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martedì 23 settembre 2025

Esondazioni del Seveso, Legambiente rilancia: “Serve un Parco fluviale, non solo aree di laminazione”

Il fiume Seveso, ancora scoperto, a Milano (quartiere Niguarda)

Nella notte tra il 21 e il 22 settembre, la valle del Seveso è stata nuovamente travolta da piogge torrenziali: fino a 200 millimetri di pioggia caduti in poche ore tra Comasco e Canturino, oltre 100 millimetri nei quartieri settentrionali di Milano. Il risultato è stato l’ennesimo allagamento, con esondazioni dalla Brianza fino al centro della metropoli.

Un fenomeno che, secondo Legambiente Lombardia, non può più essere considerato un’emergenza imprevista. “La precipitazione di questi giorni è un avvertimento da non sottovalutare,” spiega l’associazione ambientalista, ricordando che eventi simili saranno sempre più frequenti e intensi con l’avanzare della crisi climatica.

Le vasche di laminazione del Parco Nord Milano hanno contenuto parzialmente l’ondata, guadagnando qualche ora preziosa, e per la prima volta sono entrate in funzione anche quelle di Senago. Tuttavia, l’acqua ha comunque raggiunto il cuore della città. “Se fosse stata realizzata la vasca di Varedo – osserva Legambiente – forse si sarebbe potuto evitare l’allagamento di Milano. Ma pensare di risolvere tutto con opere idrauliche sempre più monumentali significa non fare i conti con la realtà degli eventi catastrofici.”

È qui che entra in gioco la proposta di lungo periodo: il Parco del Seveso.
“La grande opera di prevenzione di cui la metropoli ha bisogno è un paziente ma determinato lavoro di ripristino della valle del Seveso, un lavoro pianificato per restituire al torrente le sue naturali pertinenze territoriali, liberandole dalle urbanizzazioni che le hanno invase,” sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.

Il progetto punta a trasformare l’intera valle del fiume in un grande corridoio ecologico e paesaggistico, capace di garantire sia sicurezza idraulica sia qualità ambientale. Non si tratta solo di fermare il consumo di suolo, ma di un vero disegno di ricostruzione del paesaggio fluviale, in grado di restituire al Seveso il suo corso naturale e ai cittadini la tranquillità necessaria.

“Questo progetto vogliamo chiamarlo Parco del Seveso, ma è molto di più: è una grande opera di rigenerazione territoriale – aggiunge Legambiente – da cui nessuno, a partire dalla città di Milano, deve potersi chiamare fuori.”

Il Seveso, che a Milano scorre per lunghi tratti tombinato nel sottosuolo, rivendica oggi con forza la sua valle. L’associazione ambientalista chiede che il tema entri a pieno titolo nei piani urbanistici dei comuni attraversati, affinché la gestione delle acque non sia ridotta a un problema tecnico ma diventi una scelta di pianificazione territoriale.

1 commento:

  1. Mi permetto interpretare l'auspicio di Legambiente (anche a modifica del titolo di questo post) con "...non solo aree di laminazione" perchè gli Ambientalisti sono sempre stati contrari alla costruzione di enormi vasconi in cemento armato che si sono dimostrati inefficaci anche in questa occasione. Per la prima volta alla "vaschetta" del Parco Nord (!) si sono affiancate le prime vasche di Senago. Ed è stato un buco nell'acqua, anche perchè le "esondazioni" sono iniziate nel comasco e nel "monzese" e anche se fossero state già realizzate le vasche di Varedo-Palazzolo ma anche quella di Lentate, tutta la valle del Seveso, non solo Milano, sarebbero finite sott'acqua come lo sono state ieri. Servono quindi aree di laminazione distribuite in tutto il bacino in aree che morfologicamente già si prestano, meglio se in aree golenali residue, come abbiamo dimostrato essere possibile nella valle del Lura dove a parità di eventi meteo negli ultimi 10 anni non si sono più registrate esondazioni (mentre nella Valle del Seveso siamo a oltre 150 alluvioni dal 1975, più di 30 nell'ultimo decennio)

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