domenica 3 agosto 2025

Seregno: il Piano Clima esiste, ma non si vede

Riqualificazioni urbane e coerenza climatica. Una riflessione oltre le polemiche

Immagini tratte da Facebook

Il sindaco Alberto Rossi ha annunciato sulla sua pagina Facebook l’avvio dei lavori di riqualificazione di via Umberto I, nel pieno centro di Seregno. Un intervento sostenuto anche da fondi regionali, che prevede la posa di una nuova pavimentazione “di pregio” per valorizzare esteticamente l’area.

Il post ha subito suscitato reazioni contrastanti: da un lato, critiche sull’attenzione riservata (ancora una volta) al centro storico rispetto alle periferie; dall’altro, chi ha difeso l’iniziativa, affermando che "qualunque cosa si faccia, qualcuno si lamenta".

A noi non interessa alimentare questa contrapposizione. Vogliamo spostare lo sguardo: non sulla scelta del luogo, né sul tipo di materiale utilizzato, ma sul significato più ampio che dovrebbe accompagnare ogni intervento urbano oggi. In particolare, su quanto tali interventi siano coerenti con gli impegni climatici che la città si è data ufficialmente solo un anno fa.

Piano del Clima, Comune di Seregno

Il Piano del Clima di Seregno, frutto della collaborazione con il Politecnico di Milano, pone obiettivi ambiziosi ma imprescindibili per il futuro urbano: ridurre la vulnerabilità agli eventi climatici estremi, contenere il consumo di suolo, aumentare il verde urbano e favorire superfici permeabili. Si legge, ad esempio:

    “La sola rimozione di asfalto e cemento e la sostituzione con pavimentazioni drenanti, con materiali freddi o vernici termoriflettenti, può incidere in modo determinante sul nostro benessere psico-fisico, riuscendo ad abbattere drasticamente le temperature.”

E ancora:

    “Intervenire sulle isole di calore, anno dopo anno, con piani di mitigazione che riducano le superfici impermeabili e aumentino quelle verdi è oggi una priorità per la sopravvivenza di tutti.”

Alla luce di queste linee guida, ci colpisce che l’unico elemento evidenziato dal sindaco sia il carattere “di pregio” della nuova pavimentazione, senza alcun riferimento alla sostenibilità, alla permeabilità del suolo, alla gestione delle acque o all’ombreggiamento. Non abbiamo visto il progetto, ma è difficile immaginare che contenga elementi coerenti con il Piano Clima se nemmeno un accenno è stato ritenuto meritevole di comunicazione pubblica.

Piano del Clima, Comune di Seregno

E questo è un punto su cui vale la pena fermarsi. Non per accusare, ma per chiedere una maggiore responsabilità politica e culturale: è tempo che le parole “transizione ecologica” diventino criteri guida nei progetti, non slogan nei documenti.

Un centro storico riqualificato può – e dovrebbe – essere anche un laboratorio di adattamento climatico, un esempio visibile di come una città possa conciliare estetica, funzionalità e sostenibilità. Perché la crisi climatica non è un argomento da convegno, ma una sfida concreta che attraversa anche le scelte più quotidiane, come la riqualificazione di una via.

Seregno ha gli strumenti e le conoscenze per essere un esempio virtuoso. Ma serve coerenza tra piani e progetti, tra impegni pubblici e interventi reali. Altrimenti rischiamo di costruire il futuro su una superficie bella, sì, ma impermeabile – in tutti i sensi.

🌡️ ISOLE DI CALORE URBANE

Piano del Clima, Comune di Seregno

Dove il caldo si fa più estremo
  • In estate, una piazza asfaltata può essere da 5 a 8°C più calda rispetto a un'area verde con alberi e acqua.
  • Le isole di calore non sono eccezioni, ma effetti strutturali dell’urbanizzazione.
  • I quartieri più colpiti a Seregno (secondo il Piano Clima): Centro, San Rocco, Ceredo, Lazzaretto.
  • Pavimentazioni compatte (come pietra, asfalto, cemento) contribuiscono in modo diretto a questo surriscaldamento urbano.
Le conseguenze non sono solo termiche, ma sanitarie: colpiscono anziani, bambini, persone fragili e a basso reddito.

    “Le città sono malate: ondate di calore, alluvioni improvvise, inquinamento. Serve agire sulle superfici, riportare suolo libero, piantare alberi.” – Piano del Clima, Comune di Seregno

Tangenziale Meda-Seregno: nuove ferite nel paesaggio


A distanza di poche settimane dal nostro ultimo aggiornamento e dall’assemblea pubblica del 22 luglio, abbiamo ripercorso il tracciato della futura tangenziale Meda-Seregno per verificare l’avanzamento dei lavori.

Vista del cantiere dalle villette di via forlì (Meda)

Il primo tratto, da via Cadore (Seregno) fino alle villette di via Forlì (Meda), non ha visto significativi progressi: lo stato dei lavori è sostanzialmente invariato rispetto a metà luglio. Tuttavia, proprio nei pressi delle villette, il cantiere ha ripreso vigore: nel terreno appena a sud, i filari di alberi che costeggiavano via Po (in corrispondenza delle abitazioni) e via Lecco (Seveso) sono stati completamente abbattuti. Al loro posto, la consueta rete arancione in plastica delinea già l’area dove sorgerà una nuova rotonda.

I filari di alberi abbattuti (via Po, Meda e via Lecco, Seveso)
Via Lecco, Seveso

Proseguendo lungo via Lecco, abbiamo constatato un cambiamento ancora più radicale. Il tratto di bosco cresciuto lungo l’antico percorso della Roggia Borromeo – un elemento di pregio paesaggistico e storico – è stato completamente abbattuto. Ora, lo sguardo corre libero fino alle prime case della frazione Meredo di Seveso. Dove prima c’era una cortina verde che raccontava una storia, oggi resta solo un varco aperto nel paesaggio.

Via Vignazzola, Meda / Via Meredo, Seveso
Il boschetto che "proteggeva" le case è sparito. Al suo posto le reti arancioni che delimitano la nuova rotonda

Raggiungiamo quindi via Vignazzola e via Meredo, nel punto dove è prevista la rotonda che collegherà la prosecuzione di via Lecco a Seregno. Anche qui, il panorama è cambiato in modo drastico e, per certi versi, ancor più impressionante: il boschetto che fungeva da barriera naturale tra le abitazioni e il prato è stato raso al suolo. Da questa prospettiva, si scorge chiaramente, attraverso la breccia nel verde, l’area delle villette di via Forlì. Un cambiamento significativo, soprattutto per chi vive in queste zone e fino a poco tempo fa poteva contare su una “quinta verde” che proteggeva le case non solo dal traffico, ma anche dal vento, dalle polveri e che offriva rifugio alla piccola fauna locale.

In basso a sinistra: la rotonda di via Vignazzola / via Meredo

A questo proposito, ci preme ricordare un passaggio importante contenuto nella Raccomandazione n. 3 delle Prescrizioni Tecniche e Ambientali per la realizzazione dell’autostrada Pedemontana Lombarda (Gazzetta Ufficiale n. 40 – Suppl. Ord. n. 34 del 18/02/2010), secondo cui:

    "Relativamente alle fasi di cantiere, si raccomanda di definire puntuali piani temporali delle opere che tengano adeguatamente conto di cercare di evitare lo svolgimento dei lavori nel momento riproduttivo della fauna."

Sorge spontanea una domanda: è stato effettuato uno studio aggiornato delle specie presenti nelle aree interessate dai recenti abbattimenti? In un momento tanto delicato per gli equilibri ambientali, non possiamo permetterci ulteriori leggerezze.

Cartelli di divieto di sosta per "taglio alberi"

I lavori della tangenziale continuano ad avanzare, spesso in silenzio, ma con effetti sempre più evidenti e spesso irreversibili sul territorio. Continuare a documentare, vigilare e far sentire la voce di chi questo territorio lo vive ogni giorno è oggi più importante che mai.

sabato 2 agosto 2025

Richiesta di chiarimenti e approfondimenti sulla Pedemontana a Seregno


Riceviamo e pubblichiamo.


Buongiorno,
ho partecipato all’assemblea pubblica sulla Pedemontana che si è svolta a Seregno e poi ho letto con interesse i vostri articoli sull’incontro. Vi ringrazio per il lavoro che avete fatto: mi ha aiutato a capire meglio molti aspetti, ma ha anche fatto nascere alcune domande che vorrei condividere.

Vorrei sapere se ci saranno altri momenti in cui i cittadini, il Comune e i rappresentanti di Pedemontana potranno confrontarsi. Penso che sia molto importante continuare a parlare di questo tema, visto che riguarda molto il nostro territorio.

Durante l’assemblea non avevo capito bene tutte le difficoltà, che ho potuto approfondire solo dopo. Per questo ho raccolto alcune domande che vi sottopongo, sperando possano essere portate a chi di dovere.

1. Traffico e cantieri – Seregno Sud
  • Come sarà gestito l’aumento del traffico sulle strade vicine ai cantieri?
  • Saranno chiuse per un po’ delle strade in zone abitate? Se sì, quando e come?
2. Tangenziale – Parco del Meredo e Quartiere Ceredo
  • Come si penserà di gestire il traffico su via Cadore, via Wagner e via Saronno?
3. Sicurezza e qualità della vita
  • Quali misure ci saranno per limitare rumore, vibrazioni e polvere durante i lavori?
  • Ci saranno controlli regolari per controllare questi problemi? Chi li farà e con che frequenza?
  • Quali orari di lavoro sono previsti per evitare disturbi di notte o nelle ore di traffico intenso?
4. Tempi e trasparenza
  • Esiste un programma chiaro con le fasi dei lavori e i tempi? Sarà pubblicato e aggiornato spesso?
  • C’è una lista completa delle opere per compensare l’impatto ambientale, con indicazioni su dove e quando saranno fatte?
5. Il progetto terrà conto della sostenibilità e dei cambiamenti climatici?
  • Verranno usati materiali che fanno meno rumore e aiutano a ridurre il calore?
  • Sono stati considerati gli effetti sull’ambiente e sul clima quando si è fatto il progetto?
6. Comunicazione e partecipazione
  • Il Comune di Seregno aprirà una sezione sul suo sito dedicata alla Pedemontana?
  • In questa sezione ci saranno documenti aggiornati, mappe, programma dei lavori, report ambientali e notizie?
  • Sarà attivato un canale per raccogliere domande e segnalazioni dai cittadini?
  • Il Comune controllerà i cantieri e chiederà agli enti competenti di rispettare le regole ambientali e di sicurezza?

Ringrazio fin d’ora.

Roberto C.

Le nostre considerazioni

Le tue domande sono tutte estremamente pertinenti. Su alcune possiamo provare a dare delle prime risposte, per altre – al momento – preferiamo lasciarle aperte, ma riteniamo utile che vengano rivolte direttamente al Comune oppure formulate in occasione di futuri incontri pubblici, che non necessariamente dovranno svolgersi solo a Seregno.

Anche per noi, che seguiamo la questione Pedemontana fin dall’inizio, molte domande sono emerse solo dopo aver letto la presentazione dell’ing. Monguzzi. Nei vari post che abbiamo recentemente pubblicato, abbiamo cercato di approfondire e chiarire i punti più critici. Le assemblee pubbliche, secondo noi, non dovrebbero rimanere un episodio isolato, ma diventare appuntamenti periodici. In alternativa, il Comune dovrebbe istituire un canale di comunicazione diretto e continuo con i cittadini, come suggerisci anche tu in più parti della tua lettera.

Veniamo ai singoli punti:

1. Viabilità e cantieri – Seregno Sud
Al momento non ci risulta esista una programmazione precisa. Lo stesso sindaco Alberto Rossi, durante l’assemblea, ha chiesto a Pedemontana di essere informato tempestivamente su tempi e modalità dei cantieri. Siamo quindi in una fase ancora interlocutoria.

2. Opere sul territorio – Parco del Meredo e Quartiere Ceredo
Su questo fronte, la situazione è poco chiara. L’assessore Borgonovo ha fatto riferimento ad alcune opere previste nel Piano Urbano del Traffico (PUT) per via Cadore, ma leggendo attentamente il PUT e le controdeduzioni, è evidente che tali interventi sono scollegati dalla realizzazione della tangenziale di Pedemontana. Per il resto, c’è grande incertezza. È auspicabile che si apra un confronto serio con gli abitanti dei quartieri coinvolti, non solo Ceredo ma anche Santa Valeria e Sant’Ambrogio.

3. Sicurezza e qualità della vita
Non abbiamo informazioni specifiche. Sappiamo però che in altri comuni coinvolti dai cantieri di Pedemontana i cittadini hanno chiesto, a gran voce, maggiori dettagli su rumori, vibrazioni, polveri e orari di lavoro, arrivando in alcuni casi a mobilitarsi per ottenerli.

4. Tempistiche e trasparenza
Ad oggi, non esiste un cronoprogramma preciso e pubblico. La mancanza di chiarezza sulle fasi dei lavori è uno degli elementi più critici di tutta la vicenda.

5. Impatto ambientale e criteri di progettazione
Domande molto interessanti, che dovrebbero essere rivolte direttamente a Pedemontana. Non ci risulta che, a oggi, siano state fornite risposte dettagliate su questi aspetti.

6. Comunicazione e partecipazione
Il Comune ha pubblicato le slide presentate dall’ing. Monguzzi sul proprio sito istituzionale (cliccare qui), ma non si può ancora parlare di una vera sezione dedicata. Ci auguriamo che venga aperta al più presto, con contenuti aggiornati, accessibili e utili per i cittadini.

venerdì 1 agosto 2025

Frenetiche ferie: in Brianza l’estate del costruire non va in vacanza


C’è una strana e inquietante coincidenza che si ripete, puntuale come l’esodo verso le spiagge: proprio mentre chiudiamo le valigie e sogniamo mare e montagna, nei palazzi del potere le scrivanie si riempiono di delibere, proposte, progetti. È come se l’estate avesse un effetto energizzante sulla macchina burocratica e politica del Paese.

Mentre noi ci concediamo una pausa dal frastuono quotidiano, altrove si accelera. Cantieri che si aprono, piani approvati, progetti annunciati. Tutto prende forma proprio adesso, quando l’attenzione collettiva è più fragile. Coincidenza? O strategia?

In Brianza, questa estate ne è un esempio lampante. Sono partiti i lavori per le tratte B2 e C della Pedemontana, da Lentate sul Seveso ad Arcore e Usmate, con un investimento da oltre un miliardo di euro. L'obiettivo è aprirle al traffico entro il 2028. Contemporaneamente, è tornata sotto i riflettori – anzi, nel silenzio – la contestatissima “tratta D breve”, quella che dovrebbe collegare Vimercate ad Agrate. Undici Comuni della Brianza Est l’hanno bocciata formalmente, parlando di “impatto ambientale enorme” e “assenza di alternative discusse”, chiedendo un ripensamento complessivo su un’opera che rischia di devastare aree agricole e verdi ancora intatte.

Intanto, si approvano nuovi piani urbanistici, si discutono – più o meno realisticamente – progetti per presidi sanitari, svincoli, bretelle e infrastrutture. Tutto in un clima ovattato, quasi sospeso, in cui i cittadini – giustamente distratti – non vengono realmente coinvolti.

Sembra una corsa contro il tempo, ma il dubbio è che sia una manovra ben studiata: agire quando il dibattito pubblico si spegne, quando i riflettori mediatici si spostano su temperature record e bollini rossi in autostrada. In un Paese dove la partecipazione civica è già fragile, l’estate diventa il momento perfetto per approvare decisioni impopolari o avviare progetti senza opposizione.

Costruire, costruire, costruire. Ma per chi?

Non si tratta di essere contro lo sviluppo o di negare l’importanza delle infrastrutture. Ma la sensazione è che si costruisca spesso più per mostrare che per rispondere a reali bisogni. Sempre con quella fretta tipica di chi vuole far partire le ruspe prima che qualcuno possa dire: “Aspettate un attimo, siamo sicuri che sia la strada giusta?”

E così, mentre i cantieri avanzano, diverse associazioni ambientaliste, comitati e gruppi civici locali lanciano l’allarme: interi habitat naturali sono a rischio, con fauna selvatica (tassi, volpi, anfibi, rapaci) minacciata da lavori invasivi, e compensazioni ambientali ancora troppo vaghe o insufficienti.

In questo scenario, il Consiglio provinciale di Monza e Brianza ha approvato all’unanimità – il 22 luglio 2025 – una mozione promossa da “Brianza Rete Comune”, chiedendo alla Regione Lombardia un fondo straordinario per destinare il 100% degli indennizzi ambientali ai Comuni attraversati da Pedemontana e avviare piani di riforestazione e rigenerazione. Un piccolo segnale di attenzione, in mezzo a tanto rumore ovattato.

E allora, mentre molti partono e si lasciano alle spalle le preoccupazioni quotidiane, c’è chi sceglie di restare vigile. Di leggere tra le righe, di osservare con attenzione. A loro va il nostro grazie.

A tutti gli altri, nessun senso di colpa: godetevi la pausa. Ma magari, ogni tanto, tenete un occhio aperto. Anche piccolo.

Perché la democrazia non va in ferie. Ha bisogno di cure costanti, di attenzione continua, di partecipazione vera.

Buone vacanze a tutte e tutti, lettori e lettrici del blog.
Riprendiamoci fiato, ma non smettiamo di pensare.

giovedì 31 luglio 2025

Tangenziale Meda-Seregno: una ferita verde evitabile?

 
Pedemontana Tratta B2 e la tangenziale Meda-Seregno

Abbiamo ricevuto dal sig. Enrico Radice una serie di documenti e riflessioni articolate riguardanti il progetto della Tangenziale di Meda Sud/Seregno, un’opera stradale collegata alla più ampia infrastruttura dell’Autostrada Pedemontana Lombarda. Quella della tangenziale è una vicenda che parte da lontano, con proposte alternative già formulate oltre un decennio fa, e che è tornata oggi al centro dell’attenzione pubblica grazie all’incontro organizzato a Seregno lo scorso 22 luglio 2025.

Nel testo che segue, riproponiamo integralmente l’intervento del sig. Radice, accompagnato da riferimenti puntuali ad altri documenti tecnici e civici elaborati negli anni da comitati di quartiere, associazioni territoriali e studi di pianificazione.


L’incontro su Pedemontana a Seregno: una lezione di democrazia partecipativa (di Enrico Radice)

Il sindaco Alberto Rossi

Organizzato come Seregno sa fare, l’incontro del 22 luglio u.s. tra cittadini, Presidenti dei Comitati di Quartiere, rappresentanti del Parco GruBria, l’Assessore Borgonovo, il Sindaco Rossi (regista dell’incontro) e i vertici di Autostrada Pedemontana Lombarda, si è svolto nella splendida cornice dei giardini della biblioteca Pozzoli.

Seregno, come tanti altri comuni – vedi Lesmo, Biassono, Seveso (per menzionare i più recenti) – si è attivata per un doveroso confronto informativo a beneficio dei propri cittadini. Considerato che Seregno sarà attraversata da soli 300 metri in galleria e trincea, ho cercato di immaginare quali e quanti ben altri confronti avrebbe dovuto organizzare Meda, considerata la bonifica in corso per l’evento Icmesa, la lunghezza del percorso sul territorio comunale, l’adeguamento del più importante svincolo del tracciato (che si rinnoverà e si amplierà per supportare la chiusura dello svincolo di Seveso).

Il cuore del dibattito: la tangenzialina di Meda

Nell’incontro a Seregno, infatti, l’argomento maggiormente discusso e oggetto di generale contrarietà è stato il tracciato della tangenzialina di Meda:

    Arturo Lanzani, presidente del Parco GruBria: “Noi abbiamo messo in discussione la tangenziale di Meda, abbiamo fatto delle proposte che non sono state recepite. È stata però recepita l’eliminazione di una rotatoria che immetteva su due strade vicinali.”

    Andrea Monguzzi, responsabile ufficio tecnico Pedemontana: “Il Comune di Seregno ha chiesto l’eliminazione dell’opera ma il Comune di Meda la vuole. È stata concordata l’eliminazione di una rotatoria: al suo posto ci sarà una curva di raccordo.”

Progetto modificato senza rotonda (Meda, al confine con il Parco del Meredo)

    Alberto Rossi, Sindaco di Seregno: “Quei 10.800 mq nel parco del Meredo, che saranno occupati dall’opera, per noi, sono di troppo. Lo abbiamo detto fin da subito. Abbiamo fatto delle proposte alternative, ma sono state rifiutate.” “La tangenziale è già entrata in fase preliminare di cantiere, in anticipo rispetto all’opera principale (Pedemontana). Una decisione che ha colto di sorpresa il Comune di Seregno.”

Un progetto invasivo, nato in sordina

Il progetto originario – definito in una slide dell’ing. Monguzzi come “concordato” (tra chi non è dato saperlo) – si sviluppa dall’incrocio di via Indipendenza di Meda e via Cadore di Seregno con via Vignazzola di Seveso/Meda. I lavori sono già in corso per un tracciato invasivo del Parco Brianza Centrale/GruBria, e soprattutto delle aree verdi dei Quartieri Polo e Meredo per una superficie indicativa di circa 50.000 mq.

In azzurro: progetto alternativo alla tangenziale Meda-Seregno

Numerosi sono stati i richiami al tracciato alternativo incentrato sulla via Gorizia, già progettato nel 2010 dall’Associazione Cittadini Quartiere Polo (Presidente sig.ra Elena Basso) e dal Centro Promozione Brianza di Cabiate (Presidente ing. Elio Turati), con la collaborazione dello studio di pianificazione territoriale Logos Loci, e presentato alle commissioni territorio della Provincia di Monza e della Regione Lombardia.

Questa proposta, più volte aggiornata (anche nel 2019 e 2023), prevedeva l’utilizzo della viabilità esistente, la tutela delle aree verdi e una drastica riduzione dei costi per espropri e opere (fino al -70%, come riportato nel documento “Svantaggi e Vantaggi” del dicembre 2023). Una soluzione che avrebbe anche garantito maggiore sicurezza e fluidità del traffico, evitando di congestionare zone delicate come via Tre Venezie e il polo scolastico.

Un'opera imposta? Le domande senza risposta

Sul tema, le stesse associazioni avevano già inoltrato nel 2015 un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Milano, per un’indagine volta all’accertamento dell’ingente inutile dispendio economico richiesto per la realizzazione dell’opera così progettata.

Ci si chiede pertanto: chi insista oggi per questo tracciato della tangenzialina, che toglie ai cittadini 50.000 mq di aree verdi (convertibili in edificabili?), soffocando ancora di più il Quartiere Polo tra svincolo, FSI e tangenzialina, e costringendolo – nel caso – a chiedere un sovrappasso pedonale per poter usufruire del parco Brianza Centrale/GruBria.

 

Svantaggi e Vantaggi / Tangenziale Meda-Seregno

Le opere di Pedemontana: tangenzialina di Meda e la soluzione alternativa del Centro Promozione Brianza, dell'Associazione Cittadini Quartiere Polo e dello studio di pianificazione territoriale Logos Loci del 2014

Svantaggi del progetto Pedemontana
  1. viabilità invasiva delle residenze di via Forlì/Polo
  2. maggiori costi del 70% per espropri ed opere 
  3. tempi lunghi di realizzazione per imprevisti e percorso 
  4. tracciato pericoloso con oltre 100 attraversamenti vie Vignazzola e Meredo
  5. riduzione del verde esistente di Seveso, Meda e del Parco Brianza Centrale
  6. aumento di traffico su via Tre Venezie (vd. scuole, Palameda, residenze, aziende)
  7. invadenza delle zone residenziali dei Quartieri Meredo di Seveso e Polo di Meda

Vantaggi della proposta alternativa

  1. viabilità e opere di urbanizzazione esistenti
  2. diminuzione del percorso e dei tempi di realizzazione 
  3. tracciato largo, sicuro e con esigui attraversamenti su un lato
  4. abbattimento del 70% dei costi per espropri ed opere 
  5. tutela del verde esistente di Seveso, Meda e del Parco Brianza Centrale
  6. fluidificazione del traffico, tempi ed emissioni ridotte
  7. rispetto delle zone residenziali dei Quartieri Meredo di Seveso e Polo di Meda

 

Per leggere tutti i post riguardanti la tangenziale Meda-Seregno cliccare qui

mercoledì 30 luglio 2025

Scuola tra le ruspe: a Macherio i bambini pagano il prezzo della Pedemontana


Riceviamo e pubblichiamo alcune foto che mostrano le attuali condizioni della scuola Rodari di Macherio. L’edificio, un tempo circondato da un giardino alberato, oggi si presenta cinto da recinzioni, cumuli di terra e lavori in corso che ne compromettono l’accessibilità e il contesto ambientale.


Parte del giardino è stata sacrificata, diversi alberi sono stati abbattuti, e il paesaggio è ora segnato dai cantieri della Pedemontana. Un colpo durissimo non solo al verde urbano, ma anche alla tranquillità e alla sicurezza dei bambini che frequentano la scuola. La situazione rende ancora più evidente quanto la devastazione legata ai lavori infrastrutturali sia diventata insopportabile per la comunità locale.

 


 

Esposto al Sindaco di Lissone: Cittadini in prima linea contro l’inquinamento ambientale legato ai cantieri Pedemontana


Nove cittadini lissonesi hanno firmato e protocollato un esposto indirizzato alla Sindaca Laura Borella per segnalare il rischio di inquinamento ambientale nella zona di Bareggia e Santa Margherita, dove sono in corso i lavori per la realizzazione dell’autostrada Pedemontana.

A farsi portavoce dell'iniziativa è Luigi De Vincentis, attivista del Comitato per la Difesa del Territorio - No Pedemontana di Lissone, che insieme ad altri otto firmatari chiede all’amministrazione comunale un intervento urgente a tutela della salute pubblica.

Nel documento si sollecita il Sindaco, in quanto autorità sanitaria locale e figura responsabile della sicurezza pubblica, a verificare lo stato dell’aria e dell’ambiente nelle aree interessate dai cantieri, e, se necessario, a installare centraline ARPA per il rilevamento dei livelli di inquinamento atmosferico.

    “Chiediamo che il Sindaco si accerti che l’aria sia respirabile, non contaminata e non pericolosa. Ha 30 giorni di tempo per intervenire. Staremo a vedere. Non si molla nulla!”, dichiara De Vincentis.

L’esposto elenca in dettaglio i disagi e i potenziali pericoli legati ai lavori:

  • Movimentazione intensa di terra;
  • Aumento esponenziale del traffico pesante (camion);
  • Inquinamento dell’aria e acustico;
  • Rischi per la sicurezza stradale, soprattutto per ciclisti e pedoni;
  • Presenza di scuole, abitazioni e luoghi sensibili in prossimità dei cantieri.

I firmatari richiamano anche i principi costituzionali e le responsabilità previste dalla legge (art. 32 della Costituzione, L. 267/2000 - TUEL), sottolineando che la salute è un diritto fondamentale che il Comune ha il dovere di tutelare.

L’esposto non si limita a denunciare la situazione, ma chiede interventi puntuali:

  • Accertamenti ufficiali sullo stato ambientale delle zone interessate;
  • Adozione di provvedimenti anche urgenti e contingibili;
  • Collaborazione tra il Comune di Lissone e quello di Macherio.

Questa iniziativa si inserisce nel più ampio movimento di cittadinanza attiva contro il progetto Pedemontana, già oggetto di critiche da parte di comitati, associazioni e residenti preoccupati per le conseguenze ambientali e sociali dell'opera.

Il messaggio è chiaro: i cittadini vogliono essere ascoltati, informati e tutelati. E sono pronti a vigilare sull’operato delle istituzioni affinché non si trascuri la qualità dell’aria, della vita e del territorio.

Cinisello Balsamo: le aree del GruBrìa passano al Parco Nord. Una scelta locale, un pensiero (non abbastanza) globale

Fonte immagine: Legambiente Lombardia

Il 25 luglio 2025 Regione Lombardia ha approvato all’unanimità una legge che sancisce ufficialmente il passaggio delle aree cinisellesi del Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) GruBrìa al Parco Nord Milano. Un traguardo importante, salutato con soddisfazione da numerose realtà del territorio e reso possibile grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale di Cinisello Balsamo, del Consiglio Comunale e di un’ampia rete di associazioni.

Nel comunicato diffuso il 29 luglio dal Comitato Grande Parco, Maria Segurini di Legambiente Cinisello Balsamo afferma:

    "Queste aree, a suo tempo salvate nel Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS), saranno ora soggette a maggiori tutele grazie all'inclusione nel Parco Regionale, garantendo la loro conservazione per le generazioni future."

Il Comitato sottolinea come l’iniziativa sia il frutto di una lunga mobilitazione che ha visto coinvolte 54 realtà del Terzo Settore, unite nella difesa del paesaggio e della biodiversità:

    "Questo atto storico, frutto della sensibilità delle istituzioni e dei singoli cittadini, ci permette di guardare con ottimismo alla salvaguardia del paesaggio e della biodiversità contro le speculazioni edilizie."

Anche Legambiente Lombardia, in un comunicato diffuso in queste ore, celebra l’approvazione definitiva della legge come una vittoria per l’ambiente e per la cittadinanza:

    "È ufficiale: il Parco Nord Milano si amplia! [...] È una vittoria per tutti, anche per la comunità e le associazioni locali che hanno dimostrato lungimiranza e determinazione nel portare avanti la proposta di ampliamento [...] Un grazie speciale al Circolo Legambiente Cinisello Balsamo APS che ha creduto al progetto fin dall’inizio e dimostrato di essere un presidio attivo e positivo sul territorio."

Una vittoria, ma non senza interrogativi

Pur riconoscendo il valore simbolico e concreto di questo risultato, resta una domanda di fondo: è davvero questa la direzione strategicamente più lungimirante per il futuro delle aree verdi del Nord Milano?

Mentre numerose associazioni stanno portando avanti una proposta ambiziosa per trasformare l’intero Parco GruBrìa in Parco Regionale, estendendolo alla valle del Seveso, il passaggio delle sole aree cinisellesi al Parco Nord rischia di essere letto come un’uscita anticipata da un progetto collettivo più ampio, che avrebbe potuto dare maggiore forza e coerenza alla tutela del territorio.

Invece di rafforzare il fronte comune per una visione territoriale condivisa e più vasta, si è scelta una via più sicura, forse più efficace nell’immediato, ma che lascia irrisolti alcuni nodi strategici sul futuro del Parco GruBrìa.

Salutiamo quindi il risultato raggiunto con rispetto e riconoscenza verso chi ci ha creduto fin dall’inizio, ma ribadiamo l’auspicio che questo non sia un punto d’arrivo. Piuttosto, che rappresenti una tappa verso una visione più ampia, partecipata e coraggiosa per il verde del Nord Milano. Perché i parchi non si difendono solo con i confini, ma con la capacità di costruire alleanze e futuro.

Ragazzi da tutta Europa per il Campo di volontariato internazionale "Brianza hills"


Inizierà venerdì 1 agosto il Campo di volontariato internazionale “Brianza hills”, che vedrà protagonisti 14 giovani volontari provenienti da diversi Paesi europei: Polonia, Spagna, Belgio, Francia, Germania e Ucraina, a cui si aggiungeranno alcuni ragazzi italiani del territorio.

Il Campo denominato “Brianza hills” (“colline della Brianza”) giunge così alla settima edizione: il coordinamento del campo sarà come sempre curato dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”; all’organizzazione concorrono i Comuni di Alzate Brianza, Anzano del Parco, Brenna e Lurago d'Erba, mentre la Parrocchia di Alzate Brianza metterà a disposizione l’Oratorio di Fabbrica Durini ove verranno ospitati i volontari europei.

Così Antonio Bertelè - che coordina le attività del Campo per il Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" - commenta l'iniziativa: "Per due settimane i volontari saranno impegnati in alcuni lavori di sistemazione ambientale all’interno del PLIS “Zoc del Peric” - tra Alzate e Lurago - e nelle aree naturali di Anzano e di Brenna. Tra gli interventi previsti: pulizia sentieri, decespugliazione, realizzazione di staccionate, pulizia di un antico lavatoio, posizionamento di nuova segnaletica ed altri lavori. 
Nel tempo libero i volontari saranno coinvolti in varie iniziative, tra cui visite guidate nel territorio, cene presso alcune associazioni locali, biciclettate, oltre ad altre iniziative di svago".
 

Il Campo è realizzato anche col supporto delle associazioni "Le Contrade" di Inverigo e “Brenna Pulita”. Collaboreranno inoltre altri sodalizi, quali la ProLoco di Alzate, Legambiente di Cantù, Gruppo Alpini di Lurago, il gruppo giovanile anzanese Quelli che Av-Anzano.

 


 

Monte San Primo: il Coordinamento chiede un’audizione in Regione


a cura del Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’
https://bellagiosanprimo.com/
info@bellagiosanprimo.com

Il Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” ha inviato alla Regione Lombardia una richiesta di audizione alle Commissioni regionali Territorio e Ambiente, allo scopo di discutere delle criticità relative all’individuazione di un’area sciabile in località San Primo sotto i 1200 metri di altitudine, come ipotizzato dal progetto ‘OltreLario’ che prevede un importante investimento di fondi pubblici da parte della Comunità Montana Triangolo Lariano e del Comune di Bellagio.

La richiesta di audizione è stata inviata alcuni giorni fa ai presidenti delle Commissioni regionali interessate, oltre che ai Consiglieri regionali eletti in provincia di Como: Marisa Cesana, Anna Dotti, Alessandro Fermi, Sergio Gaddi, Angelo Orsenigo.

Le perplessità del Coordinamento San Primo (che riunisce ben 39 associazioni) prendono spunto anche da documenti ufficiali approvati dalla stessa Regione Lombardia, coi quali vengono messe in evidenza le problematiche relative agli impianti sciistici sotto i 1500 m, come si rileva ufficialmente nel “Documento di Azione Regionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico” [approvato con D.g.r. 19 dicembre 2016 - n. X/6028].  


Il documento della Regione riporta testualmente:  “Allo stato attuale, fatte salve particolari eccezioni, in generale gli scenari climatici tenderebbero ad escludere che impianti con prevalente sviluppo al di sotto dei 1.500 metri possano rivelarsi economicamente fruttuosi. Stante le attuali conoscenze e i dati di proiezione a disposizione, tali impianti, se anche risultassero economicamente produttivi nel breve periodo, diventerebbero inservibili su un orizzonte temporale medio-lungo (2030-2050).”

Pertanto l’attuale orientamento della Regione Lombardia dovrebbe essere già indirizzato ad escludere finanziamenti legati a riattivazione di impianti sotto i 1500 metri.

Tali dati concordano con gli scenari di ARPA Lombardia. Non sembra invece che per il progetto ‘OltreLario’ siano stati utilizzati dati specifici sull’innevamento e sulle temperature rilevate sul monte San Primo, considerato che – come più volte denunciato dal nostro Coordinamento - dal 2008 la stazione meteorologica ubicata all'Alpe di Borgo – proprio dove si intendono realizzare i nuovi impianti sciistici con innevamento artificiale - è guasta, così la serie storica di dati sul campo è interrotta, con danno per la ricerca scientifica e la possibilità di avere informazioni dirette per validare il progetto di investimento.


Per tutti questi motivi, il Coordinamento San Primo intende discutere con le Commissioni Regionali competenti delle incongruenze e criticità per l’impatto sull’ambiente e l’uso di fondi pubblici in progetti anacronistici di impianti a bassa quota a causa delle mutate condizioni climatiche. L’appuntamento sarebbe l’occasione anche per presentare le osservazioni inviate lo scorso aprile dal Coordinamento alla Giunta Regionale e al Comitato tecnico per le aree sciabili.

Si ricorda che il progetto ‘OltreLario’ è promosso dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio, attraverso l’utilizzo di fondi totalmente pubblici, messi a disposizione dal Ministero dell’Interno e dalla stessa Regione Lombardia, tramite fondi di un bando AREST. Dei 5 milioni disponibili, una quota di almeno 2 milioni è riconducibile a interventi dedicati alla riattivazione di una stazione sciistica a bassa quota (1200 metri) non a caso dismessa già da una decina di anni, proprio a causa della mancanza di neve sul monte San Primo.

Lago di Pusiano, allarme inquinamento: servono interventi urgenti sulle fognature

Schiuma visibile nelle acque in uscita dal lago di Pusiano verso il fiume Lambro, in località Stallo di Merone

a cura del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"

L'inquinamento rilevato nei giorni scorsi nel lago di Pusiano, in corrispondenza della foce del torrente Lambrone, conferma la necessità di dare priorità al disinquinamento delle acque, attraverso interventi sulla rete fognaria e sul collettamento e la depurazione delle acque reflue.

È questo il commento del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" in merito al superamento dei valori di Escherichia coli, rilevati da ATS Insubria alla foce del Lambrone: un dato che ha portato il Comune di Eupilio a emanare un’ordinanza di divieto di balneazione per quel tratto di lago.

Roberto Fumagalli, presidente dell'associazione ambientalista, commenta:

    "Gli interventi per il disinquinamento del lago di Pusiano devono partire dal collettamento e dalla depurazione di tutti gli scarichi fognari nel Triangolo Lariano, da cui provengono i reflui che confluiscono nei corsi d'acqua afferenti al bacino dell'alto Lambro e del Lambrone.
    È fondamentale separare le acque chiare (meteoriche) da quelle nere (fognarie), poiché in alcune aree è ancora in funzione un sistema fognario misto. In caso di forti piogge, ciò comporta l'attivazione degli scolmatori di piena, che riversano acque inquinate direttamente nei corsi d'acqua e da lì nei laghi di Pusiano e Alserio.
    Serve quindi un’azione sistematica di raccolta e collettamento degli scarichi ancora non collegati alla rete fognaria, per arrivare al completo disinquinamento del lago. Questi interventi sono prioritari e devono essere realizzati da Como Acqua, la società che gestisce il servizio idrico integrato, secondo quanto previsto dal Piano d’Ambito della Provincia di Como.
    Purtroppo, troppo spesso le istituzioni (Regione, Parco, Comunità Montana, Comuni) concentrano risorse su progetti legati alla cosiddetta 'fruibilità turistica' del lago, come la rimozione degli inerti alla foce del Lambrone, la realizzazione di spiagge o di piste ciclabili. Si trovano fondi per il turismo, ma si ignora il tema fondamentale: la depurazione dei fiumi e del lago. Il lago va disinquinato e rinaturalizzato, non trasformato in un'attrazione artificiale.”


Il problema dell’inquinamento delle acque del lago di Pusiano si ripresenta spesso, come dimostrano anche le fotografie scattate nei giorni scorsi dal consigliere del Circolo, Massimo Cattaneo, in località Stallo di Merone. In corrispondenza dello sbocco del lago di Pusiano nel fiume Lambro – attraverso il cavo Diotti – si notava chiaramente la presenza di schiuma, segno evidente della contaminazione delle acque.

martedì 29 luglio 2025

Deposito terre Pedemontana tra Cesano, Desio e Seregno: il punto sulla situazione

L'area che verrà occupata dal deposito terre di Pedemontana. In primo piano i "carotaggi" della bonifica ordigni bellici

Lo scorso martedì 22 luglio, durante un’assemblea pubblica tenutasi a Seregno, si è fatto il punto sull’avanzamento dei lavori della Pedemontana Lombarda nei territori di Seregno e dei comuni limitrofi. Tra i tanti temi affrontati, è stato menzionato – seppur solo marginalmente – un intervento che merita invece la massima attenzione: la realizzazione di un deposito temporaneo di terre di scavo tra i territori di Cesano Maderno e Desio, proprio al confine con la frazione San Carlo di Seregno.


Carta "Uso del suolo". Il deposito di Cesano / Desio occuperà aree ad uso agricolo

La zona destinata al deposito, di circa 100.000 mq, è attualmente un’area verde agricola. La porzione ricadente nel territorio di Desio è inclusa nel Parco Sovracomunale GruBrìa, mentre quella cesanese – almeno secondo l’intenzione dell'attuale amministrazione – dovrebbe anch’essa entrare a far parte del Parco. Si tratta quindi di un territorio che, fino ad ora, ha avuto una chiara vocazione agricola, ambientale e paesaggistica.

Il progetto della ciclovia MIME nell'area occupata dal deposito terre

Nell’area è inoltre previsto il passaggio della ciclovia MIME (Milano-Meda), parte del progetto provinciale Brianza Restart, che punta a riqualificare la zona con una pista ciclopedonale, la piantumazione di filari alberati e altre opere verdi.

Negli ultimi giorni si è assistito a:

  • Transennamenti con rete arancione;
  • Prime scarificazioni del terreno;
  • Bonifica bellica in corso;
  • Assenza totale di cartellonistica di cantiere, creando una situazione di scarsa trasparenza verso i cittadini.

Deposito terre. Pianta e legenda

Secondo i progetti reperibili online, il deposito prevede:

  • Accesso sud con controllo accessi, due baracche (guardiania e uffici) e un bagno chimico;
  • Pesa per automezzi e lavaruote a ovest;
  • Due aree di caratterizzazione delle terre a nord (2.000 mq), una delle quali dotata di "cannon fog", un sistema di nebulizzazione per abbattere le polveri sottili;
  • Pavimentazione delle aree di caratterizzazione delle terre con massetto e cordoli, griglie per raccolta e laminazione delle acque piovane;
  • Impianto di illuminazione per operatività e controlli anche in orari non diurni;
  • Un percorso dedicato ai mezzi pesanti, previsto nella zona sud, più lontana dalle abitazioni.

Ortofoto della zona interessata dal deposito terre DT C_02

Il deposito confina con:

  • Zona residenziale della frazione Cassina Savina (Cesano Maderno) a ovest e nord;
  • Cimitero di Cesano a nord;
  • Orti urbani di Cassina Savina, Frazione San Carlo di Seregno e Desio a est, con un nucleo abitativo di Cesano Maderno completamente circondato dal deposito su tre lati;
  • Aree agricole di Desio a sud, attualmente già occupate dai cantieri Pedemontana.


L'allocazione del deposito in quest'area appare profondamente incoerente con gli obiettivi di tutela del territorio, del paesaggio e della biodiversità. L’area interessata:

  • È di pregio agricolo e paesaggistico, con funzioni ecosistemiche importanti;
  • Fa parte di un corridoio verde connesso al Parco GruBrìa e ad altri progetti di rigenerazione ecologica;

Vista da via San Tarcisio, Cesano Maderno

Rischia di subire un forte impatto ambientale e sanitario a causa di:

  • Polveri sottili, nonostante l’uso di cannon fog;
  • Rumori da traffico pesante e lavorazioni;
  • Luci notturne che alterano l’equilibrio faunistico;
  • Rischi di contaminazione del suolo e delle acque se non gestiti correttamente.

Vista verso sud dalla Strada vicinale

Domande ancora aperte:

  • Per quanto tempo resterà operativo questo deposito? Si parla di "anni", ma non esistono al momento dati ufficiali.
  • Chi garantirà il ripristino e la riqualificazione ambientale dell’area al termine del deposito?
  • Quale sarà il destino delle opere previste dal progetto MIME? Verranno preservate, rinviate o cancellate?
  • Che ruolo giocano i Comuni e la Provincia in termini di vigilanza, trasparenza e informazione ai cittadini?

Sullo sfondo San Carlo, Seregno / Desio

Chiediamo con forza che:

  • Vengano garantite tutte le misure di mitigazione ambientale, monitorate da enti indipendenti;
  • Sia fornita una comunicazione trasparente e puntuale ai cittadini delle aree coinvolte;
  • Al termine dell’utilizzo, l’intera area venga riqualificata a spese di chi l’ha compromessa, con reinserimento nel Parco GruBrìa e completamento della ciclovia MIME;
  • Si apra un tavolo di confronto con la cittadinanza, coinvolgendo anche comitati, associazioni ambientali e amministrazioni locali.

 

Approfondimento - I rischi ambientali dei depositi temporanei di terre da scavo

Sullo sfondo la zona residenziale di Cassina Savina

Sebbene definiti "temporanei", i depositi di terre e inerti da scavo possono permanere a lungo sul territorio, con effetti potenzialmente dannosi per i suoli sottostanti. È il caso della Pedemontana, dove si prevede lo stoccaggio per diversi anni di grandi volumi di materiale derivante dagli scavi di gallerie artificiali e tratti interrati, con la fine lavori stimata tra il 2027 e il 2028.

I principali impatti ambientali che possono derivare da questi depositi includono:
  • Compattazione del suolo fertile: il peso delle terre accumulate comprime gli strati superficiali, riducendo la porosità e ostacolando la crescita vegetale;Alterazione del drenaggio naturale: i cumuli possono causare ristagni idrici, erosione e deviazioni del flusso superficiale delle acque;
  • Perdita di attività biologica: la copertura prolungata impedisce lo scambio gassoso, causando la morte della microfauna e il degrado dell’humus;
  • Rischi di contaminazione: se le terre contengono residui di cantiere, cemento o sostanze inquinanti, vi è il rischio di alterazione chimica dei suoli;
  • Compromissione agricola e paesaggistica: una volta rimossi i cumuli, il ripristino della fertilità originaria del terreno può richiedere anni, con costi elevati per la rigenerazione ecologica.
Proprio per queste ragioni, la scelta dei siti di deposito e le modalità di gestione dovrebbero essere oggetto di attenzione pubblica, monitoraggio ambientale e progettazione di misure di mitigazione fin dalla fase di cantiere.

 

Leggi anche:

  1. Pedemontana a Seregno – Parte 1: il nodo della tangenziale Meda-Seregno (23/07/2025)
  2. Pedemontana a Seregno – Parte 2: Gallerie, svincoli e cambiamenti a sud della città
  3. Pedemontana a Seregno – Parte 3: “Tre maxi depositi nel cuore del Parco”. La denuncia di Arturo Lanzani scuote l’assemblea
  4. Pedemontana e la tangenziale Meda-Seregno. Basta numeri a caso: diciamo le cose come stanno
  5. Pedemontana a Seregno – Parte 4: Sicurezza, rumore e terre di scavo. Tutto ciò che non è stato detto 

 

Un nuovo ospedale a Seregno? Una scelta politica, non sanitaria


Il Consiglio regionale lombardo ha approvato una mozione che invita la Giunta a “definire un progetto di rilancio dell’ospedale di Seregno”. L’indirizzo è chiaro: costruire un nuovo polo riabilitativo moderno nella zona di San Salvatore, su un’area attualmente verde e a destinazione agricola.

L’operazione, presentata come urgente e necessaria, è stata salutata da alcuni come un passo avanti. Ma è davvero così?

A quanto pare no, almeno stando alle parole di chi quell’ospedale lo conosce bene. Un lavoratore della struttura di via Verdi ci ha contattato per esprimere un punto di vista che raramente trova spazio nel dibattito pubblico:

    “La necessità di un nuovo presidio non è mai partita dagli operatori sanitari. Gli spazi interni dell’attuale struttura sono belli, funzionali e perfettamente adatti all’attività riabilitativa. Il problema è politico, non sanitario.”

Un’affermazione che fa riflettere, soprattutto se si considera un altro elemento che continua a rimanere nell’ombra: cosa si intende fare dell’attuale sede ospedaliera, situata nel cuore di Seregno, in una zona dalla forte appetibilità immobiliare.

Perché questo aspetto, centrale nella valutazione dell’intera operazione, non viene chiarito? Perché, come spesso accade, quando si lancia un grande progetto non ci viene detto tutto?

E poi c’è il terreno. L’area di San Salvatore è un polmone verde, una zona agricola ancora integra in un territorio ormai martoriato da decenni di consumo di suolo. È lì che si vorrebbe costruire un nuovo ospedale, sacrificando spazi naturali che andrebbero invece valorizzati e protetti – perché sono questi gli ambienti che davvero favoriscono la salute, non solo fisica, ma anche ambientale e collettiva.

A questo si aggiunge un altro dato, tutt’altro che secondario: ristrutturare la struttura esistente costerebbe circa la metà rispetto alla costruzione di un nuovo ospedale. In un momento in cui le risorse pubbliche sono limitate, è davvero saggio scegliere la strada più onerosa, che per di più prevede il sacrificio di un’area agricola preziosa?

Un ospedale moderno non può essere solo un contenitore tecnologico calato dall’alto. Deve inserirsi in una rete territoriale pensata per il benessere complessivo della popolazione, non per valorizzare economicamente le aree centrali a scapito di quelle agricole.

Il blog Brianza Centrale è nato proprio per dare voce a chi questi temi li vive e li difende ogni giorno. E continueremo a farlo.
Perché la salute non si costruisce sul cemento. Si difende con scelte giuste, trasparenti e, soprattutto, lungimiranti.

lunedì 28 luglio 2025

Caro Sindaco di Monza, siamo il Bosco: possiamo parlarne?

Il Consiglio comunale di Monza, nella seduta del 24 luglio 2025, ha approvato una variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) che prevede l’eliminazione di circa 25.000 mq di bosco urbano situato tra via Grigna e il Polo Istituzionale, malgrado la mobilitazione di cittadini, associazioni e oltre 29.000 firme contrarie al progetto.

Tra gli alberi destinati al taglio ci sono querce, pioppi, robinie e molte altre specie che, negli anni, hanno rigenerato un’area precedentemente degradata, creando un ecosistema spontaneo di grande valore ambientale.

In risposta a questa decisione, e al silenzio calato sul bosco nei documenti ufficiali, è proprio il Bosco di via Grigna a prendere parola. Una lettera simbolica, scritta con il tono di chi non può parlare… ma ha molto da dire.


Lettera aperta al Sindaco Pilotto e al Consiglio Comunale di Monza


Dal Bosco di via Grigna – 28 luglio 2025


Caro Sindaco Pilotto,
Gentili Consiglieri e Consigliere,

ci presentiamo: siamo il Bosco. Sì, proprio noi. I 25.000 metri quadrati di vita vegetale che respirano silenziosamente tra via Grigna e il Polo Istituzionale.
Forse non ci avete notati nei documenti, visto che nella Variante al PGT siamo… scomparsi. Ma esistiamo.
Eccome se esistiamo.

Siamo querce, robinie, aceri, pioppi. Siamo radici che frenano le alluvioni, tronchi che assorbono CO₂, rami dove tornano a nidificare gli uccelli. Siamo insetti impollinatori, funghi, erbe spontanee, tane di ricci. Siamo tutto ciò che i vostri rendering non riescono a prevedere.

Non siamo nati con un progetto. Non abbiamo vinto bandi. Non abbiamo richiesto incentivi.
Siamo cresciuti da soli, nel silenzio.
Là dove c’era abbandono, degrado, terreno sterile… noi abbiamo fatto spazio alla vita.

E adesso, ci dite che non siamo “di pregio”, che “è solo robinia”, che “si può tagliare, tanto poi si compensa”.
Come se la vita fosse sostituibile con la stessa facilità di un parcheggio.
Come se 29.000 firme contrarie non avessero radici nel cuore.

Dite che costruire è necessario. Ma necessario per chi? Per noi, non lo è. Per la città che volete davvero rappresentare, lo è?
In un’epoca in cui ogni metro verde dovrebbe essere protetto come un polmone d’oro, voi lo condannate al silenzio dell’asfalto.

Noi alberi non votiamo, è vero. Non firmiamo petizioni. Non abbiamo portavoce.
Ma abbiamo testimoni: sono i cittadini che camminano sotto la nostra ombra, i bambini che ci usano come rifugio, le api che raccolgono il nostro nettare.

Siamo qui. Ancora per poco, forse.
Ma vi chiediamo: fermatevi. Venite tra noi. Non con le ruspe, ma con l’ascolto.
Guardateci non come un intralcio, ma come un alleato nella battaglia più urgente di tutte: quella contro la crisi climatica e l’impoverimento della biodiversità.

Se ci taglierete, qualcosa più di noi scomparirà.
Scomparirà la possibilità, per Monza, di essere una città lungimirante. Una città che cura, anziché cancellare.

Con fogliosa gratitudine,
Il Bosco di via Grigna
(che non ha bisogno di un permesso per fare del bene)
🌳🌾🐝

Cronaca di un bosco cancellato: Monza taglia 25.000 mq di natura

Il bosco che verrà tagliato. Foto di Andrea Accattato

COMUNICATO STAMPA

Approvata giovedì 24 luglio dalla maggioranza di centrosinistra in Consiglio comunale a Monza la variante al PGT che prevede il taglio di un bosco di circa 25.000 mq, nonostante oltre 29.000 firme contrarie all’abbattimento. La raccolta continua.

Come previsto dalla legge - a suo tempo ignorata dall’Amministrazione Pilotto - è stata invece accolta la richiesta del Coordinamento di compensare da 2 a 5 volte l’area del bosco a rischio di taglio.

Continueremo a combattere contro questo e altri scempi ambientali di questa amministrazione, come abbiamo fatto anche con le precedenti.

Non è che l’inizio.

Con l’approvazione della variante al PGT nella serata del 24 luglio, la maggioranza di centrosinistra ha dunque dato il via libera all’eliminazione di un bosco di 25.000 mq.

Si sono registrate 4 astensioni e 3 voti contrari, tra cui quello della Lista Civica di Paolo Piffer, libera da condizionamenti di partito e di coalizione, e dalle decisioni del Sindaco, che stringe accordi prima che le decisioni urbanistiche (PGT) passino in Consiglio comunale - organo competente per legge (D.lgs. 267/2000, art. 42). Un possibile “eccesso di potere” da parte del Sindaco? A nostro parere, alla luce della legge 241/90 (art. 21-octies), tale “esercizio” si potrebbe addirittura considerare illegittimo.

Contornato in rosso il bosco che verrà tagliato

Dopo averlo a lungo negato, l’assessore all’Urbanistica Marco Lamperti ha dovuto ammettere che quello del Polo Istituzionale è un bosco, come confermato da esperti forestali. E che, nel caso in cui si decidesse di tagliarlo (come purtroppo stabilito), sarà necessario prevedere compensazioni da 2 a 5 volte l’area, come determinato dalla Regione e come previsto dalle normative vigenti.

Ma non era lui che dichiarava alla stampa che si trattava di un’area edificabile da sempre, composta solo da robinie “dannose per l’ambiente”?

Una volta quantificate le compensazioni, ampia è la discrezionalità su dove collocarle. Il Coordinamento ha chiesto fin da subito che, nel caso si procedesse con il taglio, le compensazioni venissero realizzate nelle adiacenze della stessa zona di Monza. Vedremo.

Nel frattempo, il bosco - pur grande, necessario, sano e soprattutto bene comune dei cittadini monzesi - non ha meritato, da parte della maggioranza in Consiglio comunale, alcuna riflessione o decisione a suo favore. Anzi, è stato condannato all’annientamento.

Un fatto lo dimostra chiaramente:
Negli elaborati tecnici per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che hanno preceduto l’adozione della variante, così come in quelli della variante ora approvata, non si fa alcuna menzione della presenza del bosco! Si è preferito, in pratica, farlo sparire…

Inutile ricordare, infine, che la Consulta del quartiere Cazzaniga aveva chiesto all’Amministrazione, già nel marzo scorso, di organizzare un’assemblea pubblica di chiarimento. Il 24 luglio, in Consiglio, si è appreso che tale incontro si terrà solo a settembre - a variante ormai approvata. Una vera beffa.

Questa variante è un chiaro esempio di come l’attuale Amministrazione affronti i temi ambientali: con la distruzione dell’ambiente naturale, con l’indifferenza verso la tutela del verde e l’adattamento alla crisi climatica già in atto, e con il disprezzo per la partecipazione democratica dei cittadini.

IL COORDINAMENTO DI ASSOCIAZIONI E COMITATI DI MONZA