venerdì 7 novembre 2025

Il nonno, il nipote e la rotonda Seregno–Meda: una saga brianzola


C’è un angolo di Brianza dove il tempo non passa: gira in tondo.
È l’incrocio tra via Wagner e via Einaudi, confine tra Seregno e Meda, luogo mitico dove nel lontano 2003 fu firmato il primo accordo per una “rotatoria sperimentale”.
Sperimentale non tanto nella forma, quanto nel concetto stesso di eternità.

Quella mattina, tra cartelli e nastri di plastica, un nonno accompagnava a scuola il nipotino Alberto.
«Vedi, Albertino,» gli disse, indicando i prefabbricati, «qui un giorno faranno una rotonda vera. Quando sarai grande e farai l’ingegnere, magari sarai tu a costruirla.»
Il bambino lo guardò serio, come solo i bambini sanno fare quando capiscono più degli adulti.
«Ma nonno… ci vorranno almeno vent’anni!»
Il nonno sorrise. Poi ci pensò. E sospirò: «Eh… più o meno.»

Passarono le stagioni, le giunte, e perfino le banche che finanziavano le opere pubbliche.
La “rotatoria sperimentale” sopravvisse a sindaci, appalti, e a tre modelli di Panda aziendali.
Ogni tanto un nuovo cartello annunciava: “Lavori imminenti”, ma era come il presepe: si tirava fuori una volta l’anno, e poi tornava in cantina.

Alberto intanto cresceva.
Fece le medie, il liceo, si laureò in ingegneria e iniziò a lavorare.
Ogni volta che passava da via Wagner, alzava lo sguardo e si chiedeva se un giorno quella promessa del nonno avrebbe chiuso il cerchio.

E poi, finalmente, novembre 2025.
Le ruspe, quelle vere.
Cartelli nuovi, operai al lavoro, e un cronoprogramma preciso:
sei mesi di lavori, con consegna prevista a fine aprile 2026.
Il tutto accompagnato da un sospiro collettivo: “Dai, che stavolta ce la facciamo.”

Il nonno, ormai con più ricordi che capelli, chiese ad Alberto di portarlo a vedere il cantiere.
Si fermarono sul ciglio della strada, guardando il fumo delle betoniere che saliva nell’aria fredda.
«Hai visto, nonno? È iniziata davvero.»
«Eh sì, Alberto. Te l’avevo detto che un giorno l’avresti vista. Ci sono voluti solo ventidue anni e un piccolo miracolo amministrativo.»

Poi, con un lampo d’ironia negli occhi, aggiunse:
«Speriamo solo che non serva una variante.»

Ora che i lavori sono avviati, i cittadini contano i mesi come si contano i giorni a Natale.
Qualcuno già immagina il taglio del nastro in primavera, altri preparano i meme nel caso il cronoprogramma slitti “solo di un paio di mesi”.
Perché, si sa, la vera tradizione lombarda non è la polenta, ma la “variante in corso d’opera”.

E quando ad aprile 2026 la nuova rotatoria verrà inaugurata Alberto potrà finalmente dire:
«Nonno, l’abbiamo fatta. Ci sono voluti ventitré anni, ma è tonda, è vera, e non è più sperimentale.»
Il nonno sorriderà.
Poi, con la calma di chi ha visto troppe delibere per illudersi, mormorerà:
«Bene, adesso aspettiamo la manutenzione straordinaria.»

Alberto lo guardò, leggermente perplesso.
«Ma come, nonno? La inaugurano tra pochi mesi, tutta nuova, asfaltata, con le aiuole e i cordoli nuovi di zecca! Di cosa vuoi che ci sia bisogno?»


Il nonno lo fissò con quel misto di affetto e compassione che solo chi ha visto tre piani regolatori e una revisione del codice della strada può provare.
«Ah, Alberto mio… tu sei giovane. Vedi, quando finalmente faranno la rotonda in via Cadore — perché la faranno, prima o poi, anche lì — si accorgeranno che via Einaudi, per come l’hanno pensata oggi, non va più bene a senso unico

Fece una pausa, accese un mezzo sorriso e concluse:
«E allora dovranno rifare tutto il piano viabilistico, invertire i flussi, aggiornare la segnaletica, convocare conferenze di servizi… e a quel punto sarà chiaro a tutti che via Einaudi deve diventare a doppio senso.»

Alberto rise, scuotendo la testa.
«E quanto ci vorrà, nonno? Un paio d’anni?»

Il vecchio scrollò le spalle.
«No, no. Quelle sono cose lunghe. Prima lo studio di fattibilità, poi il parere dell’ufficio traffico, poi la mozione in consiglio, poi la gara per rifare le strisce. Se tutto va bene… vent’anni. Giusto in tempo perché tu possa portarci tuo nipote a scuola.»

Alberto restò in silenzio, guardando le ruspe al lavoro.
L’aria sapeva di catrame e ottimismo.
Capì allora che in Brianza il tempo non passa: fa giri completi, come le rotonde.
E che in fondo suo nonno non era un uomo pessimista, ma semplicemente un realista con il cronoprogramma nel sangue.

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