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sabato 30 gennaio 2021

Parco agricolo prealpino: nasce il "Comitato Bassa Comasca per il parco"


 

Negli ultimi mesi ha ripreso vigore la proposta di realizzare un parco agricolo e boschivo prealpino nella Bassa Comasca come rete ecologica di collegamento tra i parchi esistenti: il Parco del Lura ed il Parco Pineta.

A questo scopo, venerdì 22 gennaio 2021 si è svolta la prima riunione del costituendo Comitato Bassa Comasca per il parco. All’incontro, finalizzato a costituire un comitato per il sostegno e la promozione del progetto di Parco sovracomunale agricolo e boschivo prealpino, hanno partecipato cittadini di diversi comuni della bassa comasca.
La missione del Comitato, che si propone come espressione  civica, trasversale  e apartitica, è duplice:

  • informare e sensibilizzare le comunità locali sull’importanza di salvaguardare e valorizzare le ultime aree boschive ed agricole rimaste nel nostro territorio
  • supportare, a livello progettuale e amministrativo, le Amministrazioni Comunali coinvolte nell’istituzione del parco sovracomunale.

Il parco dovrebbe sorgere principalmente nella Bassa Comasca e coinvolgere nel suo perimetro una decina di comuni comaschi (Turate, Rovello Porro, Rovellasca, Lomazzo, Cirimido, Fenegrò, Limido Comasco e Mozzate, con possibilità di estendersi, più a nord, ai comuni di Lurago Marinone, Guanzate e Veniano). A sud, invece, includerà anche il comune varesino di Cislago, dove il progetto è sostenuto dalla locale associazione Salviamo il Paesaggio e la Terra di Cislago e da altre associazioni ambientaliste.

Se quello che rimane del Bosco della Moronera costituisce il cuore del progetto, la perimetrazione del PLIS dovrà comprendere le aree agricole che ancora caratterizzano il nostro territorio, con un triplice obiettivo:

  • salvaguardare il paesaggio evitando ulteriore consumo di suolo agricolo;
  • valorizzare le aree verdi quale fattore di attrattività del territorio;
  • rendere fruibile il patrimonio naturale locale attraverso la realizzazione di percorsi ciclopedonali e  iniziative d’informazione ed educazione ambientale rivolte alle scuole ed alla cittadinanza.

E proprio al mondo della scuola ed ai giovani il Comitato intendere rivolgere un’attenzione particolare, individuando forme per un loro coinvolgimento attivo e propositivo nella fase progettuale, a partire, ove istituiti, dai Consigli Comunali dei ragazzi, che potrebbero così vivere un’esperienza di programmazione territoriale, civica, amministrativa ed ambientale al contempo.

La nascita di un parco nella Bassa Comasca non è di per sé un’idea nuova, poiché era stata già prefigurata quando è stata progettata, alla fine degli anni ’90, la nuova autostrada Pedemontana, come risultato d’interventi di compensazione ambientale e di rigenerazione territoriale. Come prevista era la realizzazione di una Greenway, un percorso ciclopedonale di collegamento  tra le aree verdi e boschive, che avrebbe dovuto sorgere parallelamente al tracciato della Pedemontana e per tutta sua lunghezza.
Progetti ed interventi che, tuttavia, nel corso degli anni sono stati realizzati soltanto in minima parte ed in modo frammentario, quando non sono rimasti sulla carta.

Il Comitato nasce con la convinzione che oggi tutti questi progetti possono e devono  essere ripresi concretamente, a partire dai vincoli e dalle prescizioni a salvaguardia delle areee boschive ed agricole già contenute nei Piani di Governo del Territorio adottati dai Comuni.
Quello che oggi serve è solo la concreta volontà politica delle Amministrazioni Comunali di condividere un progetto sovracomunale e di coordinare gli interventi nell’interesse del territorio, della qualità della vita delle comunità locali e delle future generazioni. WWF Lombardia e WWF Insubria hanno aderito.

venerdì 29 gennaio 2021

Parole senza memoria

La schermata della diretta "Parole di memoria" - 27/01/2021
 

In occasione della Giornata della memoria la Brianza si è distinta per le numerose e qualificate iniziative programmate dal Comitato Pietre d'Inciampo che abbiamo seguito in diretta video. Abbiamo ascoltato anche le parole (senza memoria) del presidente della Provincia MB che ha dichiarato che "la cattiveria del nazismo e di una parte del fascismo hanno voluto le leggi razziali anche in Italia"

 

Forse un ripasso in storia non gli farebbe male. Gli consigliamo di leggere il seguente intervento  [La politica razzista del regime fascista] di Enzo Collotti, uno dei più importanti storici italiani ed europei della Resistenza italiana.



 
 

sabato 23 gennaio 2021

Facciamo luce sulle montagne lecchesi. Inquinamento luminoso e spettacolarizzazione del paesaggio

Foto: WWF Lecco
 

Comunicato stampa a cura di:

  • Lello Bonelli, Presidente WWF Lecco
  • Laura Todde, Presidente Circolo Legambiente Lecco
  • Gabriella Suzanne Vanzan, Responsabile Mountain Wilderness Lombardia
  • Lello Bazzi, Coordinatore CROS Varenna

È di pochi giorni fa la notizia che l’azienda Spacecannon, con sede in Costa Masnaga, avrebbe individuato nelle montagne lecchesi un possibile progetto.

Prima di tutto, i protagonisti della vicenda. Spacecannon è un’azienda nata nella Provincia di Lecco, che si occupa di illuminazione architettonica: usa la luce come strumento per valorizzare edifici e costruzioni, proiettando colori e forme sugli stessi. A quanto pare, tuttavia, il nuovo progetto potrebbe riguardare non soltanto strutture di interesse architettonico, ma anche elementi naturali del lecchese.

Spacecannon, infatti, nei giorni scorsi ha condotto alcune prove di illuminazione della Grignetta, del Santuario di Santa Maria di Mandello e del Sasso Cavallo. In sostanza, l’azienda di Costa Masnaga ha proiettato potenti fasci di luce sulle montagne per illuminarle e renderle visibili anche da lontano.

Se l’intento può anche essere quello di valorizzare il patrimonio naturale della Provincia di Lecco, la modalità di realizzazione e il progetto in sé lasciano quantomeno perplessi, anche alla luce (è proprio il caso di dirlo) della normativa regionale in materia, recentemente riformata con la L.R. n. 31/2015.

La citata Legge Regionale, infatti, rubricata «Misure di efficientamento dei sistemi di illuminazione esterna con finalità di risparmio energetico e di riduzione dell’inquinamento luminoso», ha come espressa finalità «la salvaguardia delle condizioni naturali nelle zone di particolare tutela dall’inquinamento luminoso e la riduzione dell’inquinamento luminoso sul territorio regionale, nell’interesse della tutela della salute umana dei cittadini, della biodiversità e degli equilibri ecologici».

Ai sensi della medesima Legge Regionale, «i parchi nazionali, i siti di Rete Natura 2000 e le aree a parco naturale inserite nelle aree regionali protette di cui all'articolo 1 della legge regionale 30 novembre 1983, n. 86 (Piano regionale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale), costituiscono zone di particolare tutela dall’inquinamento luminoso».

La “spettacolarizzazione” dei nostri meravigliosi paesaggi sta nella loro “naturalità” ed è quindi il caso di effettuare una riflessione maggiore e più approfondita per quanto riguarda l’aspetto ambientale. I potenti fasci di luce proiettati da Spacecannon nell’ambito di iniziative analoghe a quella qui considerata, infatti, costituiscono pur sempre un improvviso e invasivo mutamento dello status quo naturale delle montagne, della fauna ivi presente. Rispetto alle precedenti iniziative di Spacecannon, infatti, la proiezione sulle montagne lecchesi andrebbe ad interessare un ambiente naturale per così dire “densamente popolato”, in cui gli animali sarebbero “aggrediti” dai potenti strumenti di illuminazione dell’azienda.

Un recente lavoro pubblicato nel 2020 da Owens e colleghi sulla nota rivista scientifica internazionale Biological Conservation, evidenzia ad esempio come l’inquinamento luminoso notturno sia uno dei fattori chiave coinvolti nel declino degli insetti, classe a cui appartiene la stragrande maggioranza degli impollinatori, che hanno un ruolo chiave negli ecosistemi montani. Uno studio condotto sulla cinciallegra da Raap e colleghi (2015) e pubblicato su Scientific Reports, prova invece come l’inquinamento luminoso possa avere un impatto significativo sul sonno degli animali selvatici, ed un articolo recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Ecology & Evolution da Sanders e colleghi (2021) analizza quale sia l’impatto biologico dell’illuminazione notturna, evidenziando ad esempio un particolare effetto sul termine e sull’inizio dell’attività della fauna.

Se effettivamente l’intento dell’azienda di Costa Masnaga è, come recentemente dichiarato, «creare un connubio tra aspetto estetico, tecnologico e ambientale» (così dichiarava su una testata locale l’Ingegner Gianmario Invernizzi di Spacecannon), l’aspetto ambientale non può e non deve rimanere confinato nel mero risparmio energetico, ma deve considerare l’impatto più ampio creato sull’ambiente.

WWF Lecco, nel corso degli ultimi anni, è già intervenuta più volte con documentate segnalazioni di inquinamento luminoso ad alcune Amministrazioni comunali della provincia, risolte poi con esito positivo a vantaggio della protezione del patrimonio ambientale da questo tipo di ingerenza artificiale.

Anche oggi, pertanto, l’Associazione conferma la propria attenzione sul tema, certa che ogni ulteriore passo a riguardo sarà frutto di un’attenta valutazione dell’impatto ambientale e dell’assoluto rispetto della normativa in materia.

Le perplessità degli ambientalisti sull'impianto di compostaggio di Annone


 

Comunicato stampa a cura di: Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero, L’altra Via, Circolo Ambiente Ilaria Alpi, Gruppo Difesa Natura Suello.

 

Compostaggio di Annone: non siamo contrari al nuovo impianto anaerobico, esprimiamo la nostra perplessità all’aumento delle quantità di rifiuti trattati all’impianto.

Leggiamo in questi giorni le prime prese di posizione sul progetto di riconversione ed ampliamento dell’impianto di compostaggio ad Annone.
Il progetto prevede la costruzione di un nuovi edifici nei quali avverrà un pre-trattamento della frazione organica “anaerobico” (cioè in assenza di ossigeno) e di aumentare l'attuale capacità dell'impianto da 28.000 tonn/anno di rifiuti organici a 38.000 tonn/anno.
Con questo trattamento iniziale verrà captato bio-gas, successivamente purificato in bio-metano che sarà quindi immesso nella rete di distribuzione del gas.
La nostra posizione in merito in merito è per un trattamento dei rifiuti organici che rigeneri materiale da reimpiegare in agricoltura (compost), in linea con la circolarità dei processi naturali. Questo significa che per ottenere un buon compost da utilizzare in agricoltura è essenziale mantenere la successiva lavorazione
chiamata “aerobica”. Allo stesso tempo il metano prodotto nella prima fase di lavorazione non dovrà essere bruciato in loco per produrre calore o energia ma immesso in rete, per sostituire combustibili fossili (es. carburanti per autotrazione). Ciò consentirà di avere un bilancio finale negativo della CO2 prodotta. Se l’impianto funzionerà con queste caratteristiche non siamo contrari alla riconversione.
Grazie a questo progetto Silea percepirà nei prossimi anni incentivi economici, derivanti dai contributi CIC (Certificati di Immissione al Consumo), previsti da una recente legge. I CIC possono generare ricavi sino a 0,91 €/mc, mentre il prezzo di vendita commerciale del bio-metano è oggi sotto la soglia di 0,20 €/mc. Con
una produzione prevista dal progetto di 2,5 milioni di mc annui si può capire di che entità sia il ricavo per Silea.
Poniamo allora sul tavolo della discussione con i Sindaci le seguenti domande per chiarire la loro posizione e per dissipare dubbi e preoccupazioni dei cittadini:

1) Il progetto prevede un aumento della quantità di rifiuti organici trattati a 38.000 tonn. non giustificato dal reale fabbisogno della provincia:


RIFIUTI ORGANICI PRODOTTI PROVINCIA DI LECCO

  • Anno 2019: 23.056 tonn.
  • Anno 2020: 22.713 tonn.
  • Anno 2021: 23.500 tonn.

*Dati prov. Lecco e per l’anno 2021 previsione SILEA

 

Questo incremento da cosa è giustificato? Non sarà per un computo meramente economico di massimizzazione degli utili, in base alle possibilità dell’impianto e degli spazi?
I contributi CIC probabilmente permetterebbero di ripagare l'investimento del nuovo impianto anche senza aumentarne la potenzialità. Va considerato che queste 10.000 tonn/anno aggiuntive genereranno un aumento del traffico pesante per portare i rifiuti, in parte probabilmente provenienti da fuori Provincia, su un tratto di super-strada spesso congestionato, con i relativi problemi di inquinamento.
Occorrerà aumentare la capacità filtrante degli odori, come previsto dal progetto Silea e rimarcato in alcune osservazioni fatte dalla ATS, in sede di Valutazione Ambientale. Tutto ciò genera apprensione nella popolazioni locali di Annone e Suello, popolazioni già toccate gli scorsi anni dal ripetuto problema degli
odori generati dall’impianto.

2) Gli utili generati come verranno spesi? Per abbassare la TARI (la tariffa di smaltimento degli organici è stata aumentata per l’anno 2021 da Silea ai Comuni circa del 15%)? Per migliorare i servizi e la Tariffazione Puntuale guardando avanti (nel senso previsto dalle direttive sull’economia circolare) oppure verranno utilizzati per finanziare ulteriori investimenti all’inceneritore di Valmadrera?

3) Sul sito di Annone verranno stoccati i liquami, generati dalla digestione anaerobica, in 6 silos alti 10 mt, per una capacità complessiva di 250.000 litri. Tali liquami dovranno poi essere portati via e smaltiti altrove, essendo rifiuti pericolosi. Chiediamo garanzie affinché vengano prese tutte le misure di sicurezza per evitare qualunque tipo di sversamento nel lago di Annone sottostante (cosa già avvenuta nel 2015 con acque sporche derivanti dall’impianto). Occorre ora massima attenzione, perché con la fase anaerobica, i liquami conterranno sostanze con elevata tossicità.

4) Il comune di Annone e gli enti coinvolti nel progetto, quali osservazioni, considerazioni ed eventuali richieste hanno portato in sede di valutazione Ambientale?
L’impianto è collocato in una “sfortunata posizione”. E’ posto in prossimità di un Lago sul quale si sta investendo per renderlo fruibile sempre da più dalle persone: pista ciclo-pedonabile, casetta ecologica del Comune di Suello, Canottaggio; insomma un ambiente naturale da valorizzare. Non riteniamo sia il caso di entrare ancora nel merito di tale scelta che fu il frutto di valutazioni fatte da amministratori forse un po’ miopi. Tuttavia, collegandoci ai proventi derivanti dagli incentivi CIC, si potrebbe allora pensare di reinvestirli - come compensazione ambientale - nel miglioramento delle condizioni del Lago di Annone, lago che lo studio ambientale di Silea presentato in provincia (a dimostrazione, secondo Silea, che non ci saranno impatti sul lago) definisce essere di “stato ecologico scarso” e di “stato chimico non buono”.

Amministratori attenti potrebbero cogliere l’occasione!
Attendiamo risposte ed auspichiamo la massima trasparenza e informazione completa ai cittadini su temi così delicati ed importanti.

Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero
Contatti:      
rifiutizerolecco@gmail.com    
https://leccorifiutizero.wordpress.com/

Opere pubbliche: ormai la deroga è diventata la vera procedura ordinaria

di Dario Balotta, presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture)

I 52 dirigenti chiamati a velocizzare gli investimenti provengono quasi totalmente da RFI, Anas o dal Ministero delle Infrastrutture. La nomina dei commissari rischia di essere un boomerang che finirà col rallentare la già scarsa operatività delle maggiori stazioni appaltanti del Paese, e del Ministero da dove sono stato prescelti i commissari. Anziché cogliere l’occasione per aggiungere nuove risorse scelte sul mercato e fuori dalle ingerenze dei partiti si è scelta una insidiosa scorciatoia. Andavano adottate poche regole chiare e semplici, come quelle dei paesi europei che hanno recepito gli indirizzi comunitari, invece l’Italia continua a seguire la strada delle nomine emergenziali di commissari che, oltre a non velocizzare i lavori, spesso si dimostrano assai vulnerabili a fenomeni di corruzione, malversazione e aumento dei costi. Se poi già in partenza due dei commissari sono indagati uno è già stato sostituito, c’è da ritenere che la struttura non avrà molto successo. Si tratta di Vincenzo Macello e Roberto Ferrazza (in mattinata sostituito con Fabio Riva) indagati per il disastro ferroviario di Pioltello e per il crollo del ponte Morandi. Ormai in Italia è la deroga a essere diventata la vera procedura ordinaria: senza tuttavia che le criticità siano venute meno.

giovedì 21 gennaio 2021

Circolo Ambiente: attenti all’elettrosmog, non proviene solo dalle antenne 5G

 

Attenti all’elettrosmog, che non proviene solo dalle antenne 5G.  Questo, in estrema sintesi, il senso delle osservazioni presentate dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” all’avviso diramato dal Comune di Erba relativo al Piano di localizzazione delle nuove antenne 5G da parte di vari gestori della telefonia mobile. Nello specifico sul 5G, trattandosi di una nuova tecnologia, gli ambientalisti del Circolo chiedono che venga applicato il “principio di precauzione”, ovvero che vengano preliminarmente messi in atto quei controlli necessari a verificare preventivamente che la nuova tecnologia non possa arrecare alcun danno alla salute pubblica e all’ambiente.

Ma questo non è tutto; infatti l’associazione ambientalista ritiene che il tema dell’elettrosmog vada affrontato a 360°, tenendo in considerazione tutte le fonti, a partire dalle più pericolose ovvero elettrodotti e antenne per la radiofonia. Dichiarano i responsabili del Circolo Ambiente: “Pur sapendo che l'avviso comunale riguarda solo le nuove antenne per la telefonia mobile, secondo noi occorre tenere conto che Erba ha una consistente (e ingombrante) presenza di emittenti radiofoniche, le cui antenne potrebbero avere un significativo impatto elettromagnetico. Da qui la nostra richiesta di verificare, periodicamente, la localizzazione e le emissioni provenienti dagli impianti e apparecchiature per la radiofonia. Invece per quanto riguarda le nuove antenne per i cellulari, sia 4G che 5G, chiediamo la rigida applicazione dei vincoli per le localizzazioni, ovvero lontano dalle “Aree di particolare tutela”, che comprendono: asili, scuole, ospedali, case di cura, residenze per anziani, oratori, parco giochi e strutture similari”.

Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiede inoltre che l'installazione avvenga prioritariamente su aree o edifici pubblici: in tal modo gli introiti, derivanti dai canoni dei gestori, finiranno nelle casse pubbliche e pertanto potranno essere utilizzati, ad esempio, per opere di riqualificazione ambientale, e/o per effettuare un rilevamento continuo dell’inquinamento elettromagnetico, in modo da garantire un monitoraggio ambientale costante.

Infine gli impianti devono rispettare il paesaggio: per questo dal Circolo arriva la proposta di mitigare l'impatto paesistico delle antenne: ne esistono a forma di albero o con colorazione verde. Ma il tema maggiore resta comunque quello del controllo dell’inquinamento elettromagnetico, per il quale il Circolo chiede un piano di verifiche periodiche.

Il piano industriale A2A potrebbe nascondere qualche insidia per l’ambiente e per la libera concorrenza

di Dario Balotta, presidente Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti

Non è dato a sapere se il “roboante” piano industriale decennale di A2A presentato ieri, 20 gennaio 2021, da Mazzoncini sia stato approvato anche dagli azionisti di controllo pubblici (Milano e Brescia che insieme detengono il 50% di A2A) oppure no.

I due pilastri strategici del piano industriale sono l’economia circolare e la transizione energetica, certamente condivisibili sulla carta e ampiamente menzionati in ogni piano industriale presentato a Piazza Affari da qualche tempo a questa parte.  Non sono chiari però gli  strumenti che verranno adottati per conseguire gli obiettivi del piano decennale nel caso di A2A.  Il 73% degli investimenti programmati (per complessivi 16 mld) riguarda i facili business amministrati o contrattualizzati con la pubblica amministrazione. Questo in primis per rassicurare il mercato e gli azionisti privati (49%) sempre più pretenziosi di dividendi certi e crescenti nel tempo che solo la mano pubblica sa e può garantire alle proprie aziende pubbliche.  A2A così continuerà  a bruciare rifiuti per generare energia nel mega inceneritore di Brescia. Proseguirà  sulla strada dello sfruttamento delle rendite di posizione monopoliste dei servizi comunali (reti luce, gas, teleriscaldamento e servizi idrici)  e proseguirà nello sfruttamento delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche.
Sono previste azioni volte ad una crescita nel recupero di energia dai rifiuti, obiettivo non proprio circolare. Nel piano si lascia intendere che sarà supportato dal generoso supporto delle tariffe amministrate e dai consistenti  sussidi pubblici (diretti ed indiretti). Le  facili acquisizioni societarie restano sullo sfondo, prefigurando un’ulteriore concentrazione dell’offerta dei servizi.

Sullo sfondo della crescita degli utili maturati nei settori regolamentati particolarmente graditi all’azionista privato ed a quello pubblico, si profila dunque un piano industriale che potrebbe nascondere qualche insidia per l’ambiente e per la libera concorrenza.

mercoledì 20 gennaio 2021

Le parole di memoria in Brianza. Una settimana di eventi on line dedicati alla memoria della deportazione


 

Dal 20 al 27 gennaio 2021

interviste, teatro e letture dedicate alla memoria della deportazione


La pandemia non ferma il percorso di costruzione di una rete solida della "memoria" in Brianza, avviato lo scorso anno con il coinvolgimento delle Istituzioni locali a supporto dell'attività del Comitato Pietre di Inciampo.

Quest'anno, non essendo possibile organizzare nei Comuni la posa delle Pietre di Inciampo, si è proposto di organizzare una serie di eventi online per celebrare LE PAROLE DI MEMORIA, attraverso un programma di iniziative per la durata di una settimana, al fine di coinvolgere cittadini e studenti delle scuole superiori, per non dimenticare. 

[Per accedere agli eventi cliccare qui]


20 gennaio ore 17.45 – Pietre d’Inciampo
diretta streaming a cura di Carlo Gaeta e Claudio Calvi
La puntata è dedicata al tema della Memoria della Shoah e della Deportazione, all’impegno della Provincia a costruire una rete tra i Comuni con l’adesione al Comitato Pietre di inciampo, il primo a valenza provinciale in Italia.
 

Diretta con:

  • il Presidente della Provincia di Monza e Brianza Luca Santambrogio
  • il Vice Presidente Comitato Pietre d’inciampo Mb Fabio Lopez,
  • Loris Maconi, coordinatore nord Italia ANPI, fondatore del Comitato P.I.

“La deportazione in Brianza”
I Sindaci fondatori del Comitato Pietre d’Inciampo Mb

  • Maurilio Longhin Sindaco di Cesano Maderno
  • Concetta Monguzzi Sindaco di Lissone
  • Alberto Rossi Sindaco di Seregno

“Rocce e Crepe della Memoria”
Gli studenti dialogano con il Prof. Raffaele Mantegazza sulla Memoria

 

CALENDARIO EVENTI

Le Testimonianze, La Memoria - dalle ore 9.00 in avanti - “pillole d’inciampo per non dimenticare” sul sito internet e sulla pagina Facebook della Provincia di Monza e della Brianza
 

21 gennaio - La deportazione politica
Intervista al Pres. Anpi Provinciale MB Fulvio Franchini - “la Resistenza e la deportazione”
Intervista al Prof. Francesco Mandarano, Comitato Scientifico P.I. - “la deportazione militare” 

 

22 gennaio - Rocce e crepe della memoria. Un dialogo tra generazioni Prof. Raffaele Mantegazza e Francesco Sacchetti a cura dell'Amministrazione Comunale di Arcore e sez. Anpi di Arcore. 

 

23 gennaio - Storie di bambini invisibili. Un viaggio dalla Shoah al tempo presente. Intervento di Gabriele Nissim Presidente di Gariwo e membro del Comitato scientifico P.d’Inciampo. 

 

24 gennaio - Coltivare i Giardini dei Giusti per contrastare la “cultura del nemico”. Intervento di Gabriele Nissim 

 

25 gennaio - Storie di deportazione “Pietre d’inciampo di Monza e Brianza 2021”. A cura degli studenti degli Istituti scolastici Liceo Artistico E. Majorana Cesano Maderno, I.I.S. Meroni Lissone, Liceo Artistico Nanni Valentini Monza, Liceo Artistico Einstein Vimercate.
 

26 gennaio ore 9.00 - spettacolo teatrale “Il treno fischiò”
a cura di Cartanima teatro con gli allievi dell’Accademy Musical Arts Uno spettacolo lineare, asciutto, forte, senza sbavature e implacabile nel raccontare attraverso parole di sopravvissuti, di scrittori e di poeti, l'irrappresentabile realtà dei lager. La scena è una catasta di ricordi e di oggetti che evocano vicende e orrori lontani ma sempre attuali. Gli uomini sono complici di ciò che li lascia indifferenti. La Memoria è l'unica strada che conduca alla consapevolezza e apra la mente e il cuore a riflessioni sul passato che sono riflessioni oggi più che attuali. Testo di Andrea Di Cianni; Regia: Alberto Genovese; Tecnico audio e luci: Davide Moltrasio; Riprese video: Tommaso Brillo; Scene e costumi: Cartanima lab; Produzione: Cartanima teatro. 26 gennaio - Storie di Giusti - Desio “La bambina dietro gli occhi” Yeudith Kleinman Intervista alla Prof.ssa Rossana Veneziano, Graduated Yad Vashem e membro del Comitato scientifico di Pietre d’Inciampo.

27 gennaio dalle ore 9.00
Intervista a EDITH BRUCK, scrittrice, testimone della Shoah, passata per Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen e la marcia della morte.
Intervista a FRANCO PERLASCA, figlio del Giusto tra le Nazioni Giorgio Perlasca, che salvò più di 5000 ebrei a Budapest
Intervista a MILENA BRACESCO, figlia di Enrico Bracesco, antifascista, deportato a Mauthausen e assassinato nel Castello di Hartheim – a cura di Roberta Miotto 

In diretta streaming dalle 10.45
PAROLE DI MEMORIA a cura di Carlo Gaeta e Claudio Calvi - La puntata è dedicata al Giorno della Memoria. Al ricordo doloroso della perdita che non deve esimerci dalla vita. La Memoria, senza un impegno per il futuro non serve a nulla.

  • Luca Santambrogio, Presidente Provincia
  • Milena Bracesco, Presidente Comitato pietre d’Inciampo
  • Roberta Miotto, fondatrice Comitato Pietre d’Inciampo
  • Diretta Cerimonia Pietra d’inciampo Seregno - ore 11.00
  • Diretta Cerimonia Pietra d’inciampo Lissone - ore 11.15

La Memoria in Brianza:

  • Dario Allevi, Sindaco di Monza
  • Luca Veggian, Sindaco di Carate Brianza
  • Francesco Sartini, Sindaco di Vimercate
  • “Ricordare il dolore ma celebrare la vita” - Gli studenti dialogano con il Prof. Raffaele Mantegazza, docente di scienze umane all'Università di Milano-Bicocca.


Per scaricare il programma in formato pdf cliccare qui.
Per accedere ai contenuti on line cliccare qui.

martedì 19 gennaio 2021

Monza: una petizione per salvare la ciminiera dell'ex Feltrificio Scotti


Riceviamo e pubblichiamo.

SalviAmo la Ciminiera dell'ex-Feltrificio Scotti di Monza

a cura del Comitato Residenti Area Scotti, Monza

A luglio 2020, abbiamo appreso del controverso progetto che prevede la costruzione di tre palazzoni sull’area ex Scotti a ridosso dello storico vialone Cesare Battisti e della Villa Reale, vanto e biglietto da visita della città di Monza. Il progetto è stato aggiornato in novembre, riducendo l’altezza dei palazzi da 10 ad 8 piani, anche a seguito delle nostre petizioni che hanno raccolto complessivamente oltre 3.000 adesioni. Ma questo primo risultato non è ancora soddisfacente e continuiamo a lavorare affinché tali altezze vengano considerevolmente ridotte a favore di un inserimento più rispettoso del contesto storico e paesaggistico del vialone Cesare Battisti della Villa Reale.

La nostra maggiore preoccupazione ora riguarda la storica ciminiera di mattoni, alta 40 mt, presente nell’area, censita e classificata nella carta di Sensibilità Paesaggistica dei Luoghi come manufatto di archeologia industriale: quanto resta del glorioso feltrificio Scotti.

I progettisti intendono invece raderla al suolo per fare spazio ai casermoni, lasciando al suo posto un simbolico triste “sedime” in suo ricordo, confinato all’interno del giardino condominiale degli erigendi palazzoni, anziché consolidarla e recuperarla a beneficio della cittadinanza, come ad esempio è stato fatto per la ciminiera del Sito Unesco di Crespi d’Adda e per molte altre antiche ciminiere in mattoni in Italia e all’estero.

Riteniamo che tale prezioso manufatto sarebbe da preservare e valorizzare in quanto icona del luogo da oltre un secolo e unica testimonianza rimasta dello storico passato di Monza, “Città delle 100 ciminiere” e capitale mondiale del cappello, fino alla metà del’900.

Erano 100, e ora potrebbe sparire anche l’unica rimasta in piedi nella sua interezza e pregevole fattura.

Ci rivolgiamo alla sensibilità dei cittadini e amanti di Monza che ci hanno seguito finora per   sostenerci ancora affinché  la ciminiera “Scotti” sia mantenuta nelle sue dimensioni originarie, messa in sicurezza e valorizzata, e che possa essere affiancata anche da un  museo che raccolga i molteplici reperti esistenti, per tramandare la storia di un’epoca che ha fatto conoscere la nostra città in tutto il mondo grazie al sapiente lavoro artigianale e industriale legato ai cappellifici e feltrifici, molto prima che vi rombassero i motori all’interno dell’Autodromo.

CHIEDIAMO che la Ciminiera Scotti venga recuperata in quanto elemento identitario ed emblematico della storia di Monza.

 

[Per firmare la petizione cliccare qui]


PER APPROFONDIRE GUARDA LA NOSTRA LIVE DEL 15/12/2020: 

https://www.facebook.com/ComitatoResidentiAreaScotti/videos/389202375529018/

SE VUOI RESTARE INFORMATO SEGUICI:
Pagina FB: https://www.facebook.com/ComitatoResidentiAreaScotti
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giovedì 14 gennaio 2021

Firma anche tu! Mai più fascismo e nazismo


 

Da anni assistiamo impassibili al proliferare dell’esposizione ovunque, di simboli che richiamano a fascismo e nazismo, frutto di anni di sottovalutazione del fenomeno del ritorno di queste ideologie che mai come oggi sono pericolose. Il 'Rapporto Italia 2020' dell’Eurispes ci dice che dal 2004 ad oggi è aumentato il numero di chi pensa che la Shoah non sia mai avvenuta: erano solo il 2,7% oggi sono il 15,6%, mentre sono in aumento, sebbene in misura meno eclatante, anche coloro che ridimensionano la portata della Shoah dall'11,1% al 16,1%. Inoltre, secondo l'indagine, riscuote nel campione un "discreto consenso" l'affermazione secondo cui "Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio" (19,8%). Con percentuali di accordo vicine tra loro seguono "gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti" (14,3%), "siamo un popolo prevalentemente di destra" (14,1%), "molti italiani sono fascisti" (12,8%) e, infine, "ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani" (12,7%). In compenso secondo la maggioranza degli italiani, recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7%).

Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

Nella scorsa legislatura solo un ramo del Parlamento aveva approvato una proposta di legge che sanzionava coloro che propagandavano le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco.

Questa proposta di legge riprende quelle finalità e aggiunge alcune ulteriori aggravanti per l’esposizione di simboli fascisti e nazisti nel corso di eventi pubblici.
Qualcosa sta accadendo: i media trasudano da anni di notizie che era giusto considerare allarmanti, vi era e persiste una crescente diffusione di razzismi e di appelli a trovare soluzioni autoritarie. Oggi riteniamo fondamentale che dal basso si riparta per riparlare dei valori della nostra Costituzione e attualizzarli: la Costituzione con la sua XII disposizione transitoria vieta la ricostituzione sotto ogni forma del disciolto partito fascista. E’ necessario, di fronte all’esposizione, la vendita di oggetti di simboli che si richiamano a quella ideologia che la normativa non lasci spazi di tolleranza verso chi si cela dietro le libertà democratiche per diffondere attraverso la propaganda, l’esposizione, la vendita di oggetti di nuovo i simboli di quel passato tragico.
Ripartiamo da una iniziativa popolare dal basso per difendere la nostra Costituzione e i suoi valori.




Legge di iniziativa popolare proposta da Maurizio Verona, sindaco di Stazzema. Per firmare bisogna prendere appuntamento telefonando presso il proprio Comune. 

 

Art. 1.
1. Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:
«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi eversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici.
La pena di cui al primo comma è altresì aumentata di un terzo se il fatto è commesso con modalità ed atti espressivi dell’odio etnico o razziale.
All’articolo 5, primo comma, della legge 20 giugno 1952, n. 645, le parole: «sino a» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a».

Art. 2
1. Al Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito in Legge 25 giugno 1993, n. 205, recante “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” all'art. 2 dopo il comma 1 aggiungere il seguente:
"1-bis. Qualora in pubbliche riunioni di cui al comma 1, l’esposizione riguardi emblemi o simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco, la pena di cui all’art. 2 comma 1, è aumentata del doppio.

Maggiori informazioni sul sito: anagrafeantifascista.it

 

Indicazioni per il Comune di Seregno:  
  • telefonare al numero 0362 263333;
  • fissare appuntamento;
  • recarsi presso l'ufficio della Segreteria Generale che si trova nella stradina a fianco al Palazzo Municipale di piazza Martiri della Libertà.

 

Cercasi volontari per un mondo più verde


a cura di Legambiente Seregno

 

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mercoledì 13 gennaio 2021

Smog in Lombardia: L'aria resta molto inquinata nonostante la "narrazione" della Regione!


 

di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”

 

Non ci piace la “narrazione” della Regione sui dati relativi alla qualità dell’aria in Lombardia. L’Assessore regionale all’ambiente  ha impostato tutta la comunicazione sul raffronto dei dati rispetto al passato, affermando che “Siamo in un trend complessivamente positivo e in miglioramento su base pluriennale”, ma la vera lettura che si deve fare è un’altra: l’aria in Lombardia continua ad essere fortemente inquinata.
 

La Regione preferisce la “narrazione” positiva, unicamente sulla base del confronto dei dati 2020 con le annualità precedenti. È innegabile che negli ultimi anni vi sia stata una diminuzione dei dati di inquinamento, soprattutto per alcuni parametri. Ma non viviamo in un Eden, siamo ancora, purtroppo, in una delle aree più inquinate d’Europa: ad attestarlo sono, anche qui, dati ufficiali, come quelli dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (cliccare qui).
 

Anziché orientarsi sul “va tutto bene”, la Regione dovrebbe concentrarsi sugli stessi dati preoccupanti che riporta essa stessa, a partire dalle polveri sottili: “I valori rilevati sul Pm10 superano, anche nel 2020, in modo diffuso i limiti sul numero massimo di giorni oltre la soglia di 50 microgrammi/m3”. E poi il dato sull’ozono, che continua a registrare diffusi superamenti dei limiti: a fronte di un massimo di superamenti stabilito in 25 giorni/anno, in provincia di Como il limite è stato sforato per 92 giorni, a Lecco per ben 116 giorni! Questi sono alcuni dei principali elementi ad attestare che l’aria continua ad essere fortemente contaminata e che pertanto occorre agire per ridurre le fonti di inquinamento. 


Invece la Regione, anziché pensare a provvedimenti lungimiranti per contenere lo smog, preferisce far finta di nulla, tant’è che pochi giorni fa ha prorogato il rinvio del blocco dei diesel euro 4 (cliccare qui), pur sapendo che il traffico veicolare, e in particolare i diesel, sono responsabili di circa la metà delle emissioni di ossidi di azoto (NOx). 


Ricordiamo inoltre che lo scorso novembre la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per aver “sistematicamente e persistentemente” violato le norme sull’inquinamento atmosferico, proprio per le polveri sottili nella pianura Padana! (cliccare qui). E l’Italia è ancora ai primi posti in Europa per le morti premature da smog (cliccare qui).
 

Compito della Regione, piuttosto che compiacersi della diminuzione dei dati, è quello di agire, mettendo in campo provvedimenti seri e duraturi per disinquinare l’aria. Anziché puntare sugli investimenti in nuove strade e autostrade, il Pirellone deve ripensare l’intera mobilità, favorendo anzitutto il trasporto pubblico. E poi incentivare l'uso di fonti energetiche pulite, per passare dai combustibili fossili alle rinnovabili. Solo con interventi lungimiranti si riuscirà a migliorare la qualità dell'aria del nostro territorio.

domenica 10 gennaio 2021

Como sud: il regno dei supermercati


 

a cura di Fridays For Future Como e Ricominciamo da Como

Nonostante l’emergenza in cui ci troviamo sia causata dal modello di sviluppo attuale, sembra che nessuna politica sia capace di adeguarsi alla necessità di cambiamento, quella nazionale tanto quella locale.

Nell'ultimo periodo abbiamo assistito alla riqualificazione della zona di Como Sud (Camerlata, Breccia, Rebbio e Prestino) con il continuo proliferare di strutture di proprietà della Grande Distribuzione Organizzata (non supportate da adeguati studi sulle ricadute urbanistiche). Oltre a Esselunga (Camerlata), Gran Mercato (Prestino), MD Market (Rebbio), alla Coop, da molti anni presente nel quartiere, che alla fine dell’anno scorso è stata fortemente trasformata e ampliata, lo scorso ottobre a Rebbio (in via Cecilio) è stato inaugurato un nuovo supermercato targato “Lidl”, a breve aprirà un nuovo supermercato della catena tedesca “Aldi” in via Paoli e infine, sempre nella stessa area verrà inaugurato anche un nuovo “Eurospin” con tanto di nuova strada di collegamento tra via Paoli e via Scalabrini.

 



Ora, su quell'area della città, insisteranno un grosso numero di punti vendita della grande distribuzione organizzata, certamente sovradimensionato rispetto alle reali necessità. Ciò, oltre a creare ulteriori problemi di traffico e a rubare spazio e risorse a progetti che potrebbero migliorare la qualità della vita in città (aree verdi, aree dedicate allo sport, spazi finalizzati ad attività di aggregazione tra le persone, centri di servizi alla cittadinanza), si tradurrà in un’allocazione estremamente inefficiente delle risorse alimentari gestite da quei punti vendita, poiché a fronte di una domanda pressoché fissa, aumenterà di molto l'offerta (stesso numero di clienti, maggior numero di punti commerciali): in parole povere, aumenteranno gli sprechi di cibo, rappresentati da tutto l'invenduto dei vari esercizi. Una dinamica del tutto antitetica, tra l'altro, al progetto di orti sociali nato pochi anni fa nel quartiere di Rebbio, pensati per favorire la produzione locale e sostenibile di cibo. La forte concentrazione di nuovi punti vendita della GDO, inoltre, crea una concorrenza difficilmente sopportabile da quei negozi di vicinato che rappresentano luoghi di vita e di socialità dei nostri quartieri e che progressivamente sono costretti a chiudere proprio a causa della competizione non sostenibile con supermercati e ipermercati.

Ad un occhio inesperto potrebbe sembrare che oltre alla realizzazione di capannoni per nuovi supermercati, alberghi e posti auto, la giunta Landriscina, con l’assessore Marco Butti, non abbia mostrato il minimo interesse verso approcci urbanistici più a misura di persona per Camerlata, Rebbio e Como in generale, incentivando, anzi, una pianificazione urbanistica aggressiva. Ci stiamo pertanto chiedendo in che tipo di progettualità si inserisce una così intensa realizzazione di supermercati in quella zona della città e a quali esigenze si vuole rispondere portando avanti un modello urbanistico di questo tipo.

 



Approfittiamo per invitare l’Assessore alla riqualificazione urbana, pianificazione urbanistica, attività produttive Butti Marco al dibattito che si terrà lunedì 11 gennaio alle ore 21.00.

Link all'evento:
https://fb.me/e/24GBhyBJj

Link della mappa della G.D.O. in provincia di Como: (cliccare qui)

Malpensa Express salvato dai pendolari

di Dario Balotta, presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti)

Il Malpensa Express non è mai decollato perché lo scalo della brughiera ha subito le crisi di Alitalia e si è rivelato inefficiente, con tariffe di handling per le compagnie aeree tropo elevate, numerosi disagi e disservizi per i passeggeri e un’eccessiva distanza da Milano (50Km), tant'è vero che in questi anni si è sviluppato esponenzialmente Orio al Serio (che non ha ricevuto i grandi investimenti pubblici di Malpensa). All’inizio, Sea e FNM pensavano di riempire il treno con chi doveva recarsi in aeroporto, evitando quindi ogni fermata intermedia (Busto-Castellanza) per risparmiare qualche minuto di percorrenza. Dopo una lunga lotta dei pendolari e di Legambiente, nel 2011 la tratta è stata infine aperta al traffico pendolare, e questa è stata la sua salvezza, con gli introiti che sono triplicati grazie al costoso abbonamento (prima classe obbligatoria) cui i pendolari sono costretti a far fronte. Il disastro del Malpensa-Express come treno per lo scalo intercontinentale è confermato anche da uno studio dell’università Bocconi. Analizzando come i passeggeri si recano in aeroporto, è emerso che solo il 15% dei volatori usa il treno. Il 17% utilizza il meno caro autobus, il 60% l’automobile e gli altri il taxi e altri mezzi. Questa impietosa classifica fa di Malpensa lo scalo europeo che viene meno raggiunto dai viaggiatori con i trasporti pubblici (treno e bus). Lo scarso utilizzo del costosissimo collegamento ferroviario Malpensa-Milano Cadorna/Centrale è stato compensato dall’enorme flusso di pendolari che ha trovato in questo treno finalmente un comodo mezzo di trasporto, e un’alternativa - per i bustocchi e la zona a Nord-Ovest di Milano - alla congestionata linea FS del Sempione, dove i ritardi non si contano e le soppressioni neppure. Inoltre questo treno che in origine era pensato dalla Regione Lombardia come un treno “commerciale”, che cioè doveva sostenere i propri  costi con i ricavi dei biglietti, da anni  è anch’esso sussidiato dai contributi pubblici come il resto dei treni pendolari. Insomma il Malpensa Express ha le caratteristiche di un trasporto pubblico e come tale deve mantenere la sua caratteristica con transiti almeno ogni mezzora.

mercoledì 6 gennaio 2021

Meda vuole spostare il torrente Tarò/Certesa ma la proposta fa acqua da tutte le parti

Area del proposto sottopasso - Esondazione 1976

 

Il 17 dicembre 2020 il Consiglio Comunale di Meda ha deliberato di spostare il torrente Tarò/Certesa. Contro la contestata opera, in area a rischio alluvionale, si è mosso il WWF Lombardia invitando Regione Lombardia, Ferrovie Nord, Autostrada Pedemontana, Concessioni Autostradali Lombarde e Comune di Meda a non sottoscrivere un accordo che fa acqua da tutte le parti.

 

Di seguito pubblichiamo la lettera del WWF Lombardia.

 

Spett.le Regione Lombardia, Direzione Generale Infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile, Territorio e Protezione Civile
Spett.le Ferrovienord S.p.A.
Spett.le Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A.
Spett.le Concessioni Autostradali Lombarde S.p.A.
e p.c. Spett.le Comune di Meda


Con riferimento alla bozza di Convenzione tra Ferrovienord spa e Comune di Meda, approvata dal Consiglio Comunale di Meda nella seduta del 17/12/2020, relativa alla “progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di realizzazione del sottopasso ferroviario lungo le vie Seveso e Cadorna per la chiusura del passaggio a livello lungo la linea ferroviaria FNM Milano-Asso e del nuovo ponte lungo la via Cadorna sul torrente Certesa” per le opere in progetto qui sotto elencate:

  • Sottopasso veicolare collegante via Seveso e Cadorna posto alla progr km 21+666 della ferrovia Milano Bovisa – Erba – Asso in territorio comunale di Meda.
  • Nuovo ponte sul tratto “deviato”del torrente Certesa lungo via Cadorna in territorio comunale di Meda.

visto lo schema di Accordo approvato nella medesima seduta del Consiglio Comunale di Meda, da stipularsi ai sensi dell’art. 15 della legge 241/1990, tra Comune di Meda, Regione Lombardia, Ferrovienord S.p.A., Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A. e Concessioni Autostradali Lombarde S.p.A., per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori di realizzazione del sottopasso ferroviario lungo le vie Seveso e Cadorna, in comune di Meda, per la chiusura del passaggio a livello lungo la linea ferroviaria FNM Milano - Asso, e del nuovo ponte lungo la via Cadorna sul torrente Certesa;
 

con la presente si segnala:

  • che l’area individuata per la realizzazione del sottopasso ferroviario, di cui alla Convenzione ed all’Accordo sopra richiamati, appartiene ad un ambito classificato a RISCHIO MOLTO ELEVATO nel Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA), strumento operativo previsto dal d.lgs. n. 49 del 2010 in attuazione alla Direttiva Europea 2007/60/CE, e con scenario di PERICOLOSITA’ di MEDIA PROBABILITA’ con ALLUVIONI con Tempo di Ritorno T = 100-200 anni.

In tali aree, per la d.g.r. X/6738 del 19/06/2017, trovano applicazione le “Disposizioni regionali concernenti l’attuazione del Piano di Gestione del Rischio di Alluvione nel settore urbanistico e di pianificazione dell’emergenza, ai sensi dell’art. 58 delle Norme di Attuazione del Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) del bacino del Po, integrate dalla Variante adottata con Deliberazione n. 5 del 7.12.2016 dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Po”; ai sensi dell’art. 59 delle N.d.A. del PAI i Comuni devono adeguare gli strumenti urbanistici conformandoli alla normativa sopraindicata tenendo specificatamente conto che:
“La normativa preesistente è prioritariamente orientata a guidare le nuove trasformazioni urbanistiche verso aree a pericolosità bassa o nulla; la gestione del rischio sul patrimonio esistente è oggi affidata sia alla pianificazione urbanistica che alla pianificazione di emergenza. La Direttiva 2007/60/CE e il D. Lgs. 49/2010 mettono in evidenza che il rischio di alluvioni si gestisce mettendo in campo misure di prevenzione, protezione, preparazione e ripristino correlate e coordinate tra loro e che devono riguardare non solo le nuove trasformazioni ma, soprattutto, le aree già edificate attraverso entrambi gli strumenti pianificatori. Le aree già edificate esposte al rischio sono le aree classificate come, nel nostro caso, R4. Su tali aree l’amministrazione comunale è tenuta a valutare con maggior dettaglio le condizioni di pericolosità e di rischio alla scala locale con le metodologie riportate negli Allegati alla d.g.r. IX/2616/2011”

Tale valutazione ha le seguenti finalità:

  • individuare la necessità di mettere in opera interventi locali di riduzione del rischio (della vulnerabilità, dell’esposizione o di entrambe) nonché di ripristino provvisorio delle condizioni di sicurezza degli edifici esistenti e prioritariamente sulle infrastrutture per la gestione dell’emergenza, in particolare… viabilità di collegamento;
  • guidare le ulteriori trasformazioni urbanistiche in modo che non subiscano danni significativi in caso di evento alluvionale; individuare le aree ove favorire la delocalizzazione degli insediamenti esistenti;
  • individuare le aree da assoggettare a eventuali piani di demolizione e di rinaturalizzazione;
  • definire specifici scenari di rischio e relativi modelli d’intervento nel Piano di Emergenza Comunale ai fini della salvaguardia della popolazione esposta al rischio alluvione. 

E il Comune di Meda, coerentemente alle normative sovraordinate, ha elaborato un Piano di Emergenza che perimetra lo scenario di rischio idraulico della Città (fig.1) e conferma che l’ambito di Via Seveso-Via Cadorna appartiene ad ambito con rischio molto elevato.

 

Figura 1 - Piano di Emergenza Comune di Meda


La Provincia di Monza, in sede di VAS alla Variante del proprio PTCP, riprende la cartografia del PGRA (fig. 2) che indica l’area di Via Seveso-Via Cadorna come a rischio molto elevato (si sottolinea la rilevanza e specificità della situazione, la più estesa area a rischio molto elevato del bacino del Seveso nella Provincia di Monza).

 

Figura 2 - Mappa del rischio del PGRA – da PTCP Provincia di Monza


In adeguamento alle norme soprarichiamate d.g.r. IX/2616/2011, Direttiva 2007/60/CE, D. Lgs. 49/2010 e seguenti il Comune di Meda ha provveduto ad adeguare il proprio strumento urbanistico a seguito degli approfondimenti di dettaglio condotti. Il risultato che ne è conseguito è l’elaborazione della “componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio (PGT)” redatta in conformità ai criteri dell’art. 57 della l.r. n. 12 del 2005, approvati con d.g.r. n. 2616 del 2011 e integrati con s.m.i” (fig. 3).

 


Figura 3 - Estratto cartografia e norme geologiche PGT Meda


L’area di Meda tra la Vie Seveso e la Via Cadorna, indicata per la prima volta nel “progetto definito 2009” elaborato da Autostrada Pedemontana Lombarda quale soluzione per consentire l’attraversamento delle Ferrovie Nord (e la chiusura del Passaggio a livello), viene inserita nel 2016 nella classe di fattibilità geologica 3 dall’estensore dello Studio della componente geologica (fattibilità con consistenti limitazioni) nella quale per la prevenzione del rischio idraulico sono previsti specifici divieti (fig.3): sono vietate nuove costruzioni,nuove parti interrate, l’incremento delle superfici impermeabili, elementi allungati che possano costituire ostacolo al deflusso e sono fornite altre prescrizioni con la medesima finalità.


L’ultimo aggiornamento degli studi geologici di supporto al PGT risale all’Ottobre 2016 e quindi restano da recepire i contenuti della d.g.r. X/6738 del 19/06/2017 che, come detto, assegnano l’area in esame a Zone con Livello di Rischio Idraulico Molto Elevato R4.

 

Figura 4 - Aree a Rischio Significato PGRA Revisione 2019


Con due estratti dal Geoportale Regione Lombardia si documenta la cartografia del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA), PGRA, elaborata dalla Regione Lombardia in conformità della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE che mostra, lo scenario di PERICOLOSITA’ di MEDIA PROBABILITA’ (fig. 4) con ALLUVIONI con Tempo di Ritorno = 100-200 anni e il RISCHIO IDRAULICO MOLTO ELEVATO R4 (fig. 5) per l’area in esame.

 

Figura 5 - Mappa del Rischio Idraulico PGRA Regione Lombardia

 

Tra le opere indicate nel “progetto definito 2009”, approvato dal CIPE prima dell’entrata in vigore di tutte le norme sopra richiamate per la prevenzione del rischio idraulico, era previsto “lo spostamento” di un tratto dell’elemento del reticolo principale denominato Tarò_Terrò_Certesa. Tale intervento è citato nelle premesse all’Accordo tra gli Enti e le Società ma non figura tra quelli oggetto della convenzione tra Comune e Ferrovienord. Ci auguriamo che ciò sia dovuto alla valutazione della assoluta insostenibilità di tale opzione in un ambito a Rischio Idraulico Molto Elevato, con due gravi episodi alluvionali nel 2014 e varie altre esondazioni negli anni tra cui quelle del 1951, 1976, 1997 e 2007, solo per ricordare le più devastanti.

 

Evento alluvionale in Meda 1951


La direttrice via Seveso-Via Cadorna costituisce inoltre un complicato nodo idraulico: vi scorre interrato, infatti, il “Sevesetto”- Roggia Traversi che dopo avere costituito per secoli un elemento idrografico derivato in Cantù dal Torrente Seveso, alimentando la cosiddetta “Valle dei Mulini” sino a Meda, per poi recapitare le proprie acque a Desio. Il torrente è stato prima tombinato e, in seguito ma solo in parte, collettato e intubato all’interno di collettore fognario, sottodimensionato ai carichi idraulici e quindi con scolmatore sempre attivo e, infine, interrato. Numerose misure piezometriche condotte in Via Seveso e limitrofe attestano, inoltre, la presenza di una falda sospesa oscillante tra 2,5 e 4 m. dal piano campagna, alimentata dal deflusso sotterraneo da Ovest lungo Via Seveso della Roggia e da Nord lungo le direttrici di drenaggio di Via C. Colombo, Via Orsini, Via Verdi, Mazzini e limitrofe (rilevamenti in Via Dante, Via Roma, e Via Donizetti).

 

Alluvione 15 Novembre 2014


Per tutto quanto sopra si invitano gli Enti e le società in indirizzo a non sottoscrivere ne l’Accordo ne la Convenzione ed a rivalutare l’ipotesi di realizzare un sottopasso ferroviario in area a rischio idraulico molto elevato, con molteplici criticità idrogeologiche e idrauliche, in un ambito che la pianificazione regionale e comunale, nel rispetto della normativa comunitaria recepita, escludono da qualsiasi livello di fattibilità.

Gianni Del Pero, Geologo, Presidente Delegato WWF Italia per la Lombardia


Osservazioni sul futuro di Como. Parte 3° - La mobilità urbana

 


a cura di Fridays For Future Como

 

Visto l'avviso pubblicato dal comune di Como riguardo all'avvio del procedimento di variante generale al piano di governo del territorio (cliccare qui)...

...anche noi, del movimento ambientalista Fridays For Future Como, abbiamo presentato le osservazioni al fine che la variante al P.G.T. indirizzi le scelte dell'Amministrazione verso una migliore gestione ambientale: del sistema del verde (
parte 1° - cliccare qui), delle aree dismesse (parte 2° - cliccare qui) e della mobilità urbana (vedi sotto).

 

Proposta n. 3 – IL PIANO DELLA MOBILITA'


Considerata l'emergenza climatica a cui siamo chiamati come società a rispondere, valutiamo erronea la scelta di considerare all'interno del Piano di Governo del Territorio nuove opere stradali.
Nel PGT vigente sono state inserite tra le previsioni:
• la fattibilità della Borgovico bis;
• il 2°lotto della tangenziale di Como (ritenuta necessaria dalla maggioranza del quadro politico locale e regionale).
 

Queste opere, oltre a comportare un costo ambientale in termini di impatti (sia sulle aree verdi che sui delicati equilibri idrogeologici), porterebbero a un incentivo nell'uso dei mezzi privati che emettono gas serra e inquinanti atmosferici (PM10, PM2.5 e NOx). Di conseguenza chiediamo che queste due opere vengano eliminate dal nuovo P.G.T.
 

Inoltre, rispetto a quanto già espresso dal vigente P.G.T. riguardo al Piano della Mobilità (implementazione delle previsioni inerenti alla mobilità ciclopedonale e valutazione della proposta ultradecennale della realizzazione della metrotranvia comasca). Chiediamo:

  • venga considerato il potenziamento del trasporto pubblico su rotaia. In particolar modo il miglioramento del servizio ferroviario lungo la linea Como-Lecco. (Linea che interseca un bacino potenziale di utenza di circa 230.000 abitanti);
  • venga considerato il miglioramento dell'offerta complessiva del trasporto pubblico locale su gomma, in virtù del fatto che il comune di Como detiene l'11,4% dell'Agenzia del Trasporto Pubblico Locale e, inoltre, detiene, parte della SPT Holding S.p.A. proprietaria al 51% della società che gestisce il trasporto pubblico in provincia di Como (Asf Autolinee). A nostro parere vista l'elevata densità urbana del territorio in cui viviamo, serve sopratutto il potenziamento delle corse extraurbane;
  • venga considerata l'implementazione della rete ciclabile, oltre al progetto della Ciclopedonale Eurovelo5 che nel suo progetto attraversa il comune di Como dai quartieri a nord del centro città ai quartieri a sud (Camerlata, Rebbio, Breccia). La Eurovelo5 potrebbe essere la “spina” ciclabile a cui verranno collegate nuove piste ciclabili di collegamento con i comuni limitrofi e i quartieri più periferici.


Proposta n. 4 – ANALISI DEI SERVIZI ECOSISTEMICI


Nell’ottica di supportare adeguatamente le scelte strategiche della Spettabile Amministrazione Comunale, si chiede che l’Autorità Procedente e Competente individuate nell’ambito del processo di VAS, con il supporto degli estensori della Variante Generale e della VAS coordinata con la Valutazione di Incidenza, procedano con l’individuazione e la relativa analisi dei servizi ecosistemici offerti dalle componenti naturali e semi-naturali del territorio comunale. Quanto richiesto al fine di poter analizzare gli scenari evolutivi comunali sui temi legati al contrasto dei cambiamenti climatici, come ad es. la riduzione dell’effetto isole di calore delle aree urbanizzate, la contabilizzazione e riduzione delle emissioni di CO2 cittadine, anche individuando aree per la loro compensazione all’interno del territorio comunale, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. 

 

Leggi anche:

Parte 1° - IL SISTEMA DEL VERDE

Parte 2° - LE AREE DISMESSE

Osservazioni sul futuro di Como. Parte 2° - Le aree dismesse


 

a cura di Fridays For Future Como

 

Visto l'avviso pubblicato dal comune di Como riguardo all'avvio del procedimento di variante generale al piano di governo del territorio (cliccare qui)...

...anche noi, del movimento ambientalista Fridays For Future Como, abbiamo presentato le osservazioni al fine che la variante al P.G.T. indirizzi le scelte dell'Amministrazione verso una migliore gestione ambientale: del sistema del verde (
parte 1° - cliccare qui), delle aree dismesse (vedi sotto) e della mobilità urbana (parte 3° - cliccare qui).

 

Proposta n. 2 - LE AREE DISMESSE


Il Piano di Governo del Territorio attuale ammette la media e grande distribuzione commerciale in aree dismesse o di riqualificazione urbana. Questo, a nostro parere, non deve essere ammesso dalla nuova variante al P.G.T. in quanto sul territorio è già presente un'elevata densità di aree commerciali della grande distribuzione e inoltre:

  • nuovi supermercati (che solitamente intercludono nuovi parcheggi) incentivano lo spostamento delle persone con mezzi privati, non migliorando così quella che è la situazione del traffico urbano nel suo complesso;
  • nuovi negozi appartenenti alla grande distribuzione implicano la creazione di una concorrenzialità non economicamente sostenibile con i negozi di vicinato. Questi rischiando la chiusura portano alla riduzione della presenza di luoghi di vita e di socialità nei quartieri, rappresentando un problema urbanistico di allontanamento dei servizi dai cittadini.

Riguardo alla riqualificazione urbana, riteniamo prioritari gli interventi di recupero delle aree dismesse nei prossimi anni. Questo anche per via della crisi economica causata dalla pandemia da coronavirus. Infatti, sarà proprio a fine della pandemia e all'inizio della “ripartenza” economica che saranno necessari investimenti pubblici al fine di abbattere l'imminente crisi occupazionale e la crisi sociale che si ripercuoterà sulle fasce più fragili della popolazione. A tal fine, la riqualificazione urbanistica delle aree dismesse porterà a un notevole beneficio ambientale della nostra comunità e allo stesso tempo un beneficio sociale per chi lavorerà al recupero delle stesse.
 

Chiediamo quindi, che la nuova variante al P.G.T. del comune di Como consideri tra le sue previsioni la riqualifica prevalente (o totale) a verde delle aree dismesse esistenti. Queste potranno essere messe a disposizione della comunità comasca come parchi urbani (nel caso si trovino in contesti fortemente urbanizzati) o aree di interesse agro-silvo-pastorale (nel caso si trovino collocatein ambiti periferici o contestualizzate all'interno di ambiti agricoli): (vedi nota *)

  • Ex Ditta Lattuada - via Barzaghi 14 (4.545 mq)
  • Ex Cave Mannini - via Al Piano/via Del Gelso (45.424 mq)
  • Ex Bulgheroni – via Acquanera 6 (8177 mq)
  • Stamperia Camerlata – via Cumano 16 (12.876 mq)
  • Ex Parmalat – via Somigliana 10 (5042 mq)
  • Ex Mesa - via Di Vittorio 38a (10.784 mq)
  • Ex Binda – via Venturino 28-30 (18.684 mq)
  • Tamarindo Bellaria – via Muggiò 8 (4924 mq)
  • Ex Lechler - via Bellinzona 289 (10.183 mq)
  • Ex Albarelli - via Oldelli (23.174 mq)
  • Ex Chibro - via Roscio 19 (8.084 mq)
  • Ex Oec - via Bellinzona 51 (9.036 mq)
  • S. Pietro delle Vigne - via Caronti (3.475 mq)
  • Saldarini - via Borgovico 227 (1.503 mq)
  • Le Gardenie srl - via Borgovico 215 (1.205 mq)
  • Ex Danzas - viale Innocenzo, via Venini (4.170 mq)
  • Torriani Immobiliare - viale Innocenzo (4.889 mq)
  • Del Vecchio - via Viganò 1 (3.878 mq)
  • Ex lombarda - via Castellini 8 (5.335 mq)
  • Insubria - via Carso (1.639 mq)
  • Tintoria Napoleona - via Castellini 25 (4.099 mq)
  • Mulino - via Castellini 29 (2.862 mq)
  • Bedetti Allegra - via Pannilani 14 (3.475 mq)
  • Trombetta - via Pannilani 42 (1.169 mq)
  • Giamminola - via Pannilani 41a (4.129 mq)
  • Curim - Via Belvedere (1.179 mq)

Superficie totale delle aree dismesse: 203.940 mq (rilevate all'ultimo PGT)
 

(Nota *): Consideriamo inoltre inutile la realizzazione di nuovo tessuto residenziale su queste aree in quanto è da sottolineare il decremento della popolazione della città di Como che è passata da 97.996 abitanti (nel 1971) ai 85.915 abitanti attuali (rilevati al 21-12-2019). E anche le più accurate previsioni demografiche non prevedono nuovo aumento della popolazione nei prossimi anni.
 

Leggi anche:

Parte 1° - IL SISTEMA DEL VERDE

Parte 3° - IL PIANO DELLA MOBILITA' / ANALISI DEI SERVIZI ECOSISTEMICI

 

Osservazioni sul futuro di Como. Parte 1° - Il sistema del verde


 

a cura di Fridays For Future Como

 

Visto l'avviso pubblicato dal comune di Como riguardo all'avvio del procedimento di variante generale al piano di governo del territorio (cliccare qui)...

...anche noi, del movimento ambientalista Fridays For Future Como, abbiamo presentato le osservazioni al fine che la variante al P.G.T. indirizzi le scelte dell'Amministrazione verso una migliore gestione ambientale: del sistema del verde (vedi sotto), delle aree dismesse (parte 2° - cliccare qui) e della mobilità urbana (parte 3° - cliccare qui).

 

Proposta n. 1a – IL SISTEMA DEL VERDE
 

Il Comune di Como non è dotato del Piano del Verde comunale; con tale strumento (necessario e integrativo della pianificazione urbanistica generale) è possibile stabilire, in base alle priorità determinate dalle esigenze del territorio, gli obiettivi previsti in termini di miglioramento dei servizi ecosistemici, gli interventi di sviluppo e valorizzazione del verde urbano e periurbano a lungo termine, le risorse economiche da impegnare e le modalità di monitoraggio degli obiettivi raggiunti
e di coinvolgimento delle comunità locali. Il Piano del Verde prevede il censimento del verde pubblico (e delle attrezzature pubbliche/ludico-sportive) con implementazione del catasto degli alberi, il Regolamento del verde pubblico e privato (quello comunale risale al 2010), oltreché la redazione del bilancio arboreo.
 

Il documento Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile del Ministero dell’Ambiente (2017), individua quale standard minimo per una corretta gestione sostenibile del verde urbano il Censimento, il regolamento e Piano, ma anche il bilancio arboreo.Inoltre si ritiene indispensabile l’adeguamento di quanto esistente alle recentissime disposizioni introdotte dal Decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare del 10 marzo 2020, Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde.

Proposta n. 1b – IL SISTEMA DEL VERDE
 

Al punto 2.4 della relazione dell'ultimo P.G.T. approvato nel 2016 si cita che il comune di Como non ha richiesto l’inserimento dell’area della palude di Albate nella proposta di ampliamento del Parco delle Groane, in quanto secondo lo stesso atto, l'area viene ritenuta ampiamente tutelata dalla vigente normativa e già interessata da un apposito organismo di gestione. Tuttavia, riteniamo che l’ecosistema della palude di Albate non può essere tutelato solo dalla normativa attuale e questo per
due motivi principali:

  1. L'attuale SIC è gestito tramite piano di gestione dalla provincia di Como. Piano che non garantisce sufficienti investimenti sul territorio e inoltre non è in grado di leggere le interrelazioni esistenti tra l'oasi del Bassone e le aree verdi circostanti;
  2. Solo una parte delle aree verdi a sud di Albate sono incluse all'interno del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Palude di Albate” per un totale di 90 ettari, quindi sono escluse da forme di maggiore tutela (vincolistica e di governo) tutte le aree verdi di importanza ambientale esterne al SIC;
  3. La gestione del territorio esterna al SIC è attualmente definita dai piani di governo del territorio dei singoli comuni (Senna Comasco e Casnate con Bernate) che, non essendo coordinati tra loro, non garantiscono sufficientemente la salvaguardia delle aree verdi esistenti.

Fatte queste dovute premesse e valutato che questo territorio presenta tutte le caratteristiche ambientali, paesistiche e culturali previste dalla legge per l’inserimento di queste aree in un Parco Regionale, chiediamo che la nuova variante al P.G.T. preveda l'adesione del comune di Como al parco regionale Groane-Brughiera, affinché si garantisca una nuova forma di tutela delle aree verdi attualmente incluse nel Sito di Importanza Comunitaria “Palude di Albate” e quelle esterne al S.I.C., ma attigue allo stesso.
Perchè chiediamo l'adesione del comune di Como a questo parco e non a un altro? Perchè dal punto di vista ecosistemico l'oasi del Bassone rientra nel bacino idrografico del torrente Seveso e il perimetro dell'attuale parco regionale Groane-Brughiera termina a soli 2 km più a sud (nel comune di Cucciago) della palude di Albate.
 

Di conseguenza, i risultati, che il comune potrebbe raggiungere annettendo le aree sopra descritte nel parco regionale Groane-Brughiera, saranno quelli di una generale miglioria ambientale del territorio. Infatti un parco regionale può:

  • attuare investimenti al fine di migliorare le superfici forestali attualmente compromesse dal punto di vista della biodiversità a causa dalla presenza di specie esotiche invasive (es. Prunus serotina, Ailanthus altissima, Robinia pseudacacia);
  • erogare misure di incentivazione (in parte derivanti anche da fondi europei o regionali) ai coltivatori diretti o alle aziende agricole al fine di convertire ecologicamente il sistema agricolo verso forme di produzione agricola sostenibile. Ovvero, forme di investimenti che vadano: verso l'azzerramento della presenza del settore zootecnico sul territorio (responsabile del 18% delle emissioni a gas serra climalteranti a livello globale), verso un'agricoltura che adotti pratiche sostenibili;
  • tutelare gli habitat in cui nidificano le specie faunistiche presenti (gallinella d'acqua, germano reale, svasso, tuffetto, porciglione, picchio rosso maggiore, falco di palude, gru, falco pescatore, rana di Lataste);
  • garantire la continuità ecologica del territorio al fine di contrastare i fenomeni di depauperamento della biodiversità causati da inquinamento e urbanizzazione e garantire la preservazione del paesaggio e dell'identità storica – culturale del territorio;
  • istituire regole uniformi per tutta una serie di attività od interventi di grande rilievo sociale, su tutto il territorio interessato, come: le attività artigianali, commerciali, di servizio, agrosilvo-pastorali; la circolazione veicolare e la mobilità sostenibile; la ricerca scientifica; le emissioni sonore e luminose; le attività da affidare all’occupazione giovanile, alle associazioni di volontariato; l’accessibilità al parco ai disabili e ai portatori di handicap;
  • migliorare la fruibilità del territorio, in modo da incrementare una certa cultura ambientale da parte della popolazione residente e migliorare l'usufruibilità da parte di associazioni o gruppi di cittadini in quelli che sono i fabbricati storici-architettonici del S.I.C. “Palude di Albate” (es. Cascina Bengasi). Questo anche per creare centri di aggregazione sociale a contatto con la natura.


Leggi anche:

Parte 2° - LE AREE DISMESSE

Parte 3° - IL PIANO DELLA MOBILITA' / ANALISI DEI SERVIZI ECOSISTEMICI