Negli ultimi mesi la Provincia di Monza e Brianza ha avviato il percorso di aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), lo strumento che definisce le regole generali per l’uso del territorio: dove si può costruire, quali aree devono essere tutelate, come va preservata la rete ecologica, quali interventi sono compatibili con la tutela ambientale e paesaggistica.
Il PTCP, dunque, non è un documento tecnico per pochi addetti ai lavori: è il quadro che orienta le scelte urbanistiche dei Comuni e che influisce concretamente sulla qualità dell’ambiente, sul consumo di suolo, sulla sicurezza idrogeologica e sulla protezione degli spazi naturali.
Nel 2025 la Provincia ha pubblicato una nuova proposta di modifica – la “Variante 2025” – presentata come un aggiornamento tecnico e cartografico. Tuttavia, come abbiamo già evidenziato su questo blog, queste modifiche toccano aspetti sensibili della pianificazione territoriale, introducendo nuove regole e maggiore flessibilità in settori che incidono direttamente sulla tutela del paesaggio, delle aree agricole e della rete ecologica provinciale.
Secondo la normativa italiana ed europea, quando una modifica di piano può avere effetti significativi sull’ambiente, dev’essere sottoposta a una Valutazione Ambientale Strategica (VAS): un processo trasparente che analizza gli impatti delle scelte e permette la partecipazione dei cittadini e delle associazioni.
Proprio su questi aspetti è intervenuto il Coordinamento Ambientalista “Osservatorio PTCP di Monza e Brianza”, che ha presentato una serie di osservazioni e richieste formali, sostenendo che la Variante 2025 contenga cambiamenti troppo rilevanti per essere approvati senza una VAS completa.
Di seguito, proponiamo un’intervista approfondita a Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento, per capire meglio quali siano le criticità rilevate e perché, secondo gli ambientalisti, questa Variante debba essere valutata con maggiore attenzione.
Intervista a Giorgio Majoli
D. Majoli, avete appena presentato una serie di osservazioni alla Provincia sulla “Variante 2025” del PTCP. Perché questa scelta?
R. «Perché la Variante 2025 non è una semplice modifica minore, come viene presentata. Analizzando i documenti abbiamo riscontrato criticità rilevanti che non possono essere liquidate con un semplice screening. Secondo noi, per la portata dei cambiamenti e per i potenziali impatti cumulativi sul territorio, serve una Valutazione Ambientale Strategica completa, trasparente e partecipata. Le norme europee e nazionali sono chiare: quando un piano può incidere sull’ambiente in modo significativo, la VAS è obbligatoria.»
D. Entriamo nel merito. Una prima criticità riguarda l’aumento di “flessibilità normativa”. Cosa intendete?
R. «La Variante introduce margini di interpretazione molto ampi nelle aree tutelate. Questo significa che norme nate per garantire salvaguardia e protezione diventano più controverse, più interpretabili, e quindi potenzialmente più vulnerabili.
La preoccupazione è chiara: una disciplina troppo “flessibile” rischia di diventare una porta aperta a deroghe e trasformazioni difficili da controllare. In un territorio fragile come la Brianza, questo è particolarmente pericoloso. Abbiamo bisogno di chiarezza, stabilità e certezze, non di incertezze normative.»
D. Avete segnalato anche il rischio di nuove edificazioni in aree geomorfologicamente fragili. Perché?
R. «Perché le modifiche all’articolo 11 potrebbero permettere interventi edilizi perfino in valloni, orli di terrazzo, scarpate e altri ambiti geologicamente delicati, se questi ricadono dentro aree urbanizzate.
In Brianza molte zone sensibili sono ormai inglobate nella città: ciò significa che la Variante potrebbe indirettamente favorire nuove costruzioni proprio dove il territorio è meno adatto. Questo comporta rischi sia per la sicurezza idraulica sia per il consumo di suolo, che qui è già oltre i livelli di guardia.»
D. Nel vostro documento parlate anche di impianti a fonti rinnovabili: non siete favorevoli?
R. «Anzi, siamo favorevolissimi. Ma la Variante prevede la possibilità di installare impianti a fonti rinnovabili anche in aree agricole strategiche e nella rete ecologica, senza però definire criteri chiari per localizzazione e valutazione degli impatti.
Senza regole precise – lo ribadiamo – anche un intervento virtuoso può creare danni, ad esempio interrompendo corridoi ecologici o frammentando spazi naturali fondamentali. Le energie rinnovabili vanno sviluppate, ma con criteri robusti e non lasciando spazio all’improvvisazione.»
D. Un’altra criticità riguarda l’introduzione dei SIP. Cosa non funziona?
R. «La Variante introduce una nuova categoria di interventi, i Servizi di Interesse Provinciale, ma non ne definisce la tipologia.
Questo rende impossibile una valutazione trasparente degli impatti. È una sorta di scatola vuota che un domani potrebbe essere riempita con qualsiasi cosa, anche con funzioni potenzialmente insediabili nella Rete Verde, che è l’ossatura ecologica del territorio.
Una previsione così vaga è in contrasto con l’obiettivo di non compromettere la funzionalità ecologica dei nostri sistemi verdi.»
D. Le compensazioni ambientali sono un tema centrale. Cosa non va nella Variante?
R. «È stato introdotto un nuovo articolo sulle compensazioni ambientali e territoriali, ma senza indicare standard minimi, indicatori misurabili, criteri chiari.
Senza numeri e parametri verificabili la compensazione rischia di diventare una formalità burocratica che non garantisce un reale equilibrio ecologico.
Noi chiediamo criteri precisi e meccanismi certi di applicazione. Una compensazione deve ristabilire ciò che si perde, non limitarsi a dichiararlo.»
D. Parliamo di partecipazione. Perché ritenete inadeguati i tempi previsti?
R. «Perché la Provincia ha messo a disposizione i documenti per soli 30 giorni, un tempo insufficiente per un confronto pubblico serio su scelte che influenzeranno il territorio per decenni.
Chiediamo un incontro pubblico, più tempo e più strumenti di partecipazione. La VAS completa garantirebbe proprio questo: trasparenza, confronto e coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni.»
D. In sintesi, cosa chiedete alla Provincia?
R. «Chiediamo una cosa semplice e di buon senso: che la Variante 2025 venga assoggettata a Valutazione Ambientale Strategica completa.
Non siamo contrari agli aggiornamenti del PTCP, ma qualunque modifica che incide sulle tutele ambientali deve essere valutata con la massima attenzione.
La Brianza è una delle aree più consumate d’Italia: ogni passo verso una maggiore flessibilità urbanistica deve essere accompagnato da garanzie solide, verificabili e trasparenti. Altrimenti il rischio è di compromettere ulteriormente un territorio che ha già pagato troppo.»
| Giorgio Majoli, al centro, durante un sopralluogo |
D. Majoli, avete appena presentato una serie di osservazioni alla Provincia sulla “Variante 2025” del PTCP. Perché questa scelta?
R. «Perché la Variante 2025 non è una semplice modifica minore, come viene presentata. Analizzando i documenti abbiamo riscontrato criticità rilevanti che non possono essere liquidate con un semplice screening. Secondo noi, per la portata dei cambiamenti e per i potenziali impatti cumulativi sul territorio, serve una Valutazione Ambientale Strategica completa, trasparente e partecipata. Le norme europee e nazionali sono chiare: quando un piano può incidere sull’ambiente in modo significativo, la VAS è obbligatoria.»
D. Entriamo nel merito. Una prima criticità riguarda l’aumento di “flessibilità normativa”. Cosa intendete?
R. «La Variante introduce margini di interpretazione molto ampi nelle aree tutelate. Questo significa che norme nate per garantire salvaguardia e protezione diventano più controverse, più interpretabili, e quindi potenzialmente più vulnerabili.
La preoccupazione è chiara: una disciplina troppo “flessibile” rischia di diventare una porta aperta a deroghe e trasformazioni difficili da controllare. In un territorio fragile come la Brianza, questo è particolarmente pericoloso. Abbiamo bisogno di chiarezza, stabilità e certezze, non di incertezze normative.»
D. Avete segnalato anche il rischio di nuove edificazioni in aree geomorfologicamente fragili. Perché?
R. «Perché le modifiche all’articolo 11 potrebbero permettere interventi edilizi perfino in valloni, orli di terrazzo, scarpate e altri ambiti geologicamente delicati, se questi ricadono dentro aree urbanizzate.
In Brianza molte zone sensibili sono ormai inglobate nella città: ciò significa che la Variante potrebbe indirettamente favorire nuove costruzioni proprio dove il territorio è meno adatto. Questo comporta rischi sia per la sicurezza idraulica sia per il consumo di suolo, che qui è già oltre i livelli di guardia.»
D. Nel vostro documento parlate anche di impianti a fonti rinnovabili: non siete favorevoli?
R. «Anzi, siamo favorevolissimi. Ma la Variante prevede la possibilità di installare impianti a fonti rinnovabili anche in aree agricole strategiche e nella rete ecologica, senza però definire criteri chiari per localizzazione e valutazione degli impatti.
Senza regole precise – lo ribadiamo – anche un intervento virtuoso può creare danni, ad esempio interrompendo corridoi ecologici o frammentando spazi naturali fondamentali. Le energie rinnovabili vanno sviluppate, ma con criteri robusti e non lasciando spazio all’improvvisazione.»
D. Un’altra criticità riguarda l’introduzione dei SIP. Cosa non funziona?
R. «La Variante introduce una nuova categoria di interventi, i Servizi di Interesse Provinciale, ma non ne definisce la tipologia.
Questo rende impossibile una valutazione trasparente degli impatti. È una sorta di scatola vuota che un domani potrebbe essere riempita con qualsiasi cosa, anche con funzioni potenzialmente insediabili nella Rete Verde, che è l’ossatura ecologica del territorio.
Una previsione così vaga è in contrasto con l’obiettivo di non compromettere la funzionalità ecologica dei nostri sistemi verdi.»
D. Le compensazioni ambientali sono un tema centrale. Cosa non va nella Variante?
R. «È stato introdotto un nuovo articolo sulle compensazioni ambientali e territoriali, ma senza indicare standard minimi, indicatori misurabili, criteri chiari.
Senza numeri e parametri verificabili la compensazione rischia di diventare una formalità burocratica che non garantisce un reale equilibrio ecologico.
Noi chiediamo criteri precisi e meccanismi certi di applicazione. Una compensazione deve ristabilire ciò che si perde, non limitarsi a dichiararlo.»
D. Parliamo di partecipazione. Perché ritenete inadeguati i tempi previsti?
R. «Perché la Provincia ha messo a disposizione i documenti per soli 30 giorni, un tempo insufficiente per un confronto pubblico serio su scelte che influenzeranno il territorio per decenni.
Chiediamo un incontro pubblico, più tempo e più strumenti di partecipazione. La VAS completa garantirebbe proprio questo: trasparenza, confronto e coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni.»
D. In sintesi, cosa chiedete alla Provincia?
R. «Chiediamo una cosa semplice e di buon senso: che la Variante 2025 venga assoggettata a Valutazione Ambientale Strategica completa.
Non siamo contrari agli aggiornamenti del PTCP, ma qualunque modifica che incide sulle tutele ambientali deve essere valutata con la massima attenzione.
La Brianza è una delle aree più consumate d’Italia: ogni passo verso una maggiore flessibilità urbanistica deve essere accompagnato da garanzie solide, verificabili e trasparenti. Altrimenti il rischio è di compromettere ulteriormente un territorio che ha già pagato troppo.»
Per scaricare le osservazioni presentate dal Coordinamento Ambientalista cliccare qui.

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