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mercoledì 24 settembre 2025

Seregno, la città che rischia di diventare solo per ricchi


A Seregno, la questione dell’area ex Dell’Orto non è soltanto un dibattito urbanistico o immobiliare: è uno specchio, forse doloroso, di che città abbiamo deciso di essere. Il progetto proposto - residenze di lusso, volumetrie elevate, poco verde pubblico, standard sociali ridotti e processi partecipativi deboli - disegna un futuro che rischia di allontanare chi questa città la abita davvero: le giovani coppie, le famiglie dei lavoratori, chi non se lo può permettere.

Prendendo spunto dal dossier delle Acli, dal parere del Politecnico e dai post che abbiamo pubblicato, questi sono i fatti principali:

  • Il piano prevede oltre 41.000 metri cubi edificati, con un indice edificatorio di circa 5 m³/m², molto più alto rispetto ad altri comparti simili in Seregno.
  • È prevista una torre di 14 piani su via San Rocco.
  • Gli appartamenti previsti sono circa 160, il che potrebbe comportare un incremento di popolazione nell’area ex Dell’Orto di circa 450-500 persone. Un numero importante per comprendere l’impatto complessivo.
  • Le dotazioni pubbliche (verde, spazi sociali, servizi) sembrano limitate o monetizzate, spesso ridotte a spazi condominiali e frammentati.
  • Manca un’offerta significativa di edilizia convenzionata o accessibile: il progetto è pensato per fasce medio-alte.
  • Il coinvolgimento della cittadinanza è stato minimo: i dossier e le proposte arrivano soprattutto “dal basso”, non da percorsi partecipativi istituzionali.

Abbiamo ricevuto diverse sollecitazioni da cittadini che pongono interrogativi concreti e molto rilevanti:

  • Quanti dei nuovi appartamenti saranno davvero accessibili per chi non ha redditi elevati? Se solo pochi - una decina o poco più - significa che la trasformazione serve soprattutto a valorizzare l’investimento privato, non a rispondere ai bisogni della popolazione locale.
  • Qual è il prezzo medio previsto? E il target reale: ceto medio, o una fascia ancora più alta?
  • Qual è il rapporto tra gli alloggi di lusso e quelli in edilizia convenzionata/sociale? In città “virtuose” si garantisce anche il 30%.
  • Come cambierà la dinamica commerciale del quartiere? A Milano la costruzione di case extra lusso ha portato con sé locali esclusivi, affitti più cari e la chiusura di negozi familiari. Seregno rischia lo stesso destino.
  • Quali saranno gli impatti su servizi, mobilità, traffico? Un aumento di 450-500 abitanti non è banale: scuole, trasporti, parcheggi, verde e inquinamento ne risentiranno.

Il rischio è una città a doppia velocità:

  • Un centro (o alcune zone) elegante, ben curato, costoso, destinato a chi può permetterselo.
  • Quartieri periferici o meno centrali che restano con meno investimenti, meno servizi, più costi sociali.
  • Una città forse bella, ma sempre più divisa, meno inclusiva, meno comunitaria.
Per evitare che Seregno diventi solo per ricchi, servono azioni chiare:
  • Pubblicare tutti i dati reali: quanti alloggi, a quale prezzo, a quali fasce sociali destinati, quale quota di edilizia convenzionata.
  • Fissare regole chiare e vincolanti, non solo linee guida.
  • Garantire almeno una quota significativa di edilizia sociale/convenzionata, senza monetizzare gli standard.
  • Assicurare verde pubblico vero, non solo giardini condominiali.
  • Incentivare formule alternative: edilizia popolare, cooperative, canoni calmierati.
  • Avviare processi partecipativi seri e tempestivi, che consentano ai cittadini di incidere davvero.

Il modo in cui abitiamo la città determina chi siamo. Se ogni grande intervento diventa solo occasione di profitto privato, senza ricadute collettive in termini di accessibilità e qualità della vita, Seregno diventerà un bene di lusso.

Seregno è davanti a un bivio: essere una città-vetrina, destinata a pochi, oppure una città giusta, in cui le trasformazioni urbanistiche servano l’intera comunità. L’area ex Dell’Orto non è solo un cantiere: è il simbolo del futuro che ci attende.

Se si costruisce solo per chi può pagare, se si valorizza il profitto più del bene comune, rischiamo di perdere la nostra comunità, la nostra storia e la speranza che tutti - non solo i ricchi - possano sentirsi a casa a Seregno.

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