venerdì 1 agosto 2014

Sulle (tenui) tracce del passato nel quartiere Sant'Ambrogio a Seregno


Con quartiere Sant'Ambrogio di Seregno intendiamo la vasta zona delimitata dalle linee ferroviarie per Saronno e per Milano a nord, dal confine comunale con Cesano Maderno, dalla frazione S. Carlo e dal confine con Desio a sud. La sua parte settentrionale è anche chiamata quartiere Crocione e la parte a sud-est zona Stadio.
Prima della rapida urbanizzazione avvenuta nella seconda metà del secolo scorso, anch'esso era naturalmente una zona agricola; sebbene sia difficile da immaginare, fino a circa 150 anni fa era disabitata, mentre ai suoi margini erano sorte, probabilmente già alla fine del XV secolo, le cascine Arienti e Savina, e, un secolo più tardi, la cascina Villanova o S.Giuseppe.

Cascina  della Madonna del pianto (Nava) - Secolo XIX
Il dipinto sul ballatoio da cui la cascina prende il nome
Dal Catasto Teresiano apprendiamo che all'inizio del XVIII secolo non erano presenti abitazioni, i campi erano coltivati a cereali e contornati da gelsi - che servivano per la bachicoltura -, molto ridotti erano gli appezzamenti in cui si coltivava la vite, praticamente scomparsi i boschi. La proprietà era prevalentemente nobiliare; tra i maggiori proprietari si annoveravano le famiglie Magrini (che possedeva molti terreni anche a S. Carlo e a Cassina Savina), Odescalchi e Giovanni Porta erede del Parravicini.

Cascina Novara (Ida) - Secolo XIX
Ancora nel Catasto Lombardo-Veneto del 1856-73 in tutta la zona non era registrata nessuna cascina, ma erano rilevate una quindicina di piccole costruzioni, i cosiddetti "cascinotti"o "casotti". Questi erano un elemento caratteristico del paesaggio dell'alta pianura asciutta; dato che i campi erano lontani dall'abituale residenza, essi servivano come deposito per gli attrezzi e come ricovero temporaneo di uomini e animali e talvolta anche di raccolti. Potevano essere costruiti o completamente in muratura con tetto di coppi, o di muratura con tetto di paglia, o interamente di legno e paglia; spesso avevano due piani, anche se di altezza ridotta.

Uno dei pochi cascinotti rimasti a Seregno (zona Orcelletto)
Nella seconda metà dell' '800 furono costruiti alcuni caseggiati, lungo la prima parte di via Solferino, e le prime cascine; le mappe catastali del 1897/1902 ne riportano nove: Cascina della Madonna del Pianto (poi Nava), Colli, Colombo, Spotti, Trabattoni, Schiatti, Novara, Silva e Cazzaniga. Naturalmente questi erano i nomi dell'epoca, poi cambiati a seconda del succedersi dei proprietari o degli affittuari. Di queste alcune sono abbandonate, altre sono state abbattute e altre sono ormai irriconoscibili.

Cascina Schiatti (Caspani) - Secolo XIX
Poche erano le strade che attraversavano questa parte del comune. La più importante ovviamente era la Vallassina, oggi via Milano; l'attuale via Solferino, che allora si chiamava strada comunale a Cassina Savina, conduceva appunto verso Cassina Savina e verso S. Carlo.

Quartiere Sant'Ambrogio nel 1900. Le cascine sono indicate in rosso, le strade in verde e le ferrovie in nero. Una cascina è fuori pianta (a sud est). Rielaborazione dal  Nuovo Catasto Terreni  fogli 10,  11, 15, 16
Da essa al Crocione si dipartiva verso ovest la strada vicinale per i Boschi di S. Pietro Martire, il cui primo tratto corrispondeva alla via Crocefisso. Verso sud si dipartivano invece altre due strade vicinali: quella detta Stregorè e quella di San Carlo.  La prima aveva un percorso un po' tortuoso e corrispondeva nel primo tratto all'odierna via Trento, poi alla via Eschilo e alla seconda parte di via Einstein, per raggiungere infine il confine comunale.

L'ultimo tratto della Vicinale Stregorè, ormai inselvatichito
La seconda corrispondeva alle vie Rovereto e IV Novembre e, seguendo quella che adesso è la pista ciclopedonale di fianco alla scuola elementare, raggiungeva la via Borromeo dove si dirigeva verso S. Carlo. Queste due strade vicinali erano collegate da una traversa, l'odierna via Erodoto. La  strada vicinale Comina - che prima della costruzione della ferrovia era la diretta prosecuzione dell'odierna via Colombo - proseguiva lungo le attuali vie Meucci e Cassina Ida per congiungersi con la Vallassina. Al di là di questa, la strada vicinale di S. Giuseppe, corrispondente alle vie Papini e Machiavelli, si incrociava con una strada (oggi via Gramsci/Collodi) che portava appunto, attraversando la ferrovia, alla Cascina S. Giuseppe e alla villa Buttafava.

Cascina Somaschini (Teresa) - 1920
Cascina Bana - 1950
Nella prima metà del '900 furono costruite altre cascine, di cui poche ancora riconoscibili.

Cascina Cà Nova - 1935
Attualmente il territorio del quartiere è quasi interamente costruito. La parte maggiormente conservata è quella ad ovest, al confine con Cesano, che è stata compresa nel Parco Brianza Centrale. Altra oasi verde è il parco del quartiere Crocione, purtroppo attorniato dagli alti palazzi costruiti negli anni settanta, mentre più a sud il Parco Falcone Borsellino, con il suo pregevole laghetto, rientra già nel quartiere S. Carlo.

Testo di Chiara Ballabio   
Fotografie di Zeno Celotto
 
© riproduzione riservata

Si ringrazia Franco Formenti per le preziose informazioni
 
Riferimenti bibliografici:

1) AA.VV. - Sant'Ambrogio una chiesa e la sua gente - Seregno 1994  
2) C. Saibene - La casa rurale nella pianura e nella collina lombarda - Firenze 1955

1 commento:

  1. Anche uno tra i più dimenticati e martoriati quartieri perifierici di Seregno ha una sua storia seppur semplice modesta.
    Sono di S.Ambrogio conosco il quartiere e posso dire che questo rappresenta la forza umile e silenziosa della sua gente che non merita di essere trattata così male e dimenticata ...a sud della città.
    Blocchiamo tutto e guardiamoci in faccia lombardi veneti meridinali marocchini pakistani... e riprendiamoci la terra che ci spetta perchè essa non è di chi è morto ma di chi ci vive e la "lavora" con la SUA fatica non con le speculazioni.

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