero essere prospettate dovranno quindi prestare la massima precauzione per prevenirla, ma è indubbio che evitare nuovi scavi nelle aree dove si accerta la presenza di diossina (anche al di sotto delle note soglie normative, 10 e 100 ng/eq/kg, relative alla compatibilità con la destinazione d’uso degli ambiti) riduce il rischio di esposizione.

I Comuni di Seveso, Cesano e Desio nella revisione dei loro Piani di Governo del Territorio hanno esplicitato: “In caso di interventi edilizi che comportino l’utilizzo delle terre ricadenti nell’area influenzata dall’incidente ICMESA delimitata come zona B ai sensi della D.C.R. n. II/270 del 7.10.1976, si dovrà prevedere la determinazione del parametro diossine e furani ai sensi del D.M. 27.9.2010”.

Le attività connesse ai prodotti alimentari, quelli che furono oggetto delle prime ordinanze Sindacali del 1976 anche per il Principio di Precauzione, hanno avuto maggiori difficoltà ad essere regolamentate con l’intero settore agricolo, ma soprattutto a definire soglie per le quali esercitare specifiche attenzioni o adottare adeguate precauzioni. Solo con il Decreto del Ministro dell’Ambiente 46/19, entrato in vigore nello scorso giugno, si definiscono i valori di concentrazione dei diversi contaminanti, per i quali devono essere effettuati da parte di ATS controlli sugli alimenti prodotti nelle aree dove si registrano tali superamenti. Anche per Diossina viene definito un nuovo limite/soglia di 6ng/eq/Kg


Nelle scorse settimane abbiamo però verificato con ATS Brianza che non risultano Attività Agricole in tutto il territorio interessato dalla ricaduta “Diossina” e quindi ATS non è nelle condizioni di attivare controlli. I comuni dovranno allora farsi carico di mappare tali attività e segnalarne la presenza, non solo per i controlli di qualità ma anche per un’azione coordinata di informazione sulle buone pratiche agricole da adottare per prevenire il rischio da esposizione. Anche le modalità con cui si svolgono le attività agricole, infatti, incidono quando siano in interazione diretta con i terreni (anche nella filiera dei prodotti destinati all’alimentazione animale, mais e foraggi, ad es). Ma la stessa Analisi di Rischio ribadisce l’adozione di opportune cautele per l’utilizzo dei terreni ad uso allevamento, orticolo e agricolo, anche secondo il principio di precauzione, richiamando nello specifico i prodotti vegetali appartenenti alla famiglia delle cucurbitacee (cocomero, cetriolo, melone, zucca, zucchina) che hanno dimostrato significative capacità di bioaccumulare diossina.

lunedì 16 dicembre 2019

Con la festa dell'albero, favorita la biodiversità all'Oasi WWF del Caloggio


Una buona partecipazione alla particolare festa dell'albero che si è svolta ieri, domenica 15 dicembre 2019, all'oasi WWF del Caloggio.


Durante la passeggiata sono state messi a dimora diversi alberelli che incrementeranno sia la biodiversità che il patrimonio arboreo dell'oasi, dalle frangole nei terreni umidi del prato argilloso ai pioppi vicino ai nuovi stagni.


Questo era l'ultimo appuntamento per il 2019 all'oasi, ora sia i volontari che il bosco riposeranno sino alla fine di gennaio quando i lavori riprenderanno con il timido risveglio della natura che coinciderà con le prime fioriture dei bucaneve e dei campanellini.

Cinisello Balsamo: domenica 22 dicembre 2019 torna un'edizione speciale del Banco del Riuso


Riceviamo e pubblichiamo. 
A cura di Legambiente Cinisello Balsamo aps

Uno spazio dove portare oggetti (libri, giocattoli, vestiti etc.) ancora in buono stato e lasciare che qualcuno li possa prendere gratuitamente.
Un Banco del Riuso ancora di più nel segno della solidarietà e contro la cultura dell'usa e getta: NOI SIAMO PER L'USO ED IL RIUSO.

Il tutto nell'ambito della Festa del VOCI in Piazza Gramsci domenica 22 dicembre 2019.
Il Banchetto funzionerà dalle 10 alle 18.

Vi saspettiam, portate cose che non vi servono più ma che a qualcun altro possono servire, venite a prendervi gratis il vostro regalo di Natale!

sabato 14 dicembre 2019

Camminar piantando all'Oasi WWF del Caloggio


Domenica 15 dicembre 2019 alle 10.30 all'oasi WWF del Caloggio (via Caloggio, Bollate) si svolgera un intervento diffuso di piantumazione.

Durante la passeggiata nei punti idonei alla crescita dei nuovi alberi i partecipanti potranno mettere personalmente a dimora diverse essenze.

Si consolida cosi una tradizione oramai venticinquennale all'oasi del Caloggio consistente di incrementare la quantità e la qualita delle piante presenti.

Gli alberi, infatti, rappresentano l’arma principale della Terra nella battaglia contro la deriva climatica. Essi infatti assorbono inquinamento e CO2 restituendoci aria pulita, mantengono equilibrata la temperatura terrestre, aiutano a contrastare inondazioni, frane e dissesti idrogeologici, sono la casa di insetti e specie animali.

Un piccolo gesto ma dall'enorme e bellissimo risultato.

Ritrovo alle 10.30 presso il ponticello in legno sito in via Caloggio a Bollate.



giovedì 12 dicembre 2019

Europe Hebdo: 43 anni dopo la catastrofe di Seveso, la diossina è ancora presente nel suolo

Per visualizzare il servizio trasmesso da Public Senat cliccare qui
La TV del Senato Francese ha trasmesso un servizio che parla del disastro di Seveso. Tra gli intervistati Gianni Del Pero, Presidente del WWF Lombardia, Alberto Colombo di Sinistra e Ambiente, Paolo Mocarelli, docente universistario e Luca Allievi, Sindaco di Seveso.

Riportiamo di seguito una sintesi del servizio di Pauline Vilchez e Flora Sauvage tratto dal sito di PublicSenat.

Disastro Seveso: consapevolezza dei rischi industriali

Nel 1976 uno stabilimento nel comune di Seveso, in Italia, ha accidentalmente rilasciato grandi quantità di diossine. Questo disastro industriale è all'origine di una direttiva europea per prevenire i rischi. 43 anni dopo il disastro, la giornalista Flora Sauvage è tornata a Seveso.

In un tranquillo bosco di querce vicino a Seveso, in Italia, due vasche contengono i rifiuti contaminati dall'incidente nell'impianto chimico Icmesa. Dopo il disastro, le autorità hanno raso al suolo la fabbrica e le case vicine.


Gianni Del Pero, geologo e Presidente del WWF Lombardia ricorda: “Sotto terra, abbiamo seppellito tutti i resti della fabbrica e delle case vicine, con tutti i ricordi degli abitanti. Ci sono anche gli 80 cm di terra che sono stati raschiati per decontaminare il suolo, il materiale vegetale, così come il reattore che è esploso il 10 luglio 1976 ".

Quel giorno, il reattore di fabbrica si stava riscaldando, fino a quando una valvola di sicurezza è esplosa. Per 20 minuti, si diffonderà una nuvola bianca carica di diossina altamente tossica.


Alberto Colombo, all'epoca aveva 15 anni e lo ricorda come se fosse ieri. “È stato solo dopo diversi giorni che c'è stata la sorpresa. In tutte le strade erano comparsi segnali con il messaggio: vietato coltivare, vietato entrare nelle aree contaminate. Per diversi giorni, le autorità hanno cercato di minimizzare il pericolo prima di decidere l'evacuazione della popolazione. Anch'io sono stato evacuato insieme agli altri studenti dalla scuola che frequentavo, l'allora ITIS di Cesano Maderno, e ho frequentato metà dell'anno scolastico a Milano in altro istituto". L'ITIS fu in seguito "bonificato" (lavaggio a pressione e pareti scrostate e ridipinte) poichè lì venne trovata presenza di diossina TCDD.


Gianni Del Pero, racconta i giorni successivi all'incidente: "La vegetazione è bruciata, le foglie degli alberi sono diventate gialle anche se eravamo in piena estate, ma quello che ci preoccupava di più era vedere gli animali morire".

Il bilancio del disastro è stato impressionante: oltre un migliaio di animali decimati, 77.000 capi macellati, 358 ettari contaminati ... Compaiono i primi casi di cloracne. 193 bambini saranno colpiti da questa alterazione della pelle. Anche se nessuno muore oggi, ci sono timori di effetti a lungo termine.


All'epoca Paolo Mocarelli, professore di medicina all'Università di Milano, era un giovane medico e raccoglieva campioni di sangue di persone esposte alla diossina. "Nel primo mese, abbiamo prelevato campioni di sangue da diverse migliaia di persone e poi li abbiamo seguiti per diversi anni." In uno studio che sintetizza 40 anni di ricerche sugli effetti della diossina sulla popolazione di Seveso, Paolo Mocarelli rileva un declino della fertilità e un aumento di alcuni tipi di cancro. Dopo anni e anni di ricerca, la conclusione di questo studio ha mostrato un leggero aumento dei tumori nell'area epatobiliare e del sistema linfatico.


A Seveso non c'è più una fabbrica nel centro della città. La città ha anche dato il nome a una direttiva europea riguardante la prevenzione e la gestione dei principali rischi industriali. Oggi il sindaco, Luca Allievi, vuole andare avanti. È prevista una nuova autostrada per promuovere lo sviluppo economico della zona. “I lavori sulla nuova autostrada dovrebbero iniziare presto. È un'autostrada che passerà sul percorso dell'attuale strada che collega Milano a Meda. Allargandolo, scaveremo e sposteremo la terra, ma tutto è sotto controllo. Le ultime analisi ci dicono che la situazione è stabile".

Ma gli attivisti ambientali temono che la costruzione della Pedemontana riporterà alla luce le diossine. Ciò costituirebbe un rischio per la popolazione di Seveso, perché a più di 40 anni dal disastro, la diossina è ancora presente nei suoli.

mercoledì 11 dicembre 2019

WWF Lecco: una tesi di laurea sul progetto BarroBugBox


Le api e gli altri insetti impollinatori rischiano di scomparire per sempre.
 

Un progetto lecchese e una tesi di laurea contribuiscono alla loro tutela.

Il lecchese Michele Butta, attivista del WWF Lecco, si è laureato in Produzione e protezione delle piante e dei sistemi del verde, con la brillante valutazione di 110 e lode, con una tesi sull’utilizzo del polline di Osmia cornuta per la valutazione dello spettro pollinico e del contenuto di inquinanti. Si tratta di uno studio pionieristico in questo campo sul territorio lecchese, e uno dei pochi sinora accertati a livello internazionale.

L’attività di ricerca si è sviluppata nell’ambito del progetto BarroBugBox, promosso da WWF Lecco in collaborazione di Parco Regionale Monte Barro e Apilombardia (Associazione Regionale Produttori Apistici), con il contributo di Cooperativa La Popolare – CONAD e con il Patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Lecco, ERSAF Lombardia e CCIAA Lecco.


Le api domestiche e gli altri impollinatori sono indispensabili per preservare i nostri ecosistemi e la biodiversità. Fino a un terzo della nostra produzione alimentare e due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall'impollinazione da parte delle api e di altri insetti. Tuttavia la loro stessa esistenza è minacciata dalla costante contaminazione da pesticidi e dalla perdita del loro habitat a causa dell'agricoltura industriale

Il progetto BarroBugBox è un’iniziativa del WWF Lecco finalizzata allo studio e alla salvaguardia degli impollinatori selvatici (api solitarie, diverse dalle più note api mellifere) e del loro habitat naturale, con il posizionamento di casette artificiali per favorire la presenza di questi insetti e di strutture per la raccolta e l’analisi dei pollini.


L’attività di Michele Butta si è svolta negli anni 2017 e 2018 all’interno dell’area protetta del Parco Regionale del Monte Barro, raccogliendo il polline depositato appunto dalle api selvatiche in strutture apposite (nestblock o beehive), disposte nei vari ambienti del Parco, ad altitudini diverse e in diversi contesti, per raccogliere informazioni sullo stato di salute dell’ambiente.

Il materiale prelevato è stato sottoposto ad analisi palinologiche presso laboratori indipendenti, che hanno messo in evidenza da quali gruppi di piante questi insetti prelevano il nutrimento per la prole. Ne è emerso che la maggior parte proviene sorprendentemente da piante anemofile, ovvero specializzate nella dispersione di polline tramite il vento.


Il materiale è stato analizzato e valutato anche per la presenza di tredici elementi potenzialmente tossici per l’uomo, gli insetti stessi e l’ambiente in generale, tra questi figurano diversi metalli pesanti, alcuni dei quali (arsenico, ferro, piombo e cromo)  hanno mostrato valori maggiori rispetto alla tendenza mostrata in altri articoli scientifici, ma le cause all’origine di questi livelli sono ancora da accertare.

In generale questo studio ha gettato le basi per interessanti sviluppi futuri che abbracciano più settori disciplinari, e potrebbe rivelarsi un nuovo metodo per la rilevazione dell’inquinamento ambientale.

martedì 10 dicembre 2019

Seveso 16 dicembre 2019: Convegno "Risultati dell’analisi di rischio da esposizione da diossina"


Lunedì 16 dicembre alle ore 09:00 si terrà, presso l’Auditorium della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, in Largo 10 Luglio 1976 n.1 a Seveso, il convegno di presentazione dei risultati dello studio “Analisi di rischio da esposizione alla diossina residua dell’incidente ICMESA“.


Sull'argomento abbiamo ricevuto da Sinistra e Ambiente di Meda e dal Circolo Legambiente di Seveso il seguente comunicato stampa:

Sinistra e Ambiente di Meda e di Legambiente di Seveso da tempo chiedevano alla FLA e agli enti interessati di concordare una forma partecipata di condivisione e diffusione dei risultati dell' "Indagine per la valutazione di rischio da esposizione a diossina TCDD residua dell’incidente ICMESA"  al fine di coinvolgere associazioni, gruppi e cittadini per renderli informati e consapevoli.
Dopo molto tempo e ulteriori solleciti tutto quanto era nei nostri auspici non è accaduto.
Il 9 ottobre 2019 decidavamo, una volta messi nella condizione di studiare il lavoro della FLA, messoci a disposizione da un Consigliere Regionale dopo accesso agli atti, di pubblicare integralmente il Rapporto Finale datato Dicembre 2018.
Vedi:  INDAGINE DELLA FONDAZIONE LOMBARDIA PER L'AMBIENTE SUL RISCHIO DA ESPOSIZIONE ALLA DIOSSINA: SINISTRA E AMBIENTE di MEDA e LEGAMBIENTE SEVESO ROMPONO IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI.
La FLA, Lunedi 16-12-019 dalle ore 9.00 presso la sua sede di Seveso, ha scelto la forma convegno per ufficializzare i contenuti del suo lavoro.
Sinistra e Ambiente e Legambiente di Seveso, dopo aver ricevuto l'invito ad essere presenti, hanno scritto una lettera al Direttore della FLA ribadendo che le loro richieste sono state purtroppo disattese.



sabato 7 dicembre 2019

Tra cielo e terra: il paesaggio lombardo attraverso gli occhi dei santi

Villa Ghirlanda - Sede del Museo di Fotografia Contemporanea
tra cielo e terra
il paesaggio lombardo attraverso gli occhi dei santi
 
Fino al 1 marzo 2020
Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda, via Frova 10, Cinisello Balsamo

La sala mostra al secondo piano
Grazie alle 2.911 fotografie raccolte nel corso del progetto di fotografia partecipata Tra cielo e terra, promosso dal Museo di Fotografia Contemporanea, la mostra presenta un variegato spaccato del paesaggio contemporaneo, da scorci urbani a panorami da cartolina. Lo sguardo, immutato forse anche da secoli, è quello dei santi che dimorano nelle edicole votive, mentre lo scenario che si presenta loro di fronte è mutevole: alcuni di essi hanno ancora oggi come orizzonte campagne estese, fiumi e colline, altri si trovano invece a sorvegliare rotonde, parcheggi o cantieri.

Postazione informatica all'ingresso del museo
Avviato nella primavera 2019, Tra cielo e terra – dell’artista Claudio Beorchia, ideato e curato da Matteo Balduzzi – ha invitato tutti gli abitanti della Lombardia a osservare e fotografare il paesaggio dal punto di vista dei santi che sui quei territori vigilano da tempo. Grazie all’attivazione di 9 poli culturali che hanno consentito di raggiungere in maniera capillare l’intero territorio regionale, oltre 200 persone hanno risposto caricando sulla piattaforma ideata e gestita da Fondazione Rete Civica di Milano (tracieloeterra.opendcn.org) le fotografie delle rispettive città o dei luoghi che hanno visitato tra fine maggio e i primi di settembre.

La sala mostra al secondo piano
La mostra occupa i tre piani del Museo a partire dal piano terra, dove la totalità dell’archivio – composto di immagini, racconti, riferimenti geografici – è consultabile grazie a una mappa navigabile della Lombardia.

L'ingresso del museo
Nello spazio del primo piano una doppia video-proiezione consente di immergersi nella quasi totalità dell’archivio.

Il murales con il nome degli autori delle fotografie (primo piano)
Il percorso si conclude nella sala al secondo piano con le 90 opere che rimarranno parte delle collezioni del Museo, realizzate rielaborando nello spirito del progetto – una sorta di soggettiva della visione dei santi – i codici classici dell’esposizione fotografica: stampa, passepartout, cornice.

Le foto in mostra: il passepartout è stato realizzato mantenendo la forma dell'edicola sacra
L’esposizione  è completata da video interviste di alcuni partecipanti che racconteranno alcuni aneddoti e punti di vista personali sviluppati durante la ricerca.

Altre iniziative

Venerdì 13 dicembre, ore 17.30
Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo
Un pomeriggio dedicato alla città di Cinisello Balsamo che prevede: lancio del concorso fotografico e letterario rivolto alle Scuole Primarie (4° e 5° anno) e Secondarie di Primo Grado di Cinisello Balsamo. Riconoscimento ai cittadini che hanno documentato le 36 edicole votive presenti in città. Presentazione del libro SAINTSCAPES (vedi nota 1)

Martedì 17 dicembre 2019, ore 19
Verso libri, corso di Porta Ticinese 40, Milano
Presentazione del libro SAINTSCAPES (vedi nota 1), con l’artista Claudio Beorchia, il curatore Matteo Balduzzi e l’editore di Viaindustriae Emanuele De Donno si ripercorrerà la ricerca sul paesaggio lombardo avviata con il progetto Tra cielo e terra e restituita ora attraverso una pubblicazione bilingue dal respiro internazionale.

Nota (1):  SAINTSCAPES (parola inventata, che unisce il concetto di santi, SAINTS, a quello di paesaggio, LANDSCAPE). Il libro pubblicato da Viaindustriae (Foligno) e curato da Matteo Balduzzi, cita le più classiche tra le edizioni – messale, guida Touring Club Italiano, dizionario – riproponendo in oltre 600 pagine quasi 1000 immagini, tra tavole a colori stampate a tutta pagina e miniature in bianco e nero. Corredato da un indice generale che riporta i dati delle 2911 edicole fotografate, il volume presenta due contributi critici di Don Umberto Bordoni, responsabile della committenza artistica per l’Arcidiocesi di Milano e di Paolo Bossi, professore associato di Storia dell’architettura al Politecnico di Milano.

venerdì 6 dicembre 2019

Seregno: la progettazione partecipata del quartiere Sant'Ambrogio

Riceviamo e pubblichiamo.

Continuiamo il percorso di progettazione partecipata della piazza Don Luigi Fari e del quartiere giovedì 12 dicembre 2019 alle 21 allo spazio civico in via Bottego 12 a Seregno
Chiunque abbia a cuore la destinazione degli spazi è calorosamente invitato a partecipare.

Per i commercianti del quartiere: alle 19 dello stesso giorno sempre presso lo spazio civico l'assessore Ivana Mariani incontrerà gli esercenti interessati allo sviluppo di eventi nel 2020. É la prima volta che si da attenzione agli esercizi a sud della ferrovia; crediamo quindi si debba cogliere l'opportunità offerta.


Comitato di Quartiere Sant'Ambrogio, Seregno
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