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domenica 24 novembre 2024

C’era una volta la tratta D


di Domenico Corrusco


Ah, le grandi opere italiane! Fatte per collegare, unire, risolvere. O almeno così ci raccontano. Poi arriva il caso della Pedemontana e della famigerata Tratta D e ci si ritrova a domandarsi: ma questa è ingegneria o una puntata di una soap opera? Perché, diciamocelo, l’intera faccenda sa tanto di telenovela ambientata tra svincoli e rotonde.

La trama è semplice: c’era una volta la Tratta D, progettata per spingersi eroicamente fino a Dalmine, completando un percorso degno di questo nome. Ma ecco che, nel pieno dello sviluppo narrativo, salta fuori una cugina un po’ più piccola e meno ambiziosa: la Tratta D Breve. Un “pezzo mancante” che collega giusto giusto Pedemontana, TEEM e BreBeMi. Semplice, meno costoso, più veloce. Una sorta di spin-off del progetto principale.

Ora, da spettatori curiosi ci chiediamo: questa nuova Tratta è una scelta pragmatica, un vero colpo di genio ingegneristico... oppure qualcuno ha deciso di “accorciare” il percorso perché temeva che il traffico dirottato verso Dalmine lasciasse TEEM e BreBeMi a contare i pedaggi su una mano?


E come ogni buona soap che si rispetti, non poteva mancare il mistero. Entra in scena la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), chiamata a finanziare le tratte B2 e C. Tutti si aspettavano un assegno bello corposo, ma... ecco il colpo di scena: la BEI non ha ancora ricevuto nulla di ufficiale sulla Tratta D Breve. “Fase di valutazione VIA”, dicono gli esperti. “Calma, niente CIPESS approvato”, aggiungono i tecnici.

Nel frattempo, la BEI se ne sta lì, a braccia conserte, aspettando che il progetto si presenti in tutta la sua “sostenibilità economica”. Perché una cosa è certa: a Bruxelles non amano le sorprese. Vogliono un piano completo, sensato, che non rischi di trasformare Pedemontana in una cattedrale nel deserto, con poche auto e tanti debiti.

Torniamo al punto. Perché accorciare? Perché scegliere un collegamento “Breve” che sembra la versione beta di un progetto ben più ambizioso? E qui il sospetto sorge spontaneo: sarà mica che qualcuno teme che il traffico verso Dalmine avrebbe svuotato le casse di TEEM e BreBeMi? Perché sì, caro lettore, meno traffico significa meno pedaggi, e meno pedaggi significano meno champagne nelle sedi delle concessionarie.

E allora via, ecco la Tratta D Breve, una sorta di compromesso perfetto: si risparmia sui costi, si evita di infastidire gli amici TEEM e BreBeMi e si tira su un’infrastruttura che, almeno sulla carta, dovrebbe “chiudere il cerchio”. E se nel frattempo qualcuno si lamenta del traffico che resta intrappolato tra svincoli e tangenziali? Beh, poco male, tanto quello c’era già.

E la Tratta D originale? Quel glorioso progetto che avrebbe portato Pedemontana fino a Bergamo? Magari arriverà. Forse un giorno, quando il traffico sarà esploso e qualcuno griderà allo scandalo. Ma nel frattempo, Pedemontana “gioca sul sicuro”: meno rischi, meno costi e, soprattutto, più pedaggi.

Per ora, il nostro melodramma autostradale si conclude qui. Resta solo da capire chi scriverà la prossima puntata. Speriamo, almeno, che ci sia il lieto fine. O perlomeno un casello gratuito per chi sopporta tutto questo.

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